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Napoli, doppio appuntamento sul CLIL di Cambridge Assessment English per gli insegnanti

Cosa è il CLIL? Acronimo di Content and Language Integrated Learning, è (in estrema sintesi) l’insegnamento di una materia e/o disciplina utilizzando totalmente la lingua straniera. Questa full-immersion permette un apprendimento della lingua efficace e persistente: lo dimostrano innumerevoli ricerche. Al punto che il Miur obbliga l’insegnamento in CLIL di una disciplina per l’ultimo anno di scuola (discipline che diventano due e a partire dal terzo anno di liceo per i linguistici).

La Cambridge Assessment English Italy, in sinergia con Objective English e Einsteinweb(Centri autorizzati esami Cambridge Assessment), ha organizzato due workshop gratuiti rivolti agli insegnanti che si terranno a fine novembre in Campania. I due seminari, che mirano a fornire ai docenti di ogni scuola e grado alcuni utili strumenti per poter affrontare l’insegnamento CLIL in lingua inglese, sono andati sold-out nel giro di una settimana. Testimonianza che i docenti campani sono desiderosi di aumentare le loro competenze e di farlo attraverso un ente prestigioso. I due incontri, inoltre, vedranno una relatrice d’eccezione: Margaret Fowler, Cambridge English Presenter ed ex Dirigente British Council Italia, un nome che da solo ha richiamato tantissimi insegnanti del territorio, un’occasione unica per i docenti napoletani e campani di accrescere le proprie competenze in materia.

I due workshop sono entrambi pomeridiani: il primo è fissato per il giorno giovedì 29 novembre 2018 a Calvizzano (Napoli), nelle aule dell’Istituto Comprensivo Marco Polo (via Diaz, 1). L’altro invece si terrà nel centrale Corso Vittorio Emanuele, 581 a Napoli, ospitato dall’istituto Pontano. Al termine degli stessi verrà rilasciato un attestato di partecipazione valevole come esonero dal servizio per i docenti che decideranno di partecipare.

Per informazioni su altri eventi in futuro, è possibile collegarsi alla pagina di Objective English  https://www.facebook.com/ObjectiveEnglishNapoli/

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“Crescere Insieme in Campania”, una risposta educativa per i bambini

Nell’ambito della due giorni di convegno “L’approccio integrato 0/6 nell’educazione dei bambini” promosso a Salerno dal Gruppo CGM e dal Consorzio La Rada, occasione di approfondimento e di confronto sulle modalità di costruzione sui territori di comunità educanti per la fascia 0-6 anni che siano impegnate a realizzare iniziative volte a favorire forme di partecipazione attiva, verrà presentato il progetto “Crescere Insieme in Campania”.

Il progetto intende, infatti, rappresentare una risposta ai bisogni educativi specifici e circostanziati di bambini di età compresa tra 0 e 6 anni, con particolare riguardo a situazioni di fragilità, delle loro famiglie e degli educatori che quotidianamente si occupano di loro. Il progetto prevede l’attivazione di percorsi di integrazione tra servizi pubblici e del privato sociale per la prima infanzia in un’ottica di flessibilità e potenziamento dei servizi esistenti in termini sia quantitativi che qualitativi.

Crescere insieme in Campania, attraverso i 7 Poli territoriali, caratterizzati dalla presenza statisticamente significativa del fenomeno della povertà educativa, ubicati nella città di Salerno, nelle Municipalità 3, 6 e 10 del Comune di Napoli, nelle città di Avellino, Benevento, Marcianise, intende accompagnare e supportare le famiglie con bambini in età prescolare e con maggiore fragilità, potenziando la rete dei servizi educativi pubblici e del privato sociale per la prima infanzia. A tal fine il progetto intende attivare comunità educanti che vedono come protagoniste: scuole, famiglie, esperti, terzo settore e associazioni territoriali.  L’intervento intende sia potenziare i servizi presenti sul territorio, sia migliorarne l’accesso, con particolare attenzione ai bambini che presentano “bisogni educativi speciali” (BES).

Nell’ottica del potenziamento dei servizi educativi esistenti in ciascun Polo è stato attivato un Centro bambini e famiglie e il servizio di pre e post accoglienza per i bambini iscritti ai nidi e alle scuole dell’infanzia. Si prevede altresì di potenziare i servizi educativi attraverso la realizzazione di laboratori destinati ai bambini e di iniziative a sostegno della genitorialità.

Inoltre, si intende perfezionare strumenti e metodologie utili per individuare bambini con BES in età prescolare e sperimentare “Gruppi Locali Educativi” a loro rivolti.

L’accesso ai servizi sarà garantito anche attraverso lo “Sportello unico per l’infanzia”, attivato in ciascun polo territoriale per facilitare l’accesso ai servizi sociali, socio-assistenziali, educativi e sanitari, in un’ottica di integrazione delle informazioni.

Elena Palma Silvestri, presidente del Consorzio La Rada illustrerà il progetto promosso dall’Impresa Sociale Con i Bambini, soggetto attuatore del “Fondo per il contrasto della Povertà Educativa Minorile”.

Sono previsti gli interventi di Fortunata Caragliano Dirigente Direzione Generale Politiche Sociali e Socio-sanitarie della Regione Campania, Roberta Ceccaroni – Dipartimento per le politiche di coesione – Presidenza del Consiglio dei Ministri; Alessandro Martina – Coordinatore Attività Istituzionali Impresa Sociale Con i Bambini, Maria Patrizia Stasi Presidente Fondazione Banco di Napoli per l’assistenza all’Infanzia, Annalisa Frigenti – Dirigente I.C. San Tommaso D’Aquino di Salerno, Goffredo Scuccimarra – Direttore Fondazione Istituto Antoniano.

L’appuntamento è per venerdì 30 novembre, alle ore 9,30, presso il Lloyd’s Baia Hotel, in Via Benedetto Croce a Salerno.  

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Personale ATA, Anief avvia ricorso gratuito per attivare i profili Area C e AS Servizi Scolastici

Anief Sciopero

riceviamo e pubblichiamo:

Il nuovo CCNL non cambia la Tabella A allegata al CCNL del 29/11/2007 che prevede, per il personale ATA ben due profili dell’Area C (rispettivamente per gli Assistenti Amministrativi e per gli Assistenti Tecnici) e uno dell’Area As (Servizi Scolastici) che ad oggi non sono mai stati attivati né previsti negli organici dal Ministero dell’Istruzione. Per questo motivo, l’Anief impugna al TAR Lazio il decreto interministeriale sugli organici del 22 giugno. Adesioni al seguente link entro il 15 dicembre.

Se accolto, 25 anni dopo l’istituzione dei relativi profili, il Miur dovrà attivare altri 20 mila posti in organico di diritto per il personale ATA. Lo studio legale di Anief intende chiedere per i ricorrenti l’accertamento dell’obbligo dell’amministrazione di provvedere alla creazione di questi profili cui potrebbero accedere, per gli specifici profili dell’Area C, gli assistenti amministrativi o tecnici di ruolo con almeno 5 anni di servizio a tempo indeterminato e per il profilo As – Servizi Scolastici i collaboratori scolastici di ruolo.

“Nella mobilità professionale del personale ATA – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – sono previsti i requisiti utili al personale di ruolo per ottenere il passaggio di profilo o di Area, ma nulla è previsto per la mobilità interna verso i profili dell’Area C e As Servizi Scolastici che sono profili esistenti solo sulla carta e non sono mai stati effettivamente attivati. Il nostro sindacato, dunque, a seguito della pubblicazione del decreto degli organici ATA emanato dal Miur, ha predisposto l’adesione a uno specifico ricorso aperto a tutto il personale ATA di ruolo per ottenere in tribunale l’accertamento, a carico del Miur, dell’obbligo di prevedere gli organici anche per questi profili e consentire, così, la mobilità professionale su tutte le aree e i profili previsti dalla contrattazione nazionale sin dal 2007 per il personale Ausiliario, Tecnico e Amministrativo di ruolo nella scuola pubblica”.

La Tabella A allegata al CCNL 29/11/2007, infatti, enuclea le professionalità articolate nei profili di Area del personale ATA e prevede espressamente il profilo dell’Area C – Assistente Amministrativo e Assistente Tecnico che, nei diversi profili dovrebbe svolgere attività specifiche così distinte: per Amministrativo “attività lavorativa complessa con autonomia operativa e responsabilità diretta nella definizione e nell’esecuzione degli atti a carattere amministrativo contabile di ragioneria e di economato, pure mediante l’utilizzazione di procedure informatiche. Sostituisce il DSGA. Può svolgere attività di formazione e aggiornamento ed attività tutorie nei confronti di personale neo assunto. Partecipa allo svolgimento di tutti i compiti del profilo dell’area B. Coordina più addetti dell’area B”; per Tecnico “attività lavorativa complessa con autonomia operativa e responsabilità diretta, anche mediante l’utilizzazione di procedure informatiche nello svolgimento dei servizi tecnici nell’area di riferimento assegnata. In rapporto alle attività di laboratorio connesse alla didattica, e’subconsegnatario con l’affidamento della custodia e gestione del materiale didattico, tecnico e scientifico dei laboratori e delle officine, nonché dei reparti di lavorazione. Conduzione tecnica dei laboratori, officine e reparti di lavorazione, garantendone l’efficienza e la funzionalità.  Partecipa allo svolgimento di tutti i compiti del profilo dell’area B. Coordina più addetti dell’area B”.

Per quanto riguarda il profilo As – Servizi Scolastici, la stessa Tabella prevede: “coordinamento dell’attività del personale appartenente al profilo A, di cui comunque, in via ordinaria, svolge tutti i compiti. Svolge attività qualificata di assistenza all’handicap e di monitoraggio delle esigenze igienicosanitarie della scuola, in particolare dell’infanzia”.

Di questi profili, non vi è traccia nell’ultimo decreto interministeriale sugli organici ATA per l’a. s. 2018/2019. Per questo Anief ha deciso di avviare il ricorso gratuito per gli Assistenti Tecnici e Amministrativi di ruolo con almeno 5 anni di servizio a tempo indeterminato, relativamente all’attivazione del profilo dell’Area C appartenente alla propria categoria, e per i Collaboratori Scolastici di ruolo, per l’accesso al profilo interno alla propria Area As – Servizi Scolastici. Termine ultimo di adesione, inderogabile, al ricorso Anief è il prossimo 15 dicembre.

Per aderire al ricorso Anief, clicca qui.

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18app, 17mila firme sulla petizione in 24 ore. E Bonisoli firma il decreto

18app 2021

Parte finalmente 18app, dopo che nelle ultime ore i movimenti di protesta, soprattutto sul web, hanno iniziato a farsi sentire in maniera forte.

Su Change, la famosa piattaforma di petizioni online, è comparsa in queste ore anche una (promossa dai giovani Dem) che si interroga su che fine abbia fatto 18app. Il bonus cultura per i nati nel 2000, infatti, era ancora smarrita da qualche parte, nonostante sia dal ministro Bonisoli che da altre parti le rassicurazioni dell’erogazione a breve del voucher di 500 euro risalgano a più di un mese fa. Petizione che trovate a questo link e che è descritta così:

“Il 17 ottobre il Ministro della Cultura Alberto Bonisoli ci rassicurava su 18App dicendoci che era tutto pronto e che a breve sarebbero partire le registrazioni per i ragazzi del 2000 per poter accedere al Bonus Cultura. Ben 35 giorni dopo tutto tace. I soldi sono stati stanziati dal Governo precedente, il mille proroghe doveva sbloccarli, il Ministro si era impegnato in diretta televisiva e invece niente, nessuna notizia. Non vi è bastato insultare i 18enni? Definire il bonus “marchetta elettorale”? Continuate a prenderci in giro facendo sparire soldi destinati a noi per farli finire chissà dove? Noi vogliamo accedere al patrimonio culturale del nostro Paese. Vogliamo che ci sia garantito quanto ci è stato promesso e assicurato. Noi vogliamo un Governo che investe sulla cultura anziché tagliare. Noi vogliamo 18App”.

La firma di Bonisoli

Elezioni: presentazione candidati M5s nei collegi uninominali
Alberto Bonisoli, candidato M5s nei collegi uninominali di Milano, in occasione della presentazione, 13 febbraio 2018. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

“A chi dice che la nostra generazione è disinteressata e non è capace di mobilitarsi per le cose a cui tiene noi abbiamo voluto rispondere così: mobilitando più di 17.000 ragazzi in sole 24 ore. Abbiamo vinto anche stavolta perché il Ministro Bonisoli ha finalmente firmato il decreto che sblocca #18App per tutti i ragazzi nati nel 2000”. Così commentano i ragazzi che hanno lanciato la petizione sulla pagina della stessa a fine giornata del 23 novembre.

Il ministro dei Beni culturali, Bonisoli, infatti, ha firmato in serata il decreto attuativo che integra ed estende il bonus Cultura a chi ha compiuto o compirà 18 anni nel 2018. Lo ha reso noto il Mibac. Il provvedimento sarà operativo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il giorno successivo i ragazzi potranno registrarsi alla piattaforma 18app.it, entro il 30 giugno 2019, e spendere il bonus ottenuto entro il 31 dicembre 2019.

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Mobilità del personale scolastico, incontro Miur-sindacati

sede Miur Trastevere Roma

Il 22 novembre 2018 al Miur incontro tra la delegazione di parte pubblica e le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto di lavoro per discutere il seguente ordine del giorno: contrattazione per la mobilità del personale docente, educativo e Ata per l´a.s. 2019/2020.

Lo rende noto la Gilda degli Insegnanti.

In apertura dei lavori, l´Amministrazione ha consegnato ai sindacati una bozza di contratto che recepisce novità legislative in corso di esame in Parlamento. In particolare, la bozza contiene le disposizioni per dare attuazione alla cancellazione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali.

Per questi motivi il testo ricalca sostanzialmente il CCNI del 2015/16. E´ previsto, pertanto, il ripristino della titolarità su scuola e della fase comunale dei movimenti, fatte salve le fasi provinciale e interprovinciale.

Le OO.SS. si sono riservate l´esame del testo e di entrare nel merito nella prossima riunione, che è prevista per il giorno 28 novembre p.v.

Nondimeno, nel corso della discussione sono state avanzate proposte di carattere generale in riferimento alle seguenti materie:

1) possibilità di riaprire le trattative nel corso del prossimo triennio, qualora dovessero intervenire modifiche della normativa vigente in materia di mobilità. Questa previsione è stata ipotizzata perché il prossimo CCNI sulla mobilità a domanda avrà durata triennale e non più annuale come avvenuto finora;

2) differimento al 2020/21 dell´entrata in vigore del vincolo triennale sulla scuola richiesta. A questo proposito è stato fatto presente che tale vincolo non potrebbe comunque operare nei confronti dei docenti trasferiti nella provincia o nel distretto o nel comune, ma solo nei confronti di coloro che dovessero ottenere il trasferimento sulla scuola richiesta (l´Amministrazione si è riservato un approfondimento);

3) previsione del riassorbimento su cattedra interna dei docenti su cattedra orario esterna (sulla base della graduatoria interna di istituto) tramite la predisposizione di una specifica funzione del sistema informativo del Miur. Allo stato attuale, infatti, il sistema si limita ad individuare i posti e le cattedre in organico di diritto e di fatto, senza disporre il collegamento diretto tra la sede da assegnare ai docenti interessati e la composizione della cattedra (interna o esterna);

4) graduale ripristino delle aliquote ai fini della suddivisione delle cattedre in organico di diritto tra ruolo e mobilità (50% alle immissioni in ruolo e 50% alla mobilità);

5) automatica acquisizione della titolarità su scuola per tutti i docenti, ivi compresi gli insegnanti titolari su ambito destinatari di incarico triennale su scuola;

6) individuazione dei posti disponibili per i movimenti detratti gli accantonamenti necessari ad attribuire la titolarità su scuola ai docenti titolali su ambito, in quanto destinatari di incarico triennale, nonché ai docenti che stanno svolgendo il Fit nel corrente anno scolastico;

7) prevedere un´attenta e prudente discussione sulla possibilità di introdurre anche per i docenti dei licei musicali forme di mobilità a domanda contemperando l´interesse alla continuità didattica degli alunni di questa particolare tipologia di scuola con le legittime aspirazioni dei docenti interessati;

8) aggiornare il sistema delle precedenze collegate al ripristino della titolarità su scuola e della fase comunale;

9) riportare nella contrattazione di istituto la materia dell´assegnazione dei docenti e degli Ata alle sedi ubicate in comuni diversi.

“La nostra delegazione – affermano dalla Gilda – ha fatto presente che, al fine di recepire pienamente lo spirito della legge che dispone la cancellazione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali, è necessario predisporre un sistema di garanzie, già all´interno della contrattazione integrativa nazionale, diretto ad impedire gli arbitri dei dirigenti scolastici nell´assegnazione dei docenti a classi ubicate in comuni diversi da quello di precedente servizio. A questo proposito, la delegazione della FGU Gilda ha proposto di prevedere un criterio generale, volto a garantire la continuità didattica, collegando tale garanzia al rispetto del criterio del maggiore punteggio in graduatoria di istituto, fatta salva la possibilità per il docente interessato di chiedere di essere assegnato, volontariamente, a sezioni staccate o plessi ubicati in comuni diversi”.

“L´Amministrazione ha proposto, inoltre, di limitare i trasferimenti da sostegno a posto comune al 50% dei posti disponibili in luogo dell´attale 100%. La delegazione di parte pubblica ha argomentato tale proposta facendo presente che l´alto numero di passaggi da sostegno a posto comune comporta costi molto elevati per l´erario, oltre che difficoltà nel reperire personale specializzato da destinare alla cura degli alunni disabili. La nostra delegazione ha espresso contrarietà a questa misura, sostenendo che si tratterebbe di una discriminazione a danno di una ristretta categoria di docenti e che, per essere adottata, necessiterebbe comunque di un vero e proprio provvedimento legislativo”.

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Europa: solo 1 docente su 5 si sente valorizzato, Italia maglia nera

Si chiude oggi a Lisbona la due giorni di confronto tra “Professionisti e sindacati dell’istruzione: orizzonte 2025”, organizzato sotto l’egida dell’Unione Europea e moderato da Kerstin Born-Sirkel, collaboratore Senior presso l’European Policy Centre: tra i primi a prendere la parola è stato Peter Birch, coordinatore del servizio di analisi delle politiche e dei sistemi d’istruzione della Commissione europea, il quale ha denunciato il fatto che solo il 20% degli insegnanti europei ritiene il proprio profilo professionale adeguatamente valorizzato dalla società.

In pratica, nel vecchio Continente la grande maggioranza degli insegnanti, di ogni ordine e grado, risulta sottostimata e sottopagata, oltre che di età avanzata. Soprattutto in alcuni Paesi, con l’Italia che fa da portabandiera: solo per rimanere all’età anagrafica, se in Portogallo il 38% dei docenti è over 50, nella nostra Penisola la percentuale quasi raddoppia arrivando al 60%.

Quello del reclutamento è un problema serio, denuncia Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, alla vigilia del suo intervento fissato a chiusura del convegno in terra portoghese: “A settembre ci ritroveremo con altri 100 mila posti da assegnare, pur avendo il personale già selezionato e pronto a subentrare”.

Al centro degli interventi che si stanno susseguendo vi è quindi la tendenza a non dare il giusto peso alla professione. Arrivando a produrre norme che la penalizzano, anziché agevolarla, denunciano i sindacati. 

“Fa pensare – afferma l’ANIEF – quanto sta accadendo in Italia, che già possiede la popolazione docente più vecchia al mondo, con un gap altissimo docenti-discenti, dove l’età pensionabile anche dei docenti è passata a 67 anni e dispetto dell’età media dei collegi europei dove si continua a lasciare a 63 anni senza particolari penalizzazioni economiche sull’assegno di quiescenza. E ciò malgrado sia stato scientificamente provato che l’insegnamento comporti un alto stress da lavoro correlato, aprendo quindi le porte al burnout. Inoltre, sempre il nostro Governo si è ostinato, facendo pressioni sulle forze parlamentari, a non dare il consenso ad assumere in ruolo 100 mila docenti selezionati, formati e abilitati e coprire altrettanti posti vacanti, lasciando questo personale nelle graduatorie d’istituto e precludendone l’accesso nelle GaE”.

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Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole 2018

frame video cittadinanzattiva giornata sicurezza nelle scuole

Cade oggi 22 novembre 2018 la Giornata nazionale per la la sicurezza nelle scuole 2018. La data scelta non è casuale: istituzionalizzata nella Buona Scuola nell’anno 2015, nel 22 novembre 2008 – quindi esattamente dieci anni fa – il crollo del soffitto di una scuola, il liceo Darwin di Rivoli, provocò la morte del giovane Vito Scafidi, la cui vita si è interrotta tragicamente ad appena 17 anni.

Con decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 27 novembre 2015 n. 914, tale giornata è stata fissata al 22 novembre di ogni anno in ricorso di tutte le vittime degli incidenti avvenuti nelle scuole italiane.
Il Ministero, nei giorni 21,22 e 23 novembre 2018 promuove nelle scuole iniziative didattiche, formative e informative per la diffusione della cultura della sicurezza nelle scuole e per la prevenzione dei rischi.

La Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole è promossa da Cittadinanzattiva, con la collaborazione del Dipartimento nazionale della Protezione Civile e il Miur, e giunta alla sedicesima edizione.

Appuntamenti in numerose scuole, da Bologna a Napoli, da Torino a Licata con eventi dedicati, tra l’altro, ai rischi naturali e ai comportamenti corretti da assumere a scuola e sul territorio. Fra i materiali a disposizione degli studenti e delle famiglie, due manifesti dedicati al rischio sismico e al rischio alluvione e il video tutorial “Prepariamoci”, realizzato con la partecipazione dei ragazzi dell’Istituto comprensivo Radice-Ovidio di Sulmona (L’Aquila), per mostrare come prepararsi e comportarsi a scuola in caso di terremoto.

Il video è disponibile sul canale youtube di Cittadinanzattiva e sarà proiettato anche all’interno della mostra “Terremoti d’Italia” allestita dal Dipartimento della Protezione Civile, nell’ambito del Forum europeo per la riduzione del rischio, in corso a Roma presso il Centro Congressi di Confindustria.

È inoltre disponibile un sondaggio online per conoscere quanto studenti e adulti ne sanno di rischio alluvione e come si sono comportati anche negli ultimi episodi di allerta meteo che hanno coinvolto il nostro Paese e costretto alcuni Comuni a chiudere le scuole.

Il rapporto Legambiente

Quello della sicurezza degli edifici è uno dei problemi maggiori della scuola italiana. Oltre ai casi di cronaca recenti, l’ultimo rapporto utile per descrivere il quadro della situazione è quello di Legambiente, di circa un mese fa, in Ecosistema Scuola.

Una situazione preoccupante dal punto di vista della sicurezza, perché ai minori controlli corrisponde una maggiore fragilità sismica del territorio (al sud tre scuole su quattro sono in area a rischio sismico, con la Sicilia che vede interessate quasi il 98,4% delle scuole, con una percentuale di verifica di vulnerabilità sismica ferma al 2,4%) anche se con alcune eccezioni, come la già citata Cosenza (17º) che oggi ha tutte le scuole con le certificazioni richieste, grazie ad un abile reperimento di fondi nazionali e regionali e Ragusa (48º) che si è dimostrata virtuosa nel recepire e spendere i fondi regionali a disposizione per la manutenzione straordinaria.

[…]

Tornando alla qualità degli edifici e alla sicurezza, nel complesso i dati presentati dall’Ecosistema scuola 2018, relativi all’anno 2017, mostrano un panorama di 5.725 edifici, di cui quasi la metà edificati prima degli anni ’70, ovvero prima dell’entrata in vigore di importanti normative come la normativa antisismica e il collaudo statico, di queste, ben il 46,8% necessita di interventi urgenti di manutenzione.

Al sud, nonostante tre scuole su quattro siano in area rischio sismico, solo una scuola ogni quattro risulta costruita secondo criteri antisismici e non si pratica la necessaria prevenzione.

La verifica di vulnerabilità sismica è stata eseguita solo dal 27,4% degli edifici del sud e dal 2,4% delle scuole delle Isole mentre la percentuale sale al 50,9% al centro e 35,3% al nord. Le indagini diagnostiche dei solai hanno riguardato l’8,6% delle scuole del sud e delle isole, il 31,6% delle scuole del centro e il 25,2% degli istituti del nord. I certificati di agibilità, prevenzione incendi e porte antipanico sono abbastanza diffusi con percentuali però più basse soprattutto nelle isole.

Per sanare questa situazione e assicurare lo stesso grado di sicurezza agli alunni del Belpaese, occorre conoscere lo stato di salute degli edifici scolastici situati nelle aree a rischio sismico maggiore, così da programmare le priorità d’intervento e la messa in sicurezza delle scuole maggiormente esposte.

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Concorso docenti Trento, ANIEF annuncia ricorso

Anief Sciopero

Un ricorso contro il bando per l’assunzione di docenti a Trento. Il sindacato ANIEF ha difatti deciso di ricorrere contro il bando di concorso per titoli per docenti del I e II grado della Provincia autonoma.

Il bando trentino – secondo ANIEF – discostandosi significativamente dalle norme adottate a livello nazionale esclude in modo illegittimo dall’ammissione al concorso i docenti di ruolo e coloro che hanno due anni di servizio e non tre, come richiesto nella PAT. 4

Anief, inoltre, intende impugnare l’esclusione dei diplomati ISEF nonché quella dei laureati non abilitati e degli ITP con tre anni di servizio, da stabilizzare come previsto dalla normativa comunitaria. Previsto anche un ricorso per chi ha prestato servizio in tutto o in parte prima degli ultimi otto anni e per la valutazione, ai fini dell’accesso, dei servizi prestati negli aa.ss. 2017/18 e 2018/19.

Anief invita tutte le categorie escluse a inviare entro il 17 dicembre lo specifico modello di domanda cartaceo per Trento. Adesioni ai ricorsi aperte sul portale Anief fino alla stessa data.

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Trento: concorso per insegnanti di scuola secondaria statale

aula scuola generica

Occasione di lavoro per docenti a Trento: è stato infatti bandito un concorso per insegnanti di scuola secondaria.

Il concorso sarà per l’assunzione straordinaria di docenti a tempo indeterminato nella scuola secondaria di I e II grado e posti di sostegno nella scuola statale in provincia di Trento. La scadenza per la presentazione delle domande è prevista per il 17 dicembre 2018 alle ore 12.00.

L’invio è in via telematica. Le graduatorie sono ad esaurimento e saranno utilizzate per le assunzioni a tempo indeterminato a partire dall’anno scolastico 2019/2020.

Requisiti di ammissione

a) abilitazione
b) diploma di specializzazione sostegno se si concorre per i posti di sostegno
c) servizio di almeno tre anni nelle istituzioni scolastiche e formative provinciali o nelle istituzioni scolastiche paritarie (dall’anno scolastico 2009/2010 all’anno scolastico 2016/2017).

Per il computo dei tre anni di servizio di insegnamento è considerato anche quello prestato nelle istituzioni formative paritarie del sistema educativo trentino a partire dall’anno scolastico 2014/2015.

d) essere iscritti nelle graduatorie di istituto della provincia di Trento valide per il triennio 2017/2020;
e) non essere già assunti a tempo indeterminato nelle scuole statali e nelle istituzioni scolastiche provinciali a carattere statale nella medesima figura professionale.

Presentazione domanda

La domanda di partecipazione al concorso deve essere compilata e presentata con modalità online, collegandosi al portale tematico VivoScuola.it della scuola trentina nell’area dedicata: “CONCORSI Personale della scuola”.

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Stipendi docenti, è scontro tra Governo e sindacati

ccnl comparto scuola soldi

“Sul rinnovo del contratto della scuola, come per quello degli altri dipendenti pubblici, la verità comincia a venire a galla: dopo aver parlato di adeguamento ai compensi europei, di valorizzazione dei nostri insegnanti, i soldi messi da parte nella legge di bilancio AC n. 1334, per assicurare il rinnovo del contratto, sono così pochi – soltanto 14 euro -, lo 0,7%, in attesa di prendere il doppio alla firma del contratto”. Lo afferma l’ANIEF in una nota. “Il Ministro dell’Istruzione dice che sono un punto di partenza, anche se a leggere il testo della manovra non sembrerebbe visto che si stanziano somme triennali. E comunque sia, per Marco Bussetti il governo va ringraziato per avere evitato che i compensi di tanti docenti e Ata si riducessero dal prossimo gennaio, per via della perequazione non coperta. Di aumenti veri, però, non se ne parla. Ecco perché Anief ha chiesto di riallineare gli stipendi attraverso l’integrale recupero del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat negli ultimi dieci anni, superiore al 12%. Con la copertura della spesa, assicurata dalle risorse stanziate dal Fondo per il reddito di cittadinanza”.

A quantificare la cifra risibile è stata in queste ore la testata Repubblica, ricordando che il “ministro dell’Istruzione Marco Bussetti cinque giorni fa ha fatto sapere ai membri della commissione Cultura della Camera che in Legge di bilancio ci sono i soldi – 1,7 miliardi di euro – per evitare l’arretramento di 15-20 euro rispetto al contratto precedente (si chiama perequazione) e, quindi, risorse per un aumento dello stipendio dell’1,9 per cento. L’uno e nove lordo. Significa – continua il quotidiano – una cifra di 23 euro (sempre lordi) che nell’arco di tre anni salirà a 38. Ventitré euro – l’aumento per il 2019 – sono meno di un terzo del minimo garantito l’8 febbraio scorso dal Dicastero Fedeli, che chiuse un contratto aperto da nove anni con una crescita della busta paga tra gli 80,40 euro e i 110,40. Su uno stipendio medio di 1.400 euro netti (32.600 lordi, appunto), l’aumento netto il prossimo anno sarebbe pari a 14 euro”.

Il Ministro dell’Istruzione ha replicato ai numeri non con le solite parole di circostanza, ma imponendo un ragionamento davvero particolare: “Ci sono tutti i margini per inserire ulteriori risorse per il rinnovo contratti – dice Bussetti -. Questo non è il momento di generare allarmi, ma di lavorare tutti insieme per raggiungere l’obiettivo. Che è sostenuto e condiviso dal governo. Incontrerò personalmente i sindacati prima dell’approvazione della legge di bilancio proprio per lavorare insieme. Sulle risorse e anche su una possibile pre-intesa in vista del rinnovo”.

“Nel frattempo – ha continuato Bussetti – voglio ricordare che proprio grazie all’intervento economico già programmato in legge di bilancio dal nostro governo stiamo scongiurando un taglio allo stipendio per 850.000 insegnanti. Taglio che sarebbe scattato a gennaio visto che il precedente governo non ha stanziato abbastanza risorse durante l’ultimo rinnovo contrattuale per mantenere gli aumenti previsti attraverso il cosiddetto elemento perequativo dopo il primo anno”.

“A sentire il Ministro – continua ANIEF – i lavoratori pubblici dovrebbero ringraziare il governo. Soprattutto quelli della scuola, visto che l’Aran ha certificato che negli ultimi anni le buste paga dei nostri docenti e Ata sono addirittura diminuiti, unico caso dell’intera amministrazione pubblica. L’attuale esecutivo, infatti, si sarebbe preoccupato di coprire le somme mancanti degli aumenti assicurati dal precedente governo. Senza andare molto oltre”.

“Siamo alla follia – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché a fronte di appena 14 euro netti di incremento sullo stipendio più basso tra i docenti d’Europa, dopo la Grecia e i Paesi dell’Est, sarebbe sbagliato indignarsi. Invece, ci dice Bussetti, occorre essere grati per la mancata riduzione degli stipendi, frutto dalla copertura della perequazione. E bisogna essere anche fiduciosi per il futuro. A dispetto dell’inconsistenza degli aumenti, dettata dal fatto che il governo si è limitato a sbloccare l’indennità di vacanza contrattuale, senza coprire quella passata e non recuperando, quindi, nemmeno la soglia dell’inflazione. A differenza dei contratti del comparto privati, per i quali le percentuali di incremento stipendiale sono state decisamente maggiori”.

“Per ovviare a questa grave discrepanza – continua il sindacalista autonomo –, con una modifica all’articolo 21 della manovra di fine anno, rispetto al blocco contrattuale avvenuto tra il 2008 e il 2016 e la progressiva perdita d’acquisto dei salari degli stati, in barba agli articoli 36 e 39 della Costituzione, abbiamo chiesto di riallineare gli stipendi attraverso l’integrale recupero, in percentuale, del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat, superiore al 12%. Con la copertura della spesa, assicurata dalle risorse stanziate dal Fondo per il reddito di cittadinanza”, conclude Pacifico.