Dalla FAQ del Ministero dell’Istruzione importanti spunti e chiarimenti arrivano per l’utilizzo della Carta Del Docente, il bonus Cultura dal valore di 500 euro destinato alla crescita professionale degli insegnanti.
Il Ministero ha difatti chiarito la posizione su alcuni beni acquistabili con Carta Del Docente che sono rimasti sempre un po’ in bilico nell’immaginario collettivo dei docenti. Sebbene in tantissimi stiano spendendo in queste ore il bonus Carta del Docente per acquistare libri scolastici, ci sono una serie di beni che non è ben chiaro se siano o meno nel paniere da parecchio tempo.
Partiamo, ad esempio, dalla Stampante 3D. Il Miur ha chiarito che per questo strumento (solitamente costosissimo) rientra nei beni acquistabili da insegnanti di laboratori informatici “in quanto il dispositivo consente di sperimentare modelli didattici innovativi, in linea con le finalità della formazione e dell’aggiornamento professionali”.
Lo stesso vale per gli strumenti musicali per gli insegnanti di musica acquistabili con Carta del Docente “purchè lo strumento musicale sia strettamente correlato alle iniziative individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa e del piano nazionale di formazione”.
I docenti di scienze motorie, invece, non possono pagare la palestra con la Carta del Docente. Possono però “utilizzare il bonus per la quota associativa ma è possibile per i corsi inerenti attività sportive federali che sono finalizzati alla formazione e all’aggiornamento delle professionalità del docente”.
Inoltre, il Miur ricorda che si può usare il bonus Cultura per comprare hardware che separatamente può essere usato per assemblare un computer.
Non cambiano i beni accessibili per i docenti che vogliono usare il bonus Cultura Carta del Docente per l’anno 2019/20.
Ricordiamo che il bonus è mirato alla crescita professionale del docente e migliorarne competenze e conoscenze, anche non strettamente attinenti al suo campo (il motivo per cui ad esempio tutti i libri e tutte le rappresentazioni cinematografiche e teatrali possono essere acquistate a prescindere dalla tipologia).
Molti docenti in queste ore stanno usando la Carta del Docente per acquistare libri scolastici come guide e quizzari. C’è la possibilità di comprarli anche online generando un buono elettronico sull’apposito sito.
Ricordiamo che attualmente gli insegnanti in possesso dei requisiti possono usufruire del bonus accreditato a settembre di 500 euro e del residuo non speso dell’anno scolastico 2018/19, che scadrà il prossimo agosto 2020.
Il nuovo assetto organizzativo e didattico degli istituti superiori professionali individua ulteriori incarichi per i docenti tutor senza prevedere per queste figure alcuna formazione e caricando su di loro lavoro aggiuntivo non retribuito. La Gilda degli Insegnanti dice no all’ennesima riforma in ambito scolastico improntata all’improvvisazione, che svilisce la professionalità dei docenti, all’aumento della burocratizzazione e dei carichi di lavoro.
“Dopo un iter legislativo lungo e spesso confuso – spiega la Gilda – negli istituti superiori a indirizzo professionale è stato introdotto il PFI, ovvero il Progetto Formativo Individuale, che si aggiunge ai PEI e a i PDP, strumenti già numerosi nella realtà di questi istituti. La revisione dei percorsi di istruzione professionale prevede, inoltre, la ridefinizione dei quadri orari, in un’ottica che predilige maggiormente le attività di laboratorio, e la didattica per competenze scandita in Unità di Apprendimento (UdA). Tutte innovazioni che relegano il lavoro degli insegnanti ad atti formali e non sostanziali e che spingono la scuola verso una burocratizzazione sempre più asfissiante”.
“Non stiamo chiudendo la porta a nuove metodologie, a una nuova didattica o a nuovi strumenti in grado di abbattere discriminazioni ed emarginazioni – sottolinea la Gilda – ma chiediamo al Miur di riconoscere e valorizzare l’impegno professionale, stanziando risorse aggiuntive per retribuire i docenti tutor sulle cui spalle grava una mole di lavoro perlopiù impiegatizio, fatto di inutili scartoffie da compilare che sottraggono tempo prezioso alle attività didattiche e, quindi, alla formazione concreta degli studenti”.
“In alternativa – propone la Gilda – si potrebbe aumentare l’organico degli istituti professionali, così da permettere ai tutor di avere ore a disposizione da dedicare alla personalizzazione dell’insegnamento”.
“Senza questi interventi, da mettere in campo in breve tempo, – conclude il sindacato – la riforma rischia di fallire”.
Nei giorni scorsi, una delegazione Anief ha incontrato il Vice Capo di Gabinetto del Miur e ha proposto delle modifiche per una rapida riscrittura, tra cui: estensione del concorso straordinario all’infanzia, primaria ed educatori, ai docenti delle paritarie e dei corsi Iefp, ai dottori di ricerca, eliminazione della quota limite di posti autorizzati nella nuova graduatoria valida per le assunzioni, riconoscimento del servizio prestato su posti di sostegno, riduzione a due anni del servizio valutabile e comunque valutazione di quello in corso. Ma anche: confermare nei ruoli chi ha superato l’anno di prova (DM e ITP) evitando i licenziamenti e procedendo al reintegro, aggiornare annualmente graduatorie di istituto provinciali aperte ai neo-laureati, stabilizzare i collaboratori scolastici in possesso dei medesimi requisiti del personale delle cooperative, ammettere i facenti funzioni alle prove scritte dell’attuale concorso a DSGA, bandire i concorsi per i profili As e C e per i passaggi verticali, ripristinare la figura del ricercatore a tempo indeterminato, cambiare le regole per il reclutamento del personale Afam e stabilizzarlo, assumere il personale delle sezioni primavera, assistente all’autonomia e alla comunicazione. Nella memoria sono molti i punti trattati, tra cui la funzione docente
Il ruolo fondamentale che il capitale umano riveste nello sviluppo di un
paese evidenzia l’importanza dei sistemi educativi. La funzione del docente è
centrale per la formazione dei cittadini e la costruzione della società; in
quanto mediatori degli obiettivi della scuola, gli insegnanti esercitano una
funzione sociale basilare. Questo processo di negoziazione che si compie ogni
giorno in aula ci indica la centralità della figura del docente e la natura
professionale della sua funzione. Tuttavia, a causa di scelte che sono frutto
di una politica economico-finanziaria di natura restrittiva, la condizione
degli insegnanti si è definitivamente allontanata dallo status di cui
dovrebbe a buon diritto godere: lo stipendio medio dei docenti italiani è ben
al di sotto della media europea e, in rapporto al costo crescente della vita
nel nostro Paese, quasi il peggiore della scena europea.
Oltre che più poveri gli insegnanti sono anche più precari: ogni anno si
assiste all’avvicendarsi di migliaia di supplenti ad anno scolastico già
avviato e si stima che nella Scuola un dipendente su quattro sia precario. La
Commissione Europea ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia,
“Paese in cui i lavoratori del settore pubblico non sono tutelati contro
l’utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato e la
discriminazione come previsto dalle norme dell’UE”. Non dimentichiamo che il
personale precario gode, purtroppo, di un trattamento svantaggioso in termini
economici e in relazione alle ferie e ai permessi.
Si aggiungono a questi altri elementi che rendono la professione più gravosa
e povera di soddisfazione; infatti i rapidi cambiamenti di una società sempre
più multiculturale richiedono maggiore sforzo, da parte dei docenti, nella
predisposizione di un adeguato assetto organizzativo sia dell’accoglienza sia
dell’offerta formativa. La profonda crisi delle relazioni sociali sfoga i suoi
pesanti effetti anche sulla scuola e genera sempre più numerosi episodi di burnout
tra i docenti, anche per il variare delle condizioni di lavoro e per il mutare
delle emergenze educative. L’eccessivo carico di lavoro dovuto a classi troppo
affollate e una mole non sostenibile di compiti burocratici spesso opprimono i
docenti compromettendo le attività̀ di insegnamento.
Al riconoscimento della centralità della funzione docente, che le nostre
proposte mirano a sottolineare, dovrebbe conseguire che le risorse a disposizione
del Miur fossero orientate a supportare il rapporto docente-discenti: a chi
impara e a chi insegna dovrebbero essere messi a disposizione gli ambienti più
confortevoli e le attrezzature più efficienti.
Questione essenziale è anche quella relativa all’autonomia educativa dei
docenti: l’adozione di regole gestionali ispirate al paradigma dell’efficienza
economicistica ha messo in ombra la libertà educativo/culturale dei docenti, e
con la L. 107/2015 si è fatta strada l’idea angusta che il lavoro degli insegnanti
derivi in gran parte dall’imporsi della cultura dell’organizzazione aziendale.
In risposta infine alle sempre più frequenti aggressioni al personale
scolastico, riteniamo che per dare un segnale di discontinuità occorra recepire
la Sentenza della Corte di Cassazione V Penale n. 15367 del 2014 laddove
afferma che “i docenti nell’espletamento delle loro funzioni e durante le ore
di servizio sono pubblici ufficiali. Come tali negli atti afferenti alle
proprie mansioni e nel rapporto con gli studenti e con i loro genitori sono
degni di fede privilegiata”.
L’Anief ritiene che, recependo tale orientamento giuridico, i docenti
debbano essere posti nelle condizioni di operare in autonomia scelte educative
e correttive unilaterali per conto dell’amministrazione che, in caso di
violenza subita dal docente per ragioni di lavoro, deve risultare parte lesa e
procedere a individuare le rappresentanze legali del dipendente offeso. Anief è
sempre disponibile al dialogo al di là delle proteste di piazza e convinta che
occorra rivendicare la natura professionale della funzione del docente. Le
proposte che abbiamo elaborato intendono dare una risposta alle emergenze del
mondo della scuola che necessita di rapidità di intervento.
Per una tutela della funzione e della professionalità dei docenti Anief
propone i seguenti punti: verificare e trasformare i posti in organico di fatto
in posti in organico di diritto laddove risultino per più di un anno privi di
titolare, inclusi i posti in Deroga di sostegno; trasformare le graduatorie
d’istituto in provinciali, aggiornabili annualmente e aperte ai nuovi laureati;
ai sensi della direttiva 70/1999/CEE trasformare in contratti a tempo
indeterminato tutti i contratti a tempo determinato laddove superino
complessivamente la durata dei 36 mesi; introdurre risorse nella legge di
bilancio per agganciare gli stipendi all’inflazione degli ultimi 10 anni e
allineare progressivamente gli stipendi alla media europea; prevedere
l’equiparazione economica e giuridica dei lavoratori precari della scuola al
personale di ruolo; estendere la carta docente anche al personale precario ed
educativo; vigilare perché i docenti (in particolare i docenti su
potenziamento) non svolgano compiti che esulano dalla loro professione;
vigilare perché gli adempimenti burocratici abbiamo ricadute sul successo
formativo e affinché i docenti non superino il monte ore previsto nelle
attività funzionali; rivedere le norme sul numero di alunni per classe con non
più di 20 alunni per le classi prime o in presenza di alunni disabili e massimo
22 per le altre classi; avviare un’indagine per riconoscere lo stress da lavoro
correlato per la funzione docente e prevedere finestre di uscita per pensioni
anticipate; riportare i moduli nella scuola primaria; elevare l’obbligo scolastico
a 18 anni e anticiparlo a 5 anni con la previsione in organico dei posti
relativi alle sezioni primavera; garantire la mobilità annuale e i passaggi di
ruolo attraverso corsi abilitanti riservati al personale di ruolo ed eliminare
vincoli temporali alle operazioni mobilità, garantendo in ogni caso la
possibilità di chiedere l’assegnazione provvisoria; agevolare l’assunzione di
tutto il personale docente vincitore e idoneo dei concorsi ordinari e
straordinari.
A turno per andare in bagno. La disposizione è stata introdotta in una
scuola media di Salerno: “per proteggere i docenti da ulteriori responsabilità
– scrive il quotidiano Il
Mattino -, una dirigente scolastica ha diramato una circolare per vietare
agli studenti di andare in bagno da soli in assenza di bidelli nei corridoi”.
La dirigente scolastica ha indicato così delle disposizioni ben
precise, al fine di evitare che quella di recarsi ai servizi igienici diventi
una circostanza a rischio incidenti, per via della mancanza di personale
addetto alla sorveglianza.
“Ho agito nell’interesse primario della sicurezza degli allievi –
ha detto la dirigente scolastica al quotidiano –: tutelare
l’incolumità degli studenti e non esporre a responsabilità i docenti. E’ una
tutela per gli insegnanti dopo i gravi fatti di Milano”. La circolare,
rimarca Orizzonte
Scuola, è stata indirizzata anche alle famiglie. “Si raccomanda il
controllo preventivo e successivo dello stato dei servizi igienici –
si legge nella circolare – onde monitorare il grado di competenza
civica degli alunni e correggere gli eventuali comportamenti inadeguati. Negli
orari pomeridiani, si rispetteranno gli stessi turni, a cominciare dal rientro
dalla mensa”.
Secondo Anief, quello che sta accadendo nelle nostre scuole è la conseguenza
nefasta dei tagli al personale prodotti da più di 10 anni, senza che nessuno
abbia fatto nulla per rimediare al danno. La cancellazione dei posti, anche tra
il personale Ata, ha avuto avvio con la Legge 133 del 6 agosto 2008,
voluta dall’esecutivo Berlusconi-Tremonti, con la quale solo per il personale
amministrativo, tecnico e ausiliario sono stati soppressi quasi 50 mila posti
in tre anni, di cui 47mila in meno
in un solo triennio.
I Governi successivi, anche del Centro-Sinistra, non solo non si sono
opposti, ma hanno dato il loro contributo a tagliare ulteriormente: il Decreto
Interministeriale Miur-Mef del giugno 2014, afferente alla nuova dotazione
organica del personale Ata per l’anno scolastico 2014/2015, ha ad esempio
recepito in pieno la riduzione del 17% della consistenza numerica del personale
Ata.
Poi, abbiamo avuto la Legge di Stabilità 2015, (la Legge
190/14 art. 1) che ha introdotto l’obbligo, per i dirigenti scolastici, nel
nominare i supplenti del personale Ata solo dall’ottavo giorno di assenza. E
con i tagli alle supplenze “brevi” proprio tra il personale Ata, molte scuole
sono state messe in ginocchio. E a poco è servita la nota
n. 2116 del 30 settembre 2015, che ha dato facoltà ai presidi di nominare
supplenti anche “per i primi sette giorni di assenza” però per il solo “profilo
di collaboratore scolastico”. Lasciando completamente scoperto
il servizio in tutti i casi di assenza di assistenti amministrativi e tecnici.
Per non parlare del blocco del turn over protratto per anni, al punto che nel
2015 si è arrivati a congelare
le oltre 5mila assunzioni già annunciate per coprire almeno il turn over.
Anche quest’anno, si è arrivati ad assumere poche migliaia di unità di Ata, a
fronte di 20 mila posti vacanti e quasi altrettanti potenziali. Mentre, dopo
avere inutilmente tentato di
fare spazio al personale perdente posto delle province, si è provveduto a
fare assumere oltre 11 mila ex lavoratori socialmente utili.
Con la sentenza n. 7294/2019 il Consiglio di Stato concorda con quanto già ottenuto dal legale Anief Chiara Sciacca nella sentenza n. 9855/18 emanata dal TAR Lazio, confermando l’illegittimità della tabella valutazione titoli del concorso straordinario 2018 per la scuola secondaria allegata al D.M. 995/17 nella parte in cui non prevedeva che il servizio scolastico svolto a tempo determinato fosse valutabile come anno intero se svolto per almeno 180 giorni anche non continuativi.
“L’atto amministrativo impugnato dai nostri legali – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – era in evidente contrasto con l’art. 488 del D.Lgs. n. 297/1994 come interpretato autenticamente dall’art. 11, co. 14 della L. n. 124/1999 laddove prevede che l’anno scolastico è considerato utile se si è svolto un servizio da almeno 180 giorni e non prescrive che tale periodo di servizio debba essere necessariamente continuativo. Il TAR del Lazio, prima, e il Consiglio di Stato, ora, hanno concordato con i nostri legali ribadendo che l’interprete della norma non può in nessun caso essere autorizzato a introdurre restrittivamente la condizione che tale periodo minimo debba essere continuativo o non interrotto”.
Il TAR Lazio aveva già evidenziato, infatti, come “si profilerebbe distonico e disarmonico discriminare il servizio pregresso imponendone la continuatività onde valutarlo ai fini del punteggio finale nelle procedure concorsuali quale titolo ai sensi della impugnata Tabella A allegata, punti D.1.1. e D.1.2. al DM n. 995/2017” e aveva dichiarato la citata Tabella “illegittima nei punti D.1.1. e D.1.2. i quali vano annullati nei sensi sopra illustrati, ossia nella parte in cui non prevedono che il servizio scolastico svolto a tempo determinato sia valutabile come anno intero se svolto per almeno 180 giorni anche non continuativi ma frazionati”. Il Consiglio di Stato conferma, ora, sul punto la sentenza di primo grado e chiarisce che “è sufficiente osservare che i punti D.1.1. e D.1.2. della tabella A allegata al D.M. n. 995/2017 fanno espresso rinvio, ai fini della valutazione del servizio prestato, a quanto disposto dagli artt. 438, comma 1, e del D. Lgs. n. 297/1994 e 11, comma 14, della L. n. 124/1999” e che “è sufficiente a reggere la sentenza la ravvisata violazione dell’art. 11, comma 14, della L. n. 124/1999 di interpretazione autentica dell’art. 489 del D. Lgs. n. 297/1994”.
L’Ufficio Legale Anief, nelle prossime ore, trasmetterà specifiche istruzioni ai ricorrenti per rivendicare il punteggio spettante sul servizio svolto con 180 giorni non continuativi in caso non sia ancora stato attribuito dai competenti Uffici Scolastici Regionali fornendo anche informazioni sulle eventuali azioni aggiuntive da porre in essere in caso di mancata immissione in ruolo se, con il punteggio corretto, i ricorrenti si sarebbero ritrovati in posizione utile per la stipula di un contratto a tempo indeterminato già dagli scorsi anni scolastici.
Una lectio
magistralis del diplomatico Staffan de Mistura inaugurerà le attività
didattiche dell’anno accademico, 2019/2020 del Dipartimento di Scienze
Politiche, mercoledì 30 ottobre alle 11, nella Chiesa dei Santi Marcellino
e Festo, a San Marcellino.
Sursum corda. Esperienze di diplomazia operativa in zone di conflitto’, il titolo della Lectio in cui de Mistura analizzerà le molte e difficili missioni che ha svolto in quasi mezzo secolo di attività diplomatica. Negli ultimi anni, l’Ambasciatore ha ricoperto il ruolo di rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l’Iraq dal 2007 al 2009, di rappresentante speciale per l’Afghanistan nel 2010 e di inviato speciale del segretario generale dell’ONU in Siria dal 2014 fino a pochi mesi fa.
La sua
esperienza rappresenta l’occasione per accogliere gli studenti del Dipartimento
di Scienze Politiche che intraprendono gli studi universitari che, in tutti i
percorsi offerti, sono caratterizzati
dalla acquisizione di conoscenze socio-economiche, geo-politiche, storiche,
demografiche e statistiche.
Tali conoscenze
sono fondamentali per maturare senso critico e per, contestualmente, comprendere una realtà nazionale ed
internazionale sempre più complessa, addivenendo ad una
capacità di sintesi e di elaborazione di soluzioni ai problemi del mondo
globalizzato attraverso la via del dialogo.
La giornata sarà
aperta dai saluti istituzionali del Rettore della Federico II Gaetano Manfredi, e del
Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Vittorio Amato.
Presso la Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, il Sindaco Luigi de Magistris e il Rettore dell’Università “Parthenope” Alberto Carotenuto la firma del protocollo d’intesa tra il Comune di Napoli e l’Università per la alienazione e la valorizzazione del compendio immobiliare sito in piazza Neghelli per destinarvi attività didattiche e scientifiche del Dipartimento di Scienze Motorie.
L’Università Parthenope ha
manifestato la volontà di acquistare l’immobile di piazza Neghelli n.14,
attualmente chiuso e in gran parte abbandonato ad ecezione di poche aule
destinate ancora come succursale della scuola “Gigante Neghelli”. Nel
contempo l’Università opererà a vantaggio della scuola interventi di
ristrutturazione e riqualificazione del Comprensivo scolastico centrale di
piazza Neghelli n.41 (palestra, aule e servizi igienici) consentendo finalmente
una migliore organizzazione delle attività didattiche dello stesso. La
dismissione avrà anche una positiva ricaduta sui delicati equilibri finanziari
del Comune di Napoli e fornirà un’offerta formativa più ampia sul territorio
(Scuola e Università fianco a fianco), nonché la rigenerazione e fruizione di spazi
e strutture dedicate al tempo libero e allo sport, come la vecchia palestra
dell’Istituto Comprensivo “Gigante Neghelli” che pure risulta impraticabile da
numerosi anni. La localizzazione di una sede universitaria nel territorio di
Cavalleggeri d’Aosta definita in accordo con la X Municipalità rappresenta una
significativa valorizzazione e rigenerazione dell’area e nel contempo una nuova
offerta di servizi sia per gli studenti universitari che per la platea
scolastica.
Mai era accaduto che un anno scolastico iniziasse con 205 mila cattedre da coprire con
personale precario: nell’ultimo decennio, il numero di contratti a tempo
determinato è addirittura raddoppiato. Anche perché su 180mila immissioni in
ruolo ne sono state fatte soltanto 90mila, per colpa di un sistema di
reclutamento che lascia ai margini gli abilitati all’insegnamento e permette di
lavorare sempre più con
le Mad. E ora pure con gli annunci sui social.
Il problema della supplentite e del ricorso alla magistratura per
l’abuso dei contratti a termini con crescenti danni erariali per lo Stato, si
risolve per Anief con la riapertura straordinaria delle ex graduatorie
permanenti a tutto il personale abilitato, incluso i diplomati magistrali, Itp
ed educatori, e la fine dei licenziamenti. Fu fatto proficuamente nel 2008 e
nel 2012, con due “finestre specifiche” rivolte al personale precario
abilitato: perché oggi non si può ripetere? Il presidente nazionale Marcello
Pacifico lo chiede prima che vengano costituite le nuove graduatorie del
salva-precari bis, come specificato in un punto della piattaforma dello
prossimo sciopero
del 12 novembre.
“Il nodo della questione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale
Anief – è che fino a tutto il 2014 ci furono gli effetti benefici delle
riaperture delle GaE, mentre ai laureati in scienze della formazione primaria
laureati dopo il 2012 fu impedito l’ingresso, come ai diplomati magistrali dal
primo aggiornamento del febbraio 2002 delle ex graduatorie permanenti. Il
tutto, con il beneplacito delle attuali organizzazioni sindacali che hanno
raggiunto l’intesa nei giorni scorsi sulla proroga dei contratti in essere in
caso di licenziamento, gli stessi sindacati che hanno seguito l’Anief nella
vertenza legale che ha ammesso a partire dal 2014 migliaia di maestre con
riserva nelle stesse GaE e in duemila nei ruoli con sentenza passata in
giudicato prima della doppia
pronuncia negativa dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ora
pone a
rischio migliaia di immessi in ruolo in corso d’anno pure dopo avere svolto
l’anno di prova”.
Area contrattuale separata; Consiglio superiore della docenza; preside elettivo e garanzie disciplinari. Sono queste le proposte per valorizzare la professione docente avanzate dalla Gilda degli Insegnanti e illustrate nel corso delle assemblee provinciali che si sono svolte contemporaneamente in tutta Italia in occasione della Giornata Nazionale del Docente indetta dal sindacato.
“Abbiamo voluto dedicare questa giornata agli insegnanti per fare con loro una riflessione sulle condizioni sempre più difficili in cui sono costretti a lavorare ogni giorno – spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio, intervenuto all’assemblea che si è svolta a Roma -. È fondamentale che i docenti si riapproprino del tempo per studiare e del piacere di insegnare, combattendo il grande spreco di ore che quotidianamente nelle scuole vengono sottratte alla didattica per colpa della burocrazia”.
“I docenti non possono essere considerati come generici lavoratori della scuola perché la loro professione non ha carattere impiegatizio. In virtù di ciò, chiediamo l’istituzione di un’area di contrattazione separata che tenga conto della specificità della funzione insegnante e la valorizzi”.
Tra le questioni affrontate, anche quella riguardante le sanzioni disciplinari di cui spesso i dirigenti scolastici abusano: “Urgono garanzie per tutelare la libertà di insegnamento messa a rischio dalla figura del dirigente al quale è affidato il doppio ruolo di inquirente e giudice. Chiediamo la terzietà del soggetto al quale viene affidato il potere sanzionatorio e perciò proponiamo l’istituzione del Consiglio superiore della docenza affinché la disciplina non venga utilizzata come un’arma per sopprimere la libertà di insegnamento. Inoltre – aggiunge Di Meglio – proponiamo che il preside venga eletto dal corpo docente con un incarico a tempo che si concentri sul coordinamento degli insegnanti e della didattica, lasciando la funzione amministrativa ad altre figure”.
“Alcune di queste proposte saranno portate al tavolo contrattuale, augurandoci che, diversamente da quanto avvenuto per l’ultimo rinnovo, si discuta anche della parte normativa. Per altre, invece, – conclude il coordinatore nazionale – sono necessari interventi legislativi e, quindi, sono affidate alla sensibilità della politica”.
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