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Preparare l’ora di religione cattolica alle scuole elementari

ora di religione scuola

Attualmente, per quanto riguarda le disposizioni di legge, l’insegnamento di Religione Cattolica non è obbligatorio e chi decide che il figlio non debba avvalersene è consapevole – per obbligo di legge – che questa scelta non deve dar atto a discriminazioni. Si tratta di uno dei pochi aspetti che non è rientrato nella legge della cosiddetta Buona Scuola.

Non solo. ma una sentenza del Tribunale di Padova del luglio del 2010 destinata a fare giurisprudenza afferma che è obbligatoria:

l’attivazione dei corsi alternativi alla Religione Cattolica costituiscono “un obbligo”, che se disatteso pone in essere “un comportamento discriminatorio illegittimo fonte, questo, di responsabilità risarcitoria per l’Istituto Scolastico inadempiente

fonte: Edscuola.

Insomma, sono le scuole a dover garantire un’alternativa a chi non si avvale dell’insegnamento della religione cattolica. Alternativa che, però, spesso non è garantita per mere questioni organizzative.

E se facessimo lo stesso l’ora di religione?

In realtà sono anni che l’ora di religione non è più intesa in senso stretto come ora di religione cattolica. Sebbene viga ancora una certa discrezionalità da parte del docente in ruolo per l’insegnamento, i programmi che vengono proposti sono allargati solitamente a religioni e culture diverse. Insomma, l’ora di religione può diventare un volano per una riflessione più profonda che comprenda valori condivisi e imprescindibili comuni al buon vivere civile.

Questo se – sia chiaro – non si intenda come mera ora di catechismo.

Libri di religione

In catalogo Matacena Libri è possibile trovare una vasta scelta dei volumi per l’IRC di recente realizzazione e tarati sulle necessità dei tempi moderni.

Intanto, suggeriamo agli insegnanti le Grandi Guide Raffaello per 1-2-3 in materia Religione.

https://www.mondodocenti.com/prodotto/grandi-guide-raffaello-religione-1-2-3/

E anche Insegnare LIM Religione…

https://www.mondodocenti.com/prodotto/insegnare-lim-religione-1-2-3-2/
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Pensioni: a breve la circolare Miur con la scadenza delle domande

ccnl comparto scuola soldi

È imminente l’emanazione della circolare del Miur che riguarda i lavoratori della scuola che intendono andare in pensione, con i termini (verosimilmente fra 21 e 31 dicembre) per la presentazione delle domande per andare in quiescenza. Sono due le richieste da presentare per ottenere l’assegno pensionistico a partire dal prossimo mese di settembre: una su Polis e una all’Inps.

Sarà una sola – come anticipato dalla stampa specializzata – la scadenza per la presentazione delle domande a differenza dello scorso anno, in quanto Quota 100 – come si evince dalla tabella – è già parte delle opzioni pensionistiche; in tal senso è già prevista nel Decreto Scuola l’abrogazione della parte del decreto che prevedeva la scadenza del 28 febbraio per le domande di Quota 100.

LA GUIDA DELL’INPS

L’istituto nazionale di previdenza, sul proprio sito, ha messo a disposizione dei cittadini un vademecum con 7 semplici passi da compiere per chi è titolare di trattamenti pensionistici: una guida per districarsi tra le norme e anche sul portale dell’Inps, in particolare per verificare l’eventuale diritto a trattamenti integrativi, a detrazioni fiscali, o alla pensione di cittadinanza.

LE INIZIATIVE DI ANIEF 

Il Governo italiano conferma l’anticipo pensionistico “Quota 100” almeno fino al 2021, l’Ocse sostiene che invece la norma va abolita. Anief in audizione alla Camera ha di recente espressamente chiesto di sbloccare i posti liberati con ‘Quota 100’ per le assunzioni, con l’emendamento al decreto salva-precari, e ha richiesto che la Legge di Bilancio possa contenere una norma che collochi l’insegnamento tra le professioni gravose, finanziando l’operazione dal fondo istituito dalla legge 23/12/2014 n. 190. Tanto più che recentemente l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) ha inquadrato il burnout come tipico malessere cronico dei lavoratori della scuola, e soprattutto dei docenti. 

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Smartphone: allarme social nelle scuole

smartphone scuola

L’utilizzo di smartphone e tablet è allarme social; il problema è da ricercare nell’uso improprio dei telefonini in classe. Per Anief l’uso sempre più massiccio di queste tecnologie, anziché elevare le conoscenze e in generale l’apprendimento, si sta rivelando un ostacolo all’evoluzione e al miglioramento

Come riporta La Stampa, per quanto riguarda l’uso di smartphone e tablet è allarme social: ne sono prove “lo scandalo dei tweet filo-nazisti del professore di Siena e il cyberbullismo che dilaga tra i giovani. Giuristi ed esperti di formazione studiano le cause dell’escalation e si dividono sui provvedimenti”. Il problema è da ricercare nell’uso improprio dei telefonini in classe. “Sono trascorsi dodici anni da quando una circolare del ministero della pubblica istruzione ha formalmente vietato i cellulari a scuola durante le ore di lezione, ma da allora la situazione è progressivamente finita fuori controllo tra atti di bullismo prima ripresi con gli smartphone poi condivisi sui social network e studenti sorpresi a copiare i compiti”.

Sempre a La Stampa, il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha affermato che il cellulare in classe per copiare o studiare “è come un’arma in tasca”. Dunque, c’è da indagare sulle opportunità e i rischi degli smartphone a lezione. Il fatto è che cellulari, adolescenti e scuola, in Italia, “sono tre parole per il momento ancora prive di un legame che non sia confuso, vago e contraddittorio”. A partire dalla politica: i ministri che si sono susseguiti hanno avuto idee discordanti. Valeria Fedeli del Pd, ad esempio, “quando era ministra dell’Istruzione, voleva i telefonini nelle scuole e docenti preparati per insegnare a usarli in modo consapevole e corretto: gli smartphone come strumento didattico”.

Inoltre, si legge su Il Sole 24 Ore, i docenti “devono riprendere in mano la didattica, basandola sul recupero delle relazioni umane e staccandosi dall’uso del digitale a tutti i costi: per i ragazzi la tecnologia è completamente trasparente, deve tornare a essere uno strumento, non un fine. Non c’è altra strada se non recuperare l’umano”. È stato detto solo qualche giorno fa a Bergamo, nel corso degli Stati generali della scuola digitale, promossi dal Centro studi ImparaDigitale. 

Il parere dell’Anief                         

Secondo il sindacato, l’utilizzo massiccio e invadente di queste tecnologie, anziché elevare le conoscenze e in generale l’apprendimento, si sta rivelando sempre più un ostacolo all’evoluzione e al miglioramento, soprattutto tra le nuove generazioni. È stato dimostrato, infatti, che il telefono cellulare viene utilizzato dagli studenti 70 volte al giorno e sono molte le scuole ne hanno proibito l’uso. Anief ha chiesto di valutare di volta in volta l’utilizzo dei dispositivi tecnologici soltanto ai fini didattici.

Il commento del presidente Marcello Pacifico

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, è consapevole che l’uso del cellulare a scuola possa essere un’arma a doppio taglio: se è utile ai fini formativi, può anche danneggiare l’attenzione e la normale educazione scolastica. Per gli insegnanti in effetti lo strumento risulta davvero utile, sia per preparare le lezioni sia per rendicontare le valutazioni e le lezioni svolte. Pensare di inibirne l’uso solo perché vi sono casi che ci riportano un pessimo utilizzo di smartphone e tablet è inammissibile. Pacifico ha affermato infatti che “siamo favorevoli all’utilizzo dei dispositivi, ovviamente solo per motivi didattici, come la ricerca dei dati, ma anche per sperimentazioni e simulazioni”.

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Sciopero, nuovo accordo sui servizi minimi garantiti

aula generica esami maturità 2019

All’Aran si è tenuto un ulteriore incontro per rinegoziare l’accordo sui servizi minimi in caso di sciopero.

L’Agenzia è rimasta ferma nel proporre la possibilità di precettare un certo numero docenti in caso di sciopero e la Gilda-Unams ha ribadito la propria netta contrarietà a questa ipotesi.

Riteniamo inaccettabile una proposta che preveda un ulteriore compressione del diritto di sciopero e che imponga il demansionamento dei docenti precettati, i quali, oltre a vedersi precludere la possibilità di scioperare, verrebbero assoggettati ad un ruolo di mera vigilanza nei confronti degli alunni.

Alcuni passi avanti sono stati fatti, invece, per quanto riguarda la richiesta avanzata dall’Aran circa la possibilità, per i dirigenti, di chiedere ai docenti di presentare una dichiarazione di adesione o meno allo sciopero. Dichiarazione che sarà facoltativa. E anche per quanto riguarda l´obbligo, per le istituzioni scolastiche, di informare i genitori sul peso delle organizzazioni sindacali che abbiano indetto lo sciopero. In questa materia l’Aran ha specificato che le informazioni da dare alle famiglie dovranno riguardare solo le astensioni proclamate nell´anno in corso e in quello precedente.

Lo rende noto la Gilda degli Insegnanti.

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Disabilità e sostegno, vittoria di Anief al Tar del Lazio

tar del lazio foto flickr

Dal TAR Lazio arriva una nuova sentenza che dà piena ragione ai legali Anief Walter Miceli, Ida Mendicino, Elena Boccanfuso e Maria Dolores Broccoli sul diritto degli alunni con disabilità grave all’attribuzione del corretto monte ore di sostegno. È illegittima, infatti, la condotta dell’Amministrazione “che riconosce un monte-ore settimanali di sostegno inferiore, rispetto a quelle individuate come necessarie”. Marcello Pacifico (Anief): “la nostra iniziativa che abbiamo denominato ‘Sostegno, non un’ora di meno!’ – e che portiamo avanti ormai da anni – è una battaglia di civiltà e mette a disposizione gratuitamente per le famiglie la competenza dei nostri legali per ottenere il giusto apporto di ore di sostegno prescritto dal PEI per ogni alunno disabile, nel pieno rispetto della normativa e della nostra carta costituzionale”. Sempre possibile contattare l’Anief all’indirizzo sostegno@anief.net per avere tutte le istruzioni e le informazioni utili.

Il TAR Lazio, infatti, con questa nuova sentenza di pieno accoglimento, dà ragione alla famiglia di un alunno con disabilità grave e condanna il Miur evidenziando come “in materia di assegnazione delle ore di sostegno all’alunno disabile, il provvedimento finale del dirigente scolastico con cui si stabilisce l’assegnazione delle ore di sostegno non può rendere prive di effetti concreti, sul piano del sostegno, le statuizioni operate dall’organo collegiale competente a stabilire la gravità dell’handicap e a predisporre il piano individuale di intervento a sostegno del minore in una situazione di handicap riconosciuto come grave. Inoltre, questo provvedimento non si può basare su un vincolo derivante dalla carenza di risorse economiche che non possono, in modo assoluto, condizionare il diritto al sostegno sino a esigere e sacrificare il diritto fondamentale allo studio e all’istruzione”.

“Ci preme ricordare non solo che l’alunno ha diritto al giusto monte ore di sostegno, ma al docente specializzato in base alle sue particolari esigenze – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – il Consiglio di Stato, infatti, con la sentenza n. 758/2018, ha chiarito che il dirigente scolastico deve attribuire a ciascun alunno disabile non solo un numero di ore di sostegno corrispondente a quanto proposto GLOH, ma soprattutto il tipo e, quindi, il docente di sostegno in base alla particolare disabilità accertata dagli organi competenti”. Anief ricorda che l’indirizzo sostegno@anief.net è sempre a disposizione di tutte le famiglie, dei docenti e dei dirigenti che necessitano del nostro intervento per ottenere per ogni alunno il giusto apporto di ore di sostegno prescritto dal PEI nel pieno rispetto della normativa e dei diritti degli alunni con disabilità.

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Ricostruzione di carriera: l’Anief vince in tribunale e ripristina il gradone “3-8 anni”

tribunale giustizia martelletto

L’Anief vince ancora presso il Tribunale del Lavoro di Parma e ottiene conferma che anche ai docenti immessi in ruolo dopo il 1° settembre 2011, ma con almeno un anno di precariato svolto entro il 2010/2011, va applicata la “clausola di salvaguardia” prevista dal CCNL 2011 che prevede il diritto al mantenimento del gradone stipendiale “3-8 anni”. Marcello Pacifico (Anief): “La contrattazione collettiva continua a discriminare i precari anche dopo l’immissione in ruolo. Porteremo noi la voce dei lavoratori ai tavoli delle trattative”.

La sentenza accoglie in toto il ricorso patrocinato dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Tiziana Sponga e Irene Lo Bue e riconosce il diritto di una docente, immessa in ruolo dopo il 2011, all’integrale e immediato riconoscimento di tutto il servizio svolto durante il precariato e all’applicazione, equiparando tutto il suo servizio a termine a quello svolto a tempo indeterminato, della contrattazione collettiva nazionale economica precedente, che riconosceva il diritto al gradone stipendiale 3-8, molto più favorevole rispetto a quello attuale e a corrispondere alla docente, a titolo di differenze retributive, la somma di oltre 6.000 Euro.

“Abbiamo nuovamente avuto ragione in tribunale contro un CCNL economico di comparto, siglato nel 2011 da buona parte degli altri sindacati che, ancora una volta, discrimina i precari e il periodo svolto durante il precariato – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – Ci impegneremo ai tavoli delle trattative perché anche questa stortura sia sanata e ribadiremo per l’ennesima volta al Miur che il lavoro svolto durante il precariato non può mai essere considerato come servizio di serie B”. Il Giudice del Lavoro di Parma, infatti, in pieno accoglimento delle tesi patrocinate dai nostri legali, ricorda al Ministero dell’Istruzione che “la disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato deve considerarsi legittima solamente qualora sia determinata, ai sensi della direttiva 1999/70/CE, da “ragioni oggettive” idonee a giustificare il diverso trattamento dei due tipi di rapporto” ed evidenzia come “nel caso di specie tali ragioni oggettive non sussistono, stante l’identità delle mansioni individuali e collegiali svolte, come ben evidenziato da parte ricorrente nell’atto introduttivo”. Miur nuovamente soccombente, dunque, e condannato a riconoscere alla docente “la clausola di salvaguardia prevista dal CCNL del 19 luglio 2011 in favore dei soli docenti assunti con contratto a tempo determinato in servizio al primo settembre 2010, con conseguente diritto della ricorrente a percepire il valore retributivo della fascia stipendiale “3-8 anni” fino al conseguimento della fascia retributiva 9-14 anni”.

L’Anief ricorda a tutti i lavoratori che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto all’integrale ricostruzione di carriera commisurata agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere immediatamente il corretto inquadramento stipendiale.

Per ulteriori informazioni e aderire al ricorso, clicca qui.

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Sesso all’asilo nido: maestra accusata di lasciare soli i bimbi per chiudersi in una stanza col compagno

auto carabinieri cronaca generica

Una triste storia che viene dalla provincia di Varese dove ancora una volta le telecamere installate dai carabinieri su disposizione del magistrato hanno permesso di documentare un caso di sospetto maltrattamento di bambini. Ma il racconto, in barba a ogni professionalità, stavolta si arricchisce di dettagli che potrebbero essere definiti piccanti in un contesto meno drammatico di questo.

Una maestra di asilo di Cocquio Trevisago avrebbe difatti consumato rapporti sessuali col suo compagno mentre avrebbe dovuto vegliare sui piccolissimi studenti. L’uomo entrava di nascosto nella struttura e si chiudeva a chiave in una stanza con l’insegnante: lì si sarebbero consumati i fugaci amplessi tra i due.

Tutto molto romantico, se non fosse altro che in quel lasso di tempo i bambini venivano abbandonati a sé stessi.

Si tratterebbe, secondo la ricostruzione degli investigatori, solo della punta dell’iceberg di una situazione grave in cui i minori sarebbero stati vittime di violenze verbali e a volte anche fisiche.

La donna è stata sospesa dalla professione, in attesa che la giustizia faccia il suo corso.

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Formazione professionale: giovani napoletani diventano tecnici dell’orlatura

L’antica arte dell’orlatura si tramandava un tempo da artigiano a apprendista. Il mercato del lavoro era – chiaramente – diverso rispetto ad oggi. Di quelle figure professionali tipiche del made in Italy però la domanda è ancora altissima, da parte delle più importanti maison di moda del territorio nazionale e non solo. E a trovarne è davvero difficile.

L’agenzia di consulenza e formazione Form Retail, in collaborazione con Synergie, sulla scorta di queste valutazioni ha promosso un corso, destinato ai giovani disoccupati sul territorio, atto a formarli come tecnici dell’orlatura.

Giovedì 12 dicembre a partire dalle 17.00 con la consegna degli attestati si conclude il percorso che ha coinvolto 15 ragazzi selezionati che hanno tutti terminato con successo la loro esperienza formativa. Previsti i saluti dell’Assessore regionale al Lavoro Sonia Palmeri. 

“Con la prima edizione di questo corso – spiega il CEO di Form Retail Tommaso Isernia – andiamo da un lato a colmare un vuoto creato dalla scomparsa delle vecchie botteghe artigiane intese come un tempo, dall’altro andiamo ancora una volta a centrare l’obiettivo di creare lavoro concreto e reale là dove realmente esiste una richiesta di manodopera qualificata. Queste opportunità si aprono solo quando la formazione è in grado di intercettare le istanze che arrivano dal mondo dell’impresa”. 

Il corso, patrocinato dall’associazione nazionale di categoria Assocalzaturifici, è finanziato da Forma.Temp (Fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori in somministrazione).

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#Quellochesaremo, al via la campagna digital del MIUR

quellochesaremo

Chi saranno i cittadini di domani? Dove si progetta l’Italia del 2050? I palazzi in cui si decide sono solo quelli del Governo e del Parlamento o sono anche i licei, gli istituti professionali, le scuole? È la nuova campagna digital del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dall’hashtag #Quellochesaremo. La campagna percorre i luoghi centrali in cui si forma il futuro della società.

A presentarla, ieri mattina al MIUR, il Ministro Lorenzo Fioramonti alla presenza della Vice Ministra Anna Ascani e della Sottosegretaria Lucia Azzolina.

Le classi in cui ogni giorno i nostri docenti insegnano con passione sono “l’aula più importante del Paese”, viene ricordato nel video della campagna. I team di ricercatori che in ogni ambito si distinguono a livello internazionale sono “la coalizione per il domani”. I “banchi in cui si decide il futuro” sono le scuole e le università. I giochi di “palazzo” su cui è focalizzato il lavoro del Ministero sono i momenti ludici e di crescita che i tanti bambini e ragazzi trascorrono tra gli edifici scolastici. 

La campagna è costruita sull’affinità semantica che lega alcuni termini delle istituzioni scolastiche e di quelle democratiche. Lanciata oggi sui canali social del Ministero con un video,  proseguirà con card social e con il coinvolgimento di influencer e della vasta community digitale del Ministero di Viale Trastevere.

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Scadenza 18app 2019

18app 2021

Entro quando i 2000 potranno spendere il loro bonus Cultura 18app da 500 euro?

Registrazione e scadenza

Bisogna ricordare che il tempo dei ragazzi per registrarsi a 18app era limitato a giugno 2019. Quindi il bonus accreditato riguarda i già registrati.

La scadenza

La scadenza è fissata invece per il 31 dicembre 2019. Entro quella data il bonus accreditato sui portafogli elettronici attraverso 18app va tassativamente usato, salvo perderlo.

Dove spendere il tuo bonus 18app online

Al nostro sito Mondo Docenti (per i libri) si aggiungono i siti del gruppo Matacena che sono già ottimizzati per l’acquisto con 18app (così come per Carta Docente). Non farti trovare impreparato e visita una delle piattaforme già predisposte e ottimizzate per l’utilizzo del voucher.