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Il CSPI a termine mandato invia una lettera al ministro Azzolina

Al termine del suo mandato quinquennale, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha inviato alla Ministra Lucia Azzolina una lettera nella quale, pur evidenziando le criticità che hanno caratterizzato questo particolare frangente, esprime l’augurio per una positiva ripresa delle lezioni in presenza e la volontà del Consiglio di suggerire soluzioni utili a costruire una scuola sempre migliore e capace di guardare al futuro delle giovani generazioni.

lucia azzolina foto facebook
Lucia Azzolina (foto: Facebook)

Questo il testo integrale:

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) nei cinque anni trascorsi dal suo insediamento ha sempre offerto, in adempimento al proprio mandato istituzionale, un contributo di merito sui provvedimenti ministeriali sottoposti alla propria valutazione e, con pareri autonomi, anche sulle diverse problematiche relative all’attualità scolastica (nell’allegato al presente documento è riportata una sintetica esposizione del lavoro svolto). Anche in questo frangente, determinato da una situazione emergenziale senza precedenti, desideriamo rivolgere a Lei e, per Suo tramite, a tutta la comunità scolastica alcune riflessioni sul presente e sul futuro della scuola. Riteniamo infatti che il massimo organo collegiale consultivo del sistema di istruzione non possa sottrarsi a questa responsabilità.

Nelle ultime settimane il tema della riapertura delle scuole, dopo l’interruzione delle attività didattiche in presenza per la scuola secondaria di secondo grado, è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e delle decisioni politiche, nella comune convinzione dell’importanza di garantire il diritto all’istruzione, che ha rivelato tutto il suo valore proprio nel momento in cui l’emergenza ha imposto l’interruzione delle attività didattiche in presenza fin dal primo lockdown. Nel momento di difficoltà che stiamo vivendo è risultato ancora più evidente che la scuola svolge una funzione essenziale per il Paese ed è emerso qual è il cuore dell’attività scolastica: la relazione educativa che si costruisce ogni giorno tra studenti e insegnanti.

In questi mesi il personale scolastico, come anche da Lei più volte sottolineato, si è prodigato, e continua a farlo, con il massimo impegno per superare le difficoltà e per continuare ad assolvere i propri compiti. La didattica a distanza è stata una soluzione di emergenza, che ha anche consentito di mettere in campo strumenti e proposte didattiche innovative con un coinvolgimento appassionato da parte di tanti docenti, capaci di affrontare insieme le difficoltà emerse quando si sono trovati catapultati dall’oggi al domani in un mondo totalmente online

Nonostante le risorse straordinarie destinate sia a mitigare la carenza di strumentazioni tecnologiche che a supportare la popolazione scolastica in condizioni sociali o personali più deprivate, sono ancora presenti molte e diffuse difficoltà tecniche, soprattutto di rete e di connessione che impediscono una piena e soddisfacente fruizione delle lezioni da remoto. Da quando le scuole superiori sono ritornate totalmente alla didattica a distanza si è palesata, in modo sempre più deciso, la volontà delle studentesse e degli studenti di tornare in classe, consapevoli che, senza lo scambio diretto e la relazione con i docenti e con i pari, mancano gli elementi fondamentali per lo sviluppo di un rapporto educativo e di un apprendimento efficace. 

Le difficoltà del momento hanno acuito e reso ancora più plateali le criticità e le carenze già presenti nel nostro sistema scolastico. Sono emersi i danni e le conseguenze di politiche scolastiche che hanno portato a interventi giustapposti, raramente inseriti in una visione chiara e progettuale, con investimenti poco coordinati e non all’altezza delle esigenze di uno sviluppo sistematico. A partire dalla mancanza di sicurezza delle strutture edilizie e dall’inadeguatezza delle soluzioni architettoniche, da organici di tutti i profili professionali inadeguati alle necessità formative degli studenti e alle esigenze organizzative delle scuole, dall’insufficiente supporto alla diffusione di una didattica innovativa e di qualità, dalla limitata formazione del personale, dalla carenza di strumentazione tecnologica. 

Il dibattito politico-istituzionale che si è sviluppato sulla riapertura delle scuole non ha tenuto debitamente conto che la scuola non è un mondo a sé e che il previsto coordinamento degli interventi non ha funzionato, a cominciare da quelli sanitari e dei trasporti. La conseguenza è stata la chiusura generalizzata a livello nazionale delle scuole secondarie di secondo grado e, in molti casi, per decisioni non sempre comprensibili delle Regioni e degli Enti Locali, anche delle scuole dell’infanzia, primaria e di primo grado. 

Anche a nostro parere la ripresa delle attività scolastiche in presenza deve essere una priorità assoluta evitando gli errori del passato e assicurando le massime condizioni di sicurezza a studenti e personale scolastico. Rimane indispensabile che trasporti, regole per il tracciamento, coordinamento degli interventi sui territori, orari delle città siano al servizio della riapertura delle scuole. Una riapertura che deve essere inserita in una programmazione condivisa nel rispetto delle specificità territoriali e dei singoli indirizzi scolastici che coinvolga la rappresentanza della comunità educante. 

A tal fine per la ripresa delle lezioni in presenza riteniamo necessario che si attivino da parte dei soggetti competenti le seguenti misure sanitarie e organizzative: 

 potenziamento del sistema dei controlli sanitari, dei dispositivi di sicurezza, del tracciamento dei contagi mediante l’utilizzo di tamponi rapidi e di una corsia  preferenziale per tutte le componenti scolastiche;

 priorità anche per il personale scolastico nella campagna vaccinale;

 potenziamento dei servizi e dei trasporti, coordinato a livello territoriale con l’orario di funzionamento delle scuole, nel rispetto delle decisioni delle autonomie scolastiche; 

 interventi di carattere amministrativo in grado di garantire l’applicazione degli aspetti ordinamentali e che pianifichino per tempo aspetti fondamentali dell’anno scolastico (“monte ore” obbligatori e requisiti per la validità dell’anno scolastico, esami di Stato, modalità e risorse per il “recupero“, …).

In conclusione, occorre che la crisi sanitaria che stiamo attraversando diventi l’occasione per attribuire effettivamente centralità e priorità alla scuola. Una solida cultura è un elemento insostituibile per il benessere e il futuro del Paese e per ristabilire gli equilibri sociali e di sviluppo economico. 

A questo fine sarà importante che le ingenti risorse del Next Generation EU siano investite in larga parte nel sistema scolastico con una visione strategica in grado di risolvere presenti e pregresse criticità, assicurando investimenti e standard di qualità di livello europeo in tutto il territorio nazionale: attuazione di una politica di diritto allo studio in grado di favorire l’inclusione scolastica; lotta alla dispersione; rivisitazione dei percorsi didattici per lo sviluppo di competenze finalizzate alla crescita individuale e sociale; diffusione della scuola dell’infanzia e del tempo pieno; riduzione del numero di alunni per classe; edilizia moderna e sicura (e accogliente); innalzamento dei livelli professionali e retributivi del personale; superamento definitivo del precariato e definizione di un sistema nazionale di reclutamento finalizzato al miglioramento del successo formativo degli studenti.

È questa un’opportunità che il nostro Paese non può perdere e su cui deve essere compiuto il massimo sforzo unitario per il quale il CSPI continua ad offrire il suo contributo costruttivo al fine di promuovere una consapevolezza sempre più diffusa del valore della scuola quale punto di forza che abbiamo tutti il dovere di preservare e valorizzare.

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Vaccino Covid obbligatorio ai docenti? Dibattito aperto

A pochi giorni dall’arrivo delle prime dosi, si accende il dibattito sulle modalità della campagna vaccinale. Il personale scolastico, in caso di obbligo, può rifiutarsi di sottoporsi a vaccinazione per prevenire il Covid19? Secondo  Pietro Ichino, giurista e docente ordinario di Diritto del Lavoro all’università di Milano, “se la vaccinazione è disponibile, l’amministrazione scolastica può esigere la vaccinazione come misura di sicurezza, nell’interesse dei colleghi insegnanti e degli studenti. L’insegnante che rifiuti di adempiere questa disposizione – ha detto ad Orizzonte Scuola – se impartita da chi ne ha il potere/dovere, può concordare la sospensione dall’insegnamento (senza stipendio) fino alla fine della pandemia; altrimenti può essere licenziato”.

Tra le categorie più a rischio Covid19 figura il personale della scuola, anche se il calendario prevede le dosi per docenti e ATA non prima della primavera. Ma già si discute circa la sua obbligatorietà e su ciò che può comportare un rifiuto da parte del personale scolastico: secondo la sottosegretaria del ministero della Salute Sandra Zampa dovrebbe prevalere il “buon senso” che porta all’obbligatorietà per gli insegnanti.

Anche la ministra dei Trasporti Paola De Micheli non esclude l’obbligatorietà del vaccino in futuro: “abbiamo il dovere di fare delle scelte collettive e le prenderemo alla luce di come andrà questa campagna di informazione. Alla fine non escludo la obbligatorietà”. Pure per il coordinatore del Cts Agostino Miozzo “un operatore sanitario deve vaccinarsi”, ma bisogna adare “anche oltre, penso a tutte le strutture pubbliche, alle scuole, a chi lavora a contatto con molte persone”. E pure il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni pensa “che ci sono alcune categorie sulle quali la discussione sull’obbligatorietà del vaccino anticovid non debba essere un tabù”, riferendosi in particolare al mondo della sanità, della scuola.

Il sindacato Anief ritiene che il vaccino non debba essere obbligatorio, sia per il personale dell’amministrazione pubblica sia per docenti e personale tutto della scuola: è un diritto, non un dovere assoluto. Deve essere un’opportunità cui volontariamente aderire, tenendo presente che tale categoria va considerata prioritaria insieme al personale sanitario dovrebbe essere inserito quello scolastico. E chi lo vuole fare non può certo attendere la fine dell’anno scolastico.

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Anche Conte lo ammette: in Italia gli stipendi dei docenti sono bassi

Nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affrontato anche i temi più ricorrenti siulla scuola e in particolare sugli stipendi degli insegnanti: “Il mio stipendio da professore universitario – ha ricordato Giuseppe Conte – era molto più modesto rispetto ad altri Paesi. Sugli stipendi siamo intervenuti con 400 milioni per il contatto del pubblico impiego e con 850 milioni all’anno nella legge di Bilancio come indennità a medici e infermieri da riconoscere già dal 1° gennaio 2021”.

Ha parlato anche di scuola e compensi dei docenti italiani il premier Giuseppe Conte nel concorso della conferenza stampa di fine anno organizzata oggi dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare: “Per gli insegnanti – ha detto il presidente del Consiglio – gli stipendi non sono elevati, dovremo fare qualcosa di più. Ma stiamo lavorando per migliorare la qualità dell’insegnamento: il Piano pluriennale con 25mila insegnanti di sostegno è qualificante, sarà a favore degli alunni con disabilità. È un grande segnale che diamo al comparto scuola che tradizionalmente su questo fronte non è negli standard più elevati del mondo occidentale”.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto: wikicommons)
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto: wikicommons)

IL COMMENTO DELL’ANIEF

Il sindacato Anief ritiene che i 100 euro lordi di aumento previsti, derivanti dai 400 milioni previsti dalla Legge di Bilancio approvata oggi, sommati a quelli del biennio precedente, sono da considerare solo come l’avvio di un lungo percorso. Servono infatti provvedimenti paralleli, ad iniziare dal riconoscimento del salario minimo e dell’intero periodo di precariato: la sentenza del 25 ottobre 2018 della Corte di Giustizia Europea sulla causa C-331/17 Sciotto ha tracciato un solco, che gli Stati membri devono necessariamente percorrere. Così da far cadere le annose discriminazioni tra personale di ruolo e precario. Per cancellare queste ed altre norme discriminanti, come l’introduzione nel 2011 delle nuove fasce di posizione stipendiale che hanno cancellato il primo scatto, l’Anief aveva predispost specifici emendamenti al Disegno di Legge di Bilancio 2021

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Meritocrazia Italia: riapertura scuole priorità solo se in sicurezza

“È vero che la seconda ondata dei contagi non ha causa prima e unica nella ripresa delle attività didattiche a inizio d’anno scolastico. La serietà e il senso di responsabilità di alunni e docenti non meritano contestazione e il livello di contagio è parso molto elevato anche con riferimento a categorie di lavoratori diversi da insegnanti e operatori scolastici.

Tuttavia, è vero anche che, all’epoca, la riapertura delle scuole non si è accompagnata alla predisposizione di adeguati livelli di sicurezza. Né risulta che a oggi siano stati operati gli interventi necessari a ridurre le probabilità di diffusione del virus“.

Lo afferma Meritocrazia Italia in una nota stampa.

aula generica esami maturità 2019

In aderenza a quanto già dettagliato con il comunicato dello scorso 12 ottobre 2020, Meritocrazia Italia torna a ribadire l’importanza di un adeguamento delle abitudini scolastiche e della dotazione infrastrutturale alle nuove esigenze sanitarie.

Nonostante le utilità della didattica a distanza in periodo emergenziale, infatti, è all’evidenza l’impatto negativo del distanziamento telematico sulla salute fisica e psichica dei giovani, rallentati nel percorso formativo (didattico e comportamentale). In disparte i negativi riflessi economici.

Meritocrazia Italia insiste perché ci si adoperi per favorire fin da subito la piena riapertura delle attività scolastiche in presenza solo se sono garantite condizioni logistiche necessarie per la sicurezza degli studenti e del personale docente, mediante, tra l’altro,

– test salivari per la immediata individuazione dei casi Covid;

– la riconversione degli spazi e la riorganizzazione degli orari di frequenza (per le scuole secondarie si potrebbero ipotizzare rientri pomeridiani periodici, nella misura del 25% della capienza della scuola, delle singole classi, in modo da consentire lo svolgimento di interrogazioni e verifiche in presenza);

– il rafforzamento del sistema di trasporto pubblico, anche mediante la conclusione di accordi integrati con le aziende di trasporto privato;

– un adeguamento della dotazione sanitaria di protezione personale (i.e., termoscanner, mascherine di ricambio, etc.) a beneficio di tutti gli istituti scolastici.

Meritocrazia Italia reputa altresì essenziale che i termini della riapertura siano calibrati su uno studio delle misure di sicurezza in essere e delle effettive risorse a disposizione con riferimento alle singole aree territoriali. Per questo serve un dialogo costante con le istituzioni locali.

“Non si può ritornare alla fase iniziale dell’anno scolastico, con la stessa apertura indiscriminata che ha contribuito certamente al rialzo significativo dell’indice di contagio. Ci vuole serietà organizzativa!

Soltanto in caso di assoluta impossibilità di garantire il regolare e sicuro svolgimento delle lezioni, sia valutata l’opportunità di protrarre la chiusura di Scuole superiori e Università. Le strutture inutilizzate potrebbero essere destinate a un allargamento degli spazi a disposizione delle Scuole primarie e dell’infanzia.

Ogni valutazione dovrà tener conto dell’esigenza di tutelare in via prioritaria gli alunni delle scuole primarie e delle scuole dell’infanzia, per i quali è prioritario il mantenimento di una modalità di didattica tradizionale, e del contatto personale con l’insegnante e con i compagni. Per loro, più che per gli studenti più grandi e indipendenti nell’uso dello strumento telematico, sono emersi i limiti intrinseci della didattica a distanza.

È il momento di operare quegli interventi attesi ormai da tanto volti all’effettivo recupero e potenziamento infrastrutturale e, nella prospettiva di meglio valorizzare per il futuro le potenzialità della riscoperta didattica telematica come strumento di supporto a quella tradizionale, al miglioramento del sistema di Rete e alla riduzione del digital divide“.

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Precari Covid e stipendi, il Ministero dell’Istruzione fissa una data: 15 gennaio

Dovrebbero arrivare entro il 15 gennaio i saldi degli stipendi dei c.d. precari Covid attualmente bloccati. Dopo il parziale sblocco dei ratei di settembre, ottobre e l’emissione speciale di Noipa del 15 dicembre, infatti, il Ministero dell’Istruzione informa che le risorse sui POS sono state ritirate per permettere a Banca d’Italia la chiusura dell’esercizio secondo quanto previsto dalla normativa vigente e che pertanto le spettanze saranno pagate con la prossima emissione straordinaria di Noipa prevista per metà gennaio.

Dopo un Natale davvero magro, il personale scolastico assunto con contratti Covid dovrà ancora attendere 15 giorni prima di vedersi riconosciuta la dovuta retribuzione dei mesi di novembre e dicembre.

ccnl comparto scuola soldi

“Il Ministero dell’Istruzione – afferma Anief, sindacato protagonista di questa battaglia – non può lasciare a bocca asciutta, senza nemmeno la percentuale di tredicesima dovuta, i tanti docenti e Ata che nel corrente anno scolastico hanno stipulato un contratto con la scuola di servizio, al fine di garantire il necessario supporto a seguito dell’emergenza sanitaria che ha investito il nostro paese”.

“Si tratta di una situazione intollerabile – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – perché si va a infierire sulle già precarie condizioni economiche dei docenti e Ata della scuola italiana. La stragrande maggioranza di loro, lontani dalle proprie residenze, ha molteplici spese da onorare. Il diritto allo stipendio non può essere elemosinato, anche stavolta: qualora il MI non dovesse mantenere l’impegno di pagare il personale Covid entro il 15 gennaio 2021, l’Anief non si limiterà a denunciare il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori. Il giovane sindacato ha predisposto un modello di diffida e messa in mora, da richiedere all’indirizzo email segreteria@anief.net, che il personale interessato potrà direttamente inviare al MI, alla Ragioneria territoriale di competenza e alla scuola di servizio”.

“Allo scadere del 15 gennaio 2021, data entro cui l’amministrazione dovrà liquidare le somme non corrisposte, invitiamo il personale interessato a inviare il modello di diffida e messa in mora predisposto”.

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TNBC, a Napoli scoperto un meccanismo molecolare che causa le metastasi polmonari

Il carcinoma mammario triplo negativo (TNBC) rappresenta il 20% dei tumori al seno ed è anche il sottotipo più aggressivo, a causa delle sue caratteristiche clinico-patologiche, tra cui la giovane età all’esordio e la maggiore propensione a sviluppare metastasi. Le pazienti con il triplo negativo metastatico hanno prognosi peggiore rispetto a quelli diagnosticati con altri sottotipi di cancro alla mammella metastatico: oggi non ci sono bersagli molecolari riconosciuti per la terapia.

Lo studio sviluppato nei laboratori del centro di ricerca di Napoli CEINGE-Biotecnologie avanzate in collaborazione con il Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche (Università di Napoli Federico II) e l’Unità di Patologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori IRCS Fondazione Pascale ha dimostrato che la proteina Prune-1 è iper-espressa in circa il 50% dei pazienti con carcinoma mammario triplo negativo ed è correlata alla progressione del tumore, alle metastasi a distanza (polmonari) ed anche alla presenza di macrofagi M2 (presenti nel microambiente tumorale del TNBC e correlati ad un rischio più elevato di sviluppare metastasi).

I ricercatori hanno anche identificato nel modello murino una piccola molecola non tossica, che è in grado di inibire la conversione dei macrofagi verso il fenotipo M2 e di ridurre il processo metastatico al polmone.

Un traguardo importante, raggiunto da un team guidato da Massimo Zollo, genetista, professore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Principal Investigator del CEINGE, del quale fanno parte, tra gli altri, due giovani ricercatrici della Federico II e del CEINGE Veronica Ferrucci e Fatemeh Asadzadeh (dottoranda SEMM).

La prima fase della ricerca ha riguardato lo studio di un modello murino geneticamente modificato di TNBC metastatico, caratterizzato dall’iper-espressione dei geni PRUNE1 e WNT1 nella ghiandola mammaria. «Il modello murino da noi studiato – spiega Veronica Ferrucci – genera non solo tumore primario di tipo triplo negativo, ma anche metastasi polmonari. Il modello murino ci ha consentito di identificare la presenza di macrofagi di tipo M2 sia nel microambiente del tumore primario che nel microambiente metastatico polmonare».

«Attraverso l’utilizzo di database di carcinoma mammario invasivo – aggiunge Fatemeh Asadzadeh –., abbiamo avuto la conferma che quando questi geni sono iper-espressi, si verificano prognosi peggiori. Il processo scoperto nel modello murino può essere lo stesso anche nella donna».

«Per noi un’ulteriore “prova” è stata l’aver riscontrato la presenza di alcune varianti genetiche identificate nel modello murino in campioni di carcinoma mammario TNBC umano presente in banche dati ma di funzione sconosciuta ora rese note grazie agli studi ottenuti nel modello murino», chiarisce Massimo Zollo.

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Precari Covid, l’ira di Pacifico: “Vi stanno danneggiando”

La burocrazia sta danneggiando i lavoratori Covid della scuola, docenti e Ata assunti annualmente in aggiunta all’organico tradizionale per fronteggiare l’emergenza pandemica e garantire il distanziamento sociale: lo ha denunciato ieri Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel corso di un’intervista radiofonica rilasciata ad Italia Stampa: “poiché il loro contratto prevede la scadenza in corrispondenza del termine delle lezioni, e non fino al 30 giugno o al 31 agosto del 2021, lo stipendio assegnato a questa fetta di personale precario non prevede l’assegnazione di un’importante indennità accessoria: si tratta di contributi aggiuntivi mensili, individuati con la ‘voce’ RPD per i docenti e CIA per il personale Ata, ovvero il Compenso individuale accessorio”, che vengono inopinatamente sottratti.

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Marcello Pacifico, leader di Anief

Il sindacato Anief si oppone alla sottrazione delle indennità accessorie negli stipendi dei docenti e Ata cosiddetti Covid. “È una retribuzione professionale aggiuntiva che Anief – spiega il suo presidente nazionale – fa assegnare da anni anche ai cosiddetti supplenti brevi: va conferita, non certo negata. Anche perché si tratta di una cifra non indifferente: a fine anno corrisponde a circa uno stipendio in più. È importante per chi è in organico Covid non perdere questi soldi”. “Ecco per quale motivo – continua il leader dell’organizzazione sindacala rappresentativa nel comparto Scuola – questo personale farebbe bene a rivolgersi a nostri legali Anief, perché possano chiedere quella parte stipendiale accessoria che gli è dovuta e spettante. È l’ennesima battaglia che il nostro sindacato porta avanti, perché a tutti in precari possano essere garantiti gli stessi diritti del personale di ruolo”.

Anief ricorda che il personale docenti aggiuntivo cosiddetto ‘Covid’ è stato finanziato in parte dal decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 e precedentemente dal decreto-legge n. 34 del 2020. L’inquadramento dei docenti-Covid è stato introdotto dalla lettera b) dell’articolo 231 bis del decreto-legge n. 34 del 2020, con la quale si dispone di “attivare ulteriori incarichi temporanei di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) a tempo determinato dalla data di inizio delle lezioni o dalla presa di servizio fino al termine delle lezioni, non disponibili per le assegnazioni e le utilizzazioni di durata temporanea. In caso di sospensione dell’attività in presenza, i relativi contratti di lavoro si intendono risolti per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo”. Una modalità di assunzione, che l’Anief ha definito da subito “usa e getta”: vinta questa battaglia, c’è ora da affrontare quella dei compensi ridotti in modo illegittimo.

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V-Day, l’appello di Triassi e Fabbrocini (Federico II): dare centralità ai Policlinici universitari

«Sarebbe un bel segnale se nel prossimo futuro si desse maggiore centralità ai policlinici universitari su un tema tanto importante quanto lo è quello della vaccinazione». Il commento sul V-Day in Campania arriva dal Policlinico Federico II di Napoli, con la voce del presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia Maria Triassi e del Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia, Gabriella Fabbrocini.

maria triassi foto fb
Maria Triassi (foto: FB)

Triassi elogia il successo del V-Day e rilancia sull’opportunità di non dimenticare l’importanza dei policlinici universitari, così come del resto non lo si è dimenticato nel resto d’Italia. «Le nostre Aziende – dice Triassi – hanno e devono continuare a veder riconosciuto un ruolo centrale, perché formano i professionisti del futuro». Coinvolgerli sul tema dei vaccini sarebbe stato molto importante anche per lanciare un segnale. «Ieri quest’occasione non è stata sfruttata – conclude Triassi – speriamo che non si perda anche nel prossimo futuro». L’invito ad una maggiore attenzione arriva poi da Gabriella Fabbrocini: «Peccato non essere stati coinvolti nel V-Day, avremmo potuto come Facoltà di Medicina dare il nostro contributo, dando un esempio importante ai tanti giovani medici e specializzandi che si formano nella nostra struttura e incentivando così la cultura della vaccinazione».

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Retribuzioni supplenti Covid: la FLC Cgil scrive al ministro Azzolina

“Benché una quota significativa di personale supplente aggiuntivo assunto per il contrasto agli effetti della pandemia sul diritto allo studio, soprattutto grazie ai nostri reiterati interventi presso gli uffici ministeriali, abbia ricevuto quanto spettante, ci viene segnalato che un numero significativo dei componenti di tale personale in vari territori non riceverà la giusta retribuzione dovendo attendere l’anno prossimo”.

Lo afferma FLC CGIL annunciando l’invio di una lettera alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina affinché si adoperi per “rimuovere le difficoltà amministrative che impediscono il pagamento dei supplenti“.

flc cgil logo

Il testo integrale è disponibile al link del’apposita pagina del sito FLC Cgil.

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Ritorno a scuola a gennaio: si va verso il 50 percento in presenza per licei e scuole superiori

Si va verso la riduzione della presenza in classe degli studenti delle superiori, quando il 7 gennaio riprenderanno le lezioni. La nuova percentuale, al 50%, è stata avallata dalla la Conferenza unificata Stato-Regioni ed enti locali. Il testo provvisorio prevede di mettere a punto un piano operativo per garantire le operazioni di tracciamento dei contagiati e per l’applicazione rapida, efficace e tempestiva dei protocolli sanitari nell’ambito scolastico, prevedendo, anche con l’ausilio delle autorità sanitarie militari, la presa in carico di eventuali persone sintomatiche.

L’ACCORDO

Il documento prodotto, come riportato dalla stampa specializzata, prevede anche la realizzazione di un sistema di comunicazione rapido ed efficace attraverso cui le scuole “sappiano con precisione quali studenti o unità di personale debbano essere posti in quarantena, per quanto tempo e con quali modalità di rientro a scuola”. Inoltre, la bozza prevede che una eventuale sospensione o limitazione delle attività didattiche in presenza dovrà essere prevista “come misura residuale e disposta unicamente sulla base di evidenze scientifiche”. Da parte sua il governo si impegna a incrementare – si legge ancora nel testo – “il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa per il riconoscimento del salario accessorio al personale Ata, al fine di garantire il proseguimento del funzionamento delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado anche nelle ore pomeridiane”.

aula generica esami maturità 2019

LA PREMESSA DEL MINISTERO

Già il Ministero, con la nota n.28290 del 22 dicembre, aveva reso noto che è emersa l’esigenza di modificare la disposizione indicata, nel senso di fissare come obbligatorio il raggiungimento del 50% dell’attività didattica in presenza, con l’obiettivo di assicurare il raggiungimento del 75%, in modo graduale, ove questo non sia da subito possibile. A tal fine, atteso che non verrà adottato nell’immediato un nuovo DPCM in materia, sarà richiesto che tale misura sia prevista tramite apposita ordinanza del Ministro della Salute. Il ministero dell’Istruzione aveva precisato: “Il rientro per le scuole di secondo grado avverrà partendo con il 50% di studenti in presenza per arrivare al 75%. Su questo punto sarà predisposta un’Ordinanza del Ministero della Salute”.

LA POSIZIONE DEL SINDACATO

Anief ritiene che si sta procedendo senza un progetto definito. Lo stesso DPCM del 3 dicembre, che prevedeva il 75% di studenti da collocare in classe il prossimo 7 gennaio, sembra ora vacillare. La retromarcia dello stesso Governo è probabilmente arrivata dopo che, sulla base dei resoconti dei governatori delle Regioni, si è reso conto che il virus è ancora vivo, non tutte le province sono in grado di garantire una maggiorazione adeguata di mezzi di trasporto e sono molti gli istituti scolastici a non detenere spazi e organici adeguati a garantire il rientro in sicurezza del 75% di allievi. Il rischio, in queste condizioni, è che la sicurezza non possa essere garantita.