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Contrattazione d’istituto, col bonus merito confluito nel MOF si possono pagare le ore svolte per attività di collaborazione col DS

ccnl comparto scuola soldi

L’approvazione dell’art. 1, comma 249 della Legge 160/2019, comporta che il fondo del merito, già confluito nel Miglioramento dell’Offerta Formativa, possa essere utilizzato per qualsiasi destinazione, ma non nega quindi quanto previsto dalla Legge 107/2015 per il compenso per ragioni organizzative a tutti i collaboratori del Ds. Anief invita pertanto tutti i dirigenti scolastici e le Rsu che vogliono pagare il lavoro svolto dai collaboratori individuati dal capo d’istituto ad utilizzare gli strumenti contrattuali idonei per valorizzare e non mortificare le professionalità richieste, funzionali allo sviluppo della scuola dell’autonomia 

Esiste una possibilità per remunerare i collaboratori del dirigente scolastico, anche oltre la seconda unità. Se è errato, infatti, pagare questi docenti con i fondi del Fondo d’Istituto, come riporta la rivista specializzata Orizzonte Scuola, a meno di un passaggio per gli organi collegiali con conseguente modifica appropriata del PTOF, giova ricordare che il FIS è confluito nel Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF), ai sensi dell’art. 40 del CCNL 2016/2018: ciò significa che non necessariamente tutte le spese sono pagate con le risorse provenienti dal FIS. Pertanto, nel caso segnalato della scuola di Catanzaro, è sufficiente che le parti abbiano concordato di utilizzare le risorse del bonus merito per la valorizzazione e che tra i criteri scelti dal comitato di valutazione risulti quando previsto dal comma 3, lettera c dell’articolo 11 del decreto legislativo 297 /94, come modificato dal comma 129 della legge 107/2015. 

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“MEDIA EDUCATION”, più competenze digitali per un uso positivo dei mezzi tecnologici

i relatori del convegno media education con lucia azzolina

Le competenze digitali e la necessità della loro diffusione in tutte le fasce di età, dai bambini, ai ragazzi, ai loro genitori. Il ruolo centrale della scuola nel processo educativo delle nuove generazioni. L’attenzione delle istituzioni e della politica alla Media Education. L’utilizzo della tecnologia nelle attività didattiche e nella formazione dei docenti. Le opportunità educative e lavorative connesse a un uso positivo degli strumenti tecnologici e dei nuovi media.

Sono alcuni degli argomenti affrontati nel corso del convegno “MEDIA EDUCATION: più consapevolezza, più opportunità, più futuro!”, tenutosi il 3 febbraio 2020 presso la Nuova Aula dei Gruppi della Camera dei Deputati. Un’attenzione particolare è stata dedicata al linguaggio dell’odio, contro il quale è sempre più necessario battersi per favorire la diffusione della cultura del rispetto, a partire dai più giovani.  

La giornata di approfondimento è stata fortemente voluta e promossa dalla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina

“La competenza digitale è una nuova forma di alfabetizzazione – ha sottolineato la Ministra, aprendo il convegno -. Anche per questa ragione ho voluto questo momento di confronto. E anche per questo stiamo scrivendo le Linee guida per l’Educazione civica con un chiaro riferimento alla Media Education, che riteniamo importante quanto l’Educazione ambientale. Come Ministero – ha aggiunto – stiamo lavorando anche per contrastare il linguaggio dell’odio. E per dare ancora più consapevolezza ai ragazzi di come si usano certi strumenti. Lo faremo nell’ambito delle attività già in essere, attraverso l’Educazione civica e stringendo nuove alleanze o rafforzando quelle già in campo con le realtà che stanno lavorando su questi temi. Dobbiamo formare cittadini consapevoli e coscienti. L’educazione digitale è educazione alla cittadinanza consapevole. Oggi più che mai”. 

Durante i lavori del convegno si sono susseguiti gli interventi di esperti del mondo della scuola e dell’università, dell’associazionismo e del settore privato. Tra i relatori il professor Marco Gui, Università di Milano Bicocca, la professoressa Gianna Cappello, Università di Palermo, il professor Pier Cesare Rivoltella, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Nunzia Ciardi, Direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni, Rosy Russo, Presidente dell’associazione ‘Parole Ostili’.

Nella sessione pomeridiana si sono alternati gli interventi di Maria Palermo, Direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del Ministero dell’Istruzione, di Salvatore Giuliano, Dirigente scolastico dell’Istituto ‘Majorana’ di Brindisi ed ex Sottosegretario all’Istruzione, di Angelo Mazzetti, Public Policy Manager Facebook e di Annalisa D’Errico, comunicatrice e autrice del libro ‘Figli virtuali’. L’evento è stato moderato da Daniele Grassucci, direttore del portale Skuola.net.

Hanno chiuso il convegno sei scuole che hanno portato il contributo delle loro esperienze di Media Education e uso positivo del digitale a scuola.

(fonte: Miur Ufficio Stampa)

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Cyberbullismo, l’appello viene da Sanremo: sul web niente leoni da tastiera ma solo fiori e #cuoriconnessi

Maratona a Sanremo giovedì 6 febbraio con due eventi per combattere il cyberbullismo insieme alla musica del Festival. I due appuntamenti si inseriscono nel progetto Rai “Tra Palco e città”, realizzato da Rai Pubblicità, con la collaborazione del Consorzio Gruppo Eventi, ideato e realizzato per portare il Festival di Sanremo fuori dal Teatro Ariston con eventi ed esperienze sul territorio.

UNIEURO sarà presente a entrambi gli appuntamenti per presentare in anteprima il libro #cuoriconnessi che sarà distribuito gratuitamente in  tutti i suoi punti vendita nel territorio italiano da venerdi 7 febbraio, in occasione della giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo.

La maratona inizia alle 9.00 al Casinò di Sanremo con il Convegno del Co.re.Com Liguria che si fa portavoce di un uso responsabile della Rete e vuole dedicare alla lotta contro il cyberbullismo il “I° Convegno Giovani Web e Musica”. Moderato dal giornalista e conduttore RAI Carlo Massarini,  parteciperanno cantanti che si sono distinti per la sensibilità nell’evidenziare la problematica, e le delegazioni scolastiche delle scuole medie-superiori ed inferiori che interagiranno con i relatori e gli artisti per individuare insieme, attraverso le proprie esperienze, un decalogo di comportamento per contrastare il bullismo.

Alle 11.00 ci si trasferisce all’Ivan Graziani Theatre, presso Casa Sanremo, per la conferenza stampa di presentazione del libro “#cuoriconnessi, storie di vita on-line e di cyberbullismo”, organizzata dalla Polizia di Stato e UNIEURO.

Il libro di Luca Pagliari raccoglie tante storie intense e figlie dei nostri tempi seppur diverse per dinamiche, culture e territori e sono unite da un comune denominatore: il rapporto con la tecnologia e la rete. Messaggi, immagini e video caricati in rete si diffondono in maniera incontrollata e restano presenti sul web per sempre, creando problematiche che in alcuni casi possono avere risvolti drammatici nella vita dei ragazzi.

Ospite dell’evento, Marco Sentieri, il cantante campano che porta al Festival un brano sul riscatto dal bullismo e la rivincita di Billy Blu, il protagonista della canzone insieme ad altri artisti sensibili al tema del cyberbullismo.

Durante la conferenza verrà omaggiata una copia del libro, disponibile dal 7 febbraio in tutti i punti vendita UNIEURO in occasione della giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo e distribuito nelle scuole secondarie di primo grado di tutta Italia (circa 7.500 istituti), e disponibile online sul sito cuoriconnessi.it e nelle app Kobo, Tolino e Kindle.

Un’altra iniziativa UNIEURO di quest’anno è la presenza sul territorio di un Community Point, in Piazza Borea d’Olmo, dove verrano realizzati dei contenuti social veicolati da TML, la prima community Instagram in Italia, non solo per intrattenere ma soprattutto per sensibilizzare il pubblico in rete: si affronterà infatti il tema del cyberbullismo, accogliendo ospiti e personaggi che supporteranno questa iniziativa.

Gli appuntamenti sono ad ingresso libero.

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Pensioni docenti, il sindacato che chiede di tornare ai parametri preesistenti alla riforma Fornero

marcello pacifico anief

“In Italia abbiamo il personale docente più vecchio al mondo, una riforma del sistema pensionistico che tenga conto di questo dato statistico incontrovertibile e provi ad avvicinare il nostro Paese alla media europea, per Anief, deve considerare alcuni punti fermi”. Lo afferma il giovane sindacato della scuola in una nota in cui chiede di tornare ai parametri preesistenti alla riforma Fornero per le pensioni docenti.

Le richieste del giovane sindacato

“Per agevolare l’accesso al trattamento pensionistico dei lavoratori più giovani occorre prevedere la piena valutazione, a livello contributivo, degli anni universitari, anche fuori corso, e degli eventuali master, corsi di perfezionamento e specializzazione post laurea. Va prevista anche la copertura contributiva dello Stato per tutto il servizio pre-ruolo prestato su posti vacanti e disponibili fino al termine delle lezioni o comunque per almeno 180 giorni di lezione nonché la ricongiunzione gratuita per i servizi prestati nella scuola paritaria e in tutti i passaggi di ruolo”.

Per il giovane sindacato rappresentativo “occorre poi consentire al personale scolastico l’accesso al trattamento pensionistico a 63 anni, con 37 di contributi, mantenendo il massimo degli indici e senza alcuna riduzione, come prima della riforma Fornero. In casi particolari, su base volontaria, ai docenti che non hanno maturato la contribuzione minima (20 anni) e dimostrato un buono stato di salute con apposita certificazione, è giusto garantire la permanenza in servizio – per attività come tutoraggio, formazione e progettazione – oltre i 67 anni e fino a 71 per maturare i 20 anni di contributi”.

Il commento di Marcello Pacifico

“Come Anief – sottolinea Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief – abbiamo di recente presentato un emendamento alla Legge di Bilancio 2020, sulla base dei risultati degli studi sullo stress da lavoro correlato e burnout’, in Italia condotti dal dott. Vittorio Lodolo D’Oria, chiedendo di allargare a tutto il personale docente l’attuale finestra di pensione anticipata. Non è tollerabile costringere i lavoratori ad accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni, con la prospettiva di innalzare ulteriormente questa soglia qualora si dovesse elevare l’aspettativa di vita, come previsto dalla Legge Fornero.

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Larino, il Tribunale del Lavoro riconosce la ricostruzione di carriera con contratti a termine ATA

tribunale giustizia martelletto

La nuova sentenza emanata dal Tribunale del Lavoro di Larino (CB) accoglie in toto le richieste patrocinate dagli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Raffaele Bucci e Tania Gentile con il pieno riconoscimento del diritto all’immediata e integrale ricostruzione di carriera computando tutto il servizio svolto con contratti a termine e con conseguente pagamento delle differenze retributive mai corrisposte. La lavoratrice, infatti, immessa in ruolo nel 2010, ma con ben 10 anni continuativi di contratti a termine alle spalle, ha rivendicato l’illegittimità della ricostruzione di carriera che le riconosceva immediatamente solo 4 anni per intero e il restante per 2/3. Il Giudice del Lavoro ha pienamente accolto il ricorso targato Anief rilevando come nel caso di specie le ragioni e le condizioni oggettive non sussistono, “sia perché in nessun modo evidenziate dal Miur, sia perché comunque la natura non di ruolo del rapporto di lavoro e la novità di ogni singolo contratto a termine rispetto al precedente non sono elementi idonei a legittimare la disparità di trattamento” e, di conseguenza, ritiene sussistano, invece, “tutti i presupposti individuati dalla giurisprudenza per configurare il potere-dovere del giudice di disapplicare la cit. normativa nazionale, in ragione del suo contrasto con la normativa europea, e ricostruire la carriera della ricorrente in modo analogo a quella del personale scolastico di ruolo” superando i limiti di cui all’art. 569 del D.Lgs. n. 297/1994.

“Il personale ATA – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è discriminato all’interno della contrattazione collettiva e nella normativa interna che regola la ricostruzione di carriera all’atto dell’immissione in ruolo, con in più l’aggravante di un termine più lungo per ottenere il cosiddetto ‘riallineamento della carriera’, che per il personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario è di 20 anni, ben 4 anni superiore rispetto a quello dei docenti laureati della scuola secondaria di secondo grado e, troppo spesso, non viene neanche effettuato immediatamente. Il nostro sindacato continuerà la sua battaglia al fianco di tutti i lavoratori della scuola fino a quando ogni discriminazione normativa e contrattuale non sarà superata nel pieno rispetto delle direttive eurounitarie”. Ancora una volta, dunque, l’Anief ottiene, con azioni legali mirate, il rispetto delle normative comunitarie e contribuisce a ristabilire la legalità e il rispetto del lavoro svolto dal personale ATA della scuola anche dopo l’avvenuta immissione in ruolo.

L’Anief ricorda a tutti i lavoratori che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto all’integrale ricostruzione di carriera commisurata agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere il corretto inquadramento stipendiale. Per ulteriori informazioni sul ricorso promosso dall’Anief per la ricostruzione di carriera, clicca qui

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Ricerca e sviluppo sostenibile, l’11 febbraio iniziativa a Roma con Manfredi e Landini

Martedì 11 febbraio 2020 presso la sala Santi della CGIL nazionale in Corso d’Italia, 25 dalle ore 9.30 alle 14.30 avrà luogo un’iniziativa nazionale sullo sviluppo sostenibile e il ruolo degli enti pubblici di ricerca con particolare riferimento all’Enea. Tra gli altri parteciperà il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi mentre l’intervento conclusivo è affidato al segretario generale della CGIL Maurizio Landini.

L’iniziativa nasce dalla necessità di una riflessione comune e di un confronto con le istituzioni parlamentari e di governo sullo sviluppo sostenibile e il Green Deal lanciato dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. In quella occasione è stata fatta una promessa di investimenti ingenti: mille miliardi di euro in dieci anni per favorire politiche di transizione verso un’Europa libera da CO2. Ovviamente si tratta innanzitutto e per lo più di politiche per la ricerca pubblica, che elabora progetti e inquadra la cornice scientifica dentro la quale inserire il processo di transizione. Ai decisori politici è invece consegnata una saggia implementazione degli investimenti. Ecco perché è opportuno interrogare e tenere unite le due istituzioni, quella scientifica e quella politica. Mai come questa volta, nel caso della transizione verde, una politica senza la scienza è assolutamente cieca, mentre una scienza senza la decisione politica che ne rispetti gli indirizzi è fragile.
Centrale in queste politiche è il ruolo dell’Enea nella sua qualità di Ente che da anni centra la sua missione sull’innovazione tecnologia applicata alle energie rinnovabili, sulla transizione energetica, sul cambiamento del modello di sviluppo.

Dopo la relazione iniziale di Carlo Buttarelli, responsabile FLC CGIL Enea, sono previsti gli interventi di Daniela Palma, economista e di Roberto Morabito, dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea, Arianna Petrosino, Rete della Conoscenza – Studenti per l’Ambiente.
A seguire una tavola rotonda coordinata dal giornalista de “la Repubblica” Antonio Cianciullo con Gaetano Manfredi, ministro Università e Ricerca; Roberto Morassut, sottosegretario Ministero Ambiente; Gian Paolo Manzella, sottosegretario Ministero Sviluppo Economico; Rossella Muroni, deputato LeU, commissione Ambiente; Gianni Girotto, M5S, presidente commissione Ambiente del Senato; Francesco Sinopoli, segretario generale FLC CGIL. Concluderà i lavori della giornata Maurizio Landini, segretario generale CGIL.

(fonte: FLC Cgil)

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Anief: “Chi sciopera ha le sue ragioni”, ma il sindacato non aderisce alle manifestazioni del 14 febbraio

marcello pacifico anief

“Hanno le loro ragioni, i promotori dello sciopero generale nella scuola proclamato per il prossimo venerdì 14 febbraio: la stabilizzazione di tutti i docenti precari con più di 36 mesi di servizio, infatti, assieme ad altri punti nevralgici – come la mancata equiparazione dei supplenti sul piano dei diritti contrattuali, il reclutamento da rivedere di sana pianta e l’emergenza stipendi – rappresenta un passaggio cruciale per dare finalmente una svolta a un sistema scolastico italiano sempre più in difficoltà”. Lo afferma Anief in una nota.

Anief, quindi, solidarizza pur non aderendo con i promotori della giornata di sciopero: ritiene infatti pertinenti le motivazioni che hanno portato alla mobilitazione, a partire dalla decisione di approvare un decreto scuola, con la Legge n. 159 del 20 dicembre scorso e la pubblicazione del testo nella Gazzetta Ufficiale, che solo sulla carta “promette 24 mila posti ai docenti precari con più di 36 mesi di servizio: di fatto – spiegano le organizzazioni – a causa dell’attuale, progressivo e sempre meno tollerabile rigonfiamento dell’organico di fatto, saranno necessari molti anni per immettere interamente i docenti precari in ruolo”.

“La verità – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che le politiche degli ultimi governi hanno lasciato sostanzialmente immutata, la questione del precariato scolastico italiano. Mai si era infatti arrivati a un numero così alto di supplenti, chiamati tutto l’anno a coprire ormai oltre 200 mila posti vacanti, che il Miur si ostina quasi sempre a nascondere nell’organico di fatto, proprio per evitare le stabilizzazioni e lucrare anche sulle supplenze estive. Trascinando i precari verso un’età media di assunzione a tempo indeterminato sempre più alta. Una politica che Anief ha ‘stanato’ da tempo, chiedendo al Parlamento di interromperla approvando precise richieste anche al recente di decreto Milleproroghe. E che continua a contrastare in tribunale, come in seno alla giustizia europea”.

“Ecco perché – dice il sindacalista – chiediamo a gran voce, oltre che dei bandi per un numero molto più alto di posti, anche l’estensione della partecipazione alla procedura riservata per tutti gli esclusi, rivendicando una prova unificata per i precari del sistema nazionale di istruzione, l’accesso libero al Pas senza pre-selezione, una valutazione maggiorata del servizio nella tabella dei titoli, il superamento con la sufficienza della prova pre-ordinata, la possibilità di scegliere una seconda lingua comunitaria oltre l’inglese. Le strategie di risparmio pubblico sulla pelle dei precari di Stato, stavolta ha escluso, producendo una vera discriminazione, supplenti della dall’infanzia e primaria, maestri con diploma magistrale e Insegnanti tecnico pratici già assunti in ruolo e licenziati in un secondo tempo, oltre che tantissimi docenti di religione. E con loro anche educatori, Dsga facenti funzione e decine di migliaia di Ata, che si vedono scavalcare dagli ex lavoratori socialmente utili”.

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Concorso docenti di religione, che fine ha fatto?

ora di religione scuola

Quando alcuni giorni fa al dicastero di Viale Trastevere è stato allestito il tavolo tecnico sui concorsi con i sindacati firmatari del contratto, che poi hanno interrotto tardivamente le trattative, i dirigenti del Ministero hanno illustrato le bozze del concorso straordinario della secondaria (solo procedura per il ruolo, mentre per quella finalizzata all’abilitazione i tempi potrebbero essere più lunghi), il concorso ordinario secondaria e il concorso ordinario infanzia e primaria. Invece, il concorso per insegnanti di religione cattolica non era nemmeno all’ordine del giorno. 

AZZOLINA L’AVEVA DETTO: NON SIAMO PRONTI

Eppure, la ministra Lucia Azzolina, subito dopo il suo insediamento, aveva fatto intendere che l’assunzione di questi docenti rimane uno degli obiettivi per il 2020: “C’è da predisporre anche il concorso per i docenti di religione”, aveva detto. Spiegando anche che le modalità devono ancora trovare la quadra. Il decreto scuola parla, del resto, di ‘previa intesa con il Presidente della Conferenza episcopale italiana’ e seppure la CEI abbia dato “la propria disponibilità a collaborare all’elaborazione del Bando di concorso in dialogo con il Ministero dell’Istruzione e con i Sindacati, a sostegno degli insegnanti di religione cattolica italiani e per il bene della comunità scolastica” è possibile che questo dialogo non sia stato ancora avviato. 

IL CONCORSO

Al concorso per meno di 6 mila posti di docenti di religione cattolica saranno destinati i posti per l’insegnamento della religione cattolica che si prevede siano vacanti e disponibili negli anni scolastici dal 2020/21 al 2022/23. Una quota non superiore al 50 per cento dei posti del concorso potrà essere riservata al personale docente di religione cattolica, in possesso del riconoscimento di idoneità rilasciato dall’ordinario diocesano, che abbia svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole del sistema nazionale di istruzione. Nel frattempo, continuano a essere effettuate le immissioni in ruolo mediante scorrimento delle graduatorie 2004: rimangono da assumere da quella procedura ancora più di 2 mila idonei per i quali per il sindacato è dovuta la retroazione giuridica del ruolo al 2008, anno del blocco delle assunzioni dallo scorrimento delle graduatorie concorsuali. 

LA POSIZIONE DEL SINDACATO

Secondo il sindacato Anief, sarebbe paradossale che le esigenze della scuola e dei suoi alunni debbano assoggettarsi ai tentennamenti e alle lungaggini dei rapporti dello Stato con la Conferenza episcopale italiana, la quale, tra l’altro, solo pochi giorni fa ha rotto un lungo silenzio sull’argomento, annunciando con una Nota ufficiale di volere dare “la propria disponibilità a collaborare all’elaborazione del Bando di concorso in dialogo con il Ministero dell’Istruzione e con i Sindacati, a sostegno degli insegnanti di religione cattolica italiani e per il bene della comunità scolastica”. 

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ribadisce che “prevedere solo un concorso ordinario per immettere in ruolo appena 2.000 precari su 10.000, pur in presenza di un altissimo numero di posti vacanti e disponibili, rimane una decisione incomprensibile. L’unica spiegazione rimane quella di dovere essere assoggettati alla Legge n. 186/2003 che fissa l’organico dei docenti di religione di ruolo al 70% rispetto al numero totale delle cattedre costituite. Ma siccome è una legge sbagliata, che determina precari a vita, che va contro tutte le indicazioni e direttive Ue in contrasto con l’abuso di precariato, a partire dalla 70 del 1999, a questo punto per noi è inevitabile il ricorso in tribunale: in questo modo – conclude il sindacalista – potremo permettere la partecipazione alla procedura riservata a tutti coloro che ne avevano e continuano ad avere pieno diritto. E non vogliono ancora una volta essere discriminati”. 

IL RICORSO

Attraverso gli emendamenti Anief al decreto salva precari, consegnati ai parlamentari delle Commissioni Cultura e Lavoro durante l’audizione prima tenuta alla Camera e poi ribadita al Senato, il giovane sindacato aveva espressamente chiesto di riservare “il 50%” dei posti vacanti, che oggi sono più di 10 mila, “a un concorso straordinario”. Tale richiesta è stata disattesa. Pertanto, ai docenti di religione in possesso di tre anni di servizio utili e che intendono ancora rivendicare l’indizione di un concorso riservato 2019, non rimane che pre-aderire al ricorso patrocinato da Anief: subito dopo la pubblicazione del bando, il sindacato fornirà indicazioni per completare l’effettiva adesione al ricorso (mandato al legale, rilevazione dati e invio di ulteriore documentazione) e per la presentazione della domanda di partecipazione al concorso, procedura indispensabile per la proposizione dell’azione legale nelle opportune sedi. 

(fonte: Anief)