Il TAR del Lazio ha dato piena ragione all’Anief sul diritto del personale ATA nella domanda di aggiornamento/inserimento delle graduatorie “24 mesi” a vedersi riconosciuto, per il servizio svolto nelle scuole paritarie, il medesimo punteggio attribuito al servizio svolto nelle scuole statali. Marcello Pacifico (Anief) dichiara: “Abbiamo nuovamente dimostrato in tribunale di saper correttamente interpretare la normativa e il Miur non ha più scuse. La pubblicazione dei nuovi bandi “24 mesi” con il permanere dell’illegittima discriminazione nei confronti di chi ha svolto servizio nelle paritarie sarà nuovamente impugnata da noi in tribunale con l’apposito ricorso che abbiamo promosso anche quest’anno”. Anief ricorda ai propri iscritti che l’adesione al ricorso scade il prossimo 15 aprile
Il TAR Lazio, infatti, dopo aver già concesso l’Ordinanza cautelare lo scorso anno che aveva permesso ai ricorrenti Anief di ottenere già l’intero punteggio per il servizio svolto nelle scuole paritarie, ha emanato nei giorni scorsi la relativa sentenza confermando in toto quanto sostenuto dall’Avv. Elena Boccanfuso e ribadendo come “In armonia col delineato sistema equiparativo il D.L. n. 255 del 3.7.2001, convertito con L. n. 333/2001, ha stabilito l’equiparazione nella valutazione del servizio prestato nelle scuole paritarie e nelle scuole statali nei termini e limiti temporali che seguono: “I servizi di insegnamento prestati dal 10 settembre 2000nelle scuole paritarie di cui alla legge 10 marzo 2000, n. 62, sono valutati nella stessa misura prevista per il servizio prestato nelle scuole statali”. I provvedimenti del Miur, dunque, nella parte in cui attribuiscono al servizio prestato presso scuole paritarie un punteggio pari alla metà di quello attribuito allo stesso servizio prestato, invece in scuole statali, sono stati dichiarati dal Tribunale Amministrativo del Lazio “illegittimi per violazione della l. n. 62 del 2000, della l. n. 107 del 2015, del d. m. n. 94 del 2016 e inosservanza dei principi di parità di trattamento e divieto di ingiusta discriminazione”.