Abbiamo ripetuto più volte in questi giorni che i docenti più ritardatari devono affrettarsi e spendere i residui dei 500 euro del Bonus CulturaCarta del Docente relativi all’anno scolastico 2017/18. Quelle del 2018/19, come già accadute in passato, verranno invece accreditate in portafoglio elettronico a settembre con i nuovi 500 euro erogati. Lo abbiamo scritto in questo articolo, quest’altro articolo e quest’altro articolo ancora.
Resta però da dire un’altra cosa altrettanto importante, e riguarda quanti docenti vanno in pensione a settembre 2019. Per loro, infatti, è fondamentale fare una precisazione.
Le regole attuative di Carta del Docente, introdotta con la Buona Scuola, prevedono infatti la “non fruibilità della stessa” al momento della cessazione del servizio. Ricordiamo che la Carta del Docente viene erogata ai docenti a tempo indeterminato. Chi, quindi, dopo un meritato e lungo servizio va in pensione non ha più diritto a Carta del Docente.
Cosa succede, quindi, per i docenti che vanno in pensione a settembre, ossia dopo lo stop programmato della piattaforma per convertire il bonus in buoni? Che alla riapertura il loro portafoglio non esisterà più.
Per questo, se il docente va in pensione a settembre 2019, è importante che spenda prima del 31 agosto 2019 non solo il residuo del bonus Cultura 2017/18, ma anche quello 2018/19, salvo perdere tutto.
Insomma, prima di ritirarvi a meritato riposo, svuotate il vostro portafoglio elettronico!
Agosto – i genitori lo sanno – è solo il preludio del prossimo anno scolastico 2019/20 e della classica processione per l’acquisto dei libri didattici per il prossimo anno.
Nell’era di internet, però, qualcosa sarà cambiato dai tempi in cui i nostri genitori si armavano di santa pazienza e – carrelli e liste alla mano – andavano nelle vie delle librerie delle città più grandi a contrattare la vendita dei libri ormai passati e l’acquisto dei nuovi, tra cedolini e trattative improvvisate, con le sue regole.
Quindi, perché non provare con l’acquisto tramite internet? Oggi vi suggeriamo qualche sito dove potete cercare i libri per i vostri ragazzi delle scuole elementari.
Acquisto libri scolastici 2019/20, ecco i siti consigliati
In primis, vi suggeriamo… Mondo Docenti! Eh si, i nostri lettori sanno che oltre alla parte legata alle notizie c’è una folta sezione Mondo Docenti Shop pensata per gli insegnanti, dove potete trovare libri scolastici per le elementari, per le scuole di primo grado e anche per i nidi. Sul nostro portale il meglio della didattica con alcuni degli editori più apprezzati dagli insegnanti, anche sulla base della nostra esperienza nel settore. In aggiunta – per gli insegnanti – la possibilità di acquistare con Carta Del Docente.
Oltre al nostro sito, vale la pena ricordare i siti dell’universo Promozioni Editoriali Matacena, tra i più famosi rivenditori di volumi scolastici del sud Italia. Pioniere della vendita digitale, l’imprenditore Corrado Matacena da anni affianca all’attività di propaganda scolastica quella di vendita online. Garanzia, quindi, di affidabilità. Su Oceanon e Matacenalibritroverete una folta selezione di libri scolastici per le scuole elementari; anche su questi portali è possibile acquistare con Carta del Docente e 18app.
Ultimo ma non ultimo, Libri Market. Il marketplace balzato agli onori della cronaca come progetto di avvicinamento tra lettore e commerciante ha una selezione online di libri didattici di tutto rispetto.
Bonus cultura: si possono comprare con 18app e Carta Del Docente i libri scolastici?
La risposta è si: i libri rientrano sempre nei possibili acquisti con bonus Cultura, anche quelli didattici.
Che tu sia un ragazzo con 18app che vuole usare il buono per i suoi libri delle superiori o una docente che vuole acquistare un libro per le elementari con Carta Del Docente per visionarlo o per scopi personali, non esiste alcun tipo di limitazione.
Un nuovo approccio verso l’inclusione e un passo avanti decisivo per allineare l’Italia, già all’avanguardia nei servizi per gli studenti con disabilità, alla nuova visione internazionale dell’integrazione.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il Decreto inclusione, che era stato esaminato in via preliminare lo scorso maggio. A partire dall’assegnazione delle ore di sostegno, che verrà decisa d’intesa con le famiglie, sussidi, strumenti, metodologie di studio non saranno più elaborati in modo “standard”, in base al tipo di disabilità, ma con un Piano didattico individualizzato che guarderà alle caratteristiche del singolo studente.
“Sono particolarmente orgoglioso del provvedimento approvato oggi in via definitiva – dichiara il Ministro Marco Bussetti -. Un obiettivo che ho fortemente voluto fin dall’inizio del mio mandato e che è stato raggiunto tramite il confronto costante con le Associazioni del settore e con l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica. Anche su questo tema così importante, possiamo presentare alle famiglie i risultati del nostro impegno concreto. Ogni studente deve essere protagonista del proprio percorso di crescita. I ragazzi che hanno bisogno di maggiore assistenza, da oggi potranno beneficiare di percorsi elaborati appositamente per loro, su base individuale. Uno strumento che potrà migliorare ulteriormente l’importantissimo lavoro svolto dai nostri docenti”.
L’intera comunità scolastica sarà coinvolta nei processi di inclusione. Viene rivista la composizione delle commissioni mediche per l’accertamento della condizione di disabilità ai fini dell’inclusione scolastica: saranno sempre presenti, oltre a un medico legale che presiede la Commissione, un medico specialista in pediatria o neuropsichiatria e un medico specializzato nella patologia dell’alunno. Anche i genitori e, dove possibile, se maggiorenni, gli stessi alunni con disabilità, potranno partecipare al processo di attribuzione delle misure di sostegno.
Nascono i Gruppi per l’Inclusione Territoriale (GIT), formati su base provinciale, ovvero nuclei di docenti esperti che supporteranno le scuole nella redazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI) e nell’uso dei sostegni previsti nel Piano per l’Inclusione. I GIT avranno anche il compito di verificare la congruità della richiesta complessiva dei posti di sostegno che il dirigente scolastico invierà all’Ufficio Scolastico Regionale.
A livello scolastico opererà il Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione, composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe, con la partecipazione dei genitori dell’alunno con disabilità, delle figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica che interagiscono con l’alunno stesso, nonché con il supporto dell’unità di valutazione multidisciplinare e con un rappresentante designato dall’Ente Locale. Il Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione avrà il compito di redigere il Piano Educativo Individualizzato, compresa la proposta di quantificazione di ore di sostegno.
Sono 71 le scuole vincitrici per un finanziamento complessivo di 4 milione 750 mila euro. Scuola attiva la cultura è un progetto coordinato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del MiBAC.
L’iniziativa nata nell’ambito del Piano Cultura Futuro Urbano presentato dal Ministro per i Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli lo scorso 7 maggio, ha finanziato progetti che mirano a diversificare e ampliare l’offerta culturale a favore delle comunità di riferimento, anche in collaborazione con istituzioni pubbliche, soggetti privati locali, società civile organizzata, artisti e creativi.
“Sono convinto che la Cultura sia un buon viatico per il rilancio e la riqualificazione delle periferie. Il Piano Cultura Futuro Urbano – afferma il Ministro per i Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli – è un progetto che ho fortemente voluto per promuovere servizi innovativi nei quartieri prioritari e complessi delle aree urbane del Paese con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dell’intera collettività. Un’offerta culturale diversificata che costituisce un ponte verso la crescita sociale e umana di aree ricche di energie vitali che in alcuni casi hanno solo bisogno di essere attivate”.
Hanno partecipato al bando 131 scuole su tutto il territorio nazionale così suddivise: 30 al Nord, 34 al Centro, 67 al Sud e Isole.
La commissione, designata dal Direttore Generale DGAAP, ha individuato i 71 progetti vincitori; 16 le scuole premiate nelle Regioni del Nord, 19 nelle Regioni del Sud e 36 nelle Regioni del Sud e delle Isole.
“Le scuole – afferma il Direttore Generale DGAAP Federica Galloni – hanno risposto con grande interesse e capacità di rete, i progetti premiati favoriranno le relazioni sociali e l’innovazione culturale per il benessere delle comunità contribuendo al tempo stesso ad attivare e rilanciare le microeconomie locali attraverso processi culturali condivisi”.
Vita e opere di 15 autori, nazionali e internazionali, condite da curiosità e aneddoti, ‘a portata’ di stories. Dal 5 agosto parte #AutoriVistaMare, l’iniziativa del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca pensata per valorizzare e promuovere la lettura, attraverso uno dei canali social preferiti dai più giovani.
“La pausa estiva è fondamentale per recuperare energie e ripartire con slancio all’inizio del nuovo anno scolastico. Ed è anche una bellissima occasione per dedicarsi alla lettura – sottolinea il Ministro Marco Bussetti -. L’iniziativa che lanciamo sui canali social del Ministero vuole essere un invito ad approfittare di queste settimane per leggere e riscoprire i grandi autori”.
Ogni giorno, da lunedì al sabato, alle ore 12.00, il Ministero pubblicherà una storia dedicata a un autore e a una sua celebre opera. Si tratterà di personaggi che hanno fatto la storia della letteratura contemporanea. Sul profilo Instagram del Miur Social, i ragazzi potranno, dunque, conoscere meglio gli autori del XX e XXI secolo, seguendo brevi racconti sulla loro vita e le loro opere tramite le stories prodotte dal MIUR con le quali gli utenti potranno interagire e sondare le proprie conoscenze partecipando a piccoli quiz.
“Non sono 5 mila le assunzioni di docenti in meno rispetto ai posti vacanti e disponibili, ma almeno dieci volte tanto: la riduzione imposta dal Mef nei giorni scorsi rispetto al contingente richiesto dal dicastero di Viale Trastevere, giustificata dalla riduzione di alunni registrata nell’ultimo biennio a causa della denatalità, è solo l’ultima sforbiciata sulle assunzioni che si dovrebbero realizzare”. Lo spiega Anief in un comunicato stampa.
Il calcolo è presto fatto: “I posti liberi censiti dopo la mobilità, infatti, sono più di 64.000 – scrive Orizzonte Scuola -, per cui nemmeno l’iniziale richiesta di 58.627 avrebbe coperto tutte le cattedre vacanti. In totale, mancano all’appello circa 12.000 posti, che andranno alle assegnazioni provvisorie/utilizzazioni e alle supplenze al 31 agosto”. A questi bisogna aggiungere quelli di quota 100 volutamente non conteggiati e quelli in deroga su sostegno ma che, per effettive esigenze, Anief stima in almeno la metà dei posti assegnati in supplenza in base ai dati statistici relativi all’aumento progressivo di iscrizioni di alunni con handicap certificato e alle richieste delle scuole.
“Sulle immissioni in ruolo della prossima estate c’è poco da ridere: la situazione è peggiore di quello che molti pensano. Perché ci sono altri 50 mila posti che andrebbero aggiunti a questa lista, senza trascurare gli ulteriori posti che si renderanno liberi per effetto del licenziamento dei docenti assunti in ruolo con riserva dalle GaE, dopo le sentenze dell’adunanza Plenaria, nonostante abbiano superato anche l’anno di prova”, spiegano da ANIEF.
IL COMMENTO DI MARCELLO PACIFICO
“L’assurdo di tutta questa situazione – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che dei 53 mila posti autorizzati per le immissioni in ruolo meno della metà verranno assegnati. Gli altri, andranno a rimpinguare il già altissimo numero di cattedre destinate alle supplenze annuali, che al termine di questa estate raggiungerà la quota record di 200 mila supplenze annuali. Perché le disposizioni che servono non si continuano a fare, ignorando anche la lettera di costituzione in mora per abuso di precariato, recapitata all’Italia solo qualche giorno fa dalla Commissione dell’Unione Europea”.
Utilizzare la mole non indifferente di fondi comunitari, i cosiddetti PON, per creare un programma di contrasto reale alla dispersione scolastica, ferma al 14,5% mentre la stessa UE ci chiede di portarla al 10% entro il prossimo anno: la richiesta è giunta in questi giorni dalla Corte dei Conti, attraverso la relazione su “La lotta alla dispersione scolastica: risorse e azioni intraprese per contrastare il fenomeno”. E la sottolineatura non è sfuggita alla rivista specializzata Orizzonte Scuola, che parla di invito, da parte della Corte, ad utilizzare al meglio i fondi UE.
Contro la dispersione scolastica un “rilevante
ausilio è giunto dai fondi comunitari”. Eppure i risultati non si vedono.
“Nel periodo di programmazione PON 2007-2013 – scrive la Corte dei Conti – il
totale complessivo delle risorse finanziarie utilizzate per la lotta alla
dispersione è stato pari a 309.690.333,10 euro. L’importo programmato per il
periodo 2014/2020 è di euro 345.945.951,00”. La Corte prospetta, quindi,
l’utilità di un piano nazionale programmatico e di un monitoraggio legato a un
costante aggiornamento dell’anagrafe degli studenti insieme a una funzionante
“rete” tra tutte le istituzioni pubbliche (in particolare quelle delle scuole)
con la possibile costituzione di un comitato di esperti con competenze elevate
nelle politiche e nei dispositivi di contrasto alla dispersione.
I NUMERI PARLANO CHIARO
In conclusione, secondo l’organo di rilievo costituzionale, le ingenti somme
che provengono dall’Unione Europea devono servire per combattere con maggiore
efficacia la dispersione scolastica: un fenomeno che in alcune province
dell’Italia del Sud, come confermano pure i più recenti
risultati Invalsi sulle competenze acquisite, continua a mantenere livelli
preoccupanti, addirittura superiori al 40%. Basta ricordare che la Sicilia
fa registrare il record di oltre il 35% dei giovani che non arriveranno a
conseguire la maturità. Pertanto, “vanno utilizzati meglio i fondi Ue”,
sintetizza il Sole
24 Ore.
IL PARERE DEL PRESIDENTE ANIEF
“Se si vuole davvero attuare un cambio di passo – spiega Marcello Pacifico,
presidente nazionale Anief – occorre il supporto anche di esperti esterni, di
psicologi, di assistenti sociali, di una rete territoriale pronta a subentrare
nei momenti più difficili. Altro che regionalizzazione. Inoltre, al livello
generale, quello che potrebbe incidere sicuramente in modo positivo per ridurre
la dispersione scolastica è anche la revisione dei percorsi formativi, con
l’anticipo almeno a 5 anni e l’obbligo portato dagli attuali 16 anni fino alla
maggiore età. Finché tutto questo non si farà – conclude Pacifico –
difficilmente il numero di alunni che lasciano la scuola prima del tempo potrà
ridursi in modo sensibile”.
Caro lettore docente, ti sei ricordato di spendere il tuo bonus Cultura Carta del Docente prima di partire per le vacanze?
Mica vorrai tornare a casa a settembre e ricevere la bruttissima notizia che i residui del bonus Carta Del Docente del 2017/18 a cui hai diritto sono persi per sempre?
Eh già. Il 31 agosto la piattaforma Carta del Docente andrà – come ogni anno – in ferie. A settembre, dopo il solito periodo di chiusura, riaprirà con i portafogli aggiornato con l’aggiunta del nuovo accredito di 500 euro.
In quella data, i residui relativi all’anno scolastico 2017/18 verranno persi definitivamente dall’insegnante che non ha ancora deciso di avvalersene, così come sancito dal regolamento attuativo della misura prevista nella Buona Scuola.
Non solo, ma l’iscrizione è necessaria per l’accredito anche della cifra dell’anno scolastico in corso.
Quindi, cari insegnanti, non dimenticate di spendere il bonus Cultura prima che sia troppo tardi!
È stata approvata in via definitiva dal Senato la proposta di legge che
reintroduce l’insegnamento dell’educazione civica, con 33 ore della disciplina
a settimana in tutte le classi a partire dalla primaria e voto in pagella. Il
fatto che la legge non stanzi nuove risorse per la formazione dei docenti è un
dato che pesa molto nel giudizio della norma approvata. Inoltre, rimane il
problema dell’inglobamento della disciplina all’interno di altre, quindi non si
svolgeranno di fatto delle ore in più. Anief, ricevuta in audizione a marzo alla
Camera, aveva segnalato quali erano i punti deboli e quelli da valorizzare, ma
non è stata ascoltata.
LA LEGGE
Tutti gli alunni da sei anni in poi dovranno studiare la Costituzione:
andando avanti nel tempo, si ritroveranno a trattare le istituzioni dello Stato
italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; la storia della
bandiera e dell’inno nazionale; l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile;
l’educazione alla cittadinanza digitale; gli elementi fondamentali di diritto,
con particolare riguardo al diritto del lavoro; l’educazione ambientale,
sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità,
delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; l’educazione
alla legalità e al contrasto delle mafie; l’educazione al rispetto e alla
valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; la
protezione civile.
A dire il vero, quella approvata è una reintroduzione. Perché l’educazione
civica era stata introdotta nelle scuole nel 1958 per volere di Aldo Moro,
e venne soppressa a partire dall’anno scolastico 1990/1991. Rispetto a quella
materia, però, poiché sono passati decenni, l’insegnamento conterrà nuovi
argomenti, legati anche all’attualità, come il bullismo, il cyber bullismo,
l’educazione alla legalità e stradale. L’ultima nome aveva presso quello di
cittadinanza e costituzione.
A parte i clamori per l’avvenuta approvazione, va ricordato che la legge
impone anche la formazione dei docenti incaricati dell’insegnamento della
disciplina: tuttavia, scrive Il
Sole 24 Ore, “per la loro formazione non vengono stanziati nuovi fondi ma
saranno utilizzati 4 milioni di euro del fondo previsto dal Piano nazionale di
formazione e per la realizzazione delle attività formative introdotto nel 2015
con la legge n. 107”.
I LIMITI DELLA LEGGE E LE PROPOSTE DI ANIEF
Per Anief il provvedimento introdotto rappresenta solo un minimo segno di
apertura del Governo verso il problema. Ma deve essere fatto molto di più:
tutti i limiti del disegno di legge n. 1264, da poche ore approvato in via
definitiva, sono stati già esplicitati da Anief nel corso di un’audizione
presso la Commissione Cultura della Camera lo
scorso 12 marzo. In quell’occasione, il sindacato chiese l’istituzione della
disciplina come materia autonoma, quindi aggiuntiva alle attuali, con un minimo
annuale di non meno di 33 ore per la scuola primaria e 66 ore per la
secondaria.
Per la scuola primaria e secondaria di primo grado, la disciplina si sarebbe
dovuta impartire dai docenti dell’area storico-geografica, che per la scuola
secondaria di secondo grado avrebbero dovuto possedere una preparazione
specifica dei docenti di insegnamento giuridico-economico; Anief avrebbe voluto
estendere l’oggetto degli studi alle istituzioni europee: a livello europeo, ha
ricordato il sindacato, esiste una Raccomandazione del Parlamento europeo e del
Consiglio del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE), relativa alle competenze chiave
per l’apprendimento permanente, delinea 8 competenze chiave, tra cui le
Competenze sociali e civiche.
Sempre il 12 marzo, il presidente nazionale Anief aveva ricordato che “non si possono formare cittadini consapevoli e responsabili se non in una prospettiva più ampia che vada oltre i confini nazionali e conduca verso una coscienza eurounitaria”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, afferma che “ancora una volta si vuole fare una riforma a costo zero, con la sottrazione di altre ore d’insegnamento per fare spazio all’educazione civica senza darle la dignità di materia con un coordinatore non definito che la dice lunga su quanto si tenga alla qualità dell’insegnamento. Per non parlare dell’improvvisazione con la quale i colleghi dei docenti si ritroveranno ad inizio settembre a dovere decidere a chi affidare le 33 ore di lezione annue, magari a personale presente nell’organico dell’autonomia che non ha alcuna cognizione di quello che dovrà insegnare. Ma chi deciderà chi insegna è il vero dilemma”.
Da qualche ora è trapelato un taglio in Bilancio dei fondi destinati a finanziare la Carta Del Docente. Emergono ora ulteriori dettagli sul taglio, stimato in 8 milioni di euro, del bonus Cultura previsto dalla Buona Scuola di renziana memoria e a cui hanno diritto i docenti con posto fisso.
I tagli – sino ad oggi negati dalla maggioranza di Governo – rientrerebbero nel complesso negoziato che si è svolto nelle scorse settimane tra il governo italiano e la Commissione Europea sul rispetto della regola deldebito pubblico del Patto di stabilità e crescita: si tratterebbe, in particolare, di una risposta complessiva, che riguarda anche altri comparti pubblici, tesa a non attivare la procedura di infrazione per mancata osservanza della regola del debito pubblico del 2018.
dal sito web Tecnica Della Scuola
La Carta Del Docente sparirà?
Detto che il provvedimento deve ancora passare per l’approvazione della Camera, il rischio che la Carta Del Docente venga rimossa è lontano dall’essere preso in considerazione.
Il Miur dovrà mettersi a fare i conti: carta e penna (e calcolatrice) alla mano, tra prepensionamenti e altro, il bonus potrebbe restare inalterato. Nella peggiore delle ipotesi resta stabile una proposta di cui si è parlato già un po’ di tempo fa: parliamo della riduzione del bonus Cultura Carta del Docente a 400 euro, così come si vociferava lo scorso ottobre.
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