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Regionalizzazione, a Palazzo Chigi c’è un documento che si oppone al progetto della Lega

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto: wikicommons)

Diventa pubblico il documento tecnico con cui il Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel rivolgersi al Capo del Governo, assume una forte posizione contraria rispetto al progetto leghista, che attraverso l’approvazione di una serie di elementi incostituzionali porterebbe all’affossamento delle regioni del Sud. Gli esperti di legislazione, inoltre, avvertono: bisogna “garantire il ruolo del Parlamento”.

Sul progetto di regionalizzazione della scuola, della sanità e di una serie di servizi pubblici, le ragioni della Lega si stanno sciogliendo come neve al sole: dopo quelle spiegate qualche giorno fa dall’on. Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura della Camera, il quale oggi, in un’intervista ad Orizzonte Scuola, ha detto che “l’autonomia si può realizzare in tanti modi”, ma di sicuro “il M5S non permetterà un progetto che aumenti le disuguaglianze sociali e territoriali”, ad esprimere forti dubbi sul testo fermo in Consiglio dei Ministri è ora anche il “Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri”, che ha fornito una lucida sintesi sui principali elementi di criticità, anche sotto il profilo della legittimità costituzionale. 

Con un documento indirizzato al premier Giuseppe Conte, reso pubblico in queste ore, gli esperti di leggi dello Stato hanno palesato il fondato rischio, in fase di approvazione dell’importante provvedimento di legge, di aggiramento del dibattito parlamentare da parte del Governo: per il Dipartimento, non basta l’accordo tra Stato e Regioni per dar via all’applicazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Gli schemi di intesa sulle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia nelle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno necessità di un passaggio legislativo. 

“Nel delineare il relativo procedimento in sede di prima applicazione – si legge nel documento indirizzato al premier -, appare necessario garantire il ruolo del Parlamento, assicurando nelle diverse fasi procedurali un adeguato coinvolgimento dell’organo parlamentare, la cui funzione legislativa risulterebbe direttamente incisa dalle scelte operate nell’ambito delle intese”. Il pericolo è quindi che Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, promotrici del progetto, possano riuscire ad ottenere più finanziamenti a discapito delle altre regioni con già meno servizi e risorse. 

Il Dipartimento del CdM ricorda che la “modalità di determinazione delle risorse prevede, infatti, che la spesa destinata alla Regione per l’esercizio delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia non possa essere inferiore al valore medio nazionale pro-capite della spesa statale per l’esercizio delle stesse”. Poi esemplifica: “se una Regione virtuosa ha una spesa storica nella materia trasferita pari al 70 per cento di quella media nazionale, e se si ipotizza che la relativa popolazione è pari al 10 per cento di quella nazionale, l’attribuzione di risorse non secondo il criterio storico, ma in base alla media nazionale, farebbe salire quest’ultima del 3 per cento (perché si perderebbe un risparmio del 30 per cento riferito al 3 per cento della popolazione)”. La conclusione è che “risulta dunque agevole comprendere come un tal modo di procedere implicherebbe un ingiustificato spostamento di risorse verso le regioni ad autonomia differenziata, con conseguente deprivazione delle altre (doverosamente postulandosi l’invarianza di spesa complessiva)”. 

Le ragioni del “Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri” sono in linea con quelle espresse dall’Anief. Secondo il giovane sindacato, infatti, il vero punto dolente non è il principio dell’autonomia differenziata che è affermato a chiare lettere in Costituzione e che ha una sua logica e un suo perché di esistere nel disegno costituzionale, ma la capacità dell’attuale (e non solo) classe politica di attuarlo senza creare gravi ferite a uno Stato di diritto già abbastanza fragile quale quello italiano. Basti pensare alle critiche fortissime all’attuale assetto del titolo V, parte II della Costituzione, come delineato dalla legge cost. n.3/2001, ritenuto da più parti imperfetto e da modificare. 

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Giustizia, Anief vince a Palermo: ribadito il diritto all’integrale e immediato riconoscimento del servizio preruolo nella ricostruzione di carriera

tribunale giustizia martelletto

Dalla Corte d’Appello di Palermo arriva una nuova vittoria per l’Anief: accolte le richieste patrocinate dagli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli riguardo l’immediato riconoscimento per intero del servizio svolto con contratti a termine ai fini della ricostruzione di carriera. Ancora possibile aderire ai ricorsi mirati per la tutela dei lavoratori della scuola promossi dall’Anief per rivendicare il riconoscimento immediato e integrale del servizio preruolo nella ricostruzione di carriera e il conseguente adeguamento dello stipendio in base all’effettiva anzianità di servizio.

Sono ben sette le cause decise dalla Corte d’Appello di Palermo in favore di altrettanti lavoratori della scuola che hanno ottenuto la valutazione integrale e immediata dell’effettivo servizio preruolo ai fini della progressione di carriera e il pagamento delle relative differenze retributive spettanti. La nuova vittoria ottenuta dal giovane sindacato, da sempre in prima linea per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori della scuola, ancora una volta, condanna il Miur per l’evidente penalizzazione cui sono sottoposti i lavoratori precari anche dopo l’avvenuta immissione in ruolo a causa della mancata valutazione integrale del servizio preruolo nella ricostruzione di carriera e il mancato riconoscimento del diritto a percepire la retribuzione calcolata in base agli effettivi anni di servizio svolti con contratti a termine. Accertata, dunque, la fondatezza delle richieste dei legali Anief che con estrema perizia hanno evidenziato in udienza l’illegittimità del mancato computo integrale e per intero del servizio non di ruolo nella ricostruzione di carriera.

“Ci batteremo come sempre in tutte le sedi opportune per vedere finalmente superate, nella contrattazione e nella normativa di settore, tutte le discriminazioni perpetrate a discapito dei lavoratori precari, anche dopo la loro immissione in ruolo”, commenta il presidente Anief, Marcello Pacifico. Ancora possibile aderire ai ricorsi mirati per la tutela dei lavoratori della scuola promossi dall’Anief per rivendicare il riconoscimento immediato e integrale del servizio preruolo nella ricostruzione di carriera e il conseguente adeguamento dello stipendio in base all’effettiva anzianità di servizio.

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Caso Università Catania, il Miur si costituirà parte civile

sede Miur Trastevere Roma

“Appena appresa dagli organi di stampa la notizia delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Catania e delle misure cautelari personali applicate su disposizione dell’Autorità giudiziaria, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha immediatamente avviato una verifica sull’eventuale presenza all’interno delle commissioni di abilitazione scientifica nazionale – o in qualsiasi altro tipo di collaborazione istituzionale con il MIUR – di docenti universitari coinvolti nel procedimento penale”.

“All’esito degli accertamenti saranno adottati i necessari provvedimenti di sospensione di tali collaborazioni con il personale docente coinvolto nell’inchiesta. Il MIUR provvederà inoltre a richiedere all’Autorità giudiziaria catanese copia degli atti al momento ostensibili dell’indagine, al fine di costituirsi parte civile nel futuro giudizio penale”.

Lo rende noto il Miur in una nota stampa.

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Carta del Docente, scadenza del 31 agosto 2019

carta docente chi ne ha diritto

Si ricorda che il bonus docenti deve essere validato entro il 31 agosto 2019.

Cosa è possibile acquistare con la Carta Docente?

  • Libri e testi: pubblicazioni, i volumi e le riviste utili all’aggiornamento professionale del docente. Non esiste alcun obbligo di disciplina per il docente che intenda acquistare libri: non devono obbligatoriamente essere inerenti alla sua materia d’insegnamento. Si può acquistare anche online: in tal caso è preferibile scegliere siti che siano già progettati per l’acquisto online con Carta Docente.
  • Corsi di formazione: la Carta Docente può essere utilizzata per acquistare la partecipazione a corsi di formazione, workshop e seminari. In questo caso però i corsi devono essere di aggiornamento professionale e devono essere erogati da enti e/o simili che siano convenzionati col Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Vale anche per i corsi in FAD e/o più genericamente online.
  • Studio: la Carta Docente può in parte coprire le spese per i corsi di laurea (anche magistrale, specialistica e a ciclo unico) e master o corsi post laurea che siano in linea con il profilo professionale del richiedente.
  • Cinema, teatro e cultura: anche i titoli d’ingresso per le rappresentazioni teatrali e cinematografiche sono coperte dalla Carta Docente. Lo stesso vale per l’accesso ai musei, mostre, eventi culturali e rappresentazioni dal vivo.
  • Buona Scuola: le iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione inerenti alla legge cosiddetta Buona Scuola sono coperte dal bonus in oggetto.
  • Hardware e software: rientrano nell’hardware acquistabile con Carta Docente dispositivo come laptop, pc, tablet mentre invece sono esclusi gli smartphone. Esclusi dalla carta docente per lo stesso motivo toner per la stampante, videocamere, stampanti, dispositivi di memoria USB (chiavette USB o pennette USB). Per il software, invece, è acquistabile tramite Carta Docente il programma che è mirato all’esigenza specifica dell’insegnante. Rientrano quindi nei possibili acquisti con bonus i programmi di office automation (come la suite Office), le enciclopedie digitali e affini, programmi relativi alla modellazione matematica o al disegno tecnico.

Nel dubbio, alcuni siti come Matacena Giochi hanno già sezioni apposite che contengono esclusivamente i prodotti hardware e software acquistabili con Carta Docenti.

Come sempre, vi suggeriamo di spendere il bonus accumulato online su siti che siano già ottimizzati per l’acquisto con Carta Docente. Tra questi vi segnaliamo:

  • Oceanon.
  • Matacena Libri, specializzato in vendita di libri didattici e di narrativa.
  • Matacena Giochi, che ha una sezione apposita di hardware e software già scelti per l’acquisto con Carta Docente.

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Lazio, il calendario scolastico 2019/20

la sede della regione lazio

206 giorni di lezione, a partire da lunedì 16 settembre 2019 fino all’8 giugno 2020: sono i numeri del calendario scolastico 2019 – 2020 delle scuole primarie, secondarie di primo e secondarie di secondo grado del Lazio. Tutte le scuole di ogni ordine e grado, nella propria autonomia ed esigenze specifiche derivanti dal piano dell’offerta formativa, potranno anticipare l’apertura rispetto al 16 settembre. 

Solo gli istituti secondari di II grado, potranno invece posticipare la data della fine delle lezioni per permettere le attività di stage/alternanza scuola-lavoro e per gli interventi didattici successivi allo scrutinio finale per gli studenti con giudizio sospeso.

Le vacanze di Natale dureranno 15 giorni, dal 23 dicembre al 6 gennaio, mentre quelle di Pasqua inizieranno il 9 aprile e si concluderanno il 14. Ulteriori quattro giorni di chiusura sono previsti in occasione delle festività nazionali del 1°novembre, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno. Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, queste potranno anticipare la data di apertura mentre la chiusura è fissata al 30 giugno. Le scuole dovranno presentare alla Regione Lazio le eventuali variazioni al calendario entro metà luglio 2019 e poi pubblicare le date di inizio e fine lezioni sul sito istituzionale scolastico per contribuire a una migliore organizzazione per le famiglie, per i docenti e gli stessi alunni.  

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Concorso DSGA, il leader di Anief a Italia Stampa: “Le preselettive non funzionano”

marcello pacifico anief

Anief ha deciso di tutelare i partecipanti alla preselettiva del Concorso Dsga che non sono stati ammessi agli scritti e rilancia i tre ricorsi al Tar del Lazio per permettere a loro di accedere alle prove successive. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ai microfoni di Italia Stampa, ha sottolineato come sia necessario dare agli esclusi la possibilità di affrontare le altre prove, a maggior ragione se hanno anche avuto esperienza come facente funzione. Per informazione sui ricorsi, clicca qui

Il presidente Anief, Marcello Pacifico, intervistato da Italia Stampa, ha parlato della questione del Concorso Dsga, affermando che “i risultati hanno dimostrato ancora una volta che le preselettive non funzionano così bene. In molti casi mettono da parte i candidati che svolgono già questo lavoro, come facente funzione. Non si capisce la loro esclusione, sorprende visto che magari per tanti anni hanno ricoperto questo ruolo. Con le preselettive non si misura il merito. Come Anief, riteniamo che chi abbia preso la sufficienza, svolto per almeno 36 mesi il ruolo di Dsga o si sia piazzato fra tre volte e quattro volte il numero dei posti banditi debba accedere gli scritti, perché il suo merito venga valutato. In tanti si stanno rivolgendo ai legali dell’Anief; sarà una settimana decisiva e poi presenteremo i ricorsi al Tar del Lazio”.

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Campania, ecco il calendario scolastico 2019/20

assessore lucia fortini

Approvato il calendario scolastico della Campania per il 2019/2020.

Le lezioni, ricorda la Giunta attraverso l’assessore Lucia Fortini, per tutti gli ordini e i gradi d’istruzione e per i percorsi formativi, avranno inizio mercoledì 11 settembre 2019 e termineranno sabato 6 giugno 2020, per un totale previsto di 204 giorni di lezione (203 giorni di lezione nel caso in cui la festività del Santo Patrono ricada in periodo di attività didattica). Nelle scuole dell’infanzia le attività educative termineranno martedì 30 giugno 2020.

Con la delibera si prende atto delle seguenti sospensioni per le festività nazionali fissate dalla normativa statale:

  • tutte le domeniche;
  • il 1° novembre, festa di tutti i Santi;
  • l’8 dicembre, Immacolata Concezione;
  • il 25 dicembre, Natale;
  • il 26 dicembre, Santo Stefano;
  • il 1° gennaio, Capodanno;
  • il 6 gennaio, Epifania;
  • il lunedì dopo Pasqua;
  • il 25 aprile, anniversario della Liberazione;
  • il 1° maggio, festa del Lavoro;
  • il 2 giugno, festa nazionale della Repubblica;
  • la festa del Santo Patrono (se ricade in periodo di attività didattica).

Vengono previste inoltre sospensioni delle attività didattiche nei giorni: 

  • 2 novembre 2019, commemorazione dei defunti; 
  • dal 21 al 31 dicembre 2019 e dal 2 al 5 gennaio 2020, vacanze natalizie; 
  • 24 e 25 febbraio 2020, lunedì e martedì di Carnevale; 
  • dal 9 aprile al 14 aprile 2020, vacanze pasquali; 
  • 2 maggio 2020, ponte del 1° maggio; 
  • 1° giugno 2020, ponte della festa della Repubblica.

Sono confermate le celebrazioni nei giorni:

  • 27 gennaio, “giorno della memoria” in ricordo della Shoah
  • 10 febbraio,  “giorno del ricordo”, in commemorazione delle vittime dei massacri delle foibe;
  • 19 marzo, “festa della legalità” istituita dalla Regione Campania nel 2012 in ricordo dell’uccisione di don Peppino Diana.

Le singole Istituzioni Scolastiche potranno deliberare di anticipare (per un massimo di giorni 3) la data di inizio delle lezioni,  per motivate esigenze (vocazione turistica del territorio) e previo accordo con gli enti territoriali competenti. Le giornate di lezione derivanti da tali anticipi potranno essere recuperate nel corso dell’anno scolastico di riferimento. Inoltre, nel rispetto del monte ore annuale previsto per le singole discipline e attività obbligatorie, potranno disporre gli opportuni adattamenti del calendario scolastico d’istituto per esigenze derivanti dal Piano dell’Offerta Formativa e per esigenze connesse a specificità dell’istituzione scolastica.

“Quest’anno – spiega l’assessore all’Istruzione Lucia Fortini – per l’approvazione del calendario scolastico abbiamo voluto chiedere la partecipazione, oltre che del mondo scolastico attraverso i sindacati e l’Usr, delle famiglie attraverso le associazioni di genitori, per ascoltare anche le loro voci. Una scelta dettata dalla volontà di questa amministrazione di rendere la scuola sempre più un luogo di inclusione e dialogo”.

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Bussetti conferma i ritardi sul concorso straordinario per i precari con 36 mesi di servizio della secondaria

Mobilità docenti

Il titolare di viale Trastevere oggi ammette che la procedura non potrà essere bandita prima di fine anno. Per Bussetti la ragione sta negli approfondimenti in corso; per Anief, invece, l’allungamento dei tempi deriva dalla mancata volontà di approvare un decreto legge ad hoc. Risultano anche insufficienti i posti banditi per il Tfa sostegno, per i quali il Tar si pronuncerà a breve sul difetto di istruttoria. E sul personale Ata, sarebbe palesemente discriminatorio stabilizzare i soli collaboratori scolastici delle cooperative escludendo quelli assunti dallo Stato a tempo determinato: decisione contro la quale il sindacato è ricorso al Tar del Lazio

“Altro che concorsi lampo entro l’estate: le procedure selettive della scuola secondaria, per individuare 48 mila nuovi insegnanti, slittano di almeno alcuni mesi, tanto che oggi il ministro dell’Istruzione ha parlato di uscita dei bandi entro dicembre. Intervistato da Orizzonte Scuola, Marco Bussetti ha detto che “i concorsi per la secondaria, ordinario e straordinario, arriveranno entro la fine del 2019”. Entrambi, erano e rimangono molto attesi, perché metteranno in palio 24 mila posti ciascuno”. Questo il commento di Anief in una nota stampa.

“Quello aperto a tutti, anche a coloro che sono privi di abilitazione, sarà rivolto a tutti coloro che sono in possesso del titolo di accesso all’insegnamento, ovvero la laurea di secondo livello (specialistica o magistrale). Per l’accesso al concorso ordinario, però, serviranno i 24 Cfu previsti dal Decreto Legislativo n. 59/2017: si tratta di crediti formativi universitari riguardanti “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche”. Si prevede la candidatura di tantissimi neo-laureati o laureati senza esperienza alcuna come docente”. 

“Per quanto riguarda, invece, il concorso straordinario, sempre con 24 mila posti da assegnare, questo sarà riservato al personale precario con 36 mesi di supplenze: l’importante è che abbiano svolto tre annualità di servizio (180 giorni minimi per ognuna) solo nella scuola statale negli ultimi otto anni ed almeno un’annualità dovrà obbligatoriamente riguardare la classe di concorso specifica per la quale si concorre. I partecipanti dovranno svolgere una prova scritto-pratica, computer based, per la quale sarà prevista una soglia di punteggio minimo, una seconda prova, orale non selettiva: la graduatoria finale si realizzerà dando anche adeguato rilievo ai titoli di servizio”. 

“Stando così le cose – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – allungandosi ulteriormente i tempi di uscita e attuazione dei concorsi, considerando pure la loro lentezza storica di attuazione, diventano a forte rischio assegnazione addirittura le cattedre vacanti nell’estate del 2020”.

Già oggi, sottolinea Anief, la situazione è difficile visto che i posti accertati dal Miur vacanti e disponibili sono 64.149 (di cui 47.770 di posto comune e 16.379 di sostegno), a cui aggiungere 50 mila di sostegno in deroga e decine di migliaia su disciplina in organico di fatto ma in realtà anche questi vacanti. Già nelle prossime settimane, si prevede il record di supplenze annuali fino al 30 giugno o al 31 agosto, con quasi 200 mila contratti da sottoscrivere, come anche confermato pochi giorni fa dalla Corte dei Conti. 

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Una laurea per il parroco simbolo del Rione Sanità

sede centrale federico ii

Nell’Aula Magna storica, il Rettore dell’Università di Napoli Federico II, Gaetano Manfredi, ha conferito la Laurea Magistrale honoris causa in Architettura ad Antonio Loffredo, Parroco del Rione Sanità.

Una figura che negli ultimi tempi si è distinta per il suo operato nella città di Napoli e per avere, attraverso la promozione di molteplici iniziative, declinato la Progettualità come capacità di connettere i valori ambientali, architettonici e storici dei siti e degli spazi urbani, con le ricadute sul piano della costruzione di un senso di Comunità sul quale fondare prospettive di riscatto per il Rione Sanità: una propositività interpretata, anche a livello nazionale, come modello di buone pratiche per la valorizzazione del bene comune e che ha alimentato anche una serie di attività di ricerca e sperimentazione operativa in collaborazione con il Dipartimento di Architettura.

I progetti di valorizzazione avviati da Antonio Loffredo nel Rione Sanità si sono trasformati in percorsi generativi di sviluppo e riscatto sociale, trasformando i monumenti in elementi attivi e propulsivi nella quotidianità e nel presente dei propri abitanti, che ne sono divenuti consapevoli custodi, mostrando la capacità dei luoghi, delle architetture e degli spazi urbani, nonché dell’arte, di sostenere e promuovere le relazioni tra le persone, di imprimere qualità al loro quotidiano e di costruire comunità.

Il suo operato esprime una visione innovativa e fertile dell’uso dei beni comuni e dello spazio pubblico, attraverso pratiche sensibili, inclusive e che provengono dal basso, mostrando in tal modo di comprendere il vero senso della progettualità ed il ruolo civile ed etico dell’Architettura, che condensa nella forma fisica degli spazi cultura, memoria, relazioni umane e prospettive di sviluppo.  

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Piemonte, proposta per un nuovo sistema integrato dei servizi per l’infanzia

torino generica panorama

Presentata oggi ai sindacati al Comune di Torino una proposta di mozione sulle linee di indirizzo per un nuovo sistema integrato dei servizi cittadini per l’infanzia, prima firmataria la consigliera pentastellata Barbara Azzarà. Per ANIEF Piemonte necessario rivedere le quote di esternalizzazione e stabilizzare i precari.

La proposta, a dispetto del pur apprezzabile intento di garantire al Comune un ruolo centrale nella regia organizzativa di questi servizi – quello comunale è senza dubbio l’ente di maggiore prossimità al territorio le cui esigenze è chiamato a soddisfare –  punta tuttavia in modo netto verso una sempre maggiore presenza di soggetti privati nella nuova infrastruttura dei servizi per l’infanzia (nidi e scuole) delineata dal “Sistema 0-6” introdotto dal d.lgs. 65/2017.

Il ricorso sempre maggiore all’esternalizzazione dei servizi viene motivato, nel documento, in parte dai vincoli imposti dalla finanza pubblica, in parte dal calo demografico che ormai ha investito anche il Nord e il Piemonte in particolare: a dicembre 2018, ad esempio, la popolazione residente a Torino della fascia d’età 0-2 anni ha registrato una flessione di circa 1.000 bambini in meno rispetto allo stesso mese del 2017.

ANIEF, intervenuta in audizione con il Presidente regionale per il Piemonte, Marco Giordano, ha evidenziato che le ragioni della finanza pubblica – come d’altra parte lo stesso M5S propugna a livello nazionale – dovrebbero trovare nella responsabilità e nelle decisioni della politica le proprie linee di indirizzo, e non essere invocate come ostacoli insormontabili. Se l’equilibrio dei conti è certamente necessario, è tuttavia compito della politica individuare le priorità di intervento, insieme agli strumenti e alle modalità per soddisfarle. La scelta di quali e quante risorse destinare all’istruzione, quindi, non è mai neutra bensì squisitamente politica. Quanto al calo demografico, invece, questo potrebbe addirittura trasformarsi in un’opportunità per raggiungere finalmente l’obiettivo della diminuzione del numero di bambini per classe. L’occasione, insomma, per accelerare in direzione del superamento dell’annoso problema delle cosiddette “classi pollaio”, peraltro anche questo elemento cui diversi parlamentari pentastellati si stanno da tempo interessando.

Per Anief il richiamo alla qualità dei servizi per l’infanzia deve passare primariamente attraverso l’impegno pubblico, giacché non è per nulla certa l’equazione che vede nel privato esclusiva garanzia di qualità. E se ciò dovesse essere vero tout court, lungi dall’assolvere le responsabilità, sarebbe invece grave per chi ha la responsabilità di far funzionare bene la cosa pubblica.

Eppure, leggiamo nella proposta di mozione, già oggi a Torino i servizi educativi gestiti direttamente con personale comunale sono solo il 44,7% del totale. Se a questo si aggiungono, oltre allo scenario sopra descritto, il dato impressionante di un corpo insegnante comunale che nel 2021 sarà composto per il 69% da docenti con più di 55 anni e il possibile pensionamento di oltre 400 unità, più che un sospetto abbiamo la certezza che alle esigenze del “Sistema 0-6” nella sua declinazione torinese si dovrà rispondere con un sempre maggiore ricorso all’esternalizzazione verso privati.

Una prospettiva, questa, inaccettabile specie alla luce delle istanze di stabilizzazione delle centinaia di precari che, ogni anno, consentono il funzionamento dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali. Istanze che devono assolutamente trovare una risposta, ad iniziare dalla predisposizione di un piano straordinario di assunzione e dall’immediata eliminazione del divieto di cumulo delle supplenze oltre i 36 mesi, cassato a livello nazionale con la soppressione del comma 131 della L. 107/2015 ma incredibilmente ancora esistente e addirittura operante retroattivamente sulle graduatorie comunali all’ombra della Mole.

Le consigliere Azzarà e Pollicino, nel ricordare il ruolo di stimolo alla giunta comunale che la proposta intende assumere, hanno dichiarato in risposta alle criticità evidenziate da Anief e dalle altri forze sindacali presenti in audizione che il testo sarà rivisto affinché possa emergere chiaramente come il vero intento delle linee d’indirizzo proposte non sia quello di un potenziamento dell’esternalizzazione. Anief Piemonte da parte sua vigilerà sull’iter della proposta, a tutela del diritto delle famiglie ad un servizio pubblico per l’infanzia quantitativamente e qualitativamente adeguati alle esigenze di una grande città come Torino nonché in difesa di chi in queste scuole lavora ogni giorno per assicurare che quei livelli siano garantiti.