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196 miliardi per la scuola dal Recovery plan: “Può essere la svolta”

Sarebbe di complessivi 196 miliardi la parte del Recovery Plan che il governo metterà a disposizione per le sei macro-aree del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: in base alla bozza che sta circolando in queste ore risulta che alla digitalizzazione e innovazione saranno destinati 48,7 miliardi, all’area “rivoluzione verde e transizione ecologica” andranno 74,3 miliardi, al settore Infrastrutture per una mobilità sostenibile 27,7 miliardi. Il capitolo “Istruzione e ricerca” potrà invece contare su 19,2 miliardi, quello sulla Parità di genere su 17,1 miliardi, secondo la bozza. L’area sanità, infine, conterà su 9 miliardi.

ccnl comparto scuola soldi

Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza il governo è al lavoro: il testo sinora predisposto traccia gli obiettivi, le riforme e gli investimenti, l’attuazione e il monitoraggio del piano e la valutazione dell’impatto economico. Le riforme e gli investimenti mirano a “una transizione ‘green, smart and healthy’. E riguardano: riforma della giustizia; digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca, parità di genere, coesione sociale e territoriale; e salute.

LA SUDDIVISIONE DEI FONDI

In base a quanto trapela, il cluster “più ricco” è quello dell’Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, del capitolo Rivoluzione verde, che può contare su 40,1 miliardi. Al secondo posto i progetti relativi a “Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione”, del capitolo Digitalizzazione”, alla quale dovrebbero essere destinati 35,5 miliardi. È di 23,6 miliardi, invece, il pacchetto di risorse sui cui potrà contare il cluster “Alta velocità di rete e comunicazione stradale 4.0”. Poco più di dieci miliardi saranno dirottati sui progetti di Potenziamento della didattica e diritto allo studio mentre nel capitolo “Sanità” 4,8 miliardi dovrebbero andare al cluster “Assistenza di prossimità e telemedicina” e 4,2 ai progetti per Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria. Sul testo non c’è però ancora il via libera del Consiglio dei ministri.

IL COMMENTO DEL SINDACATO

Anief reputa questa occasione davvero d’oro: la spesa per l’Istruzione nel 2018 è aumentata dell’1% in termini reali rispetto all’anno precedente, ma resta ben al di sotto della media europea, sia in percentuale del PIL (il 4 % contro il 4,6 %) sia in percentuale della spesa pubblica totale, che all’8,2%, è la più bassa dell’UE (9,9%). Assieme alla digitalizzazione e modernizzazione delle infrastrutture, con i fondi del Recovery fund si andrà ad agire sugli organici, sul tempo scuola, sull’assunzione a tempo indeterminato dei tanti precari con almeno 36 mesi svolti, sui coordinatori Ata, figure professionali previste ma dimenticate, sulle compresenze in tutti i cicli scolastici, sull’assegnazione di docenti specializzati alla primaria e potremo dire addio alle classi pollaio. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i soldi del Recovery fund dovranno servire, per circa la metà, a riparare i danni prodotti dalla riforma Tremonti-Gelmini del 2008, che portò via alla scuola quasi 10 miliardi di euro cancellando 4 mila istituti, dirigenti scolastici e Dsga, 250 mila posti, tanto tempo scuola. Noi ne avevamo chiesto, anche incontrando il premier Conte durante gli Stati Generali questa estate, almeno 14 miliardi. Quindi ben venga questo investimento. Anche perché la spesa pubblica per l’istruzione in Italia si conferma tra le più basse nell’UE. Questi fondi, quindi, serviranno per mettere finalmente mano alle infrastrutture scolastiche, alla digitalizzazione, per maggiorare gli organici, assumere tutti i precari e aumentare le ore di scuola, ridurre l’abbandono scolastico e il numero dei Neet”.

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Pandemia e emergenza cibo: la Federico II promuove ‘Tecnologie 4.0 Agricoltura e Territori’

sede centrale federico ii

Al tempo del Coronavirus è anche emergenza cibo. La pandemia ha reso evidente le criticità mondiali dei sistemi agroalimentari, è necessario, quindi, ripensare strategie future a partire dalle tecnologie, dalla digitalizzazione, dall’importanza centrale delle realtà locali.

Lunedì 7 dicembre, alle 11, di questi temi si discuterà nel corso dell’incontro ‘Tecnologie 4.0 Agricoltura e Territori’, in diretta streaming, sulla pagina Facebook ‘Rural Hack’. Matteo Lorito, rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Maurizio Martina, deputato e componente della XIII Commissione Agricoltura, Alex Giordano, direttore scientifico del progetto di ricerca-azione RuralHack e Simona Elmo, coordinatrice del progetto SIBaTer – Supporto Istituzionale alla Banca delle Terre, si confronteranno sul tema. L’incontro sarà moderato da Annalisa Gramigna della Fondazione IFEL – Istituto per la Finanza e l’Economia Locale.

sede centrale federico ii
La sede centrale dell’Università Federico II di Napoli (foto: Wikicommons)

A concludere la mattinata sarà Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale.

Un appuntamento che, a partire dal nuovo libro di Maurizio Martina, ‘Cibo Sovrano. Le guerre alimentari globali al tempo del virus‘, che analizza come il Covid-19 ha travolto anche il settore delle materie prime, e quindi anche la catena di approvvigionamento del cibo, si soffermerà sul ruolo operativo delle politiche regionali in relazione all’azione nazionale ed europea, dei nuovi sistemi di produzione, di conoscenze innovative e delle tecnologie, del recupero di aree rurali abbandonate che sono attori fondamentali per le strategie future.

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“Abuso di precariato” nella PA: dall’Europa nuova costituzione in mora per l’Italia

Bandiera dell'Unione Europea Europa Unita

Secondo Bruxelles i precari dell’amministrazione pubblica italiana non sono sufficientemente protetti: si tratta di insegnanti, ma anche artisti e tecnici delle fondazioni lirico sinfoniche e lavoratori dell’AFAM, del settore sanitario, agricoltori e pompieri.

STORIA VECCHIA

Il fatto che il Governo italiano sia inadempiente verso questi lavoratori non è di questi giorni: la procedura di infrazione era stata avviata nell’estate del 2109 e nel 2014 la Corte di Giustizia europea aveva già condannato il nostro Paese per l’abuso del precariato nella scuola, costringendo il Governo Renzi dell’epoca a stabilizzare 148 mila precari, attraverso la contestata Legge 107/15 alla quale non hanno poi fatto più seguito una quantità di immissioni in ruolo così corpose.

LA SECONDA LETTERA

Bruxelles, a seguito di una sentenza-faro, ha quindi chiesto spiegazioni la scorsa estata: considerato che le delucidazioni fornite dal Governo italiano non sono state ritenute soddisfacenti, la Commissione Ue ha quindi inviato una seconda lettera, nella quale si ricorda che il personale di ruolo della PA italiana continua a subire un “trattamento meno favorevole”: nella missiva si parla anche di “mancanza di protezione contro il lavoro subordinato reiterato a tempo determinato nel settore pubblico italiano”. Ne consegue che “i lavoratori del settore pubblico non sono ancora protetti a sufficienza contro la discriminazione e l’abuso di contratti in successione a tempo determinato”, come invece è previsto dal diritto dell’Unione europea. Nella stessa lettera all’Italia, la Commissione europea esorta quindi a “prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato e ad evitare condizioni di impiego discriminatorie nel settore pubblico”.

Bandiera dell'Unione Europea Europa Unita
Bandiera dell’Unione Europea (foto: Flickr)

LE CATEGORIE ESPOSTE

Il problema, scrive Il Fatto Quotidiano, è che a tutt’oggi “diverse categorie di lavoratori del pubblico in Italia non sono protette” dall’abuso dei contratti temporanei: sono “insegnanti, lavoratori della sanità, impiegati nelle arti superiori, nell’educazione musicale e alla danza, il personale di alcune fondazioni di produzione musicale, il personale accademico, lavoratori agricoli e Vigili del Fuoco volontari”. Si tratta di cittadini, osserva la Commissione, che devono convivere con condizioni di lavoro peggiori rispetto ai colleghi assunti a tempo indeterminato. A seguito anche di sollecitazioni di chiarimento da parte dei tribunali dei paesi membri, l’esecutivo Ue ha dunque avviato la procedura di infrazione nel luglio 2019. E siccome le spiegazioni fornite dal nostro Paese non sono state ritenute soddisfacenti, manda ora una seconda lettera.

LA POSIZIONE DELL’ANIEF

Anief rammenta la presa di posizione della Corte di Giustizia europea del novembre del 2014, quando i giudici Ue condannarono l’Italia per lo stesso motivo di abuso di precariato nella scuola, poiché figuravano tra i precari tantissimi candidati con regolari titoli di accesso e più di tre anni di servizio svolto anche non continuativo. Adesso ci risiamo. E a questo punto, per il sindacato è sempre più indispensabile riattivare il doppio canale di reclutamento, come è già accaduto nel 2008 e nel 2012 per volontà del Parlamento. Alle scuole serve più che mai l’apertura delle GaE e la trasformazione dei concorsi in procedure utili a stilare delle graduatorie a scorrimento, da utilizzare ogni anno per assumere tutti i precari, anche a seguito di corsi abilitanti e sul sostegno aperti a tutti, pure a distanza.

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Dpcm, continua lo stop ai concorsi. Anief: “Così la scuola rischia paralisi”

Continua lo stop al concorso straordinario a seguito della seconda ondata di Covid19 nella quale siamo ancora coinvolti: la procedura concorsuale, avviata lo scorso 22 ottobre con le prove uniche alle quali hanno partecipato quasi il 70 per cento dei 64 mila candidati, non terminerà quindi entro il 2020. In base a quanto si legge nella bozza del Dpcm Natale, fino al 15 gennaio prossimo permane sospeso lo svolgimento delle prove stesse come di tutte le verifiche “preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni”. Faranno eccezione i “concorsi per il personale del servizio sanitario nazionale, ivi compresi, ove richiesti, gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo e di quelli per il personale della protezione civile”. Per quanto riguarda le prove già svolte, il governo continua a dare la “possibilità per le commissioni di procedere alla correzione delle prove scritte con collegamento da remoto”. Lo stop previsto dal Dpcm riguarda anche ai concorsi ordinari, per la scuola dell’infanzia, primaria e ancora secondaria, che quindi slitteranno ulteriormente. Anief ricorda che con una proposta di emendamento al disegno di Legge di Bilancio 2021 intende far partecipare tutti i candidati alla graduatoria finale, eliminando la procedura selettiva in modo da garantire l’assunzione di tutti i 60 mila precari con 36 mesi di servizio partecipanti.

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Marcello Pacifico, leader di Anief

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “posticipare tutte le prove concorsuali al 2021 significa mettere a repentaglio l’individuazione di circa 80 mila nuovi insegnanti che sarebbero dovuti scaturire dalle verifiche straordinarie e ordinare delle competenze di oltre 700 mila candidati. A questo punto è evidente che si rischia fortemente di ritrovarci il prossimo anno scolastico, quindi dal 1° settembre 2021, con altre 50-60 mila cattedre scoperte, per via dei pensionamenti in arrivo, oltre le 250 mila già assegnate quest’anno. Sarebbe una prospettiva dalle conseguenze immaginabili in un comparto dove già oggi si supera il 20% di organico (nel sostegno il 40%) assegnato a supplenza e una quantità di mancata assegnazione delle immissioni in ruolo che supera il 70%. Ribadiamo quindi le nostre richieste: approfittare della pausa per trasformare subito il concorso straordinario della secondaria, aperto a chi ha svolto almeno tre anni di supplenze, in un percorso non selettivo per soli titoli, con tali graduatorie utili per le immissioni in ruolo a GaE esaurite”.

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La biblioteca dei Girolamini online: 500 manoscritti antichi pronti a essere digitalizzati

Il progetto Manuscripts of Girolamini in Cloud finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, del quale l’Università Federico II è partner scientifico, consentirà infatti di digitalizzare parte del prezioso patrimonio della biblioteca del complesso napoletano dei Girolamini e di renderlo disponibile su piattaforma a libero accesso. Ogni digitalizzazione sarà accompagnata da un sistema di metadati fruibile a più livelli, per soddisfare dal lettore curioso allo specialista.

La biblioteca dei Girolamini ha circa 160.000 tra libri e documenti e MAGIC avvierà la digitalizzazione di 500 manoscritti antichi, in modo compatibile con il progetto Digita Vaticana avviato presso la Biblioteca Vaticana nel 2013.

Il progetto Manuscripts of Girolamini in Cloud – MAGIC, presentato dalle società SA Lombardia, SA Documents, NetCom Group e l’Ateneo Federico II, ha il valore di oltre 15 milioni di euro, e verrà supportato dal MISE con un contributo di 6 milioni di euro, dei quali 2,2 milioni alla Federico II, in particolare al Dipartimento di Studi Umanistici ed al Dipartimento di Fisica che rivestiranno un ruolo primario nelle attività.

Il Dipartimento di Studi Umanistici, che già opera presso il complesso dei Girolamini con il corso di Alta Formazione in Storia e filologia del manoscritto e del libro antico guidato dal professore Andrea Mazzucchi, contribuirà con il know-how per la catalogazione e la creazione delle informazioni di indicizzazione e ricerca, mentre il Dipartimento di Fisica contribuirà con il know-how tecnologico; insieme ai partner industriali, tutti collaboreranno nelle operazioni sul posto, mirate alla digitalizzazione con appositi scanner per libri antichi. Saranno bandite 10 tra borse ed assegni di ricerca, in tutti i temi trattati dal progetto.

Il progetto MAGIC nel suo complesso nasce da un’idea del professore Alberto Varvaro, un maestro nel campo, alla cui memoria è dedicato; esso vede come responsabile scientifico il professore Guido Russo che fa parte del comitato scientifico insieme ai colleghi federiciani Guido Trombetti, Andrea Mazzucchi e Pasqualino Maddalena.

Manuscripts of Girolamini in Cloud è un progetto reso possibile non solo dal finanziamento del MISE, ma dall’intersecarsi di competenze specialistiche differenti che un Ateneo generalista come la Federico II è in grado di mettere in campo – sottolinea il professore Mazzucchi -. Le tecnologie avanzate del Dipartimento di Fisica incontrano e collaborano con le più aggiornate acquisizioni in campo filologico, paleografico-codicologico e storico librario espresse dal Dipartimento di Studi Umanistici. Quando saranno disponibili le digitalizzazioni dei manoscritti della Biblioteca dei Girolamini accompagnate da accurate descrizioni, fruibili a più livelli, si avrà a disposizione un prodotto che ha realizzato nei fatti quell’invito alla transizione digitale che viene dal nuovo Piano Nazionale delle Ricerche”. Alcune digitalizzazioni, già realizzate, saranno presto disponibili sul sito della Scuola diAlta Formazione in Storia e filologia del manoscritto e del libro antico ‘Alberto Varvaro’.

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Sicurezza scuole e Covid, la Gilda: “Dalla Azzolina solo propaganda, i dati Covid la smentiscono”

“I dati sui contagi tra la popolazione scolastica smentiscono clamorosamente la campagna propagandistica condotta da Azzolina per le scuole aperte: a fronte della tesi strenuamente sostenuta dalla ministra circa la sicurezza delle scuole rispetto alla diffusione del virus, fino al 31 ottobre si sono registrati quasi 65mila casi di Covid-19 tra i banchi. Si tratta di un numero molto elevato se si considera che è riferito a un periodo poco più lungo di un mese (dall’inizio dell’anno scolastico a fine ottobre) e che riguardano 2.546 comuni sugli oltre 6.700 dove ha sede una scuola”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’analisi elaborata da Wired dei dati forniti dal ministero dell’Istruzione in risposta al Foia avanzato dalla testata online.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“Riteniamo grave che in un Paese democratico manchi la trasparenza su informazioni così cruciali e che per accedervi un giornalista sia stato costretto a ricorrere al Foia”, afferma Di Meglio che ricorda come quella per la trasparenza dei dati sull’epidemia nelle scuole sia una battaglia portata avanti dalla Gilda sin da quando è iniziato l’anno scolastico. Motivo per il quale ha aderito alla campagna #datiBeneComune.

“Data la gravità della situazione – conclude il coordinatore nazionale – sarebbe opportuno che la titolare di viale Trastevere la smettesse con la propaganda e si rendesse conto dell’enorme responsabilità che grava sulle sue spalle”.

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Trasferimento docenti, si allarga il fronte contro il vincolo a 5 anni: arriva l’appoggio dell’ex ministro Fioramonti

Si allarga la richiesta formulata da tempo dall’Anief di riduzione a un anno, a fronte degli attuali cinque, sul vincolo quinquennale che lascia i docenti tanto tempo lontano da casa e affetti pur in presenza di posti vacanti. “Mai come quest’anno – ha spiegato l’on. Lorenzo Fioramonti, promotore di un emendamento nella Legge di Bilancio 2021 – si è evidenziata la necessità di una maggiore prossimità tra luogo di lavoro/formazione e vita personale. Abbiamo visto quanto sia stato difficile spostarsi sul territorio nazionale, per ragioni oggettive, che hanno ulteriormente aggravato il problema delle cattedre scoperte. Inoltre, abbiamo toccato con mano le tante contraddizioni di un sistema di mobilità che costringe tanti insegnanti a spostarsi lontano dalla propria provincia o regione quando invece sarebbero disponibili tante cattedre sotto casa, che magari vanno a supplenza. A ciò bisogna aggiungere che il lavoro fuori sede aumenta significativamente i costi della vita, cui è difficile far fronte con lo stipendio esiguo dei docenti”, ha concluso l’ex ministro.

lorenzo fioramonti ministro istruzione

LA POSIZIONE DELL’ANIEF

Secondo l’Anief, in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo per via dell’emergenza epidemiologica lo Stato deve fare di tutto per evitare che i cittadini si mettano in viaggio: nel caso vi siano disponibilità di posti di lavoro, è nell’interesse del Paese fare in modo che dei dipendenti pubblici possano essere professionalmente collocati vicini agli affetti e alla famiglia. Invece nella scuola si sta procedendo con regole che violano questo principio che sta anche alla base delle regole a tutela della sicurezza di tutti. Nella scuola questa contraddizione si deve al vincolo di cinque anni cui devono sottostare migliaia di neo assunti, anche in presenza di posti vacanti e disponibili. Per tali motivi l’Anief ha chiesto di eliminare con la Legge di Bilancio in via di approvazione il blocco quinquennale ai trasferimenti, introdotto prima della pandemia, con la legge 20 dicembre 2019 e in precedenza con la legge 106/2011, ma poi abrogato con la L. 128 del 2013.

I TANTI DOCENTI BLOCCATI PER 5 ANNI

Sempre Orizzonte Scuola ha elencato i docenti coinvolti nel blocco quinquennale: sono, quindi, tutti i neo-immessi in ruolo nel corrente anno scolastico 2020/21 a prescindere dal canale/graduatoria  di reclutamento (GAE, Concorsi 2016, Concorsi 2018, “call veloce”) e a prescindere dall’ordine o grado di istruzione interessato. Dopo avere ricordato che “il blocco quinquennale riguarda tutte le tipologie di movimento”, la rivista ha scritto che “i docenti nel blocco non potranno, quindi, partecipare alla mobilità territoriale (trasferimenti) e alla mobilità professionale (passaggi di cattedra e passaggi di ruolo) per 5 anni. Nello stesso modo non potranno partecipare alla mobilità annuale e non potranno chiedere per un quinquennio utilizzazione e assegnazione provvisoria. Il blocco quinquennale si estende anche alla richiesta di svolgere un incarico a tempo determinato ai sensi dell’art.36 del CCNL. Prima di presentare relative domande il docente dovrà avere svolto 5 anni di effettivo servizio nella scuola di titolarità”.

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Coronavirus, insegnare è “un rischio”: Anief chiede indennità in busta paga di 10 euro al giorno

Il sindacato Anief non si rassegna: il rischio biologico di chi opera nella scuola va riconosciuto. È un intervento che va attuato per dare una risposta ai reali pericoli per la salute a cui si espongono insegnanti e personale Ata, che in questa fase di emergenza epidemiologica hanno toccato l’apice. L’adozione del provvedimento è stata chiesta in questi giorni dal giovane sindacato anche alla V Commissione della Camera, attraverso un apposito emendamento, impegnata nella valutazione del Disegno di Legge di Bilancio 2021già approvato dal Governo.

Nella richiesta di modifica del testo, l’organizzazione sindacale chiede che entro il corrente anno scolastico di proceda con “l’avvio di una nuova sessione contrattuale per l’assegnazione a tutto il personale scolastico, di un’indennità per il rischio biologico e di un’indennità specifica per i videoterminalisti. Nella motivazione dell’emendamento, Anief ricorda che quello “del docente, dell’educatore e di buona parte del personale Tecnico, Amministrativo e Ausiliario, è un lavoro relazionale, che ogni giorno prevede lo scambio ravvicinato di contatti con decine di alunni. In un contesto di continua preoccupazione per il contenimento dell’epidemia diventa pertinente il conferimento di un’indennità di rischio”.

marcello pacifico anief
Marcello Pacifico, leader di Anief

Il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico: “Non si può continuare a ignorare l’elevata percentuale di over 60 e di docenti e Ata potenzialmente fragili, con un indice di burnout derivante della maggiore vulnerabilità psico-fisica di chi lavora a scuola. È una condizione scientificamente riconosciuta, ma non dallo Stato. Per questo, sempre nella Legge di Bilancio, chiediamo pensioni anticipate per tali lavoratori, come avviene con le forze armate. Anche se la scuola è un luogo sicuro, rimane un dato di fatto incontrovertibile: esiste un rischio biologico effettivo a scuola, poiché c’è un elevato quotidiano numero di alunni e di personale. Quanto è garantito da tempo, sotto forma di assegno, al personale sanitario, ora va quindi attribuito pure al personale scolastico. Anche solo di 10 euro al giorno, rispetto ai 40 euro di un infermiere e ai 100 euro di un medico, andrebbero a costituire un riconoscimento importante”.

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Caso Piemonte, Cirio incontra i sindacati: “Nessun recupero per i docenti”

Il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha incontrato oggi i rappresentanti delle organizzazioni sindacali rappresentative della Scuola in risposta alla richiesta di incontro urgente sulla decisione di tenere in didattica a distanza le scuole medie, nonostante il passaggio del Piemonte da zona rossa ad arancione. Per ANIEF ha partecipato il segretario generale, Marco Giordano.

Cirio ha voluto innanzitutto chiarire di essere stato frainteso sui presunti recuperi delle lezioni da addebitare ai docenti. Il presidente, infatti, si è dichiarato consapevole del fatto che le attività a distanza stiano registrando il pieno impegno di tutti i docenti e che sul piano del lavoro degli insegnanti non sia prevista né necessaria alcuna forma di recupero. La Regione, ha spiegato Cirio, sta piuttosto lavorando alla definizione di progetti per consentire il recupero di almeno una parte di quegli aspetti relativi alla socializzazione che gli studenti hanno perso seguendo le lezioni da casa.

torino generica panorama

Sulla decisione di tenere ancora a distanza le classi seconde e terze delle medie, che secondo il protocollo nazionale in Piemonte potrebbero tornare in presenza, Cirio ha evidenziato come tale scelta derivi dall’analisi dei dati, che in Piemonte mostrano un’incidenza complessiva molto alta dei contagi nella fascia d’età 11-13 anni, e dalla necessità di approntare un piano trasporti efficace in vista della ripresa delle attività in presenza, prevista subito dopo la pausa natalizia.

“È chiaro – commenta Marco Giordano, segretario generale ANIEF – che come sindacato per noi la tutela della salute di studenti, personale docente e Ata delle scuole sia una priorità. Decidere di discostarsi dalle indicazioni nazionali sulla scuola e lasciare a casa i due terzi degli studenti delle medie mentre a Torino si registrano code fuori dai negozi per lo shopping natalizio e le maestre e i maestri dell’infanzia e della primaria continuano a lavorare in presenza, rischia tuttavia di essere incomprensibile se non si parla di numeri e, soprattutto, se non si illustrano le strategie e gli obiettivi per cui si lavora”.

Durante l’incontro si è discusso anche del Piano Trasporti al quale la Regione Piemonte sta lavorando e che prevede l’ingresso e l’uscita degli studenti su turni diversi. Su questo versante il problema maggiore, rilevato dall’ANIEF, è quello della riorganizzazione dell’orario delle lezioni: il modello dei turni, infatti, rischia di rendere ingestibile il servizio del personale docente e di creare difficoltà anche alle famiglie.

“Siamo pronti – dichiara Giordano – a valutare tutte le ipotesi per riportare quanto prima, e in sicurezza, tutti gli studenti in classe, ma è chiaro che non potremo tollerare forzature contrattuali che stravolgano il lavoro dei docenti, con orari-fiume puntellati da ore buca a ripetizione. Sappiamo bene che, nel bel mezzo della pandemia, trovare la quadra tra tutela della salute, diritto all’istruzione e organizzazione equilibrata del lavoro sia molto complesso. Per riuscirci servono scelte condivise con i rappresentanti dei lavoratori e molta attenzione a tutti gli aspetti organizzativi. Per questo – conclude il segretario generale ANIEF – abbiamo chiesto al Presidente Cirio e alla Direzione regionale scolastica del Piemonte di mantenere aperto e continuo il confronto con le organizzazioni sindacali”.

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I vincitori del XII Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli

Dodici giorni, oltre 14 eventi di interesse nazionale e internazionale visti da più di 30mila utenti sulle piattaforme digitali, ore e ore di materiale riprodotto in streaming: questi sono alcuni dei numeri che chiudono il XII Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli “Diritti in ginocchio: pandemia, sovranisimi e nuove discriminazioni”, dedicato alla memoria del cooperante Mario Paciolla. Un’edizione assolutamente diversa rispetto alle precedenti, che si è svolta interamente online per poter ovviare ai rischi legati alla pandemia da Coronavirus.

Questo però non ha influito sui risultati conseguiti: il Festival anche da remoto ha raccolto adesioni e riscontri positivi senza “privare” il suo pubblico dei consueti approfondimenti tematici sull’Italia e sul mondo e degli ospiti di rilievo. Una “sorpresa a metà” per Maurizio Del Bufalo, coordinatore del Festival: “Siamo sempre stati abituati a lavorare in condizioni estreme, e da questa tradizione di resistenza viene fuori questo piccolo miracolo in zona rossa“.

Il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli è sostenuto dalla Ambasciata Svizzera in Italia, dalla Regione Campania e dalla cooperativa sociale Dedalus, da Expoitaly e dalla FICC (Federazione Italiana dei Circoli di Cineclub) ed ha il patrocinio morale del Comune di Napoli e dell’Assesorato alla Cultura e Turismo.

I PREMI E LE MENZIONI

Premio CiakMigraction
A cura della giuria Ciak Migraction.
Vincitore: Siamo qui da vent’anni di Sandro Bozzolo (Italia)
Motivazione: Twenty years now l’abbiamo scelto perché ha dato uno spaccato autentico della società italiana, e pur rappresentando una piccola provincia del nord ha affrontato il tema delle migrazioni da tutti i punti di vista: la prima generazione di migranti, le “seconde generazioni”, i lavoratori/trici, studenti/tesse, giovani, adulti. Ha restituito il caleidoscopio di punti di vista delle persone che pur essendo nate qui o che vivono in Italia da tanti anni costruendo relazioni e percorsi diversi, non sono mai QUI. Mai per davvero. È un film narrativo, dove parla chi vive le cose sulla propria pelle, senza vittimismo ma con il cuore ed il coraggio di chi continua ad affrontare tutte le barriere che le nostre leggi ingiuste mettono loro davanti. Una lotta quotidiana, che il documentario descrive con tratti di poesia ed incanto inaspettati. Fuori dai luoghi comuni.

Menzione Human Rights Youth
A cura della giuria Youth.
Vincitore: La Napoli di mio padre di Alessia Bottone (Italia)
Motivazione: Film intenso, che fa riflettere molto sul valore della memoria dei luoghi, sul diritto negato a vivere e a lavorare nella propria città, ma anche sul diritto alla mobilità e all’incontro con altri popoli.  Un film moto ben girato, che esprime anche nostalgia ed emozione a vedere Napoli come era. 

Menzioni Platea Diffusa
A cura della giuria Platea Diffusa.
Vincitore: Caine di Amalia De Simone (Italia)
Motivazione: Si conferisce la menzione di merito al documentario Caine per il modo in cui riesce a raccontare le storie e la realtà di una categoria, quella delle carcerate, a cui un punto di vista è spesso e ingiustamente negato. Il desiderio di riscatto e la necessità di comprensione si traducono nella stesura di una canzone, che riesce ad avvicinare lo spettatore al contesto di cui narra, emozionando e stimolando una riflessione.

Vincitore: The city of Honey di Moein Ruholamini (Iran)
Motivazione: Si conferisce la menzione di merito al cortometraggio The city of honey per la capacità interpretativa del giovanissimo attore che con semplicità riesce a emozionare e intrattenere lo spettatore dall’inizio alla fine del corto. In contrapposizione a un finale cruento, attraverso i sogni e il gioco del protagonista, il regista per qualche minuto riesce a farci evadere dalla realtà.

Premi  FICC
A cura della giuria FICC.

Cortometraggi
Vincitore: The pain of the sea di Mohammad Reza Masoudi (Iran)
Motivazione: Il film riesce con i linguaggi propri del cinema, quali la successione narrativa attraverso un bel montaggio e gli efficaci primi piani dei protagonisti, a toccarci nel profondo, immergendoci in tragedie dimenticate, o che vorremmo dimenticare, delle tantissime vittime migranti nel Mediterraneo. La maestria del regista iraniano Mohammad Reza Masoudi riesce in poco più di 8 minuti a narrare poeticamente l’inizio invisibile del viaggio, a emozionare lo spettatore, a coinvolgerlo profondamente, a scuoterlo dall’indifferenza verso le tragedie dei più sfortunati e dannati. E’ attraverso l’intimità del dolore composto, come il corpo della figlia adagiato sulla zattera dalla madre, quasi in una prospettiva pittorica di pietà al femminile, che traspare, con tutta la forza, intera, la tragedia collettiva. Un cinema che dovrebbe rientrare, anche grazie alla qualità visiva, alla scrittura sobria, densa e efficace, nei programmi educativi della scuola dell’obbligo.

Menzione speciale: The city of honey di Moein Ruholamini (Iran)
Motivazione: E’ spiazzante la scelta del regista iraniano Moein Ruholamini di narrare la tragicità della guerra con un gioco ingenuo di bambini: far finta di guidare una macchina a motore spento. Spontanea è la vivacità sprigionata dai due giovani protagonisti, viaggiatori di un bel sogno ad occhi aperti, che commentano il mondo degli adulti pronti a lasciare quel territorio di guerra. Traspare in quasi tutto il film il sogno come rifugio in un microcosmo immaginario e felice, svelato infine dall’occhio magico su campo aperto della macchina da presa che mostra la realtà di un abitacolo bombardato completamente distrutto, metafora della negazione di quel sogno tanto agognato di libertà, illusione rivoluzionaria dell’immaginazione contro gli effetti tragici del macrocosmo degli orrori distruttivi della pazza guerra.

Lungometraggi
Vincitore: Colombia in my arms di Jenni Kivistö e Jussi Rastas (Finlandia)
Motivazione: Il documentario Colombia in my arms dei registi finlandesi Jenni Kivisto e Jussi Rastas, avvalendosi di un’estetica cinematografica ricercata ed evocativa, approfondisce le ragioni nascoste della falsa democrazia in Colombia, offrendo un’analisi della complessità politica dell’attuazione del processo di pacificazione in essere, mostrando il coraggio e i dubbi dei guerriglieri della FARC in un percorso di integrazione nella vita sociale, contrastata da contraddizioni reali e da una oligarchia che non vuole perdere i propri privilegi. Il film ci porta nel cuore di una società in trasformazione, alla ricerca di un futuro più giusto attraverso una lotta pacifica per costruire un orizzonte senza esclusioni e povertà, con il dialogo e la fiducia in un domani diverso.

Menzione speciale: Digitalkarma  di Mark Olexa e Francesca Scalisi (Svizzera) 
Motivazione: Per avere condensato quattro anni di speranze, aspettative e illusioni di una giovane bengalese. In un mondo in cui le Caste (lascito della cultura Indù), il patriarcato con pregiudizi e convenzioni locali, sono più potenti di qualsivoglia volontà di cambiamento. I due registi, l’italiana Francesca Scalisi e lo svizzero Mark Olexa, riescono ad approfondire una cultura a noi distante, nell’intento difficile e delicato di far arrivare al pubblico la bellezza, la generosità e la grande caratterizzazione umana di Rupa, la giovane protagonista. Di gran pregio la fotografia e superba l’idea del video-diario a cui la protagonista confessa i propri stati d’animo. Pur adoperandosi con entusiasmo a diverse opportunità di emancipazione personale, anche Rupa, come le altre donne bengalesi, non sfuggirà a un destino di sottomissione atavica da marito e fratelli che ne impediranno il pieno riconoscimento sociale e culturale, simbolo della condizione femminile oggi di un intero paese.

Menzione speciale Arrigoni-Mehr Khamis
A cura dei selezionatori interni al Direttivo del Festival.
Vincitore: La niebla de la paz di Joel Stängle (Colombia)
Motivazione: La niebla de la paz è un film che dimostra cosa significa provare a narrare la verità da vicino in condizioni estreme. La nebbia che avvolge la foresta colombiana è la stessa che investe il processo di pace in corso nel Paese. Un tema poco trattato in Italia e sviluppato con una cura dell’estetica cinematografica che non si compiace ma è sempre al servizio della storia. Quella di una pluralità in lotta, raccontata con equilibrio e senza miti.

Premio Human Rights Short
A cura della Giuria Esperti (Christian Carmosino, Silan Ekinci, Flavia Paone).
Vincitore: 2nd class di Jimmy Olsson (Svezia)
Motivazione: Charlotte incarna l’essenza stessa della lotta all’odio e al razzismo, in una battaglia in cui l’unica arma possibile si rivela l’istruzione, l’educazione in particolare delle nuove generazioni. Davanti alla recrudescenza della violenza neofascista e neonazista, in Svezia ma non solo, lei è un esempio di coraggio civico, di chi non abbassa la testa davanti al sopruso. E’ disposta a rinunciare persino alla condanna del colpevole nella speranza che suo figlio possa comprendere la banalità del male e seguire un percorso differente. Un tema attualissimo trattato dal regista con grande originalità e delicatezza.

Menzione speciale: Le voyage de Yashar di Sebastien De Monbrison (Francia)
Motivazione: Yashar dà un nome e un volto a una storia che potrebbe essere quella di altre migliaia di migranti che hanno tentato di attraversare i confini terrestri tra Italia e resto d’Europa. La sua disperazione diventa determinazione nell’affrontare quella che sa essere una prova mortale, tra le Alpi e l’indifferenza di chi incontra sul tragitto. L’angosciante cammino di Yashar nei boschi inchioda l’Europa alle responsabilità delle sue fallimentari politiche migratorie. Il finale è un invito a non chiudere gli occhi davanti a uno dei drammi più urgenti del nostro secolo.

Premio Human Rights Doc
A cura della Giuria Esperti (Christian Carmosino, Silan Ekinci, Flavia Paone).
Vincitore: Digitalkarma di Mark Olexa e Francesca Scalisi (Svizzera)
Motivazione: Digitalkarma racconta la storia di Rupa, possibile imprenditrice, promessa sposa. E’ la storia di una ragazza e allo stesso tempo la storia di milioni di donne, rinchiuse dalla nascita seppure libere. Impedite nella loro forza, capacità, gioia e bellezza. Digitalkarma è la radiografia precisa, intima, straziante di un fenomeno sociale, quello dei matrimoni forzati, è tuttavia non un film banalmente informativo, ma un’opera di grande sensibilità, attenzione, capacità di relazione. Un film coraggioso che insegna senza pretendere di farlo. Digitalkarma dovrebbe essere usato come il grimaldello per rompere il silenzio e affermare i diritti di tutte le donne. 

Menzione speciale: Colombia in my arms di Jenni Kivistö e Jussi Rastas (Finlandia)
Motivazione: Per la capacità di affrontare con profondità il tema del processo di pace tradito in Colombia. Una rivoluzione incompiuta, vista con gli occhi dei protagonisti, in un racconto coinvolgente ed emozionante.

Menzione speciale: Quien mató a mi hermano di Ana Fraile e Lucas Scavino (Argentina)
Motivazione: Un film che entra piano dentro la pelle fino a raggiungere il cuore. Una straordinaria donna, protagonista suo malgrado di un processo di conoscenza e denuncia collettivo, porta al mondo con umiltà, semplicità ed incredibile efficacia un messaggio di giustizia universale.