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Legge di stabilità, Anief presenta 100 emendamenti sulla scuola

Anief Sciopero

Il ddl è stato assegnato alla V Commissione di Montecitorio dove si è definito l’iter da seguire e si è proceduto alla nomina dei relatori. La scadenza per la presentazione motivata delle modifiche è prevista per metà mese, poi dovranno pervenire entro il 20 e votate dal giorno dopo, l’approdo in Aula si dovrà realizzare entro il 28 novembre, dove di lì a breve si svolgerà la votazione finale.

Tra gli emendamenti più importanti del giovane sindacato figurano quota 96 senza svantaggi, Ape social per tutti gli insegnanti , riscatto gratuito della laurea, stabilizzazione dei precari con 36 mesi, l’addio alle classi pollaio e ai posti in deroga su sostegno, la riapertura delle GaE, la conferma dei diplomati magistrale in ruolo, il via libera al doppio canale di reclutamento dalle graduatorie d’istituto, il tempo pieno al Sud, il ritorno ai moduli nella scuola primaria con il maestro specialista in inglese ed educazione motoria, l’introduzione del diritto nella scuola secondaria, l’obbligo scolastico fino a 18 anni, l’aggiornamento dell’indennità di vacanza contrattuale e parità di trattamento tra personale di ruolo e precario con l’introduzione della ricostruzione di carriera comprendente tutti i periodi di supplenza, l’inquadramento dei ricercatori a tempo indeterminato.

Marcello Pacifico, presidente Anief, annuncia che assieme a Cisal chiederà di essere ascoltato dalla V Commissione Bilancio della Camera e che ribadirà le istanze al ministro della PA, Giulia Bongiorno, nel corso dell’incontro del 13 novembre alla Funzione Pubblica.

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Contrattazione collettiva, Gilda: le richieste al ministro Bussetti

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

La scadenza del 31 dicembre per la contrattazione collettiva relativa al comparto istruzione si avvicina: grande è la preoccupazione espressa dalla Gilda degli insegnanti, di seguito nelle parole del coordinatore nazionale Rino Di Meglio.

“Apprezziamo la riduzione delle ore di Alternanza Scuola Lavoro ma esprimiamo preoccupazione per la totale assenza di risorse da destinare al rinnovo del contratto nazionale di lavoro prossimo alla scadenza. Come è stata accolta la nostra richiesta relativa alla diminuzione delle ore di Asl, anche se avremmo preferito che ne fosse stata abolita l’obbligatorietà – spiega Di Meglio – così adesso chiediamo al governo di fare propria la nostra proposta per incrementare gli stipendi dei docenti”.

Nonostante le rassicurazioni del vicepresidente Di Maio, che ha assicurato la presenza, nella legge di bilancio, di soldi per garantire che a gennaio l’elemento perequativo continui ad essere erogato, i componenti della Gilda restano in allarme.

Dal fondo per il bonus merito 100: “Secondo i dati emersi dal rapporto Eurydice, pubblicato il 5 ottobre in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti, –argomenta Di Meglio – tra il 2016 e il 2017 gli stipendi tabellari sono aumentati del 3% nella maggior parte dei Paesi europei ma non in Italia. A fine anno scadrà il contratto e non si sa quando l’Aran convocherà i sindacati per aprire le trattative per un rinnovo che si preannuncia molto povero”.

Il coordinatore della Gilda prova anche a fare due calcoli: “Per evitare che le retribuzioni degli insegnanti addirittura diminuiscano, suggeriamo a Palazzo Chigi  di destinare i fondi stanziati dalla legge 107/2015 per il bonus merito, avversato dalla stragrande maggioranza degli insegnanti, per recuperare lo scatto di anzianità del 2013. In questo modo  nelle buste paga entrerebbero mediamente 100 euro in più. Accogliere questa proposta sarebbe un primo segnale importante di rivalutazione della professione docente”.

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Ecco la classifica delle scuole migliori d’Italia

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Torna l’Eduscopio della Fondazione Agnelli. Anche quest’anno arriva quindi la particolare classifica delle scuole superiori migliori d’Italia valutate attraverso una serie di parametri che quest’anno includono anche la “severità dei professori”.

Criteri di calcolo

Come spiegato sul sito, per la nuova edizione di Eduscopio, i ricercatori della Fondazione Agnelli – Gianfranco De Simone e Martino Bernardi – hanno analizzato i dati di circa 1.260.000 diplomati italiani in tre successivi anni scolastici (a.s. 2012/13, 2013/14 e 2014/15) in circa 7.000 indirizzi di studio nelle scuole secondarie di II grado statali e paritarie.

Per la prima volta sono presenti i risultati dei Licei scientifici delle Scienze Applicate scorporati da quelli dei Licei scientifici tradizionali, come pure i risultati dei Licei delle scienze umane – opzione Economico sociale scorporati da quelli degli altri Licei delle Scienze Umane: in entrambi i casi sono arrivati a compimento gli esiti del primo ciclo di studenti, che avevano iniziato i nuovi percorsi della riforma Gelmini nel 2010.

Ma la novità forse più rilevante di quest’anno è l’aggiunta di un indicatore chiamato Percentuale di diplomati in regola. Si tratta di un indicatore importante, perché ci dice per ogni scuola quanti studenti iscritti al primo anno hanno raggiunto senza bocciature il diploma 5 anni dopo. Se la percentuale è alta, la scuola è molto inclusiva e si impegna a portare avanti il maggiore numero di studenti, senza praticare una severa politica di scrematura: così gli studenti hanno percorsi più regolari. Se è basso, la scuola è molto selettiva e gli studenti sono incappati in bocciature e/o hanno abbandonato l’istituto.

A livello intuitivo si può credere che in un confronto come quello proposto da Eduscopio le scuole molto selettive siano avvantaggiate, perché mandano all’università solo gli studenti migliori. In realtà, le analisi di Eduscopio rivelano che non vi è alcuna relazione sistematica tra selettività e performance. Anzi vi è una piccola correlazione positiva che lascerebbe credere che, in media, siano proprio gli studenti che provengono dalle scuole più inclusive a ottenere i risultati migliori. È una conferma molto interessante del fatto che efficacia formativa ed equità possono andare di pari passo.

La scuola per te

Sul sito https://www.eduscopio.it puoi avviare una procedura guidata che ti condurrà verso la scelta della scuola su misura per te. Il Sole 24 Ore ha tradotto questi dati in un’infografica per le maggiori città italiane: la potete consultare a questo link.

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Aumento di stipendi? Mica tanto: la denuncia ANIEF

ccnl comparto scuola soldi

Cinquecento euro all’anno in più in busta paga. Ma non chiamatelo aumento di stipendio: in realtà coprono “solo l’indennità di vacanza contrattuale, meno della metà del rinnovo approvato nel 2019 dopo quasi dieci anni di blocco”. Questo il commento di ANIEF sullo stanziamento dei fondi previsti dal Documento di Economia e Finanza (DEF) ai fini dell’incremento stipendiale dei dipendenti statali. Tra questi, interessati allo stanziamento nel comparto scuola sono circa 1,2 milioni tra docenti e personale ATA.

Le cifre: 1.1 miliardi di euro per il 2019, 1.425 per il 2020 e 1.775 a partire dal 2021, che porteranno nelle loro buste paga appena 500 euro annui. “I compensi, in realtà, non sono veri e propri aumenti, ma coprono solo l’indennità di vacanza contrattuale, meno della metà del rinnovo approvato nel 2019 dopo quasi dieci anni di blocco”, spiega ANIEF che aggiunge che la quota, peraltro, non è nemmeno aggiornata.

Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Con un impegno annuo che si aggira sul miliardo e mezzo di euro, in pratica, si vuole far passare il concetto che ci stiamo avvicinando agli stipendi degli insegnanti europei. Mentre per colmare davvero questo divario servirebbe uno stanziamento finanziario dieci volte tanto“.

Per questo, ANIEF ribadisce l’esigenza di avviare la vertenza giudiziaria per il recupero dei crediti, ricorrendo per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale per il periodo 2015-2018, in modo da recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato nell’ultimo triennio. Chi non ricorre al giudice rischia di subire quello che ha appena registrato l’Aran per il periodo 2001-2016, con i compensi annui addirittura in discesa.

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Napoli piange la maestra Arianna Mele

arianna mele napoli foto fb

Era amata e benvoluta da tutti, Arianna Mele, che ad appena 33 anni si è spenta nel sonno lasciando in tutti coloro che la conoscevano un grandissimo vuoto.

Giovane insegnante di frontiera (lavorava alla John Fitzgerald Kennedy del difficile quartiere di Secondigliano, a Napoli) aveva festeggiato da pochissimi giorni la sua seconda laurea.

Era piena di sogni e speranze, Arianna. Un futuro su cui lavorava sodo, la passione per l’insegnamento, la vitalità e i progetti spezzati – e non si capisce ancora il perché. Difatti la maestra non avrebbe mai accusato alcun tipo di malessere che potesse lasciar presagire un finale così atroce. Nulla – secondo quanto riportano importanti organi d’informazione – che potesse far scattare il campanello d’allarme. Dopo la laurea, Arianna Mele aveva dato appuntamento alle sue amiche per i prossimi giorni. In pentola bollivano tante cose, pare anche un matrimonio. Tutto tragicamente spezzato.

Il cordoglio di chi la conosceva

Sui social si rincorrono messaggi di cordoglio e incredulità, tra una foto e l’altra. Tutte immagini che lasciano trapelare un amore di Arianna Mele per la vita che sembra incondizionato, così come l’amore per l’insegnamento. Sgomento tra i suoi contatti digitali che non riescono a capacitarsi di come sia potuto accadere.

Spetterà ora a chi di dovere comprendere come sia potuto succedere che quel cuore – grande – all’improvviso abbia smesso di battere.

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Roma, il caso della scuola chiusa da 15 giorni: era stata aperta solo 4 anni fa

vigili del fuoco generica

Nel tragico panorama dell’edilizia scolastica italiana c’è anche questo: una scuola dell’infanzia inaugurata appena 4 anni fa e chiusa ormai da 15 giorni. Lo riporta il Corriere.

Crepe pericolose

Siamo a Roma in via Carlo Gherardini, alla Giustiniana. Qui i genitori degli allievi della scuola dell’infanzia comunale Case e campi hanno chiesto, preoccupati, che venissero visionate crepe e lesioni che sono comparse nei plessi scolastici. Anche i solai sembrano poco stabili. E ne avevano ben da dire, tanto è vero che il 17 ottobre i loro timori vengono confermati in un incontro voluto dall’assessore alla Scuola Pasquale Russo.

“La scuola va sottoposta ad indagini approfondite e probabilmente una ristrutturazione per poter essere sicura per i piccoli alunni”.

La chiusura è datata 22 ottobre, con l’intervento dei Vigili del Fuoco.

La soluzione

Dal 5 novembre due nuove scuole potevano ospitare provvisoriamente i 100 bambini (di età compresa tra i 3 e 5 anni), ma la soluzione non ha trovato il benestare dei genitori: troppo distanti, impensabile perdere un’ora nel traffico o nei mezzi pubblici per accompagnare i figli a scuola. Scuolabus a spese del Comune? Niente, le aziende di trasporto pubblico non hanno disponibilità. Le scuole vicine? Tutte piene. Ed è dura ora per i genitori recriminare sul fatto che nulla è stato fatto fino all’inizio dell’anno scolastico, mentre è dato di fatto che queste indagini sulla tenuta delle strutture erano state già programmata a maggio.

Come è possibile?

Resta la rabbia: la scuola è stata inaugurata appena quattro anni fa. E già rischia di cadere a pezzi.

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Il tempo pieno a scuola: ma senza insegnanti come si fa? La denuncia ANIEF

Anief Sciopero

“Come si fa a realizzare più tempo scuola senza assumere gli insegnanti a cui affidarlo?”. Una pietra la frase che apre il comunicato stampa di ANIEF, che commenta così il mancato inserimento nel testo della manovra economica dei provvedimenti “promessi a più riprese dai più alti esponenti del governo” per ridurre il divario tra settentrione e meridione sul fronte dell’istruzione.

“È indicativo, invece, che tra i finanziamenti accordati sinora siano assenti quelli per procedere all’assunzione di 27.400 docenti e appartenenti al personale ATA chiesti dal Miur, di recente ricordati dal Ministro dell’Istruzione nel corso di un question time alla Camera, come primo assaggio verso l’incremento del tempo scuola nelle regioni più deprivate a livello di agenti culturali”.

Insomma, come si fa il tempo pieno senza insegnanti?

Lo spunto che ha portato alla risposta di ANIEF è dato da alcuni titoli della stampa di settore (istruzione) che parlavano proprio del fatto che sul “tempo pieno il governo del cambiamento non cambia”.

Pacifico: progetti validi che rischiano di sparire

Secondo Marcello Pacifico, presidente di Anief-Cisal, il rischio concreto è che “Il progetto si perda strada facendo, per via dei vincoli imposti dal Mef. Come per altri annunci e disegni legge virtuosi, quali l’introduzione dei docenti di educazione motoria alla primaria, di musica di inglese”.

“Come si fa a continuare a parlare di tempo pieno – continua Pacifico – se nel testo della prossima manovra economica 2019, bollinata dalla Ragioneria di Stato, non ci sono norme in questa direzione e, soprattutto, non si prevede l’assunzione di nuovi insegnanti per attuare l’incremento di tempo scuola al Sud?”.

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Alternanza scuola-lavoro, Granato (M5S): “Diventerà formazione aggiuntiva non sovrapponibile”

bianca laura granato m5s

Il dicastero è verde, ma il supporto in queste ore è tutto giallo. Al Miur guidato dal leghista Marco Bussetti, difatti, si lavora sulla nuovissima alternanza scuola-lavoro che cambierà nome (“Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento” probabilmente) e vedrà dimezzarsi (e più) il monte ore destinato a queste attività. Il proclama è sempre lo stesso, da parte degli alleati del Movimento 5 Stelledemolire la Buona Scuola che porta il marchio a fuoco di Matteo Renzi. Più moderato il Ministro dell’Istruzione che invece dal suo insediamento continua a parlare di una rivisitazione, una rimodulazione della Buona Scuola renziana.

Secondo le indiscrezioni di queste ore, invece, sarebbe più corretto dire che l’alternanza scuola-lavoro cambierà. Ma che resiste.

La senatrice a 5 Stelle: dai precedenti esecutivi “smantellamento programmato della scuola pubblica”

La battaglia dell’abbattimento della Buona Scuola è stato cavallo di battaglia, nell’ultima tornata elettorale, del Movimento 5 Stelle più che della Lega di Matteo Salvini. Non è un caso che il vicepremier Luigi Di Maio, leader pentastellato, più volte ha “invaso” il campo del collega Bussetti. E non è un caso che a continuare a parlare di smantellamento della Buona Scuola siano sempre gli esponenti del Movimento. L’ultima, in ordine di tempo, è la senatrice Bianca Laura Granato, che ha affidato a Facebook la sua riflessione sul ruolo della scuola secondo i 5 Stelle.

Nel post della senatrice, gli attacchi agli scorsi esecutivi non sono certo nascosti. Nel mirino della Granato la chiamata diretta e l’alternanza scuola-lavoro.

“Cos’è per il Movimento 5 Stelle la scuola pubblica? Lo strumento principe – si legge nel post – della cittadinanza e della mobilità sociale. C’è chi attenta a questo precetto per favorire le scuole private, ma noi vogliamo restituire la scuola statale alla sua funzione costituzionale di formare cittadini liberi e consapevoli e di garantire anche agli ultimi giustizia sociale. Svilire l’insegnamento con vari pretesti è stato lo strumento di cui le classi politiche e dirigenti che ci hanno preceduto si sono servite per portare avanti il disegno perverso di smantellamento della scuola statale. L’aziendalizzazione della scuola e la marginalizzazione delle conoscenze rispetto alle competenze avevano solo il compito di asservire alla logica dei mercati intere generazioni di individui. La legge 107/2015 (Buona Scuola, ndr) è stata l’ultimo colpo inferto alla scuola statale, in cui l’autonomia si è trasformata in autoritarismo, limitazione della libertà di insegnamento, discrezionalità senza controllo dei dirigenti scolastici”.

La soluzione

“Per fronteggiare questo smantellamento programmato della scuola statale pubblica, stiamo creando gli anticorpi attraverso una classe docente preparata e forte, che operi nella stima e nella considerazione della società civile, nel rispetto di studenti e famiglie che sono i destinatari privilegiati del servizio pubblico di qualità che intendiamo ripristinare”.

“Presto la chiamata diretta sarà un pallido ricordo e l’alternanza scuola lavoro sarà contenuta in un numero di ore che la renda una formazione aggiuntiva non sovrapponibile a qualsiasi ora di altro insegnamento”.

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Maltempo e sud, scuole chiuse in Sicilia e a Napoli

Maltempo a Terracina (foto: Nexting)

La straordinaria ondata di maltempo che sta vessando ormai da una settimana l’Italia non è ancora terminata. E porta con sé una serie di disagi ancora oggi 5 novembre 2018. Soprattutto al sud.

A Napoli chiusi 5 plessi scolastici

Gli allievi di 5 istituti di Napoli anche oggi non sono andati a scuola. Si tratta di due scuole di Posillipo, la Viviani e la Cimarosa; l’istituto comprensivo Foscolo – Oberdan; la scuola primaria Dante Alighieri e il plesso Caritas dell’istituto Troisi.

Sicilia in ginocchio

Notevoli disagi anche in Sicilia dove nelle scorse ore il maltempo ha provocato 12 morti. Tre Comuni dell’Agrigentino hanno deciso di tenere le scuole chiuse, si tratta di Menfi, Ribera e Sciacca.

Allerta al nord

In queste ore stato di massima allerta al nord, a destare particolare preoccupazione è il maltempo che colpirà Piemonte e Valle d’Aosta. Interessate anche Lombardia, Liguria e Veneto. Situazione attenzionata anche nel Lazio meridionale, già vessato dalle piogge e il vento dei giorni scorsi.

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Assunzioni docenti, ANIEF: “Ci allontaniamo da UE”

Bandiera dell'Unione Europea Europa Unita

“La soluzione trovata dal governo gialloverde su formazione e assunzioni dei docenti aumenta il gap rispetto ai Paesi Ue”. A sostenerlo, in una nota pubblicata dall’Ansa, è il sindacato Anief.

“La storia è datata: quasi trent’anni fa, con gli accordi di Lisbona, il nostro Paese decideva di allinearsi agli altri Paesi Ue sulla formazione universitaria iniziale degli insegnanti; servirono due lustri per fare partire le Ssis, le scuole di abilitazione e specializzazione universitaria, e quasi tutti i corsisti furono assunti dalla GaE, le graduatorie ad esaurimento. Poi arrivarono il Tfa e il Pas, i corsi abilitanti e per l’abilitazione all’insegnamento che non diedero sblocco per la chiusura delle graduatorie. La stessa sorte è toccata agli abilitati con la laurea in Scienze della formazione primaria conseguita dopo il 2011. Furono però banditi due concorsi riservati, uno per la secondaria e uno per infanzia e primaria. Ora il Governo, con l’articolo 58 della bozza della manovra di bilancio, ‘bollinata’ e inviata al Quirinale, ha deciso di puntare tutto sui vecchi concorsi. L’Italia continua a reclutare gli insegnanti della scuola pubblica con regole ben diverse dagli altri Paesi del vecchio Continente”.

Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato, dichiara all’agenzia di stampa: “Il problema non è mai stato quello della formazione iniziale degli insegnanti di carattere universitario, quanto la mancata associazione al reclutamento degli stessi. Ecco perché Anief ha sempre chiesto, in primis, di liberare gli organici del corpo insegnante, adeguando l’organico di diritto all’organico di fatto in assenza di ragione sostitutive, e, in seconda battuta, di aprire le graduatorie ad esaurimento al personale abilitato e di utilizzare anche le graduatorie dei precari storici non abilitati fino al loro esaurimento. Il ritorno ai concorsi deve necessariamente tornare a prevedere l’utilizzo pieno del doppio canale; in caso contrario, avremo sempre da una parte posti vacanti e dall’altra personale abilitato o docenti che fanno i supplenti in eterno, senza mai essere stabilizzati nei ruoli. Molti di loro, inoltre, continueranno a fare causa allo Stato italiano per l’abuso dei contratti a termine, con una storia giudiziaria senza fine”.