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Studenti con disabilità, la denuncia dell’ANGSA (Associazione Nazionale di Genitori di Soggetti Autistici)

alunni con disabilità insegnanti di sostegno generica

Ogni anno, la storia sembra ripetersi: classi scoperte, nomine non assegnate e, soprattutto, si registra una grave carenza di insegnanti di sostegno.

Il risultato? Secondo l’ANGSA “molti genitori  dicono che le scuole invitano, ma spesso di fatto costringono, a tenere a casa in questi giorni i ragazzi con grave disabilità perché il sostegno manca del tutto o non sono state attribuite le ore sufficienti… Eppure, lo studente con disabilità è affidato alla scuola, non all’insegnante di sostegno, e se la scuola funziona per gli altri deve funzionare anche per lui… Ignorare questo principio è una forma sistematica di discriminazione, e come tale illegittima rispetto a tutti i principi costituzionali e alla Legge n. 7/2006 (“Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”)”.

Questo è quanto Benedetta Demartis, Presidente dell’Associazione Nazionale di Genitori di Soggetti Autistici, ha scritto in una lettera al Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, denunciando di fatto una carenza nell’inclusione delle persone con disabilità.

La Demartis, infatti, spiega che : “La continuità degli insegnanti rimane una parola spesso sconosciuta per i nostri ragazzi nonostante i pochi spiragli aperti dal DL 66/17 art. 14 c. 3 che consentiva di mantenere in certe circostanze gli insegnanti di sostegno precari che, pur senza titolo di specializzazione, spesso avevano saputo formarsi in itinere, a volte anche con il supporto dei genitori, sulle esigenze delle persone con autismo. Siamo tuttora impegnati nell’Osservatorio per l’integrazione delle persone con disabilità istituito presso il Ministero dell’Istruzione e conosciamo, quindi, la Sua disponibilità ad affrontare questa situazione ma siamo costretti a chiederle di adoperarsi con urgenza per la piena attuazione di quanto previsto dall’Art. 14 del decreto Legislativo 66 del 2017 sull’Inclusione scolastica studenti con disabilità e ancora inapplicato, ad esempio, attraverso una celere approvazione del decreto attuativo lì previsto”.

La portavoce dell’ANGSA conclude con una considerazione: “Se le scuole non hanno personale sufficiente per rispondere alle esigenze di tutti, dovrebbero riorganizzare quello che c’è, nominare supplenti, utilizzare i docenti del potenziamento, proporre agli insegnanti in servizio ore aggiuntive, organizzare servizi di supporto, tutoraggio e formazione. Al limite potrebbero far fare a tutti gli alunni qualche ora di scuola in meno e con le ore di insegnamento recuperate organizzare il supporto che manca… Ma tenere a casa solo lo studente con disabilità, facendo spesso credere ai genitori, rigorosamente solo a voce, che deve rimanere a casa, può essere una soluzione comoda per qualcuno ma certamente iniqua e inammissibile”.

Un’altra denuncia dopo quella di ieri di FISH, dunque.

Non ci resta che attendere una risposta valida, che assicuri i diritti di tutti.

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Mancano i docenti di sostegno? Assumiamo gli infermieri!

infermieri generica dottori

All’ormai atavica carenza di insegnanti di sostegno si risponde assumendo… infermieri. L’originale trovata viene da Belluno, che risponde così ai numeri che vogliono i bambini disabili a casa perché senza insegnanti di sostegno.

La notizia la dà Il Gazzettino.

Infermieri… di sostegno

In una scuola della periferia di Belluno, infatti, per permettere agli allievi disabili di seguire le lezioni una scuola ha trovato una soluzione drammaticamente fantasiosa: ha reclutato infermieri anziché insegnanti di sostegno che – ahimé – mancano.

Calcolatrice e conti in mano

In Veneto (i dati li riporta sempre Il Gazzettino) 1858 posti sono rimasti vacanti per mancanza di insegnanti di sostegno adeguatamente formati e con tutte le carte in regola per occupare la delicata posizione.

Questi posti sono quindi passati ai dirigenti scolastici che li avrebbero dovuti occupare con docenti comuni senza specializzazione. Ma la metà di queste cattedre è ancora vuota, il che significa che il cinquanta per cento dei 16.913 alunni disabili veneti sta frequentando le lezioni con soluzioni di fortuna

L’appello allo Stato

Il 16 ottobre Marco Bussetti, a capo del dicastero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sarà a Venezia. Potrebbe essere quella l’occasione di un incontro con i sindacati veneti che lo reclamano ad alta voce. Sindacati che si sono rivolti anche al governatore Zaia per chiedere che le università che formano gli insegnanti di sostegno siano a numero aperto e non chiuso come attualmente imposto. Lo stesso appello è stato rivolto ai parlamentari veneti affinché portino queste istanze in Camera e Senato.

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FISH: scenario drammatico per gli alunni disabili; i numeri

studenti scuola primaria generica

Il 30 percento delle insegnanti di sostegno non possiede titoli adeguati al ruolo da svolgere. Il 41 percento delle famiglie dichiara la mancanza di un insegnante di sostegno. Il 30 percento di queste afferma di essere stata invitata a non portare il proprio figlio a scuola o di ridurne la frequenza.

Sono alcuni dei preoccupanti dati raccolti da FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.

La ricerca di FISH

Alla ricerca della Federazione hanno risposto 1600 famiglie, un campione ritenuto dagli stessi membri di FISH “consistente”. In concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico, infatti, FISH ha lanciato un sondaggio presso le famiglie con bimbi e ragazzi con disabilità, per comprendere al meglio quale fosse la qualità dell’inclusione scolastica.

Situazione pregressa già difficile

Già le precedenti segnalazioni apparivano infatti piuttosto inquietanti: ritardi nell’assegnazione di insegnanti di sostegno, assenza di assistenti all’educazione o alla comunicazione, lacune nell’assistenza igienica e materiale e altri elementi che impattano negativamente sulla frequenza scolastica.

Le dichiarazioni del presidente Falabella

Lo scenario è più preoccupante di quanto già non temessimo – sottolinea il Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap Vincenzo Falabella – Ciò impone la necessità di un confronto immediato con il Ministro dell’Istruzione anche alla luce di vari ‘rumors’, che ci auguriamo infondati, che riportano intenti circa un possibile intervento per la mobilità degli insegnanti di sostegno che sarebbe causa di ulteriore disagio per migliaia di studenti e studentesse con disabilità, un altro ostacolo al diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione. Continueremo a sollecitare l’attuazione dei decreti applicativi della legge sulla ‘buona scuola’, rimarcando che i diritti dei docenti sono finalizzati alla realizzazione e tutela dei diritti degli studenti con disabilità”.

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La preside al Ministro: abbonamenti telefonici 4G con Carta Docente

smartphone scuola

La professoressa Giovanna Tarantino, dirigente del’IIS Fermi di Policoro, ha spedito nelle scorse ore una lettera all’attenzione del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e del sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano. Nella missiva si argomenta una richiesta ben specifica: che i 500 euro del bonus Cultura meglio conosciuto come Carta del Docente possano essere esteri affinché i docenti possano pagarsi abbonamenti dati telefonici a 4G.

La lettera integrale è disponibile su Orizzonte Scuola.

“Il Piano Nazionale Scuola Digitale è in ritardo”

“In diversi istituti scolastici – si legge – privi di banda larga, pur avviati verso un necessario percorso di digitalizzazione cui si vorrà dare di certo continuità, anche in relazione alle azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale, si rilevano spesso carenze nella connessione alla rete internet e, anche laddove è stato messo in campo ogni possibile tentativo di soluzione (ampliamento della rete, contratti per il suo potenziamento etc.), si stenta ancora a garantire un servizio minimo per tutta la durata della giornata scolastica”.

“Tali situazioni – continua la preside – generano difficoltà operative per gli insegnanti, che spesso si ritrovano senza accesso alla rete o con una linea non sufficiente per la pratica didattica quotidiana. Questo accade non tanto per la carenza di dotazioni hardware, che non mancano, quanto, appunto, per le difficoltà di connessione. Molti hanno optato per abbonamenti propri al fine di ovviare a un problema che pare insormontabile”.

La soluzione

“La proposta in questione – propone – pertanto, si sostanzia nell’opportunità di utilizzare parte della Carta del Docente per la sottoscrizione di abbonamenti annuali di rete mobile che garantiscano la connessione con tecnologia 4G”.

La Tarantino ha pensato proprio a tutto: “I costi sostenuti dovrebbero essere, come è ovvio, separati da quelli dei servizi per chiamate e altre opzioni di telefonia, ma permetterebbero a tutti gli insegnanti di poter utilizzare i propri smartphone (ormai piuttosto veloci grazie alla tecnologia 4G, con utilizzo di almeno 10 Gigabyte di Rete) come router per le attività quotidiane di didattica on line, compilazione del registro elettronico e attività di studio e ricerca individuale. Le compagnie in grado di erogare il servizio potrebbero essere inserite nella piattaforma Carta del Docente per offrire il servizio”.

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Carta Docente a 400 euro, anzi no ancora 500: cosa è successo?

carta del docente cosa acquistare

Nelle scorse ore un rumour stava rimbalzando qua e là in Rete: la Carta Docente passava dai 500 euro canonici ai 400. Poi la smentita. Poi le voci su un taglio, ma per il 2019/20. Ecco, cosa è successo?

I tagli alla scuola

Il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti
Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti

Tutto è partito dalle dichiarazioni di Marco Bussetti. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha ribadito la volontà dell’Esecutivo gialloverde (Lega – Movimento 5 Stelle) di “apportare dei tagli al comparto scuola”. Anzi, il Ministro ha parlato non tanto di tagli ma di risparmio, insomma, in ottica di razionalizzazione delle spese.

“[…] Potrebbe essere reinvestito nel comparto scolastico o contribuire a finanziare le altre misure del Governo”

Ma di fatto, Bussetti non ha mai parlato di tagli alla Carta del Docente.

Però le ipotesi (rimbalzate anche su autorevoli testate nazionali come il Corriere della Sera) hanno agitato i docenti e i sindacati che immediatamente si sono opposti a eventuali riduzioni.

Il bonus già erogato

Si trattava, in ogni caso, di fantaprovvedimenti: è difficilmente ipotizzabile, infatti, che il bonus cultura da 500 euro già erogato per l’anno scolastico 2018-19 in data 12 settembre potesse essere revocato. Quindi, laddove ci siano comunque ipotesi di taglio, bisogna riferirsi quasi d’obbligo al prossimo anno scolastico. Ossia l’anno scolastico 2019/2020.

Nulla cambia al momento, quindi, ma bisogna restare in attesa di capire questi tagli cosa includeranno. Anche se, a giudicare dalla foga con cui insegnanti e loro rappresentanze sindacali si sono scagliati contro la possibile riduzione, diventa improbabile anche un taglio futuro. Staremo a vedere.

Altre informazioni su Carta Docente 2018/19

Come abbiamo già detto, il bonus Cultura da 500 euro è stato erogato lo scorso mese. In questo articolo spieghiamo cosa è possibile acquistare con Carta del Docente, in questo altro articolo invece illustriamo gli attuali termini per non perdere il bonus Cultura maturato ad oggi dal 2016.

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Roma, Virgina Raggi: “Scuola aperta tutta il giorno”

virginia raggi sindaco roma

Scuola aperta tutta il giorno con iniziative educative e formative per l’intera giornata“. Lo ha annunciato via social la sindaca a Cinque Stelle di Roma Virginia Raggi: “L’attività delle scuole non può e non deve limitarsi alle ore di lezione. Stiamo lavorando per rendere gli istituti autentici punti di riferimento sui territori, in grado di proporre iniziative nell’arco di tutta la giornata”.

Una notizia che fa pensare ad un cambiamento radicale nel modo di intendere l’istituzione scolastica: un luogo del sapere che da part-time sembra diventare full-time.

Roma, scuole aperte tutto il giorno: In che modo?

“In questa direzione abbiamo proposto, per l’anno scolastico 2018-19, una mappatura di progetti educativi e formativi gratuiti finalizzati a integrare l’attività didattica a partire dalla Scuola dell’Infanzia fino alla Scuola Secondaria di II Grado – continua la Sindaca Raggi – Un lavoro prodotto grazie alla proficua collaborazione tra l’assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale Laura Baldassarre e la presidente della Commissione capitolina Scuola Maria Teresa Zotta”.

“L’idea è quella di aprire le scuole al contributo di tutti, creando interazioni e contaminazioni con tutte le componenti della nostra città – specifica – Obiettivo generale è promuovere opportunità di crescita personale, di sviluppo del senso critico nonché occasioni che educhino alla cittadinanza”.

“Lo scorso 26 settembre, nel corso di un Open Day presso la Pelanda di Testaccio, sono stati presentati 78 progetti didattici a disposizione, a titolo gratuito, delle scuole di Roma Capitale – aggiunge Raggi – Le proposte riguardano sia l’orario scolastico che extrascolastico e sono state declinate all’interno di 6 aree tematiche: Ambiente e Scienza; Arte e Cultura; Diritti; Intercultura e Pace; Stili di Vita; Storia e Memoria. L’anno scorso le scuole che hanno partecipato sono state ben 826, oltre 2mila le classi e 48mila ragazzi coinvolti. Stiamo mettendo a sistema le adesioni di quest’anno, ma posso anticiparvi che le richieste inviate dalle scuole sono state davvero numerose”.

“Abbiamo introdotto l’Open Day per la prima volta lo scorso anno e lo stiamo consolidando affinché diventi un efficace strumento di congiunzione tra mondo scolastico, città e territori – conclude – L’evento ha rappresentato un esempio avanzato di partecipazione e condivisione. Sono gli elementi chiave su cui stiamo costruendo una nuova idea di scuola, che diventi il perno di una rete più estesa in grado di coinvolgere famiglie, associazioni, enti, istituzioni, cittadini”.

Non ci resta che… guardare cosa succederà.

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Un appello per la scuola pubblica che contrappone conoscenze a competenze

Alle competenze vanno contrapposte conoscenze. L’appello per la scuola pubblica lanciato da Giovanni Carosotti, insegnante scuola secondaria di secondo grado di Milano; Rossella Latempa, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Verona; Renata Puleo, già dirigente scolastico, Roma; Andrea Cerroni, professore associato, Università degli Studi Milano-Bicocca; Gianni Vacchelli, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Rho (MI); Ivan Cervesato, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Milano; Lucia R. Capuana, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Conegliano Veneto (TV); e infine Vittorio Perego, insegnante scuola secondaria di secondo grado, Melzo (MI), è destinato a far quantomeno riflettere, se non discutere.

Gli otto docenti proponenti, in una lettera indirizzata alla Presidenza della Repubblica, alle Camere attraverso i loro presidenti e al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, chiedono che venga rimessa al centro la conoscenza contro quello che definiscono un lungo processo verso invece la standardizzazione dell’educazione in funzione della competenza. Insomma, per sintetizzarla: strumenti per poter analizzare il mondo contro quelli che invece trasformano i discenti in strumenti di lavoro a propria volta. Un pericolo reale? Chissà.

Educazione o tecnica?

“L’ultima riforma della scuola – scrivono gli insegnanti nelle premesse della loro proposta – è l’apice di un processo pluridecennale che rischia di svuotare sempre più di senso la pratica educativa e che mette in pericolo i fondamenti stessi della scuola pubblica. Certo la scuola va ripensata e riformata, ma non destrutturata e sottoposta ad un processo riduttivo e riduzionista, di cui va smascherata la natura ideologica, di marca economicistica ed efficientista”.

“La scuola – continuano – è e deve essere sempre meglio una comunità educativa ed educante. Per questo non può assumere, come propri, modelli produttivistici, forse utili in altri ambiti della società, ma inadeguati all’esigenza di una formazione umana e critica integrale. È quanto mai necessario “rimettere al centro” del dibattito la questione della scuola”.

“Bisogna chiedersi, con franchezza: cosa è al centro realmente? L’educazione, la cultura, l’amore per i giovani e per la loro crescita intellettuale e interiore, non solo professionale, o un processo economicistico-tecnicistico che asfissia e destituisce?”.

L’appello completo lo trovate a questo indirizzo.

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Bando di selezione docente asilo nido nel Novarese

bambino asilo generica

L’Amministrazione comunale di Castelletto Sopra Ticino, in provincia di Novara, ha indetto un bando di concorso per l’avviso di mobilità volontaria 9esterna per la copertura di n. 1 posto di educatore all’infanzia – cat.giuridica C – tempo pieno e indeterminato, presso l’area servizi sociali – asilo nido.

La scadenza del bando è fissata per il 22 ottobre 2018.

A chi si rivolge

Il concorso è rivolto a dipendenti in servizio a tempo indeterminato presso Enti sottoposti a vincoli in materia di assunzioni a tempo indeterminato ed in regola con le prescrizioni del patto di stabilità interno e con gli obiettivi finalizzati alla riduzione della spesa (art. 1 – comma 47 della Legge 311/2004 e s.m.i.), collocati nel profilo professionale e nella categoria sopra indicati interessati al trasferimento presso il Comune di Castelletto Sopra Ticino.

Come partecipare

Gli interessati possono inoltrare domanda in carta libera sul modello fac-simile predisposto dall’Ente, allegando un curriculum vitae e professionale, datato e sottoscritto, che verrà vagliato per un eventuale successivo colloquio.

Modalità di selezione

La scelta dei lavoratori da assumere per mobilità verrà effettuata sulla base di apposito colloquio motivazionale ed attitudinale alla presenza del Segretario Comunale e del Responsabile di Area interessato. I colloqui si interromperanno non appena sarà individuato il candidato idoneo, senza che ci sia necessità di esaminare gli altri candidati. Per la selezione ci si baserà sui seguenti criteri di massima, da valutarsi globalmente secondo il seguente ordine decrescente di priorità: – esiti del colloquio; – servizio prestato nell’area e nel profilo corrispondente al posto da coprire; – curriculum professionale e formativo del candidato; – avere già superato il periodo di prova nell’ente di provenienza; – motivazioni della richiesta (avvicinamento di residenza, salute, studio, altri motivi personali); – la possibilità di ottenere in tempi brevi il nulla osta dell’Ente di appartenenza.

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Trasferimento docenti: i paletti imposti dalla nuova Legge di Bilancio

insegnanti docenti immissione in graduatoria

La legge di bilancio 2019 frena i trasferimenti dei docenti nel caso in cui “non possano garantire un’adeguata continuità scolastica”. Prima di partire o chiedere un trasferimento, insomma, bisognerebbe tutelare innanzitutto la trasmissione del sapere ai discenti.

Sembra essere questa l’interpretazione contenuta fra le righe del nuovo CCNL, che avrà durata per il triennio 2019-2021, di fatto va a modificare parte del precedente CCNL 2016-2018, cui era lasciato ampio spazio alla contrattazione con i sindacati per le regole della mobilità del personale docente.

Da adesso, invece, come recita l’art. 22 comma 4 lettera a1) stabilisce che “[….] al fine di perseguire il principio della continuità didattica, i docenti possono presentare istanza volontaria non prima di tre anni dalla precedente, qualora abbiano ottenuto l’istituzione scolastica richiesta volontariamente [….]”

In base a questa disposizione, i docenti che, a decorrere dall’anno scolastico 2019/2020, risulteranno soddisfatti nella domanda di mobilità territoriale o professionale acquisendo titolarità in una delle scuole richieste, non potranno presentare domanda di mobilità per un triennio a decorrere dall’anno scolastico in cui avranno ottenuto il trasferimento richiesto .

Cambiano quindi le regole per i docenti: solo chi sarà in possesso di requisiti specifici potrà partecipare alla mobilità con cadenza annuale.

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World Teachers’ Day 2018, FLC Cgil: “Chiediamo alla politica un riconoscimento del lavoro dei docenti”

flc cgil logo

In occasione del World Teachers’ Day 2018, la FLC Cgil ha rilasciato una nota stampa con cui approfitta della ricorrenza per fare un punto sulla situazione degli insegnanti in Italia oggi.

“The right to education means the right to a qualified teacher” è il tema dell’appuntamento 2018 che si celebra, il prossimo 5 ottobre, con l’affermazione di un principio centrale nella missione dell’agenzia intergovernativa: è il lavoro qualificato e valorizzato dei docenti che porta in tutti i luoghi del mondo il seme della libertà, attraverso gli strumenti della conoscenza e dell’apprendimento.

Che sia stato proprio l’UNESCO a dar vita al World Teachers’ Day, Giornata mondiale dell’insegnante, deve accompagnare ad una importante riflessione: l’istituzione mondiale che difende i diritti universali e la cultura della pace e della giustizia, inserisce il ruolo strategico dei docenti e degli educatori nel dialogo tra i popoli, in ogni società e per lo sviluppo di tutti i paesi.

Ogni anno, dal 1994 la declinazione di un tema coniuga la ricorrenza, perché se è vero che l’insegnante è il fulcro del sistema educativo, è la scuola intera a sostenere il processo formativo delle giovani generazioni e ogni governo è chiamato ad impegnarsi per generalizzare e rendere sicure le opportunità di accesso a tutti le bambine e i bambini del mondo.

Solo un’istruzione di livello, capillare e diffusa può veicolare il progresso di uno stato sociale, il benessere dei suoi cittadini, la consapevolezza di un futuro rispettoso e sostenibile, la responsabilità diretta nella partecipazione democratica: si tratta di messaggi di grande rilievo, valori massimi dell’umanità, affidati all’impegno e al lavoro di chi sa custodirli facendoli crescere e maturare nelle generazioni di domani.

La valorizzazione della funzione docente deve diventare un obiettivo affinché possano concretizzarsi questi valori, soprattutto adesso che politiche intransigenti, conflittuali, prevaricatorie, minacciano la capacità di fiducia delle persone e chiudono al confronto, restringendo l’orizzonte dell’insegnamento e dell’integrazione.

Alla nostra politica chiediamo un alto riconoscimento dell’impegno quotidiano di maestri e professori che caparbiamente sfidano la quotidianità di un sistema spesso inadeguato, a partire dalla questione salariale: non portano la lavagna in spalla come nel bellissimo film iraniano (1) ma, comunque, compensano con mille strumenti materiali e immateriali le carenze di decenni e decenni di disinvestimento. Per il loro lavoro e per il diritto ad una istruzione di qualità delle bambine e dei bambini ricordiamo che non basta la buona volontà e lo spirito di adattamento, ma servono decisioni mirate e nuove risorse per dare dignità e rispetto alla professione e nuova speranza al progetto di sviluppo che porta con sé.