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Dislessia, il Tar Piemonte sospende la bocciatura di un allievo

Matematica Discalculia DSA 170 2010

La clamorosa storia arriva dalla Val di Susa ed è stata raccontata da Repubblica.it: il Tar del Piemonte ha difatti trovato “profili di parziale fondatezza” nel ricorso dei genitori di un ragazzo con disturbo specifico d’apprendimento (DSA) e ne ha sospeso la bocciatura alla quarta di liceo.

I fatti

Il ragazzo protagonista di questa storia destinata a fare giurisprudenza è discalculico. La discalculia, nota anche come disturbo dell’aritmetica, è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) legato alla comprensione di numeri e manipolazione degli stessi.

Il giovane studente è arrivato a fine anno con quattro insufficienze: scienze, inglese, latino e matematica appunto. Quindi l’esito degli scrutini è bocciatura, per una sola materia. Con tre insufficienze, difatti, si veniva semplicemente ammessi all’anno successivo con debito.

L’assenza del Piano Didattico Personalizzato

Ma i genitori dello studente non hanno accettato ciò e hanno portato il caso alla giustizia amministrativa. Il collegio di giudici, presieduto da Domenico Giordano, ha esaminato il ricorso della famiglia e la difesa del dirigente scolastico dell’istituto, e infine ha sancito che esistono profili di parziale fondatezza che darebbero ragione al ricorrente. Più nello specifico:

“[…] rilevando, a un primo esame, profili di parziale fondatezza del ricorso con particolare riferimento alla disciplina matematica, rispetto alla quale sembrerebbero trovare fondamento le censure dedotte dal ricorrente in ordine alla mancata integrale applicazione delle misure di ausilio previste dal Piano Didattico Personalizzato”

In pratica, si afferma che il docente di matematica non abbia previsto per il ragazzo con discalculia un piano didattico personalizzato e meno gravoso in termini di difficoltà. Che si può tradurre in meno compiti, utilizzo della calcolatrice o consultazione dei formulari.

La legge 170/2010

Nel 2010 infatti in Gazzetta Ufficiale veniva pubblicata la legge 170/2010 che:

riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana

Nello stesso testo (articolo 5) il Miur garantisce agli studenti con DSA:

a) l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro
scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo,
adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate;
b) l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le
tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini
della qualità dei concetti da apprendere;

Inoltre, agli studenti con DSA sono “garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e
universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di
Stato e di ammissione all’università nonché gli esami universitari”.

La decisione

Così, il Tar ha sospeso la bocciatura del ragazzo annullandone l’insufficienza in matematica e ha disposto una nuova riunione straordinaria del consiglio di classe per ridiscutere la situazione dell’allievo con DSA, ma stavolta senza il docente di matematica.

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Urlare a scuola? Meglio di no

urla alunni

Una delle ultime conferme autorevoli e degne di nota in ordine di tempo arriva da Pittsburgh: i ricercatori dell’università qualche anno fa avevano portato a termine uno studio in diversi istituti equiparabili alle nostre scuole medie giungendo alla conclusione che urlare a un bambino equivale a sculacciarlo. Non solo, ma sgridare un allievo genera nello stesso insicurezza e rancore, al punto da poterne minare la crescita e subirne le ripercussioni anche da grande.

Sappiamo bene che non è sempre facile mantenere la calma, soprattutto in situazioni limite. Sappiamo bene anche che queste ricerche vanno prese per quello che sono, ma è sicuramente auspicabile trovare soluzioni alternative all’urlo, che a volte sembra l’unica strada percorribile.

Le ricerche e le convinzioni

Non è l’unico studio che analizza il fenomeno, quello dell’Università di Pittsburgh: alcuni anche più recenti hanno dimostrato a vario titolo la connessione tra l’aggressività verbale degli adulti e la crescita degli adolescenti, arrivando a sviluppare teorie finanche sulla crescita del bambino stesso.

Su MumAdvisor, in un’intervista realizzata da Benedetta Sangirardi alla vicepresidente di Alice Onlus Valentina Tollardo, si legge:

Le urla creano nel bimbo una situazione di allarme e di stress e, se fatte in ambienti pubblici, anche di umiliazione. Molti studi, tra cui quelli pubblicati sulla rivista “Child Development” dai ricercatori della Rochester University, hanno evidenziato una correlazione tra il cortisolo (detto anche ormone dello stress) e le difficoltà nello sviluppo intellettivo ed emotivo. Non dimentichiamo poi il valore educativo: la prima relazione significativa che i bambini instaurano è quella con i genitori, da cui imitano modalità ed atteggiamenti. I bimbi potrebbero in questo modo apprendere “l’urlo” come unica modalità possibile per esprimere la rabbia.

“Urlare non serve a nulla”

Non urlare non vuol dire non imporsi. Sebbene urlare non serva a nulla. Lo teorizza bene Daniele Novara, pedagogista italiano molto noto e tra i massimi esperti della gestione dei conflitti interpersonali. Nel suo “Urlare non serve a nulla” (lo trovate a questo link) Novara raccoglie tante riflessioni – frutto della sua esperienza lavorativa – e suggerisce alcune indicazioni pratiche per imparare a controllare le proprie reazioni emotive e riuscire, con la giusta organizzazione, a farsi ascoltare efficacemente e gestire nel modo migliore i conflitti che quotidianamente si generano con i figli. Una lettura consigliata anche per gli insegnanti.

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Salvini, la leva e le scuole: l’alternativa di Possibile

Militari Leva Obbligatoria Una foto di militari in azione (fonte: Ministero della Difesa)

L’ultima in ordine di tempo il leader del Carroccio, e Ministro degli Interni, l’ha lanciata così, un po’ su due piedi, da un palco di un congresso in Puglia, più precisamente Lesina. “Reintrodurre la leva obbligatoria”, più o meno suona così l’affermazione di Matteo Salvini:

«Vorrei che oltre ai diritti tornassero a esserci i doveri […] facciamo bene a studiare i costi, i modi e i tempi per valutare se, come e quando reintrodurre per alcuni mesi il servizio militare, il servizio civile per i nostri ragazzi e le nostre ragazze così almeno impari un po’ di educazione che mamma e papà non sono in grado di insegnarti».

Il proclama però sembra un tuono destinato a non scomporre un cielo sereno e tranquillo. Tanto è vero che lo stesso Ministro della Difesa Elisabetta Trenta l’ha già chiusa con un: “Idea romantica ma non al passo con i tempi”. Inoltre bisognerebbe prevedere le coperture economiche per tornare alla naja.

Possibile: investire nelle scuole

Ma la voce che ci riguarda più da vicino è quella di Possibile, il movimento nato dalla fuoriuscita dal Pd di Pippo Civati e altri. La segretaria Beatrice Brignone invita Salvini alla riflessione: “Ma se davvero Salvini trovasse dal nulla 15 miliardi di euro – la cifra che secondo un servizio di Fanpage servirebbe a riavviare la leva militare obbligatoria, ndr – non sarebbe meglio investirli davvero nell’educazione di ragazzi e ragazze, destinandoli alla scuola pubblica statale?”.

Scuole sicure, spacciatori o edifici pericolanti?

La questione leva diventa anche l’occasione per una stoccata da parte della segretaria di Possibile sull’argomento delle “scuole sicure” con l’idea di destinare dei fondi in un progetto per individuare gli spacciatori all’esterno degli istituti scolastici, ancora una volta si sposta l’attenzione su problemi che il partito definisce più urgenti. Ossia, la tenuta delle scuole stesse.

“Sul sito del Miur – spiega la Brignone – si trova un resoconto dell’Associazione Nazionale Presidi, secondo il quale solo il 3% degli edifici scolastici italiani è in condizioni ottimali di manutenzione, il resto necessita di interventi più o meno consistenti e onerosi e la media dei crolli è di quasi uno a settimana. Sempre secondo l’Anp, un edificio su quattro è sottoposto a una manutenzione inadeguata”.

“Il ministro – chiosa la Brignone – farebbe bene a preoccuparsi di questi dati allarmanti anziché di crocefissi e reintroduzione della leva militare”.

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Concorso DSGA, a settembre – ottobre il bando

sede Miur Trastevere Roma

Sono giorni di fermento per la stesura del calendario delle prove concorsuali e, direttamente dal MIUR, arriva la notizia tanto attesa da migliaia di persone: nella giornata di mercoledì, infatti, il Ministero ha reso noto ai sindacati che è stata inviata la procedura attraverso apposita informativa al Ministero dell’Economia e delle Finanze per bandire il concorso per il profilo di Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi della scuola (a seguire, DSGA).

Questo concorso, atteso da anni, costituisce un’ottima opportunità sia per coloro che hanno comunque svolto negli ultimi anni le medesime mansioni, sia per chi desidera intraprendere una differente attività lavorativa.

L’uscita del bando è prevista fra settembre e ottobre prossimi, i posti disponibili sono circa duemila e le immissioni in ruolo dovrebbero essere disposte già nell’anno 2019/2020.

LA POSIZIONE

La posizione del DSGA è indispensabile al funzionamento amministrativo, contabile e organizzativo delle scuole, anche perchè la qualità di un’istituzione scolastica è assolutamente correlata ad una buona gestione e alla capacità di leadership dei Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi.

I REQUISITI

Per partecipare al concorso, sono richiesti:
– diploma di laurea in giurisprudenza, scienze politiche, sociali o amministrative, economia e commercio;
– diplomi di laurea specialistica (LS) 22, 64, 71, 84, 90 e 91;
– lauree magistrali (LM) corrispondenti a quelle specialistiche ai sensi della tabella allegata al D.I. 9 luglio 2009.
Oltre al personale in possesso dei suddetti titoli potranno partecipare, in deroga agli stessi, gli assistenti amministrativi che, alla data di entrata in vigore della legge di Bilancio (01/01/2018), abbiano maturato almeno tre anni interi di servizio negli ultimi otto nelle mansioni di direttore dei servizi generali ed amministrativi.

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Scuola, un autunno pieno di concorsi

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

Sarà un autunno caldo per aspiranti presidi, direttori amministrativi, docenti e personale ATA: approfittando della pausa estiva, ai più conviene prendere libri e quaderni e mettersi a studiare.

Secondo quanto riferisce il sito del MIUR, infatti, fra settembre ed ottobre 2018 si concentreranno la maggior parte dei concorsi del settore scolastico-educativo.

A questi si aggiunge il concorso (la cui preselezione è già stata svolta nei giorni scorsi) dei futuri dirigenti scolastici.

I concorsi in arrivo e i numeri

Dall’ultimo Consiglio dei Ministri, infatti, risulta che i Ministri dell’Economia, dell’Istruzione e della Pubblica Amministrazione hanno approvato l’autorizzazione ad assumere circa 57.322 docenti per l’anno scolastico 2018/2019, suddivisi in 43.980 docenti su posto comune e 13.342 docenti su posto di sostegno.

Con il decreto siglato dal Ministro Bussetti (Istruzione) e inviato al MEF saranno sbloccate le assunzioni che coinvolgono il personale docente a cui si aggiungeranno quelle relative agli ATA (Ausiliari, Tecnici e Amministrativi), oggetto di un altro decreto ad hoc.

E, per completare il quadro delle assunzioni, il comparto scuola sarà interessato anche dal bando di concorso per duemila Direttori dei Servizi Generali e Amministrati (DSGA).

Altri 2452 posti sono stati banditi lo scorso novembre per posti di dirigenti scolastici e, per l’anno scolastico 2018/2019 saranno assunti altri 212 presidi attinti da precedenti graduatorie.

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Consiglio dei Ministri, sì all’assunzione a tempo indeterminato di 57mila docenti

consiglio dei ministri

E’ arrivata ieri sera la notizia che migliaia di precari stavano aspettando da tempo: il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alle assunzioni nelle scuole per l’anno scolastico 2018/2019.

Su proposta dei Ministri della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, del collega dell’Economia Giovanni Tria e del responsabile dell’Istruzione Marco Bussetti, il Consiglio ha approvato l’autorizzazione ad assumere, a tempo indeterminato, 57.322 unità di personale docente su posti vacanti e disponibili.

Nello specifico si tratta di 43.980 docenti su posto comune e 13.342 docenti su posto di sostegno.
A corredare la notizia, le assunzioni di 46 unità di personale educativo, 212 dirigenti scolastici e 9.838 unità di personale ATA.

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Scuola e siti internet, da settembre il dominio passa da .gov a .edu

donna scrittura laptop test concorso dirigenti scolastici

E’ un autunno carico di novità quello che si prospetta: a partire dal 20 settembre prossimo, il Miur informa che le scuole dovranno cambiare dominio per il sito online, passando da “Gov.it” ad “Edu.it”.

Questa migrazione è stata preceduta dalla   determina n. 36 del 12 febbraio 2018 dell’Agenzia per l’Italia Digitale, con la quale è stato stabilito, coerentemente con il  Piano Triennale per l’informatica nella nella PA 2017/2019, che il dominio “gov.it” va assegnato soltanto alle Amministrazioni centrali dello Stato.

Quali sono i passaggi?

Ogni istituto scolastico, statale e non, a partire dal 20 settembre dovrà verificare sul database Whois se è disponibile il nome che si è scelto, trovando nella Lista un Registrar che provvederà direttamente alla registrazione del dominio.

Attenzione: Prima di avviare la procedura è fondamentale accertarsi di avere a disposizione il codice meccanografico e tutti i dati identificativi della scuola e del legale rappresentante!

Per le tempistiche, è importante affrettarsi: solo le scuole che faranno la registrazione nel primo anno, ossia dal 20 settembre 2018 al 19 ottobre 2019, potranno mantenere lo stesso terzo livello del nome (es. il liceoleopardi.gov.it potrà diventare liceoleopardi.edu.it). I nomi a dominio delle scuole già registrate solo in questo arco di tempo iverranno riservati nell’SLD (Second Level Domain) edu.it. Il Registro.it non addebiterà al Registrar oneri per la registrazione dei nomi a dominio edu.it.

Dopo il 20 ottobre 2019, i nomi non ancora registrati saranno nuovamente disponibili disponibili e verranno assegnati secondo l’ordine cronologico di arrivo delle richieste.

Le scuole potranno mantenere il dominio “gov.it”sino  alla scadenza del contratto di canone con il proprio gestore ed eccezionalmente anche nel caso in cui questo superi la scadenza prevista dalla determina AgID.

Ulteriori istruzioni operative circa le modalità di migrazione/registrazione saranno fornite successivamente.

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Roma: concorso per l’assunzione nelle scuole nido e infanzia

E’ stata pubblicata sul sito del Comune di Roma Capitale (https://www.comune.roma.it/web/it/bando-concorso.page?contentId=BEC167394 ), la procedura selettiva pubblica, per titoli ed esami, per le scuole dell’infanzia capitoline. Si tratta di due bandi di concorso nel settore educativo – scolastico per la formazione di due graduatorie distinte, valide per la stipula di contratti di assunzione a tempo indeterminato e contratti a tempo determinato per le supplenze presso le Scuole dell’Infanzia e gli Asili Nido.

Chi può partecipare al concorso?

Il concorso è aperto ai candidati in possesso di uno dei seguenti titoli di studio:

– Diploma di scuola magistrale (3 anni) o titoli equipollenti indicati all’interno del bando (graduatoria Asili nido)

– Laurea in Scienze dell’Educazione o Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche (LM85) ed equipollenti (graduatoria Asili nido)

– Laurea magistrale a ciclo unico quinquennale in Scienze della Formazione o titolo equipollente (graduatoria Scuole dell’infanzia)

Cosa prevede il concorso?

Il concorso prevede lo svolgimento di una prova d’esame consistente in un quiz di almeno 20 domande a risposta multipla sui principali argomenti relativi ai profili professionali a concorso e indicati dettagliatamente all’interno dei bandi.

Nel corso della prova sarà valutata anche la conoscenza della lingua inglese e dei principali elementi di informatica. In particolare, i candidati dovranno saper affrontare argomenti quali:

– Costituzione della Repubblica Italiana ed ordinamento degli enti locali

– Disciplina del lavoro pubblico, diritti, doveri e responsabilità dell’insegnante

– Elementi di normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, tutela della privacy

– Legislazione scolastica (con particolare riferimento a quella dell’infanzia) e orientamenti dell’attività educativa

– Elementi di Igiene e Pronto soccorso

– Pedagogia e sociologia dell’infanzia

– Elementi di psicologia dell’età evolutiva

Come presentare domanda di partecipazione?

Le domande di partecipazione potranno essere presentate tassativamente online entro la mezzanotte del 7 settembre 2018 utilizzando il portale istituzionale di Roma Capitale, www.comune.roma.it, sezione “Ultimi bandi, avvisi  e concorsi”.

Per maggiori informazioni o assistenza sulla procedura di identificazione al Portale è possibile contattare il Contact Center ChiamaRoma allo 060606. Per qualsiasi ulteriore informazione contattare l’Ufficio Concorsi del Dipartimento Organizzazione e Risorse Umane ai seguenti numeri 06.67103941/2393/2215/3377, dalle ore 10.00 alle ore 12.00.

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Bonus merito a settembre per i docenti, esteso anche ai precari

ccnl comparto scuola soldi

Il bonus merito per i docenti sarà erogabile già dalla busta paga di settembre. In questi giorni infatti si sta procedendo all’accreditamento dei soldi alle scuole. Quindi già da settembre le segreterie potranno erogare il bonus sulle buste paga dei docenti.

Le risorse verranno ripartite come sulla scorta dell’intesa tra i sindacati e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca siglata il 25 giugno 2018.

Cos’è il Bonus Merito?

Il bonus merito è un riconoscimento economico stanziato e voluto dal Miur e destinato a quei docenti che si sono distinti nel corso dell’anno per la qualità del loro insegnamento. Si riconosce così economicamente il lavoro di alcuni insegnanti che si sono particolarmente distinti nel loro operato, tenendo conto anche di alcuni fattori come in contesto sociale in cui operano.

La discrezionalità è a carico del dirigente scolastico, ed è da considerarsi come una retribuzione accessoria e variabile.

Il bonus esteso anche ai docenti precari

Tra le novità più importanti dell’ultimo accordo raggiunto c’è l’estensione del bonus anche a chi ha un contratto a tempo determinato.

Le risorse a disposizione per il bonus merito per i docenti

L’importo disponibile passa a 130 milioni nel 2018, settanta milioni in meno rispetto alle altre annualità. Il calo è dovuto al fatto che si è attinto da questi fondi per permettere l’aumento stipendiale base dei docenti, da un minimo di 85.50 euro a un massimo di 110.70 euro lordi.

A pieno regime si arriverà a 160 milioni di euro, da ripartire per tutte le scuole.

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Obbligo vaccinale rinviato di un anno: cosa accade ora

vaccinazione bambini scuola

Nel Milleproroghe in discussione al Senato compaiono e vengono approvati due emendamenti identici, a firma Movimento 5 Stelle e Lega, che di fatto rinviano di un anno l’obbligo a dimostrare le avvenute vaccinazioni all’atto dell’iscrizione a scuola. Nella Camera alta i due emendamenti hanno ottenuto 149 voti a favore contro 110 a sfavore (un astenuto).

Il Milleproroghe cancellerebbe l’ultima circolare firmata Grillo

Argomento sentitissimo da gran parte della base del Movimento 5 Stelle, quello dei vaccini è stato uno dei primi interventi del nuovo esecutivo gialloverde e del Ministro della Salute Giulia Grillo. Tanto è vero che all’incirca un mese fa una circolare a firma della stessa Grillo e di Marco Bussetti, a capo del Miur, stabiliva che l’obbligo vaccinale restava invariato ma – anziché presentare documentazione ufficiale delle Asl – si poteva autocertificare.

Laddove il Milleproroghe, dopo la votazione di tutti gli emendamenti e quella finale, passasse anche alla Camera, questa circolare viene de facto cassata.

Cosa dicono gli emendamenti?

In estrema sintesi, gli emendamenti rinviano di un anno l’obbligo vaccinale. Per l’anno scolastico 2018/19 insomma non c’è bisogno di presentare documentazione di alcun tipo (né delle Asl, né autocertificazioni) per poter iscrivere il proprio figlio a scuola.

Un’inutile complicazione

Ci sono due aspetti da tenere in conto riguardanti questa vicenda.

Giulia Grillo (foto: Facebook)
Giulia Grillo (foto: Facebook)

Il primo riguarda le tempistiche: non è detto, infatti, che il Milleproroghe diventi legge entro settembre, ossia entro l’iscrizione a scuola. In quel caso – e in assenza di decreti d’urgenza – resta in vigore come “regolamento” la circolare Grillo-Bussetti e, quindi, l’obbligo di presentare certificazione e/o autocertificazione delle avvenute vaccinazioni. Anche se la stessa già di per sé era oggetto di critiche e analisi: la circolare andrebbe a modificare quanto stabilito da una legge approvata e questo non è assolutamente scontato sia lecito.

Il secondo riguarda direttamente il ministro Giulia Grillo. Travolta dalle critiche, la Grillo ribadisce: “I bambini dovranno continuare a essere vaccinati e i genitori dovranno ancora presentare le certificazioni“. Se questa è la volontà politica, non si comprende proprio perché incartarsi da soli su un emendamento che strizza l’occhio agli anti-vax oltre ogni ragionevole interpretazione di sorta. Non solo, ma rispondendo a chi la contesta, il ministro Grillo rassicura: “Insieme al ministro dell’Istruzione garantiremo a tutti i bambini immunodepressi, quelli che non possono scegliere se vaccinarsi o meno, l’adeguata collocazione in classi in cui è assicurata la copertura vaccinale. In questo modo dando la priorità a chi non può scegliere rispetto a chi può scegliere di vaccinarsi e decide comunque di non farlo”. Insomma, come incartarsi da soli.

Lo scontro politico e la presa di posizione delle Regioni

L’emendamento non è andato giù nemmeno a due esponenti pentastellati: parliamo della senatrice ed ex biologa Elena Fattori che ha votato contro (“Rispetto la scelta del mio gruppo ma per mia storia personale, professionale e dolorosamente di madre non posso fare altro che dissociarmi dal mio gruppo e esprimere un indignato voto contrario”) e del deputato ed ex chirurgo Giorgio Trizzino (“Non si ritenga che per garantire l’accesso agli asili nido ed alle scuole materne si possa immaginare qualsiasi forma di deroga sull’obbligo a vaccinare i bambini”).

Critiche sono arrivate anche da Pd e Forza Italia, mentre netta è la presa di posizione delle Regioni guidate dall’opposizione.

Più di una Regione – opponendosi a quanto prevede il Milleproroghe – si è già messa all’opera per verificare se esistano i presupposti per aggirare l’eventuale legge nazionale: l’Umbria di Catiuscia Marini…

… e la Campania di Vincenzo De Luca.