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Ragazzi area penale riaprono sito turistico della Diocesi di Pozzuoli: sarà il più grande d’Europa tra i progetti sociali di recupero

La cultura, l’arte, la bellezza per salvare i ragazzi con minori opportunità. Si chiama “Puteoli Sacra” il progetto che riaprirà cattedrale, museo e ipogei diocesani nel Rione Terra di Pozzuoli per quello che sarà il più grande sito turistico in Europa gestito da giovani provenienti dall’area penale, simbolo di speranza per tutti e modello di reinserimento sociale.

Tra i tesori che richiameranno turisti da tutto il mondo c’è il duomo di Pozzuoli, un gioiello, una delle più grandi e straordinarie opere di restauro dei tempi moderni, che fa passare i turisti, come in un viaggio nel tempo, dallo spettacolo delle colonne marmoree del tempio di Augusto, al soffitto moderno che riproduce il cielo e le costellazioni dell’arrivo di San Poalo a Pozzuoli, fino alle mura seicentesche e barocche e alla preziosissima quadreria. Come i dipinti di Artemisia Gentileschi, la prima artista donna a dipingere per la Chiesa e la prima donna ad essere iscritta ad un’accademia di Arti e Disegno.

(foto: Federico Quagliuolo)

“Nel museo Diocesano alloggiano venti secoli di storia di una delle più antiche comunità cristiane dell’Occidente, tra importanti ritrovamenti pre-cristiani, dipinti seicenteschi, reliquiari dei primi martiri, ostensori, statue, e paramenti sacri. Tutte opere di enorme valore sottratte alla devastazione e ai furti del dopo bradisismo. Tra le esposizioni cristiane più importanti nel Sud Italia”, racconta Don Gennaro Pagano, direttore Fondazione CED Regina Pacis e cappellano di Nisida.

Il reinserimento dei ragazzi, provenienti principalmente dagli Istituti Penali di Nisida e di Pozzuoli, avverrà grazie all’ausilio di un team di pedagogisti, educatori e guide turistiche, seguendo il metodo “Integra”, studiato in tutta Italia. L’applicazione di questo metodo ha portato negli ultimi anni al reinserimento sociale di centinaia di ragazzi su tutto il territorio nazionale.

“Grazie a Monsignor Gennaro Pascarella Vescovo di Pozzuoli potremo avviare un progetto di inclusione sociale che, attraverso l’aiuto di giovani puteolani, darà possibilità di riscatto a tanti ragazzi. Tanti stanno sostenendo il nostro sogno proprio in un tempo difficile dove sognare insieme è una scelta coraggiosa e investire tutto se stessi per trasformare i sogni in realtà è una folle scommessa. Ma è l’unica tuttavia che vale la pena fare se si vuole dare un futuro ai nostri ragazzi, per il loro bene e per quello di tutta la società”, conclude Don Gennaro. 

Puteoli Sacra è un modello di collaborazione istituzionale, che prevederà il coinvolgimento del Centro Giustizia minorile della Campania, degli Istituti Penitenziari di Nisida e Pozzuoli nonché la partecipazione attiva di diverse Università, come la Federico II, la Parthenope o l’Accademia di Belle Arti; di tutti i soggetti istituzionali del territorio flegreo, della Diocesi di Pozzuoli e anche di tante piccole realtà del privato sociale, di enti benefici amici della Fondazione. 

Il progetto coordinato dalla Fondazione CED Regina Pacis, garanzia di sostegno, tutela e inserimento lavorativo per i ragazzi più fragili, vedrà la luce nella Primavera 2021. La Fondazione infatti dal 2013 ad oggi ha aiutato oltre 600 minori e 600 famiglie con progetti diurni ed ha ospitato 60 minori in progetti residenziali, garantendo a questi supporto psicopedagogico, orientamento, formazione e avviamento al lavoro. L’80% dei soggetti ospitati, uscito dal centro, ha trovato un’occupazione, di questi 6 hanno trovato una occupazione lavorativa nei progetti della Cooperativa Regina Pacis.

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Bimba soffocata a Palermo, Falco (Corecom): “Subito nuova campagna sui rischi della rete”

“La morte per soffocamento della piccola Antonella a Palermo, causata da una sfida sui social, è una tragedia, non c’è altro da aggiungere. Si poteva evitare? Certo, se ci fosse un’adeguata preparazione degli utenti, di qualsiasi età, all’uso degli smartphone, dei tab e dei pc per contribuire a un’opportunità di crescita e di confronto non di distruzione e dolore”. Lo ha detto Domenico Falco, presidente del Corecom Campania, addolorato per la triste vicenda siciliana.

“I social non possono trasformarsi in uno strumento di morte, occorre raccogliere immediatamente l’appello del Garante per l’infanzia e l’adolescenza che invita ad una maggiore sorveglianza sui minori e nel contempo ad un’implementazione dell’educazione digitale. Non è possibile delegare a internet e, ai suoi ingranaggi infernali, la funzione di educatore e intrattenitore dei giovanissimi, non sì può restare all’oscuro di ciò che accade ai ragazzi mentre navigano in rete”.

Il Comitato Regionale per le Comunicazioni – ha aggiunto Falco – già da anni promuove seminari attraverso il progetto ‘@scuolasenzabulli’ in collaborazione con la Polizia Postale, l’AgCom e gli esperti del settore per segnalare i pericoli conseguenti all’utilizzo incontrollato dei social, coinvolgendo il mondo della scuola. Occorre, dunque, intensificare quest’attività alla luce dei numerosi drammatici episodi legati alla ‘rete’, ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo e alla necessità di offrire ai genitori e al personale docente gli strumenti giusti per prevenire tragedie e aiutare i ragazzi a venir fuori da situazioni spiacevoli. Si rende necessaria una campagna di informazione per genitori e figli sui rischi del web”.

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Napoli, la Giunta stanzia 45mila euro per la scuola Troisi a Pianura dopo i raid vandalici

La Giunta Comunale di Napoli ha approvato con l’urgenza necessaria una delibera che impegna  45.000 euro per  la messa in sicurezza della sede dell’IC Troisi in via Provinciale 121 a Pianura che nei giorni scorsi è  stata oggetto di odiosi furti e danneggiamenti: ignoti sono entrati  asportando infissi e porte , e tornando ben due volte per completare il lavoro. La Dirigente Scolastica nelle more del ripristino che avverrà in tempi celeri è ricorsa ad una vigilanza privata per impedire altre incursioni, con questa delibera il Comune dimostra il proprio immediato e tangibile impegno. 

L’assessore all’istruzione del Comune di Napoli Annamaria Palmieri

Come promesso ci siamo mossi subito con i tecnici municipali e servizi finanziari impegnando fondi straordinari per restituire dignità alla scuola che dovrebbe essere difesa come luogo sacro e non violentata continuamente, come  purtroppo è capitato ancora,  l’altra notte,  al nido comunale Ammaturo, in rione amicizia,  defraudato del PC e della stampante nuova e al plesso statale contiguo San Francesco in cui i vandali sono tornati all’attacco. In questi momenti difficili, con le scuole disabitate, spero  si possa chiedere un surplus di attenzione alle forze dell’ordine sui diversi territori,  per proteggerle perché sono un bene destinato a chi già sta pagando un prezzo altissimo, bambini e ragazzi”  così l’assessore Palmieri.

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Napoli, atti vandalici nelle scuole: l’ira dell’assessore Palmieri

Mentre si lavora faticosamente a trovare la quadra per la riapertura delle scuole e dopo che nei giorni di Capodanno sono state devastate da un atto vandalico le vetrate della scuola materna del plesso Baccini dell’IC Oberdan, in via Ventaglieri, l’altra notte ignoti si sono introdotti nella sede di via Provinciale 121 dell’ Istituto Comprensivo Troisi di Pianura ed hanno asportato gli infissi, entrando poi nella scuola per rubare non solo le finestre stesse ma anche LIM, videoproiettori, computer e materiali didattici.

Lo rende noto l’Assessorato alla Scuola del Comune di Napoli.

Una azione eseguita in tempi di certo non brevi, che non può non sollevare sconcerto e indignazione.

L’assessore all’istruzione del Comune di Napoli Annamaria Palmieri

“La città ha bisogno di scuola, i bambini e le bambine hanno bisogno di spazi loro e di stare insieme ai coetanei e mentre li si tiene fuori c’è chi ne approfitta per usare lo spazio scolastico come terra di nessuno.Un gesto vile e che mi auguro smuova le coscienze più sensibili di questa città, per aiutare la scuola che al momento è resa inservibile ed esposta a rischi per i quali si renderà necessaria una vigilanza che la scuola non ha, e che richiama tutto il territorio ad una responsabilità. Faremo di tutto per ripristinare con urgenza le condizioni di sicurezza, ma dobbiamo tutti insieme sdegnarci per il disvalore che questo terribile gesto rappresenta: Napoli ha bisogno di una scuola forte, e c’è invece chi in modo criminale si impegna ad indebolirla e sfiancarla”, così ha commentato l’Assessore Annamaria Palmieri.

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Si ritorna a scuola il 7 gennaio (elementari e medie) e l’11 gennaio (superiori): accordo tra le forze di maggioranza

Nella notte arriva il via libera per le date del 7 e dell’11 gennaio per il ritorno a scuola in presenza. Fonti ben informate parlano del frutto di una mediazione tra le posizioni del ministro PD Franceschini e i responsabili dei dicasteri in forza a Italia Viva, che hanno perorato quindi l’idea che da sempre professa il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina del rientro subito dopo l’Epifania. Insomma, è ancora una volta sulla scuola che si consuma lo scontro tra le varie anime di questo Governo.

Il rientro in presenza degli studenti delle superiori avverrà comunque, come indicazioni del Consiglio dei Ministri, in presenza al 50 percento.

Il decreto contenente le nuove misure per il contenimento della pandemia da Covid-19 entrerà in vigore il 7 gennaio.

Una bambina che va a scuola il primo giorno

Ma le Regioni decideranno autonomamente

Nonostante la “fumata bianca” a seguito dello scontro interno al Governo resta da dire che le Regioni potranno comunque applicare misure più restrittive di quelle nazionali. Se Toscana e Lombardia hanno già annunciato che si atterranno alle disposizioni nazionali (i toscani addirittura pressavano per il ritorno in presenza già il 7 anche per le superiori), altre come la Campania adotteranno misure ben diverse da quelle “suggerite” a livello nazionale (rientro in presenza solo per la scuola dell’infanzia e prima e seconda elementare, per poi ripartire in presenza orientativamente il 18 per scuole elementari e medie e il 25 per le superiori). Anche nelle altre regioni si valutano misure ben più restrittive di quelle nazionali, fino al caso del Friuli Venezia Giulia e del Veneto in cui i governatori Fedriga e Zaia hanno già annunciato che le loro regioni proseguiranno con la Dad fino a fine gennaio.

vincenzo de luca regione campania
Il Governatore campano Vincenzo De Luca

Le posizioni dei sindacati

La FLC Cgil aveva già espresso nelle scorse ore perplessità per la riapertura il 7 gennaio. Le fa eco ANIEF. Dura anche la Gilda degli Insegnanti: “Tra i doveri, sanciti dalla legge, che spettano al sindacato c’è anche quello di intervenire affinché siano garantita la sicurezza dei lavoratori. Ebbene, date le attuali condizioni sanitarie dovute all’andamento della curva epidemiologica e alle misure insufficienti adottate finora, prima fra tutte il sistema di tracciamento dei contagi che è andato in tilt in numerose zone d’Italia, riteniamo che il ritorno in classe il 7 gennaio rappresenti un azzardo”, dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“Siamo docenti e sappiamo perfettamente che l’unica vera scuola è quella in presenza e siamo i primi a sostenere che la didattica a distanza è una soluzione emergenziale. Ma, data la situazione attuale, non è affatto peregrino il rischio di riaprire le scuole il 7 gennaio e di doverle richiudere dopo pochi giorni”, conclude Di Meglio.

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La scuola è a rischio per la riapertura del 7 gennaio? I dubbi del sindacato Anief

Il quadro del rientro in classe per gli studenti delle scuole superiori non sembra essere definito. Anche se i piani prefettizi sono pronti – con turni doppi o unico, a seconda delle regioni, ingressi alle 8 e alle 10, lezioni il sabato -, in Puglia si va verso la conferma della didattica a distanza a discrezione delle famiglie. Intanto, nel Lazio potrebbe esserci il rinvio all’11 gennaio, in Campania si è deciso un ritorno graduale con le superiori sui banchi non prima del 25 gennaio.

Il sindacato autonomo Anief ritiene che i cambiamenti continui sulle percentuali di studenti delle superiori da far tornare in presenza dimostrano che si sta procedendo in modo empirico, su un contesto complicato e con il numero dei contagi mutevole: l’organizzazione autonoma conferma che servono certezze che solo uno screening iniziale, precedente al rientro, e poi settimanale possono assicurare.

“Mutare continuamente le percentuali di presenza o imporre doppi turni non è una strada facilmente percorribile – commenta Marcello Pacifico, leader Anief – perché significa che ogni volta le scuole sono chiamate a riformulare il loro piano orario settimanale, considerando anche che diversi docenti sono impegnati su più istituti, che alcune scuole superiori hanno anche i corsi serali, che molti alunni fanno decine di chilometri per seguire la lezione e non possono certo tornare a casa all’ora di cena. Rimodulare gli orari una volta sarebbe un’operazione complicata da realizzare, figuriamoci in continuazione. Anche perché non tutte le province sono in grado di garantire una maggiorazione adeguata di mezzi di trasporto e sono molti gli istituti scolastici a non detenere spazi e organici adeguati a garantire il rientro in sicurezza del 75% di allievi. Il rischio, in queste condizioni, è che la sicurezza non possa essere garantita”, conclude Pacifico.

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Allerta meteo e didattica a distanza, Anief spiega i motivi del no

Sulla polemica esplosa in Campania sulla questione maltempo – DAD interviene l’Anief. Carte alla mano, il sindacato prova a spiegare le motivazioni che hanno portato i docenti a rifiutare di fare lezione se la causa dell’impossibilità di andare a scuola è dettata da situazioni emergenziali che non siano la pandemia da Covid-19.

Ricordiamo cosa è accaduto: a ridosso della riapertura delle Scuole il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e altri suoi pari hanno ordinato la chiusura delle stesse per un’allerta meteo diramata dalla Protezione Civile della Regione Campania. La DAD però non è stata attivata.

“Per tutte quelle situazioni emergenziali che non siano l’emergenza pandemica – spiega Anief – appare evidente che non si possa applicare il CCNI sulla DDI che è, sia nelle premesse, sia per espresso disposto normativo, applicabile solo in relazione all’emergenza sanitaria da Covid-19 in corso”. L’Ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Integrativo sottoscritto da Anief, CGIL e Cisl, infatti, espressamente prevede “le modalità e i criteri sulla base dei quali erogare le prestazioni lavorative e gli adempimenti connessi resi dal personale docente del comparto “Istruzione e ricerca”, nella modalità a distanza, fino al perdurare dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, dovuto al diffondersi del virus COVID-19” e lo stesso art. 1 dell’ipotesi di CCNI sulla DDI sottoscritta, chiarisce che “Fino al perdurare dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri, dovuto al diffondersi del virus COVID-19, l’attività didattica sarà effettuata a distanza attraverso la modalità di didattica digitale integrata”, dunque non è possibile ricorrere, in ogni caso che esuli completamente dall’emergenza sanitaria, alla DDI.

“Il rapporto di lavoro del personale della scuola – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è di natura civilistica ed è soggetto al principio giuridico di cui all’art. 1256 del Codice civile: ‘L’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa impossibile” e questo è il caso di chiusura delle scuole per maltempo o gravi calamità naturali. Le assenze del personale docente e ATA, in questi casi, non solo non devono essere giustificate, ma a esse non si può applicare alcuna decurtazione economica o recupero della prestazione mancata e l’anno scolastico resta comunque valido’. La Nota Miur n. 1000/2012, infatti, ha già chiarito che in caso di “eventi imprevedibili e straordinari (ad esempio gravi calamità naturali, eccezionali eventi atmosferici) che inducano i Sindaci ad adottare ordinanze di chiusura delle sedi scolastiche […] è fatta comunque salva la validità dell’anno scolastico, anche se le cause di forza maggiore, consistenti in eventi non prevedibili e non programmabili, abbiano comportato, in concreto, la discesa dei giorni di lezione al di sotto del limite dei 200, per effetto delle ordinanze sindacali di chiusura delle scuole”.

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Sicurezza scuole e Covid, la Gilda: “Dalla Azzolina solo propaganda, i dati Covid la smentiscono”

“I dati sui contagi tra la popolazione scolastica smentiscono clamorosamente la campagna propagandistica condotta da Azzolina per le scuole aperte: a fronte della tesi strenuamente sostenuta dalla ministra circa la sicurezza delle scuole rispetto alla diffusione del virus, fino al 31 ottobre si sono registrati quasi 65mila casi di Covid-19 tra i banchi. Si tratta di un numero molto elevato se si considera che è riferito a un periodo poco più lungo di un mese (dall’inizio dell’anno scolastico a fine ottobre) e che riguardano 2.546 comuni sugli oltre 6.700 dove ha sede una scuola”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’analisi elaborata da Wired dei dati forniti dal ministero dell’Istruzione in risposta al Foia avanzato dalla testata online.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“Riteniamo grave che in un Paese democratico manchi la trasparenza su informazioni così cruciali e che per accedervi un giornalista sia stato costretto a ricorrere al Foia”, afferma Di Meglio che ricorda come quella per la trasparenza dei dati sull’epidemia nelle scuole sia una battaglia portata avanti dalla Gilda sin da quando è iniziato l’anno scolastico. Motivo per il quale ha aderito alla campagna #datiBeneComune.

“Data la gravità della situazione – conclude il coordinatore nazionale – sarebbe opportuno che la titolare di viale Trastevere la smettesse con la propaganda e si rendesse conto dell’enorme responsabilità che grava sulle sue spalle”.

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Caso Piemonte, Cirio incontra i sindacati: “Nessun recupero per i docenti”

Il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha incontrato oggi i rappresentanti delle organizzazioni sindacali rappresentative della Scuola in risposta alla richiesta di incontro urgente sulla decisione di tenere in didattica a distanza le scuole medie, nonostante il passaggio del Piemonte da zona rossa ad arancione. Per ANIEF ha partecipato il segretario generale, Marco Giordano.

Cirio ha voluto innanzitutto chiarire di essere stato frainteso sui presunti recuperi delle lezioni da addebitare ai docenti. Il presidente, infatti, si è dichiarato consapevole del fatto che le attività a distanza stiano registrando il pieno impegno di tutti i docenti e che sul piano del lavoro degli insegnanti non sia prevista né necessaria alcuna forma di recupero. La Regione, ha spiegato Cirio, sta piuttosto lavorando alla definizione di progetti per consentire il recupero di almeno una parte di quegli aspetti relativi alla socializzazione che gli studenti hanno perso seguendo le lezioni da casa.

torino generica panorama

Sulla decisione di tenere ancora a distanza le classi seconde e terze delle medie, che secondo il protocollo nazionale in Piemonte potrebbero tornare in presenza, Cirio ha evidenziato come tale scelta derivi dall’analisi dei dati, che in Piemonte mostrano un’incidenza complessiva molto alta dei contagi nella fascia d’età 11-13 anni, e dalla necessità di approntare un piano trasporti efficace in vista della ripresa delle attività in presenza, prevista subito dopo la pausa natalizia.

“È chiaro – commenta Marco Giordano, segretario generale ANIEF – che come sindacato per noi la tutela della salute di studenti, personale docente e Ata delle scuole sia una priorità. Decidere di discostarsi dalle indicazioni nazionali sulla scuola e lasciare a casa i due terzi degli studenti delle medie mentre a Torino si registrano code fuori dai negozi per lo shopping natalizio e le maestre e i maestri dell’infanzia e della primaria continuano a lavorare in presenza, rischia tuttavia di essere incomprensibile se non si parla di numeri e, soprattutto, se non si illustrano le strategie e gli obiettivi per cui si lavora”.

Durante l’incontro si è discusso anche del Piano Trasporti al quale la Regione Piemonte sta lavorando e che prevede l’ingresso e l’uscita degli studenti su turni diversi. Su questo versante il problema maggiore, rilevato dall’ANIEF, è quello della riorganizzazione dell’orario delle lezioni: il modello dei turni, infatti, rischia di rendere ingestibile il servizio del personale docente e di creare difficoltà anche alle famiglie.

“Siamo pronti – dichiara Giordano – a valutare tutte le ipotesi per riportare quanto prima, e in sicurezza, tutti gli studenti in classe, ma è chiaro che non potremo tollerare forzature contrattuali che stravolgano il lavoro dei docenti, con orari-fiume puntellati da ore buca a ripetizione. Sappiamo bene che, nel bel mezzo della pandemia, trovare la quadra tra tutela della salute, diritto all’istruzione e organizzazione equilibrata del lavoro sia molto complesso. Per riuscirci servono scelte condivise con i rappresentanti dei lavoratori e molta attenzione a tutti gli aspetti organizzativi. Per questo – conclude il segretario generale ANIEF – abbiamo chiesto al Presidente Cirio e alla Direzione regionale scolastica del Piemonte di mantenere aperto e continuo il confronto con le organizzazioni sindacali”.

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Covid, Di Meglio (Gilda): “Ancora poca chiarezza sui numeri dei contagi nelle scuole”

Rino di Meglio

“Sui numeri dei contagi nelle scuole continua a mancare chiarezza. La ministra Azzolina riferisce percentuali che non aiutano a comprendere l’effettiva portata del contagio negli ambienti scolastici. Occorrono dati completi, non parcellizzati, in grado di fotografare con la massima precisione possibile la reale situazione epidemiologica, così da poter assumere, sulla base di dati scientifici autorevoli, le decisioni che servono per tutelare e conciliare il diritto alla salute con quello all’istruzione, entrambi sanciti costituzionalmente. Chiediamo, perciò, all’Istituto Superiore di Sanità, che settimanalmente redige e pubblica un rapporto complessivo, di realizzare quanto prima un focus specifico sulla scuola e di renderne noti i risultati”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta le dichiarazioni della titolare di viale Trastevere alla trasmissione Radio Anch’io.

“Sarebbe poi interessante capire – aggiunge Di Meglio partecipando all’assemblea online indetta dalla Gilda di Bologna, alla quale hanno preso parte in videoconferenza 5.000 docenti collegati da tutta Italia, – cosa emerge dal monitoraggio avviato oltre un mese fa dal ministero dell’Istruzione attraverso i questionari che ogni settimana i dirigenti scolastici devono compilare sul portale Sidi per segnalare le criticità delle scuole. Non vorremmo che questa operazione si risolvesse come quella del famoso cruscotto informativo, decantato come strumento utilissimo e di cui, però, si sono perse le tracce”.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

Forte la preoccupazione, espressa dagli insegnanti che hanno preso parte all’assemblea, per l’assenza di idonee misure di sicurezza. A levare un grido di aiuto, soprattutto i docenti della scuola dell’infanzia. C’è chi segnala che, in deroga al distanziamento sociale, è costretto a lavorare in classi di 30 persone in ambienti angusti e che l’aria dopo mezz’ora non è più respirabile. Numerose le critiche rivolte ai banchi a rotelle, in molti casi accatastati e non usati perché con superfici troppo piccole per ospitare libri e quaderni. E poi si registrano casi dove i banchi con le rotelle sono stati sistemati nelle prime due file, mentre il resto dell’aula è occupato dai banchi standard. “Ma che senso ha a livello didattico? E per il distanziamento?”, si domandano i docenti.

Gli insegnanti hanno fatto sentire la loro voce anche sul fronte contrattuale in riferimento al CCNI sulla DDI, evidenziando casi di scuole dove si definiscono unità orarie di 45 minuti per un massimo di 20 ore settimanali per le classi finali in DDI e invece se ne fanno 30. “Per chi insegna in più classi si pone il problema di una DaD infinita con orari massacranti”, lamentano in molti.

(fonte: Ufficio Stampa Gilda)