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Giornata Nazionale del Docente, Gilda: “Insistere sulla valorizzazione della professione”

La Gilda degli Insegnanti insiste sulla valorizzazione della professione docente: lo ha ribadito mercoledì 23 ottobre, nel corso delle assemblee provinciali organizzate in contemporanea in diverse scuole d’Italia nella Giornata Nazionale del Docente, presentando una serie di proposte contrassegnate dallo slogan “Basta burocrazia! Ridateci il tempo per studiare e il piacere di insegnare!”.

gilda insegnanti giornate insegnante

Il sindacato autonomo si è fatto portavoce del grande disagio dei docenti italiani, sempre più vessati dalla burocrazia e da norme che bloccano il sistema anziché renderlo più fluido. In particolare, la Gilda ha ribadito l’esigenza di introdurre uno status professionale e giuridico al passo coi tempi, con un’area contrattuale separata, un consiglio superiore della docenza e maggiori garanzie disciplinari. Durante le assemblee è stato riproposto il preside elettivo e si è parlato delle richieste economiche e normative per il rinnovo del contratto.

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Recovery Fund, determinato il ministro Azzolina

È determinata la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, intervenuta oggi in commissione Istruzione e Cultura alla Camera, sui fondi del Recovery Fund che Bruxelles assegnerà la prossima primavera. “Le nostre idee e i nostri progetti saranno attentamente vagliati ma possiamo dire che il Governo ha già posto su di essi grande attenzione”, ha assicurato la ministra.

La bozza del progetto sarà presto sotto esame del Parlamento italiano, in vista della consegna alla Commissione europea prevista per gennaio 2021. “Ascolteremo con profondo spirito di collaborazione e condivisione tutti i suggerimenti che giungeranno dal Parlamento”, ha proseguito Azzolina sottolineando però che “abbiamo un’occasione di grande rilievo che non possiamo sprecare e una chiamata ad una grande responsabilità a cui non possiamo non rispondere. Se utilizziamo bene le risorse che perverranno dall’Europa potremo insieme intervenire su alcuni dei mali storici della nostra scuola, potremo lasciarci alle spalle le stagioni peggiori che l’hanno ferita più volte e l’hanno mortificata togliendole risorse e speranze”.

conte e azzolina conferenza stampa

Azzolina ha anche parlato di interventi per migliorare il rapporto numerico docenti-studenti per classe, diminuendo il sovraffollamento e per supportare il diritto allo studio nelle scuole e nelle università, con il preciso scopo di incoraggiare la formazione globale e lo scambio multiculturale: “L’obiettivo è accrescere le competenze chiave per l’apprendimento permanente, in particolare le competenze linguistiche, favorire l’accesso ad un’istruzione di qualità indipendentemente dal contesto socio-economico di appartenenza, contrastando il fenomeno della dispersione scolastica”.

La ministra dell’Istruzione ha anche specificato che “la scuola deve essere prima di tutto sicura. Non posso nascondere – ha detto la ministra – che con non poche difficoltà, negli ultimi mesi, sono stati riavviati importanti stanziamenti che ora vanno sicuramente potenziati e fatti confluire in un Piano pluriennale complessivo di efficientamento e ammodernamento degli edifici scolastici. Questo piano deve contemplare anche nuove costruzioni, realizzate secondo principi di innovazione didattica, oltre che di sostenibilità energetica e ambientale”. 

IL COMMENTO DEL SINDACATO ANIEF

Secondo l’Anief per ammortizzare gli effetti della pandemia sarà fondamentale investire nel rilancio della scuola. I fondi serviranno per mettere in sicurezza e ammodernare le nostre 42 mila sedi scolastiche, ma anche per attuare un piano straordinario di 250 mila unità aggiuntive; procedere alla conferma nei ruoli di tutti i docenti assunti con clausola rescissoria, anche in considerazione del superamento dell’anno di prova; trasformare in organico di diritto per le immissioni in ruolo e i trasferimenti tutto l’organico curricolare e su posti di sostegno; rivedere gli organici nel rapporto alunni-classi, alunni-scuole autonome, alunni-insegnanti, alunni-Ata per garantire il corretto distanziamento sociale, la sicurezza durante l’attività didattica, per migliorare gli apprendimenti, contrastare la povertà educativa e il tasso di dispersione scolastica nonché le diseguaglianze sociali; rivedere i concetti di scuola a tempo pieno e a settimana corta; reintrodurre l’insegnamento per moduli nella scuola primaria e dell’infanzia con l’insegnamento specialista in lingua inglese e il docente di educazione fisica; stabilizzare almeno 40 mila unità di personale Ata ed educativo attraverso l’utilizzo delle graduatorie di 24 mesi e la realizzazione dei profili professionali già prevista dal contratto collettivo nazionale.

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Precari scuola, Anief denuncia: “Da nord a sud incetta di nomine sbagliate”

Nell’impresa impossibile di “concludere entro il 24 settembre” la stipula di 230 mila contratti fino al termine delle lezioni o con scadenza 30 giugno o 31 agosto 2021, e di ridurre i disagi alle scuole con meno personale di ruolo, in alcuni casi costrette in questi giorni a chiudere per mancanza di docenti come accaduto a Bologna, gli Uffici scolastici stanno realizzando decine di migliaia di supplenze annuali utilizzando graduatorie provinciali non corrette, se non addirittura falsate: lo denuncia oggi Orizzonte Scuola, sostenendo che “lo sforzo di avere tutti i supplenti in cattedra entro il 24 settembre ha indotto numerosi Uffici Scolastici a non avviare il processo di revisione dei punteggi pubblicati nella prima pubblicazione delle GPS, lasciando alle segreterie scolastiche l’onere di una valutazione più accurata. Inevitabilmente l’attribuzione delle supplenze potrà risultare falsata”.

“L’alto numero di cattedre si poteva mettere nel conto – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – considerando anche il semi-fallimento delle call veloci e delle nomine in ruolo, ma a complicare tutto c’è stata l’ostinazione dell’amministrazione scolastica di introdurre le graduatorie provinciali per le supplenze sulla base di criteri di accesso non omogenei e tabelle di valutazione a dir poco discutibili andando a determinare uno scenario che l’Anief ha denunciato da prima che lo stesso regolamento delle Gps fosse pubblicato. Se non si apporranno celeri modifiche alle graduatorie, valutando a fondo la consistenza dei nostri reclami e ricorsi, ci ritroveremo con una situazione cattedre ancora peggiore dell’anno scolastico passato, quando le nomine si accavallarono fino in pieno inverno, con ampio ricorso della Messa a disposizione e addirittura annunci social da parte dei dirigenti scolastici. A questo punto è necessario riaprire le GaE al personale con titolo valido per insegnare e che hanno svolto 36 mesi di servizio, come abbiamo chiesto nel reclamo collettivo al Consiglio d’Europa”.

La rivista Orizzonte Scuola fa l’esempio di “province che hanno pubblicato le rettifiche” con “aspiranti che hanno visto il proprio punteggio modificato da 69 a 43 punti o da 25,5 a 40,5”: questo comporta il sacrosanto “diritto ad essere nominati per una supplenza potrebbe cambiare”. Le segnalazioni giungono da più province. Ad iniziare da Napoli, dove sabato scorso l’Ufficio scolastico ha pubblicato l’esito delle assegnazioni di cattedra attraverso il nuovo sistema digitalizzato. “Io e molti altri colleghi – dice un precario -, sciaguratamente, non risultiamo essere presenti nell’elenco pur avendone avuto diritto per punteggio. Le cattedre sono state assegnate a persone in posizione molto più bassa che prenderanno servizio mercoledì. Sabato mattina ho immediatamente inviato una mail di rettifica all’USP. Non ci sono state date ancora risposte e non sono affatto chiare le motivazioni di quello che è accaduto”.

Problemi simili si sono ravvisati a Padova, dove l’Ufficio scolastico “ha fatto pervenire ai candidati in posizione utile, contemporaneamente tante proposte di assegnazione quante sono le graduatorie alle quali si è iscritti.
Potendo, però, ciascun candidato scegliere una sola cattedra, questo sistema ha avuto l’effetto di riservare al candidato che abbia punti a sufficienza, oltre che la cattedra che effettivamente sceglierà anche quelle per le quali non accetterà la proposta di assegnazione”. Con questo sistema “molti docenti si sono trovati sparati in scuole molto distanti dal loro comune di residenza, e dalla loro scuola di assegnazione di precedenti anni scolastici, alla faccia della continuità didattica. Tanto più che beffa delle beffe: se magari si libera un posto nella tua scuola di precedente assegnazione non puoi prenderlo perchè significherebbe rinunciare all’assegnazione fatta quindi essere esclusi in automatico dalle successive convocazioni”. Con il rischio di “vedersi sfumare la cattedra assegnata a qualcuno in graduatoria con punteggi più bassi pur avendone i requisiti e didattica nei vari istituti stravolta alla faccia della tanto desiderata continuità di insegnamento”.

Scenario non molto diverso a Brescia, dove “il calendario delle convocazioni e delle relative nomine, nonostante non si sia provveduto a rettificare i punteggi e verificare i titoli erronei, hanno subito ben tre rettifiche. Mentre prima il giorno della nomina su posto comune coincideva con la rispettiva possibilità di nomina su posto di sostegno da graduatoria incrociata, lasciando quindi all’aspirante la possibilità di scelta della sede più consona alle proprie esigenze, con l’ultima rettifica si posticipato di un giorno la nomina su posto di sostegno da graduatoria incrociata, e di un ulteriore giorno la nomina su posto comune, comportando così che l’intero corpo docenti precari sia stato considerato in prima istanza un docente di sostegno e solo successivamente un docente sulla materia. Ciò comporterebbe che un docente procederà alla scelta sicura e certa del posto di sostegno a discapito dell’incertezza del posto su materia”.

IL SINDACATO: ALTI NUMERI

Anief ricorda che il problema della mancata copertura di docenti riguarda moltissime discipline – a partire da matematica, lingue straniere e sostegno, per il quale vanno nominati ancora 100 mila precari – ed è particolarmente sentito in alcune regioni. Soprattutto del Centro-Nord: in Emilia Romagna, ad esempio, con 3 mila posti vacanti solo a Reggio Emilia; in un istituto secondario di primo grado della Maremma, dove scarseggiano i docenti di ruolo e gli insegnanti supplenti tardano ad essere nominati, le lezioni sono state interrotte almeno fino a lunedì 21 settembre. Non sono da meno la Lombardia, il Piemonte e il Veneto, dove vanno nominati ben 13.500 docenti. Inoltre, a causa del Covid19 si è ridotta la disponibilità a spostarsi di provincia e regione.

IL PARERE DEL PRESIDENTE

“Con questi numeri da record – chiosa Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief – non possiamo permetterci anche il ‘balletto’ delle cattedre scoperte derivante da punteggi errati nelle graduatorie provinciali e modificati a distanza di tempo dai giudici. L’amministrazione intervenga in autotutela e subito, altrimenti il caos prenderà il sopravvento a discapito dell’offerta formativa di livello e della continuità didattica”.

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Anief promuove la battaglia per riconoscere agli insegnanti l’indennità di rischio causa Covid

“Conferire una indennità di rischio a docenti e tutto il personale della scuola non è utopia. Anche perché per una volta il problema di soldi non sussisterebbe”. Lo afferma Anief in una nota stampa.

“Le risorse economiche ci sono, vista la quantità di miliardi che arriveranno presto dall’Europa – scrive oggi Orizzonte Scuola -. Si tratta di indennità che comunemente vengono riconosciute a certe tipologie di personale per il quale sussiste quella che viene definita come una presunzione rilevante di rischio. Spetta in sostanza per quelle prestazioni di lavoro che comportino continua e diretta esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l’integrità personale del lavoratore, ciò indipendentemente dalla quella che potrebbe essere la categoria o il profilo professionale di appartenenza”.

IL RISCHIO BIOLOGICO

Lo stesso INAIL nel suo documento Il rischio biologico nei luoghi di lavoro. Schede tecnico-informative. Milano: INAIL, 2011 afferma che “le scuole sono annoverate tra i cosiddetti “ambienti indoor” (ambienti confinati di vita e di lavoro). In esse si svolgono sia attività didattiche in aula, in palestra, e/o in laboratorio, sia attività amministrative. Per il rischio biologico, un’attenzione particolare meritano gli istituti che hanno indirizzi particolari quali quello microbiologico o agrario. In tali scuole, infatti, spesso vengono svolte attività in laboratorio che richiedono il contatto con colture microbiologiche o esercitazioni nel settore agricolo e zootecnico”.

ANCHE LA SCUOLA VI RIENTRA

Ma l’inquadramento nel rischio biologico è ben più vasto. Per il tipo di attività svolta, continua l’INAIL nel suo documento, in ambienti promiscui e densamente occupati, il rischio biologico nelle scuole è legato anche alla presenza di coloro che vi studiano o lavorano (insegnanti, studenti, operatori e collaboratori scolastici) ed è principalmente di natura infettiva (da batteri e virus). A ciò si aggiunge il rischio di contrarre parassitosi, quali pediculosi e scabbia e il rischio allergico (da pollini, acari della polvere, muffe, ecc.).

COSA DICE IL TESTO UNICO

La testata specializzata ricorda che nel Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro sono contenuti i principali riferimenti legislativi vigenti in tema di prevenzione e protezione del rischio biologico nei luoghi di lavoro: l’articolo 267 del D. Lgvo 81/2008 definisce cosa si intenda per agente biologico, microrganismo e coltura cellulare. Ma dall’articolo 268, dedicato alla classificazione degli agenti biologici, si evince che è “innegabile che il rischio biologico per il personale scolastico sussiste”.

foto febbre mascherinas

MAGISTRATI D’ACCORDO

Anche i magistrati si sono espressi favorevolmente. In particolare, la Corte dei Conti Sicilia sez. giurisdiz., 16/04/2020, n. 157 ha detto che “il riconoscimento come trattamento accessorio dell’indennità di videoterminale nella contrattazione integrativa successiva al 2012 si pone in contrasto coi principi dell’ordinamento e della contrattazione collettiva nazionale, poiché le indennità di rischio possono essere attribuite solo in presenza di quelle situazioni/prestazioni lavorative, individuate in sede di contrattazione decentrata integrativa, che comportino una specifica, continua e diretta esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l’integrità personale”. Inoltre, secondo la Cassazione civile sezione lavoro Ord., 07/06/2018, n. 14836 (rv. 648998-01), l’indennità di rischio spetta in maniera automatica e nella misura più elevata, unitamente alle connesse provvidenze del congedo biologico, della sorveglianza sanitaria e delle visite periodiche di controllo, al personale per il quale sussiste una presunzione assoluta di esposizione a rischio, inerente alle mansioni naturalmente connesse alla qualifica rivestita.

SERVE UNA LEGGE O UN NUOVO CCNL

“Dunque – continua Orizzonte Scuola -, l’indennità di rischio biologico, che non è un rischio meramente generico, ma sarebbe opportuna riconoscerla al personale scolastico tutto, e per essere riconosciuta, come potrebbe emergere a livello di spunto di riflessione da queste due sentenze che pur trattando questioni di altri settori lavorativi sono comunque pertinenti, è necessario intervenire a livello legislativo e/o contrattuale”.

“Si potrebbe anche più in generale ragionare sull’indennità di rischio professionale per il personale scolastico, che è esposto non solo a rischio biologico ma anche ad aggressioni da parte di quella che è oggi chiamata come l’utenza. Insomma, il lavoro nelle scuole è a rischio, i pericoli ci sono ed è giusto tutelare anche con un riconoscimento economico il personale scolastico che, non fa mai male ricordarlo, hanno gli stipendi più “indecenti” d’Europa per il lavoro svolto. E l’autorevolezza – conclude la rivista online – passa anche dal riconoscimento economico”.

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Università: incontro Anief – Miur

Gaetano Manfredi miur

La delegazione ANIEF era guidata dal dott. Luigi Rotundo; la delegazione di parte pubblica era composta dal Capo di Gabinetto cons. Mario Alberto di Nezza, dal Segretario Generale dott.ssa Maria Letizia Melina e dal Direttore Generale dott.ssa Marcella Gargano.

Ha aperto i lavori il cons. Mario Alberto di Nezza illustrando la posizione del Ministero circa gli obiettivi e il metodo di lavoro del tavolo.

L’intervento del Capo delegazione dott. Luigi Rotundo ha evidenziato la necessità d’incremento delle risorse, un’azione propedeutica e fondamentale che serve ad accompagnare l’opera di revisione normativa che conduca ad un riequilibrio tra leggi e contratto. Questo soprattutto alla luce dei vari interventi legislativi succedutisi nel tempo (Leggi Brunetta, Gelmini, Madia, e nello specifico per la sanità universitaria L.517/99, 251/2000, 43/2006) che hanno di fatto segnato un’evoluzione dell’organizzazione creando nuove figure professionali (Manager Didattici, RAD, Referenti Informatici per la Didattica, Bibliotecari, Media Manager, Professionisti della Salute, ecc.).

Sul tema dei Policlinici Universitari il cons. di Nezza ha rilevato come la questione sia di particolare complessità e abbia un carattere di rilevanza nazionale e meritevole di riflessione attenta e profonda. A tal fine ha comunicato l’intenzione di istituire uno specifico tavolo per un focus su tale peculiare problematica.

Sul reclutamento, la delegazione ANIEF si è espressa evidenziando il fatto di come ogni ateneo, in virtù del principio di autonomia, utilizzi secondo criteri propri le risorse disponibili; ciò suggerirebbe di elaborare linee guida di riferimento, pur nel rispetto delle reciproche autonomie, per ottimizzare il rapporto docenti personale TA.

Il Capo delegazione dott. Luigi Rotundo, riprendendo il tema delle risorse, ha posto l’attenzione sui fondi messi a disposizione dalla Comunità Europea il c.d. Recovery Fund ribattezzato Next Generation UE, sottolineando che quelle che saranno destinate al comparto Istruzione vedano quote significative per il settore Università che esplica la sua attività nelle direttrici fondamentali per il futuro del paese quali Formazione e Ricerca, ambito quest’ultimo che spesso opera in sinergia con l’industria.

L’incontro si è concluso con l’impegno della parte pubblica a costituire tavoli tematici e a elaborare una calendarizzazione di incontri.

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Recovery plan e scuola: ecco cosa accadrà con i fondi in arrivo

È pronto il documento-base contenente linee guida generali predisposte dal Governo italiano per l’accesso ai fondi del Recovery Plan: i contenuti, con la scuola ad avere una parte preponderante – assieme ad altri settori come l’ambiente, le infrastrutture, la digitalizzazione e la sanità – sono stati annunciati nei giorni scorsi ed ora cominciano a prendere corpo.

ccnl comparto scuola soldi

I PRIMI TEMI DELLA PROPOSTA

Secondo Orizzonte Scuola, la proposta dell’Italia per l’ambito scolastico ed universitario riguarderà “il cablaggio con fibra ottica delle infrastrutture scolastiche e universitarie da riqualificare anche in chiave di efficienza energetica e antisismica, ma anche l’arrivo di infrastrutture per e-learning e il potenziamento degli asili e i nidi tra zero e sei anni. Tra i ‘capitoli’” previsti c’è “anche il potenziamento della ricerca, la riqualificazione e formazione del personale docente, la digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento. Si punta anche a nuovi strumenti digitali per la tutela del patrimonio culturale”.

COSA NE PENSA L’ANIEF

Anief reputa i temi indicati sicuramente appropriati, perché eleverebbero in modo deciso il livello dell’offerta formativa nazionale. Tuttavia, vi sono anche altri ambiti – sacrificati negli ultimi 12 anni per fare spazio al dimensionamento – altrettanto importanti e che non possono essere anche in questa occasione dimenticati: stiamo parlando del recupero dei 15 mila i plessi scolastici cancellati dal 2008, di 4 mila istituti autonomi, con relativi presidi e Dsga, del reintegro di 200 mila nuovi docenti e 50 mila Ata con il contestuale abbattimento dell’organico di fatto, del recupero delle ore-scuola cancellate, nonché della riduzione, attraverso una modifica dell’attuale vigente, del numero di alunni per classe.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “fa bene l’esecutivo a progettare la realizzazione di interventi strutturali mirati appositamente per stoppare la politica-vergogna dei tagli e del dimensionamento sfrenato prodotti negli ultimi anni, non solo per mano dell’ultimo Governo Berlusconi che li ha ideati e legiferati, ma anche dai successivi che non hanno mosso un dito per ritornare allo stato di offerta formativa precedente alla Legge 133 del 2008. Riteniamo, tuttavia, che il raggio di azione debba allargarsi ad altri obiettivi, come l’ampliamento degli organici e delle scuole autonome, la cancellazione delle classi pollaio e della supplentite e l’introduzione di tutte quelle figure professionali previste per legge ma mai attuate. Sono punti fondamentali: non tenerne conto nemmeno in questa occasione sarebbe grave”.

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Pacifico a Italia Stampa: “Lezioni al via ma poca attenzione per il personale”

marcello pacifico anief

Con il ritorno sui banchi di 5,6 milioni di alunni e presto dei quasi altri 3 milioni rimanenti, il personale torna a chiedere quell’attenzione che il Governo, anche attraverso le parole di stima del premier Giuseppe Conte per i docenti, ha promesso di non abbassare mai nel corso dell’anno scolastico. “Come Anief – ha detto oggi il suo presidente nazionale – crediamo che” vi sono diversi aspetti da affrontare, come “il contratto sulla mobilità e per questo motivo continueremo a produrre emendamenti per consentire che il diritto alla famiglia si contempli con quello al lavoro”.

marcello pacifico anief
Marcello Pacifico, leader di Anief

TANTI PRECARI, POCHE FIGURE PROFESSIONALI

“Quest’anno, che si ricorderà per avere toccato il record di supplenti, lotteremo per la stabilizzazione dei precari. Gli ultimi concorsi – ha continuato Pacifico – è vero che ancora di devono svolgere: abbiamo toccato l’apice con oltre 50 mila immissioni in ruolo andate a vuoto. Quindi, continueremo con molta insistenza al rinnovo del contratto, come al rinnovo dei livelli professionali a partire da quello del personale Ata”, mai introdotti ma previsti per legge, “come anche dei lavoratori ‘fragili’ a cui bisogna fare ancora più attenzione durante i possibili contagi da Covid. Ma l’attenzione deve rimanere alta anche per coloro che svolgono dei ruoli mai riconosciuti” dallo Stato, “come i facenti funzione Dsga oppure coloro che hanno insegnato da precari ed ora rischiano di essere buttati fuori dalla scuola: pensiamo ai diplomati magistrale e agli insegnanti tecnico pratici”.

LE PAROLE D’ORDINE

“Quindi, le parole d’ordine sono ‘mobilità’, ‘contratto’, rinnovo di entrambi i contratti e di quello Collettivo nazionale, fermo da due anni, riconoscimento di tutte le figure professionali. E soprattutto una grande battaglia sugli organici e sui soldi del Recovery Fund destinati alla scuola. Dopo anni di tagli è ora di investire. Perché si parta dalla cultura, dalla formazione, dalle attività educative che i docenti, assieme al personale, dovranno portare avanti con i nostri studenti: tutti uniti, insieme ce la faremo”.

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Ripartenza scuole, le dichiarazioni di Sinopoli (FLC Cgil)

“Pur nell’estrema varietà delle situazioni delle nostre 8.094 scuole, la scuola riparte. C’è chi è in affanno e chi è pronto, chi ha già la mensa allestita per partire e chi invece dovrà aspettare, chi attende i banchi monoposto e chi ha dovuto usare la fantasia per riorganizzare, ma ogni scuola è tesa alla ripartenza. E tutto questo ci racconta del grande senso di responsabilità e dell’impegno straordinario dei dirigenti scolastici, degli insegnanti, dei collaboratori scolastici, delle famiglie e naturalmente degli studenti, che hanno fatto davvero ogni sforzo per riuscire a riaprire in presenza”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, intervenendo oggi all’Assemblea generale della Cgil.

“Come FLC CGIL – aggiunge il dirigente sindacale – sentiamo di dover ringraziare la comunità educante se, in tempi così faticosi e pieni di paure, si dà avvio ad un anno scolastico seppur pieno di insidie e problemi ancora non risolti. La scuola riparte perché ha una forza intrinseca straordinaria, la consolidata capacità di resilienza di oltre 1 milione di donne e uomini che la amano, che per essa hanno passione e rispetto, e per essa lottano ogni giorno, contro ogni difficoltà. È stato così nei mesi del lockdown, quando la chiusura ha imposto lezioni a distanza e ha fatto smarrire relazioni umane decisive. La scuola si è risollevata e ha risposto come poteva, con le poche armi che aveva”.

Francesco Sinopoli foto flc cgil

“Già ad aprile avevamo indicato la strada per riaprire in presenza e in sicurezza – sottolinea Sinopoli – investimenti in personale, in edilizia scolastica, procedure straordinarie per coprire quanto più possibile i posti liberi di docenti e Ata. Come era nostro compito, abbiamo denunciato la vistosa perdita di tempo prezioso, l’incapacità di rispondere all’emergenza delle cattedre vuote con l’assunzione di personale in modalità semplificata. In tutti questi mesi abbiamo lavorato per risolvere problemi concreti come il Protocollo per lo svolgimento degli esami di maturità in presenza, il Protocollo del 6 agosto per la riapertura di settembre, la soluzione del problema dei lavoratori fragili. Più volte l’abbiamo ribadito: la pandemia cambierà l’Italia e la sua scuola, ma occorre una soggettività diversa, diversa da quella che ha parlato finora di riforme epocali ignorando il protagonismo di chi la scuola la fa. Invece abbiamo assistito ad un congelamento delle relazioni sindacali, fino alla disgustosa accusa di essere ‘sabotatori’”.

“Oggi, nel giorno in cui la scuola riparte facciamo in modo che non si spengano i riflettori su di essa – conclude Sinopoli – eliminazione della povertà educativa nel sud e nei territori deprivati, generalizzazione della scuola dell’infanzia, aumento del tempo scuola, fine delle classi pollaio, edilizia moderna, banda ultra larga per ogni scuola, collocazione di un assistente tecnico in ogni scuola del primo ciclo e di un collaboratore scolastico in più per ogni plesso del Paese, risoluzione del problema del precariato con un concorso ogni tre anni per tutte le figure professionali e il riconoscimento dei diritti acquisiti per chi ha lavorato per tre anni da supplente coerentemente con la normativa europea. Queste le basi del programma per una scuola che inveri l’articolo 3 della Costituzione e che sosterremo con le lotte a partire dalla giornata di mobilitazione di Priorità alla scuola del 26 settembreSenza scuola non ci sono diritti.

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SCUOLA: BOCCIA, OTTIMA PARTENZA SU TRASPORTI LOCALI E INGRESSI. LAVORO COMUNE PAGA SEMPRE

Ora monitoraggio rigoroso e rispetto delle regole


“Sono arrivate dalle diverse Regioni notizie molto buone sulla tenuta del trasporto pubblico locale e sul trasporto scolastico di questa mattina; oggi con la riapertura delle scuole c’è stato il primo vero test perché si sono messe in movimento milioni di persone, proprio come nel periodo pre Covid-19. Mancano ancora alcune Regioni ma stamattina la parte più rilevante del Paese si è mossa e dobbiamo essere tutti soddisfatti del risultato; anche negli ingressi a scuola non si stanno riscontrando criticità rilevanti e tutto sta avvenendo nel rispetto della regole comuni che abbiamo approvato. L’Italia si è rimessa in moto convivendo con il Covid anche con trasporti e scuola. Ora manteniamo alto il controllo e il monitoraggio. Ringrazio ancora una volta tutte le Regioni e gli enti locali, i ministeri competenti e tutti i lavoratori che hanno fatto un lavoro nuovo, difficile e complicato”. Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, intervenendo alla seduta straordinaria della Conferenza Stato-Regioni.

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Si torna a scuola, tra incertezze e coraggio


Oggi oltre 5,6 milioni di alunne e alunni hanno ripreso le lezioni nel sistema scolastico italiano: il dato ufficiale è stato fornito dal ministero dell’Istruzione, sulla base dei dati elaborati sul nuovo anno 2020/2021 in corrispondenza della ripresa odierna delle lezioni nella maggior parte delle regioni italiane. Complessivamente, quando si completerà il ritorno in classe di tutti gli alunni, il prossimo 24 settembre, saranno oltre 8,3 milioni le studentesse e gli studenti ci si siederanno tra i banchi: 7.507.484 negli istituti statali (lo scorso anno erano 7.599.259), ai quali si aggiungono i circa 860 mila delle paritarie.

I DATI UFFICIALI DEL M.I.

In base ai dati ufficiali emessi dal ministero dell’Istruzione, risulta che gli 8,3 milioni di iscritti quest’anno saranno distribuiti in 369.048 classi. Di questi, 876.232 sono iscritti alla Scuola dell’infanzia, 2.384.026 alla Primaria, 1.612.116 alla Secondaria di primo grado, 2.635.110 alla Secondaria di secondo grado. Alle superiori, ben 1.327.443 ragazze e ragazzi frequenteranno un indirizzo liceale, 830.860 un Istituto tecnico, 476.807 un Istituto professionale.

Sempre nella scuola statale, si conferma l’incremento numerico di studentesse e studenti con disabilità: aumentano, spiega il ministero dell’Istruzione, “dai 259.757 di un anno fa ai 268.671 di quest’anno. Di questi, 19.907 frequenteranno la Scuola dell’infanzia, 100.434 la Primaria, 70.431 la Secondaria di primo grado, 77.899 la Secondaria di secondo grado”.

IL DOSSIER

Sull’incremento costante di alunni disabili si è soffermata solo qualche giorno fa anche la rivista Tuttoscuola con un accurato dossier: ““Nel 1997/98 alle superiori c’era un alunno disabile ogni 180 (praticamente uno ogni 7-8 classi). Nel 2019-20 ce ne è stato uno ogni 35 alunni. Non distribuiti omogeneamente: al liceo scientifico è iscritto un alunno disabile ogni 126 studenti (uno ogni 111 al Classico), mentre negli istituti professionali uno ogni 14». Per non dire dell’Abruzzo: uno ogni 9 (nove!) studenti!”. E sono loro, gli alunni più indifesi e bisognosi di attenzioni, che pagano il prezzo più salato: perché a loro “ogni anno vengono assegnati docenti diversi e spesso anche senza il titolo di specializzazione sul sostegno”.

“Con l’incremento del numero di alunni con disabilità – ha commentato ancora Tuttoscuola – è cresciuto – più che proporzionalmente – il numero di insegnanti di sostegno: +190% in poco più di vent’anni. I posti di sostegno sono passati dai 59 mila del 1997-98 ai 173 mila del 2019-20. Ma 73 mila (il 42%) sono precari. Per questo anno scolastico si può stimare che i docenti precari saliranno a 83 mila (45%)”, sempre per motivi di “prudenzialità economica nell’ambito della spesa pubblica, sui quali vigila severamente (e acriticamente) il Ministero dell’economia, ai quali il Ministero dell’istruzione deve conformarsi”. Un numero altissimo, come quello dei precari in assoluto, che toccherà quota 250 mila.

IL COMMENTO SINDACALE

Sul sostegno la situazione è però ancora più complicata dal fatto che oggi decine di migliaia di alunni con disabilità sono tornati a scuola senza vedersi assegnato il docente di sostegno. E quando arriverà potrebbe pure essere non specializzato, oltre che nella maggior parte dei casi anche diverso da quello dell’anno scorso. Tutta colpa degli oltre 80 mila posti in deroga, che il Parlamento ha reso legali con la Legge n. Si può pubblicare 128 del 2013. Ecco perché l’Anief non si rassegna e continua a chiedere la soppressione di quelle norme che sono alla base di una delle ingiustizie peggiori della scuola pubblica italiana.