Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha firmato in data 12 agosto il decreto che avvia la realizzazione di ambienti di apprendimento innovativi in 1.006 istituti scolastici con un finanziamento di 20 milioni di euro. Il provvedimento fa seguito a un primo stanziamento di 22 milioni, dello scorso dicembre, destinato alle scuole statali di ogni ordine e grado.
“Con questa misura – dichiara il Ministro Bussetti – diamo un forte impulso per diffondere nella scuola un nuovo modo di concepire l’aula, attrezzandola con arredi e dispositivi che favoriscano metodologie didattiche innovative. A dicembre scorso abbiamo stanziato i primi 22 milioni per la realizzazione di nuovi ambienti di apprendimento in oltre mille scuole italiane. Le richieste di finanziamento pervenute a seguito di avviso pubblico sono state tante e, per questo, ho assunto l’impegno di trovare ulteriori risorse. Diamo così la possibilità ad altri mille istituti di dotarsi di ambienti laboratoriali con tecnologie innovative per l’utilizzo della realtà virtuale, della robotica educativa, del pensiero computazionale, della stampa 3D”.
In attesa di notizie su cosa accadrà a Roma, di seguito il numero delle scuole beneficiarie distinte per Regione:
“Dopo un anno di annunci sul precariato con proposte di legge mai discusse, accordi mai onorati, decreti-legge non risolutivi, c’è un’unica certezza: la Commissione UE multerà il nostro Paese per il continuo abuso dei contratti a termine. Il resto è solo propaganda elettorale, come quando prima delle ultime elezioni politiche si era promesso alle migliaia di maestre col diploma magistrale che sarebbero state tutte salvaguardate, salvo ritrovarle dopo il voto licenziate. Dunque, un anno di annunci e decisioni sbagliate sul precariato”. Lo afferma Anief.
“All’inizio la proposta di legge del Presidente della VII Commissione del Senato faceva ben sperare; presentata a luglio, di un anno fa, avrebbe risolto il problema del precariato, peccato che non l’abbia mai messa ai voti. Poi il decreto legge Dignità che introduce un concorso straordinario nella scuola dell’infanzia e della primaria e rinnova di un anno i contratti al termine delle attività didattiche. La sua utilità è pari al nulla, perché alcune sentenze arrivano e fanno licenziare centinaia di maestre che avevano superato l’anno di prova. Molte altre arriveranno nel prossimo anno quando le aule rimarranno senza insegnante, tanto che lo stesso Pittoni lo scorso mese ha pensato uno straordinario bis. La soluzione, in verità, l’aveva tra le mani: riaprire le GaE che aveva votato per errore, salvo chiedere al Governo di emendare quanto da lui approvato in Senato sempre nel luglio scorso”.
“Quindi la legge di stabilità che cancella il riservato bis voluto da Renzi, ma che ricompare nell’accordo coi sindacati di Palazzo Chigi della primavera, un accordo che si sarebbe tradotto in un decreto legge che viene approvato, salvo intese, nella prima settimana di agosto e che probabilmente non vedrà ma la luce. Comunque avrebbe risolto poco e niente, perché la soluzione per risolvere il precariato passa dall’adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto, da organici differenziati in base alle esigenze del territorio, dalla stabilizzazione del personale abilitato e anche con 36 mesi di servizio, attraverso le graduatorie d’istituto”.
I contenuti del provvedimento saltato
“Sarebbe stato una vera fucina di provvedimenti il decreto scuola approvato martedì scorso dal Consiglio dei ministri con l’insolita modalità del “salvo intese”. La rivista Orizzonte Scuola, ha realizzato una sintesi delle misure previste: si va dall’avvio dei corsi Pas abilitanti al concorso straordinario; dalla trasformazione dei contratti al 30/06 per i diplomati magistrale con riserva, che possono essere licenziati durante l’anno in seguito alle sentenze di merito, all’adeguamento dal normativa antincendio; dalla garanzia del trasporto scolastico a modalità varie di intervento per dirigenti scolastici e tecnici del Miur; dalla proroga graduatorie concorso 2016 agli acquisti funzionali alle attività di ricerca, fino alle risorse destinate agli interventi di sostegno della ricerca. Il “cuore” del provvedimento sono, comunque, le abilitazioni e i concorsi straordinari”.
Il commento del presidente Anief
“Il nostro sindacato – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –
avrebbe colto l’occasione di emendare il testo del decreto scuola con alcune
disposizioni che avrebbero rappresentato una valida risposta alla Commissione
europea, che minaccia l’avvio di una procedura di infrazione e salvato da
mille problemi in arrivo col nuovo anno scolastico: quello che serve è la
riapertura delle GaE, l’attivazione di un doppio canale di reclutamento
finalmente allargato alle graduatorie d’istituto, dare la possibilità a tutti i
vincitori e idonei di concorso di spostarsi di provincia. Oltre che
disposizioni migliorative per i Pas e i concorsi riservati, che però avranno
effetto non prima del 2020. Quel che va evitato subito, invece, è ritrovarsi a
settembre con le scuole senza un quarto dei docenti, la continuità didattica
non rispettata e il record di sempre di supplenze annuali”.
“Ora, che nessuno, partito politico, sindacato o associazione, faccia
l’ennesima propaganda politica sulla pelle dei precari della scuola – conclude
Pacifico -. C’è stato un anno di tempo, noi abbiamo avanzato proposte precise,
semplici, ragionevoli. Non siamo stati ascoltati. L’Europa ci ha dato ragione,
quell’Europa tanto temuta prima del voto elettorale da bloccare uno sciopero
generale in primavera che nasceva anche contro i progetti di autonomia
differenziata voluti dalla Lega. Adesso chi ha detto tanti no ai precari, ai
docenti, agli educatori e al personale Ata della scuola abbia la decenza di
tacere e di non chiedere voti o tessere. La storia ne è testimone.”
“La situazione politica, con il suo precipitare improvviso in una crisi di governo, mette la scuola e l’istruzione in una condizione drammatica che va con responsabilità gestita da parte di tutte le forze in campo, indipendentemente dalla stessa collocazione parlamentare, al fine di evitare conseguenze disastrose per il nostro sistema scolastico e di istruzione”. Lo afferma Francesco Sinopoli, segretario generale FLC Cgil, in un accorato comunicato stampa dopo le vicissitudine politiche nazionali di questo caldo agosto.
“Già ci siamo espressi sulla necessità di portare a termine le misure che prevedono la stabilizzazione del precariato e le assunzioni nelle scuole e nell’istruzione sia per i docenti sia per gli ATA. Ora richiamiamo l’attenzione sulla necessità che, pur in una fase difficile del quadro politico, la scuola e l’istruzione ricevano l’attenzione e il rispetto che esse meritano da parte della politica”.
Per Sinopoli “occorrono investimenti. L’Italia continua ad essere segnalata da ogni organismo indipendente e dai dati OCSE come il fanalino di coda nella spesa per il nostro sistema scolastico universitario e della ricerca. E da anni la FLC CGIL, proprio a partire da quei dati che per prima ha portato alla luce, chiede investimenti massicci in scuola dell’infanzia, in tempo pieno e prolungato, in edilizia scolastica, in personale. Investimento vuol dire altresì riconoscere anche nello stipendio il valore degli insegnanti e del personale tramite i contratti. Non siamo disposti ad attendere altri 10 anni per fare il prossimo contratto”.
“E ricordiamo – continua – che per la prima volta, il 24 aprile 2019, in una specifica Intesa con i Sindacati rappresentativi del comparto Istruzione e Ricerca, un governo ha riconosciuto la distanza che separa gli stipendi dei nostri insegnanti e di tutti gli operatori scolastici dalla media dei Paesi avanzati, e ha riconosciuto la giustezza di uno sforzo che colmi il divario salariale, anche in maniera graduale, con i colleghi europei”.
“Quell’impegno – conclude – non deve andare disperso e ogni compagine governativa che voglia fare un discorso di serietà e di verità con gli insegnanti, la scuola e l’istruzione, da quel dato deve partire, incominciando a creare le condizioni per rinnovare il Contratto di lavoro 2019-2021 per cui tempestivamente abbiamo presentato la nostra piattaforma unitaria”.
In seguito a numerose segnalazioni, Anief raccoglie l’appello di molti
docenti che, a causa di problemi tecnici verificatisi durante le procedure di
registrazione, non hanno potuto dichiarare tutti i servizi ed i titoli in loro
possesso o che comunque non sono stati correttamente valutati. Addirittura
altri docenti sono stati completamente esclusi dalle graduatorie. Al fine di
venire a capo della problematica e di dar loro la possibilità di integrare il
reale punteggio o di essere inseriti nelle graduatorie di merito, ANIEF
ha deciso di ricorrere al TAR.
“Molti docenti – spiega il sindacato – in seguito alla pubblicazione delle graduatorie dei concorsi straordinari indetti con DDG n. 1546 del 7 novembre 2018 (Infanzia e Primaria) e con DDG 85 del 1° febbraio 2018 (Secondaria) hanno riscontrato sulla loro posizione un punteggio più basso rispetto a quello che gli competeva o pari a “0”, pur avendo inserito tanti anni di servizio. Alcuni candidati in alcuni casi sono stati perfino esclusi senza conoscere il motivo”.
Il Collaboratore Scolastico che passa al profilo di Assistente Tecnico o Amministrativo, può chiedere di vedersi valutato per intero il servizio pre-ruolo nel nuovo decreto di ricostruzione di carriera se più favorevole rispetto all’istituto della temporizzazione. Lo afferma la Corte dei Conti, in sessione plenaria con la Deliberazione n. 4/2019 che fa definitivamente chiarezza e conferma quanto sostenuto dall’Anief. Riscossa la giurisprudenza recente che valuta tutto il servizio precario nella progressione di carriera e il diritto alla parità di trattamento nel rispetto della normativa comunitaria. Il sindacato apre i ricorsi per i Collaboratori Scolastici passati al profilo B (Assistente Amministrativo o Tecnico) in servizio e in quiescenza perché il diritto non è prescritto. Per conoscere e aderire ai ricorsi Anief al giudice del lavoro riservati al personale ATA, clicca qui.
“Avevamo ragione ancora una volta – dichiara con soddisfazione Marcello
Pacifico, presidente nazionale Anief – e questa volta è ancora più importante
perché lo afferma l’organo di controllo ai conti pubblici su esplicita
richiesta della Ragioneria dello Stato, in sessione plenaria, con i consigliere
di ogni Corte dei Conti territoriale, vista l’importanza dell’argomento. La
sentenza Motter della Corte di giustizia europea non cambia niente in tema dei
diritti dei lavoratori ad aver riconosciuto per intero il servizio pre-ruolo se
prestato al fine di svolgere le stesse funzioni del personale di ruolo. Questo
vale per i docenti come per il personale ATA. Né l’istituto contrattuale della
temporizzazione previsto per il personale ATA, che si ricorda essere opzionale,
può comprimere il diritto, a domanda, richiesto dai lavoratori di vedersi
applicato il trattamento più favorevole nell’inquadramento nel nuovo ruolo cui
si è pervenuto a seguito di concorsi interni o passaggi verticali da un profilo
all’altro”. Il diritto, inoltre, non può essere prescritto salvo quanto
economicamente previsto dal codice civile. Ora l’Anief propone a tutto il
personale ATA transitato da un ruolo all’altro, entrato di ruolo con più di
quattro anni di servizio pre-ruolo o nel precedente ruolo, di ricorrere al tribunale
del lavoro per ottenere quanto spettante, se più favorevole rispetto a quanto
riconosciuto nella ricostruzione di carriera.
“Ancora una volta – conclude il presidente Pacifico – siamo stati profeti:
le esigenze economiche non possono giustificare una compressione dei diritti
fondamentali dei lavoratori come riconosciuti dall’Unione. Perché l’Europa
vuole il pareggio del bilancio, ma è indispensabile anche evitare e contrastare
l’abuso dei contratti a termine da parte dei singoli Stati”.
Dall’ambito territoriale di Pisa in Toscana parte la prima iniziativa per attivare una rete di scuole – quella che sarebbe stata abolita con la proposta di legge Granato approvata in Senato – per nominare il personale dalle graduatorie d’istituto con nuove spese aggiuntive a carico dello Stato, perché il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti non ha voluto riaprire le GaE ed estendere il doppio canale di reclutamento alle graduatorie d’istituto. Per Anief il provvedimento rappresenterebbe un danno erariale da denunciare alla Corte dei Conti per responsabilità dirigenziale e confermerebbe la bocciatura della politica sul reclutamento perseguita dal titolare di Viale Trastevere.
Il problema delle cattedre scoperte, lanciato dall’Anief per l’anno
scolastico in arrivo, si sta sempre più concretizzando: ci sono alcune regioni
dove i dirigenti scolastici o i presidi reggenti saranno costretti ad affidare
miriadi di posti liberi a docenti non abilitati e persino senza esperienza.
Soprattutto al Nord, dove la vacanza di posti è maggiore e quest’anno si è
acuita per via dell’incremento di pensionamenti legato all’anticipo permesso da
Quota 100, si prevede un massiccio ricorso agli aspiranti docenti individuati
con la sola “messa a disposizione”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, “quello che sta
commettendo l’amministrazione scolastica è uno degli errori più gravi degli
ultimi anni: rinunciare ad assumere da graduatoria ad esaurimento o d’istituto
qualora le GaE fossero esaurite, e impedire a chi si è imposto nei concorsi
ordinari di spostarsi di regione, porterà ad avere una cattedra su cinque su
supplenza annuale. Creare i presupposti per non assegnare le cattedre vacanti a
chi ha investito tanto nella scuola, abilitandosi all’insegnamento e coprendo
per anni i tanti posti vuoti, si ritorcerà contro l’organizzazione del sistema
scolastico italiano”
Per quanto riguarda quest’accordo di rete denominato GIA (Gestione Incarichi
Annuali), l’Anief esprime netta contrarietà rispetto a spese aggiuntive da
sostenere a carico delle scuole e denuncerà tale accordo nelle sedi competenti.
I problemi della scuola, a poche settimane dalla prima campanella
d’ingresso, non vanno in vacanza: tra precariato e altre beghe, anche la
questione del personale Ata conosce le sue grane.
Come riporta la rivista specializzata Orizzonte
Scuola, infatti, per quanto riguarda le assunzioni Ata a.s. 2019/20, “il
Miur ha pubblicato il Dm n. 725 del 7 agosto 2019, con relativa ripartizione
del contingente per profilo e provincia. È una certezza il fatto che il 1°
settembre 2019 non ci saranno nuove assunzioni in ruolo di DSGA. Il
contingente autorizzato per le immissioni in ruolo è pari a 7.759 posti di cui:
7.646 immissioni in ruolo; 226 trasformazioni a tempo pieno di contratti a
tempo parziale al 50%, relative alla procedura di stabilizzazione dei CO.CO.CO.
nei profili di assistente amministrativo e tecnico, corrispondenti a 113 posti
interi”
Inoltre il Miur segnala che “con l’avvio del concorso per l’assunzione di
2004 DSGA, le cessazioni relative a tale profilo professionale sono state
certificate ma accantonate per l’utilizzo cumulativo all’esito delle relative
procedure concorsuali. Non è pertanto possibile procedere alla compensazione
delle immissioni in ruolo autorizzate, ma non effettuate, per il profilo
professionale in questione, con quelle di altri profili professionali del
personale ATA. I posti vacanti sono 2.907 (di cui 760 per pensionamenti)”.
La posizione del sindacato Anief
“Certamente il sindacato non plaude all’operato del ministro Marco Bussetti, che invece è ritenuto responsabile dell’inghippo”. Il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, infatti, afferma che la questione doveva essere gestita in modo diverso: “È colpa del ministro dell’istruzione Marco Bussetti che non ha voluto attivare i passaggi verticali dopo nove anni per accedere dal profilo B a quello D né i corsi di formazione per quelli selezionati nel 2010. Avrebbe potuto anche fare un corso riservato per i tanti reggenti facenti funzione come chiesto da Anief, ma non ci ha ascoltato. E ore le scuole piomberanno nel caos”.
Per quanto riguarda il concorso Dsga, conclusasi la fase preselettiva, la
prova scritta si svolgerà in autunno. Le assunzioni avverranno dal 1° settembre
2020.
Anief chiede fin da adesso una soluzione politica immediata bipartisan al nuovo esecutivo che si formerà dopo le dimissioni del Governo Conte e dei suoi ministri.
“Basta un articolo in sei commi – spiega il giovane sindacato attraverso una nota stampa – per prevedere l’adeguamento dell’organico di fatto in organico di diritto specie su posti di sostegno, l’estensione del doppio canale di reclutamento a graduatorie d’istituto provinciali, l’assunzione degli idonei dei concorsi ordinari e straordinari in tutto il territorio nazionale, la stabilizzazione di tutto il persone Ata, educativo inclusi gli assistenti alla comunicazione, la conferma nei ruoli del personale docente assunto con riserva dopo il superamento dell’anno di prova, un corso abilitante per tutto il personale sprovvisto di abilitazione”.
“Ogni altra soluzione pensata, salvo intese, è morta con il tradimento del contratto voluto dalla ex maggioranza giallo-verde da parte della Lega” conclude Anief.
L’associazione europea Radamante attiva il ricorso per ottenere la stabilizzazione degli ex LSU con 24 mesi di servizio, anche non continuativi, nell’arco di un lustro
Radamante avvia il ricorso per l’inclusione
nelle procedure di stabilizzazione di tutto il personale ex Lsu che ha prestato
servizio tramite cooperative con appalto di pulizia all’interno del sistema
nazionale della pubblica istruzione.
Il Decreto, che avvierà la selezione del
personale ex LSU da stabilizzare nei ruoli dello Stato come collaboratore
scolastico, prevede il requisito del servizio continuativo
per 24 mesi negli ultimi 10 anni; il ricorso Radamante rivendicherà
il diritto alla stabilizzazione di tutto il personale che abbia svolto come
servizio 24 mesi, anche non continuativi, nell’arco dell’ultimo quinquennio.
Il ricorso sarà proposto in caso il decreto
interministeriale di prossima pubblicazione dovesse prevedere l’esclusione dal
processo di stabilizzazione nei ruoli dello stato dei lavoratori socialmente
utili con almeno 24 mesi di servizio svolti anche in modo non continuativo
nell’ultimo quinquennio.
Le fibrillazioni di Roma e del Governo centrale di queste ore agitano anche il mondo della scuola: una crisi di Governo in questo momento cosa comporterebbe in termini di concorsi e altri provvedimenti legati all’istruzione?
Crisi di Governo e concorsi già organizzati
Anche se cade il Governo, saranno realizzati e conclusi tutti i concorsi il cui bando è già stato pubblicato. Quindi i partecipanti al concorso per DSGA ad esempio, e quelli che vorranno partecipare ai concorsi straordinari già approvati, possono dormire tranquilli.
Ben diverso il caso dei concorsi che sono stati solo annunciati dal ministro Bussetti. Se cade il Governo, a meno di rush finali improbabili, resteranno solo meri annunci.
Crisi di governo e disegni di legge
Ben diverso il discorso sui disegni di legge attualmente depositati in Parlamento. Se le Camere si sciolgono decadono anche tutti i ddl.
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