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Maturità 2019, tutte le FAQ del MIUR

Come era già avvenuto nell’a.s. 2016/17, anche quest’anno il MIUR pubblica un elenco di FAQ, che verranno periodicamente aggiornate, per chiarire i principali dubbi sulle caratteristiche e lo svolgimento dell’Esame di Stato al termine della scuola secondaria di secondo grado.

Nell’attesa, quindi, che venga pubblicata l’annuale Ordinanza Ministeriale, il ministero conferma che per l’orale ogni candidato sceglierà una busta tra le tre che gli verranno proposte, nel cui interno ci saranno i materiali previamente selezionati dalla Commissione, per l’avvio del colloquio. Si conferma, quindi, che non sarà più data la possibilità al candidato ad avviare il colloquio con l’elaborato o con la relazione a cui avrà lavorato ai fini dell’esame.

I materiali inseriti nelle buste potranno consistere in un testo poetico o in prosa, un quadro, una fotografia, un’immagine tratta da libri, un articolo di giornale, una tabella con dei dati da commentare, un grafico, uno spunto progettuale, una situazione problematica da affrontare, che serviranno per trattare, attraverso un percorso integrato e trasversale, lo specifico contenuto delle singole discipline.

Durante il colloquio, il candidato avrà la possibilità di esporre l’esperienza svolta nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (ex alternanza scuola lavoro), con una relazione e/o un elaborato multimediale.

Le competenze di Cittadinanza e Costituzione, invece, saranno oggetto di apposite domande formulate della Commissione, la quale farà riferimento a quanto scritto nel Documento del Consiglio di Classe circa gli insegnamenti, i percorsi, i progetti o altro (come ad esempio educazione alla legalità o alla cittadinanza attiva) attraverso cui la scuola ha curato lo sviluppo delle competenze di cittadinanza in diversi ambiti.

È possibile consultare le FAQ andando all’apposita sezione del sito del MIUR.

Sarà necessario attendere i provvedimenti successivi per avere maggiori indicazioni operative.

“Resta comunque il fatto che si sta realizzando un evidente scollamento tra la scuola reale e un Ministero che pretende di segnare i tempi dell’apprendimento con quelli della burocrazia ministeriale. Anzi, il fatto stesso che ogni comunicato ministeriale senta la necessità di ribadire che la riforma degli esami è quella della L.107/15, non solo non assolve chi avrebbe avuto il potere di invertire la tendenza e non lo ha fatto, ma conferma che di cambiamento non si è ancora cominciato a parlare”, si legge in una nota di FCL CGIL.

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Maturità 2019: il voto di ammissione sarà deciso da tutti i docenti

aula generica esami maturità 2019

Il Ministro dell’istruzione, tramite il suo Vice Ministro Fioramonti, spiega le novità del nuovo esame di maturità riguardo al voto di ammissione. Spiega che il voto Ammissione Maturità 2019 lo decideranno tutti i docenti.

Il Vice Ministro Fioramonti ci tiene a specificare che il voto di ammissione all’esame di Stato è riferito al percorso scolastico triennale dell’alunno, ma non sarà una sommatoria o una media dei voti, ma sarà una valutazione globale dello studente, che terrà conto dell’impegno e delle modalità di apprendimento dello stesso.

Deciso da tutti i docenti componenti del Consiglio di Classe compresi i docenti di religione e dai docenti delle attività alternative il voto di ammissione sarà un voto unico rappresentante lo studente sebbene le norme precedenti facevano riferimento al percorso scolastico triennale dello studente e che non teneva conto delle medie aritmetiche dei voti assegnati alle singole discipline.

Pertanto, la circostanza che la valutazione espressa dal docente di religione cattolica si riferisca ad un giudizio e non ad un voto in decimi, non inficia la partecipazione alla deliberazione in merito all’attribuzione del voto di ammissione all’esame di Stato dal momento che, si ribadisce, tale voto di ammissione all’esame non è, e non era, frutto di una media aritmetica.

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Anief-Udir: emendamenti al DDL che abolisce obbligo vaccinale

I Sindacati Udir e Anief sostengono la norma che elimina l’obbligo vaccinale della Legge Lorenzin e incentiva una vaccinazione spontanea e volontaria, secondo i dettami della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Per quanto riguarda l’organizzazione delle classi, anche in presenza di soggetti immunodepressi, e altre azioni inerenti alle mansioni dei DS e delle segreterie, segnalati emendamenti alla XII Commissione che ravvicinano il diritto alla salute a quello allo studio

Anief e Udir si dichiarano favorevoli all’approvazione del disegno di legge AS 770 che abroga gli obblighi vaccinali rigidamente introdotti dalla Legge Lorenzin e rimodula tutto nella promozione di un’adesione volontaria e consapevole alle vaccinazioni, nel rispetto della Cedu.

Tale obbligo risultava irragionevole e contrario alla giurisprudenza comunitaria alimentando un conflitto, di certo non apparente, tra il diritto alla salute e il diritto all’istruzione, tra trattamento sanitario obbligatorio e libertà individuale, peraltro, previsto in maniera perentorio nell’età prescolare che copre soltanto un bambino su due e derubricato a facoltativo, ma con sanzione nella scuola dell’obbligo.

Importante anche il richiamo relativo al fatto che soltanto in presenza dei significativi scostamenti del PNPV, tali da ingenerare il rischio di compromettere l’immunità di gruppo, i piani straordinari di intervento possono subordinare in modo temporaneo la frequenza a scuola alla somministrazione di una o più vaccinazioni. Questa possibilità è compatibile con la necessità di non compromettere l’immunità di gruppo, a maggior ragione per il fatto che ci sono anche minori non vaccinabili che devono stare in classe con soggetti immunizzati.

Per queste ragioni, nell’auspicare un esame urgente del provvedimento in esame, comunque da concludere per consentire l’avvio ordinato del prossimo anno scolastico, sono state proposte soltanto tre minimali e specifiche proposte emendative tese ad agevolare peraltro il lavoro del dirigente scolastico e delle segreterie

Le proposte Anief e Udir, appunto, mirano a imporre il diritto all’istruzione dei minori in modo che esso non venga compromesso in nessun modo, nell’ottica di un’istituzione scolastica che non neghi diritto alla frequenza a scuola per alcuna ragione. Infatti, non possono essere le istituzioni scolastiche a esercitare la facoltà di respingere un allievo perché non vaccinato, ma bisogna unire il diritto alla salute con quello all’istruzione.

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Istituto Francese d’Italia: l’Istituto chiude ogni possibilità di firmare il contratto

Si è tenuto, il 13 febbraio 2019, presso l’Ambasciata francese in Palazzo Farnese, l’incontro per verificare la volontà dell’Institut Français d’Italia di firmare il primo contratto collettivo aziendale. Questo appuntamento, da tempo atteso, è arrivato a seguito delle mobilitazioni dei lavoratori di settembre e ottobre e di un incontro tenutosi presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero che è stato coinvolto nella vertenza per agevolarne la ricomposizione.

La ripresa del dialogo sindacale, auspicato da tempo, sarebbe dovuta servire a superare l’impasse nelle trattative e terminare positivamente il negoziato con la firma del contratto che i lavoratori dell’istituto attendono da molto tempo. Cosa non avvenuta, in quanto, la direzione di IFI ha comunicato la propria indisponibilità alla firma del contratto, di fatto azzerando tutto il lavoro svolto fino ad adesso da FLC.

La replica non si è fatta attendere, infatti nella nota di FLC si legge: “Riteniamo un errore la scelta di IFI di rinunciare alle positive relazioni sindacali, sbagliato rinunciare alla contrattazione collettiva non ricercando soluzioni transitorie verso quelle definitive, sbagliato rinunciare a modelli negoziali democratici e partecipativi delle rappresentanze del personale nei luoghi di lavoro. Il prestigio di una struttura di servizio dell’Ambasciata di Francia in Italia lo imponeva”.

Sempre nella nota: “La mancata firma del contratto collettivo impone alla FLC CGIL di valutare quali azioni mettere in campo per tutelare i lavoratori di IFI e salvaguardare il valore del contratto collettivo ed il principio della rappresentanza sindacale senza i quali le lavoratrici e i lavoratori di IFI sono più deboli. Insieme alle RSA FLC CGIL, e alle lavoratrici/lavoratori che rappresentiamo, valuteremo la nuova situazione che si è determinata e quale dovrà essere il nostro ruolo nell’immediato prosieguo”.

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Scuola: FLC CGIL Sicilia, regionalismo differenziato è una condanna per il Sud

aula scuola generica

“Il regionalismo differenziato è una condanna per la scuola siciliana e per tutto il Sud”. Lo dice Graziamaria Pistorino, segretaria regionale della FLC CGIL Sicilia, nel corso di un’assemblea dei lavoratori presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Messina.

“Qui – aggiunge Pastorino – mancano quelle infrastrutture indispensabili allo sviluppo che i governi nazionali, senza garantire i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), hanno costruito e che continuano a costruire al Nord. Nelle Regioni meridionali, infatti, il Miur non ha fatto gli investimenti necessari per recuperare il gap con il resto del Paese”.

“Bisogna smetterla – continua Pistorino – con questa retorica per cui se il Sud è sottosviluppato è colpa esclusiva, come dice il ministro, dei lavoratori che non si impegnano o delle classi dirigenti locali. Non c’è dubbio che queste abbiano grandi colpe, ma c’è una responsabilità delle classi dirigenti nazionali che hanno abbandonato questa parte d’Italia al proprio destino”.

“Gli studenti del Sud – conclude Pistorino – hanno sulla Carta gli stessi diritti di tutti gli altri studenti italiani. Per questo lo Stato deve garantire loro le medesime opportunità e i medesimi standard d’istruzione. Prima di attuare il regionalismo differenziato, quindi, chiediamo al governo e al ministro dell’istruzione Bussetti di darsi da fare per colmare l’enorme divario tra i diritti degli alunni del Nord e quelli del Sud a cominciare dall’ampliamento del tempo pieno e dalla stabilizzazione degli organici di sostegno in deroga”.

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Maturità 2019, Bussetti risponde alle domande degli studenti

“Perché è stata cambiata la Maturità?”, “Le prove Invalsi influiranno sul voto finale dell’Esame?”, “Se uno studente non può partecipare alle simulazioni cosa succede?” Sono alcune delle domande a cui il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha risposto oggi, sul suo profilo Instagram, rivolgendosi direttamente agli studenti.

Si tratta di alcuni dei quesiti più ricorrenti sulle novità che quest’anno caratterizzeranno l’Esame di Stato a seguito dell’attuazione del decreto legislativo 62 del 2017. Le domande sono state raccolte dal MIUR negli incontri tenuti sui territori e anche attraverso i social.

In contemporanea alla pubblicazione dei video sul profilo del Ministro è stata anche attivata sul sito del Ministero questa sezione dedicata alle FAQ sulla Maturità, che sarà aggiornata periodicamente con risposte rivolte a tutto il mondo della scuola, a partire dai ragazzi.

Prosegue dunque il percorso di accompagnamento voluto dal Ministro Bussetti per sostenere la preparazione degli studenti in vista dell’Esame. Dallo scorso autunno sono stati organizzati incontri sul territorio per gli insegnanti. Martedì prossimo, 19 febbraio, è prevista la prima delle quattro simulazioni per gli studenti, esempi coerenti con quelle che saranno le prove di giugno.

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Anief annuncia uno sciopero dei docenti il 27 febbraio

Anief Sciopero

I docenti incroceranno le braccia il 27 febbraio, uno sciopero che ha avuto subito anche l’appoggio da parte dell’ANIEF, e che quasi certamente verrà replicato anche nella data dell’8 marzo, sempre con docenti e personale ATA coinvolto. Come dichiarato sul comunicato stampa reso pubblico dall’ANIEF: “invitiamo tutto il personale della scuola, di ruolo e non, a incrociare le braccia il 27 febbraio e l’8 marzo per difendere l’istruzione statale contro ogni progetto di regionalizzazione e per dire basta alla stagione degli aumenti-farsa e del precariato senza fine.

Parole ben più dirette e dure invece quelle rilasciate nel comunicato Unicobas, e indirizzate senza mezzi termini al Governo: “i partiti del Governo pentalegato avevano promesso di abrogare la mala-scuola renziana. Invece hanno conservato la chiamata per competenze e lo strapotere dei dirigenti sull’utilizzo degli insegnanti, il bonus discrezionale, un organico potenziato senza futuro né limiti alle supplenze, e intendono peggiorare di molto la già gravissima situazione creando un’istruzione pubblica di serie ‘a’ e serie ‘b’ a seconda della ricchezza regionale, con contratti separati per docenti ed ATA secondo le aree geografiche”.

Ricordiamo che, al momento, la situazione relativa al personale scolastico, sia docenti che ATA, è sostanzialmente rimasta quella che era, con un nuovo contratto di lavoro ancora in stand by, e le promesse di aumenti adeguati al compito svolto ancora rimaste inespresse. Anche per questo motivo si fa più forte e unita la protesta che darà vita al già menzionato sciopero del 27 febbraio e che quasi certamente avrà una replica dopo poco più di una settimana dopo, ovvero l’8 marzo.

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Scuola, 1,8 milioni per le scuole danneggiate dal sisma in Sicilia e dal maltempo in Liguria

sede Miur Trastevere Roma

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha firmato il decreto che stanzia 1,8 milioni di euro per le scuole colpite dal sisma del 26 dicembre 2018 in Sicilia, in particolare in provincia di Catania, e per quelle della Liguria danneggiate dal maltempo dell’autunno scorso.

Alla Sicilia sono assegnati circa 882.000 euro, dei quali beneficeranno 7 Comuni, per interventi su 25 scuole. Alla Liguria arriveranno, invece, circa 955.000 euro che verranno ripartiti per 20 Comuni e consentiranno di intervenire su 51 istituti scolastici.

“Ci siamo attivati da subito – dichiara il Ministro Bussetti – per dare risposte alle richieste urgenti degli Enti locali e delle Regioni: i nostri ragazzi non devono perdere neanche un giorno di scuola, perché questa rappresenta la loro normalità, il luogo in cui, giorno dopo giorno, costruiscono il futuro. Con questi fondi interveniamo su situazioni di pericolo e di inagibilità degli istituti e ci attiviamo per ripristinare la sicurezza. I territori non possono essere lasciati da soli di fronte a eventi eccezionali, come il sisma che ha colpito la Sicilia o i nubifragi che hanno messo a dura prova la Liguria. È fondamentale fare sistema per garantire ai nostri giovani il diritto allo studio, nonostante eventi che possono stravolgere la quotidianità loro e delle loro famiglie”.

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Pensioni scuola: pubblicata dal MIUR la circolare che consente il pensionamento anticipato tramite la quota 100

Venerdì 1 febbraio 2019, è stata pubblicata dal MIUR la circolare operativa 4644 relativa ai pensionamenti dal 1 settembre 2019, in attuazione del Decreto legge 4/2019, nella parte riguardante la pensione anticipata con quota 100 e altre disposizioni pensionistiche. Il Decreto non riguarda la pensione di vecchiaia, il cui requisito resta fissato a 67 anni.

La scadenza per la presentazione delle domande di dimissioni volontarie dal servizio (e l’eventuale richiesta di pensione più part-time per gli istituti che la prevedono) del personale della scuola (docenti/educatori e ATA) e dei dirigenti scolastici è fissata al 28 febbraio 2019. Le funzioni Polis saranno attive dal 4 febbraio fino al 28 febbraio compreso.

La domanda di dimissioni dal servizio è seguita dalla domanda di pensione che deve essere inviate direttamente all’INPS, esclusivamente attraverso le seguenti modalità:

  • presentazione della domanda online accedendo al sito dell’Istituto, previa registrazione;
  • presentazione della domanda tramite Contact Center Integrato (n. 803164);
  • presentazione telematica della domanda attraverso l’assistenza gratuita del Patronato.

Tali modalità saranno le uniche ritenute valide ai fini dell’accesso alla prestazione pensionistica. Si evidenzia che la domanda presentata in forma diversa da quella telematica non sarà procedibile fino a quando il richiedente non provvederà a trasmetterla con le modalità sopra indicate.

La FLC ha riassunto in una scheda – che è possibile trovare qui – i requisiti necessari per l’accesso alle modalità di pensionamento previste dal Decreto legge 4/2019, a decorrere dal 1 settembre 2019.

I requisiti richiesti potranno essere conseguiti entro il 31 dicembre 2019, perché il Decreto fa riferimento alla legislazione vigente per la Scuola.

È importante verificare presso gli uffici periferici del MIUR e presso l’INPS che tutta la documentazione necessaria all’accertamento al diritto a pensione sia aggiornata. Le sedi della FLC CGIL e dell’INCA CGIL sono a disposizione per tutti i chiarimenti del caso.

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Italia-Santa Sede: firmato l’accordo per il reciproco riconoscimento dei titoli di studio della formazione superiore

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, e il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Cardinale Giuseppe Versaldi, hanno firmato oggi, al MIUR, l’accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti nelle Istituzioni della formazione superiore dell’Italia e della Santa Sede.

“Siamo molto orgogliosi del risultato raggiunto e voglio ringraziare sentitamente il Cardinale Giuseppe Versaldi per la collaborazione e il lavoro congiunto – dichiara il Ministro Marco Bussetti -. Si tratta di un accordo molto atteso, storico, che sottoscriviamo in coincidenza con il novantesimo anniversario dei Patti Lateranensi”.

“Il passo che compiamo oggi – prosegue il Ministro – segna un ulteriore avanzamento rispetto alla revisione del Concordato del 1984, quando si decise di riconoscere i titoli di studio nelle materie ecclesiastiche. La collaborazione tra lo Stato Italiano e il Vaticano è prassi consolidata da decenni ed è proseguita in modo costante e proficuo nel tempo”. In particolare, l’Accordo sottoscritto oggi è “un importante successo perché va a favore degli studenti e del diritto allo studio in entrambi i nostri sistemi formativi – prosegue Bussetti -. Garantisce la riconoscibilità e la spendibilità reciproca dei titoli della formazione superiore, anche per coloro che hanno scelto di svolgere il proprio percorso di studi all’interno di Istituzioni accademiche della Santa Sede che si trovano sul territorio nazionale italiano. Stiamo dando risposte attese da decenni. Questo accordo risolve una questione annosa e garantisce una stretta collaborazione tra Italia e Santa Sede a livello internazionale nel settore educativo”.

“Sono particolarmente felice della firma di questo accordo tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede – dichiara il Cardinale Giuseppe Versaldi – con cui si dà risposta a una domanda discussa per tanti anni nello spirito della Convenzione di Lisbona e del Processo di Bologna”.

“In continuità con il Concordato tra i due Stati – aggiunge Versaldi –  sottoscritto nel 1929 e confermato con l’Accordo di revisione del 1984, il presente Accordo viene a facilitare le procedure di riconoscimento anche dei titoli accademici non concordatari onde completare, alle condizioni precisate, il quadro giuridico delle relazioni tra i sistemi formativi dei due Stati e permettere anche agli studenti la prosecuzione degli studi nell’uno o nell’altro sistema. Come è evidente, si tratta di un Accordo che favorisce innanzitutto gli studenti in un quadro internazionale di riferimento già in vigore e che finora veniva disatteso a detrimento dei cittadini italiani. La Congregazione per l’Educazione Cattolica ringrazia il corrispondente Ministero italiano per la collaborazione dimostrata per la firma di questo Accordo e intende proseguire fruttuosamente in questa direzione al fine di favorire un dialogo finalizzato al bene comune nel rispetto degli accordi istituzionali a livello nazionale e internazionale”.

L’accordo prevede il riconoscimento di tutti i titoli universitari rilasciati dalla Santa Sede, così come avviene per qualsiasi altro Stato sovrano, in base ai principi della Convenzione di Lisbona che stabilisce, appunto, il riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella Regione europea. La procedura si svolgerà materialmente attraverso gli Atenei che valuteranno i titoli e provvederanno al loro riconoscimento.

Fino a oggi, secondo quanto previsto dalla revisione del Concordato tra Repubblica Italiana e Santa Sede del 1984, venivano pienamente riconosciuti, tramite un apposito Decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, i soli titoli di “Teologia e Sacra scrittura”. Gli altri titoli rilasciati dalle Istituzioni universitarie della Santa Sede sul territorio nazionale italiano non avevano un riconoscimento uniforme: alcuni Atenei ne ammettevano la riconoscibilità, in linea con i dettami della Convenzione di Lisbona, altri ritenevano che gli unici ammessi a questo tipo di trattamento fossero quelli espressamente enunciati nel Concordato. Per questi ultimi, l’accordo firmato questo pomeriggio chiarisce che continueranno a essere riconosciuti in base al Decreto di riferimento, ma che si potrà lavorare già da adesso a una semplificazione della procedura attuale.