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Pubblicato decreto pensionamenti 2019, Anief: “Quota 100 non è risolutiva”

generica pallottoliere

Uno dei temi centrali della Legge di Bilancio è l’accesso anticipato alla pensione, reso ancora più impellente dall’ulteriore innalzamento dei requisiti d’accesso previsti con il nuovo anno: da settimane non si parla d’altro che delle modalità, che passano principalmente per quota 100, con 38 anni minimi di contributi e 62 di età, ma soprattutto delle conseguenti riduzioni dell’assegno nell’attuale sistema contributivo. Anief presenta emendamenti specifici in legge di Bilancio.

ANIEF continua a chiedere a gran voce di non introdurre ulteriori paletti, né di applicare decurtazioni ad un assegno pensionistico già di per sé ridotto dal calcolo in buona parte di tipo contributivo, anziché retributivo, e come tale meno conveniente per il lavoratore che lascia il lavoro. “L’età massima contributiva dovrebbe essere di 37 anni come in Europa, di meno per il personale docente della scuola, più a rischio d’insorgenza di patologie psico-fisiche”.

“Il Ministero dell’Istruzione – spiega Anief – ha pubblicato, in accordo con l’Inps, il decreto con la nota operativa 50647 relativa ai pensionamenti del personale della scuola dal 1° settembre 2019: per i lavoratori si tratta di un’ulteriore tegola, perché a causa dell’innalzamento dell’aspettativa di vita per l’accesso alla pensione di vecchiaia per uomini e donne (con almeno 20 anni di contributi) il nuovo requisito passa da 66 anni e 7 mesi a 67 anni entro il 31 dicembre 2019, mentre la pensione anticipata per le donne slitta a 42 anni e 3 mesi di anzianità contributiva e per gli uomini a 43 anni e 3 mesi di anzianità contributiva, in entrambi i casi sempre entro il 31 dicembre 2019″.

“Il governo giallo-verde ha confermato ‘opzione donna’ che continua a mantenere in vita l’art. 1 comma 9 della Legge 243/2004, il quale consente l’accesso alla pensione con 57 anni e 7 mesi di età anagrafica e 35 anni di anzianità contributiva, ma a condizione che il requisito di contribuzione sia stato maturato entro il 31 dicembre 2015 e quello anagrafico entro il 31 luglio 2016. In ogni caso, l’assegno di quiescenza verrà valutato interamente con il sistema contributivo, che quindi andrà a ridurre di oltre il 30% la somma assegnata qualora la lavoratrice dovesse lasciare il servizio con la pensione di vecchiaia”.

“La pubblicazione del decreto ha reso ancora più rilevante l’approvazione della controriforma Fornero, uno dei punti centrali della politica dell’attuale esecutivo. Il provvedimento, tuttavia, così come formulato, non appare risolutivo. Assieme a quota 100, che permetterebbe l’uscita anticipata anche a 62 anni, servono precise garanzie sul mantenimento dell’assegno completo. E non solo”.

Anief ha predisposto una serie di emendamenti al disegno di legge sul “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” AC n. 1334. Le richieste del sindacato partono dall’inclusione dell’insegnamento tra le professioni caratterizzate dal particolare gravoso, che oggi danno diritto all’Ape cosiddetta Social. In pratica, si chiede un’integrazione al “pacchetto” composto da una quindicina di lavori con mansioni particolari, introdotto dal governo Gentiloni, finora considerato inamovibile.

All’interno dell’articolo 21 della manovra economica, inoltre, l’organizzazione autonoma chiede che “il carattere peculiare della professione docente rispetto alle altre professioni della Pubblica Amministrazione per il diffuso e gravoso stress psicofisico, unito all’attuale pesante gap generazionale tra docenti e discenti con il personale insegnante più vecchio del mondo”, preveda l’attivazione di “un’apposita finestra che permette l’accesso e la decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità secondo le regole previgenti la riforma cosiddetta “Fornero””. Per tali motivi, secondo il sindacato autonomo “risulta indispensabile allargare l’attuale finestra di pensione anticipata prevista soltanto per il personale dell’infanzia”.

Per gli stessi motivi, tutti gli insegnanti della scuola pubblica, oltre ai maestri d’infanzia, devono avere il diritto a beneficiare, a partire dal prossimo anno scolastico, dello status di operatori in ambiente di lavoro particolarmente difficile, perché “lo svolgimento della professione docente ha un carattere gravoso in tutti gli ordini di scuola, come si evince dagli studi sullo stress da lavoro correlato e bornout del dott. Lodolo D’Oria”.

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Legge di Bilancio, M5S e Lega chiedono 1.200 docenti primaria in più al Sud. Anief: non bastano, sono un decimo del necessario

Anief Sciopero

Riceviamo e pubblichiamo.

Legge di Bilancio, M5S e Lega chiedono 1.200 docenti primaria in più al Sud per il tempo pieno e altri 2.000 per le sezioni Primavera all’infanzia. Anief: non bastano, sono un decimo del necessario

I partiti di maggioranza fanno a gara per far conoscere le loro richieste di modifica al disegno di legge sul “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” AC n. 1334 e fanno sapere già da subito che potrebbero trovare il consenso del Ministero dell’Economia. Per la maggiorazione del tempo scuola nel Meridione, fanno sapere, servirebbero circa 45 milioni di euro. Secondo il giovane sindacato, la cifra impegnata per un’operazione così rilevante la dice tutta sulle priorità che si è dato il governo: siamo dinanzi all’ennesima manovra-spot. Marcello Pacifico, presidente Anief: 30 mila posti in più avevamo nel 2010. Solo per il Sud, ora servono altri 100 mila posti per ampliare gli organici differenziati. O si ha il coraggio di osare, come si è deciso di fare nella manovra economica 2019 finanziando 15 miliardi per il reddito di cittadinanza e l’anticipo pensionistico, oppure è meglio tacere.

Assumere 1.200 docenti nella scuola primaria in più al Sud e altri 2.000 nelle sezioni Primavera della scuola dell’infanzia: lo prevedono degli emendamenti alla Legge di Bilancio presentati in questi giorni dai parlamentari di Lega e M5S, dopo una cernita di tutte le richieste pervenute ultimamente e una scelta delle misure che potrebbero trovare il consenso del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Gli emendamenti dei partiti di maggioranza prevedono, riassume oggi Orizzonte Scuola, “più docenti al Sud: incremento di 1.200 posti dell’organico di diritto della scuola primaria. Una boccata di ossigeno per mobilità, assunzioni e far partire il tempo pieno nelle regioni del sud”. Per questa iniziativa, peraltro caldeggiata da tempo soprattutto dal Movimento 5 Stelle, servirebbero circa 45 milioni di euro”. Inoltre, verrebbero “2.000 posti in più per le sezioni primavera: l’idea iniziale era di 8.000 posti, ma costerebbe 300 milioni”.

Il termine per la presentazione degli emendamenti alla Commissione Bilancio scadrà giovedì prossimo. Entro quella data bisognerà trovare l’equilibrio tra tutte le esigenze della scuola e decidere quali portare avanti nell’immediato. Successivamente, l’iter di approvazione degli emendamenti prevede l’approdo ai gruppi parlamentari entro martedì 20, per poi essere votate dal giorno dopo: l’arrivo in Aula si materializzerà entro il 28 novembre. Subito dopo giungerà la votazione finale sul ddl AC n. 1334. Ad inizio dicembre, il testo approvato passerà a Palazzo Madama.

Secondo il sindacato Anief, poco più di 3 mila posti per un impegno doppio così rilevante – il tempo maggiorato di scuola al Sud e nelle Isole, oltre alle sezioni Primavera da attuare anche per quei due terzi degli istituti comprensivi dove oggi non vengono adottate – rischia di rappresentare l’ennesima manovra-spot: ne occorrono, infatti, dieci volte tanto.

“A nome dell’Anief – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale del giovane sindacato autonomo – dico basta a certi tipi di proposte che non rispecchiano il bene dei nostri alunni. L’ultimo rapporto Pirls parla chiaro: si deve ripristinare l’insegnamento per moduli, abbandonando le operazioni politiche di propaganda. Perché 30 mila posti in più avevamo nel 2010. Solo per il Sud, ora servono altri 100 mila posti per gli organici differenziati. O si ha il coraggio di osare, come si è deciso di fare nella manovra economica 2019 finanziando 15 miliardi per il reddito di cittadinanza e l’anticipo pensionistico, oppure è meglio tacere senza annunciare operazioni che di fatto lasciano le cose come stanno”, conclude Pacifico.

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Gilda, l’appello a Bussetti: “No a lotte tra precari”

aula generica esami maturità 2019

“È necessario che il governo vari un provvedimento ad hoc per salvaguardare i legittimi interessi dei precari con 36 mesi di servizio”.

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene in merito alla norma contenuta nella legge di Bilancio che prevede un unico concorso ordinario per le scuole secondarie aperto a tutti i laureati e con soltanto un 10% di posti riservato ai precari non abilitati con 3 anni di insegnamento.

“Rispetto al vecchio decreto attuativo della legge 107/2015 che aveva istituito un concorso riservato ai precari con 36 mesi di servizio, la nuova norma è nettamente peggiorativa per questa categoria di docenti. Non dimentichiamo che, in base a una sentenza della Corte europea, è interdetta la reiterazione dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi: serve, dunque, una soluzione urgente che regolarizzi la condizione lavorativa di questi precari di terza fascia che, altrimenti, rischiano di vedere vanificati anni di servizio”.

“La riserva del 10% non è affatto sufficiente per assorbire la vasta sacca di precariato che lo Stato ha alimentato per anni stipulando contratti a tempo determinato invece di assumere in pianta stabile gli insegnanti di cui la scuola aveva bisogno – afferma Di Meglio  -. Riteniamo, inoltre, inadeguato rispetto al problema e irrispettoso nei confronti dei docenti in questione intervenire con una norma all’interno di quel calderone che è la legge di Bilancio. Chiediamo, dunque, al ministro Bussetti di aprire un confronto sul tema con i sindacati, così da individuare insieme la soluzione migliore ed evitare ulteriori lotte intestine tra precari e guerre tra poveri”.

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Lezioni private, ecco perché secondo Bussetti vanno tassate

Marco Bussetti Miur Ministro

A decorrere dal 1° gennaio 2019, secondo il disegno di legge di Bilancio 2019, verrà applicata una tassazione delle lezioni private e delle ripetizioni.

Il testo, infatti, contiene una discussa disposizione in materia di tassazione per la quale al compenso derivante dall’attività di lezioni private e ripetizione, svolte dai docenti titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado, si applica un’imposta sostitutiva pari al 15%, salva l’opzione per l’applicazione dell’imposta sul reddito nei modi ordinari.

A difesa della “tassa sulle ripetizioni” interviene il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che ha illustrato la misura alla Commissione Cultura della Camera, nell’ambito dell’esame in sede consultiva del disegno di legge di bilancio.

“Si tratta – spiega Bussetti – di una misura di favore per i docenti fermo restando il prioritario impegno del ministero a ridurre, a monte, l’incidenza dei debiti formativi, attraverso i corsi di recupero e l’attività di sportello nonché grazie alle metodologie didattiche innovative in corso di diffusione nelle scuole. Le scuole organizzano corsi per tutti gli studenti che abbiano debiti formativi, grazie all’impegno dei docenti, che sono a tal fine remunerati”.

“Capita – continua – che alcune famiglie decidano, comunque, di far frequentare ai figli lezioni private, anche avvalendosi dell’opera di docenti delle scuole statali. I docenti possono svolgere queste lezioni, purché siano rivolte a studenti diversi dai propri, previa autorizzazione del dirigente scolastico, che si deve esprimere in merito alla compatibilità dell’attività con quella ordinaria”.

“I compensi percepiti concorrono a costituire il reddito imponibile e, quindi – conclude il ministro – sino ad oggi sono stati tassati all’aliquota corrispondente al reddito complessivo dei docenti”.

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Pensioni docenti, tutto pronto per l’invio delle domande on-line: si parte la prossima settimana

È iniziato il conto alla rovescia per tanti insegnanti, lavoratori Ata e dirigenti della scuola italiana: il Miur ha anticipato ai sindacati che per l’inizio della prossima settimana saranno attivate le funzioni delle istanze on line, con la scadenza per la presentazione delle domande attorno al 20 dicembre, quindi alcune settimane prima degli altri anni.

“Ma c’è poco da rallegrarsi – allerta l’ANIEF – perché sempre per via telematica la scorsa estate per circa 5 mila insegnanti la formalizzazione della richiesta si è concretizzata o è stata negata sul filo di lana, a causa di un cavillo burocratico che non permetteva di calcolare l’anzianità”.

“Inoltre – aggiunge il sindacato – poiché le nuove norme sull’anticipo pensionistico arriveranno solo con la Legge di Bilancio, è necessario che i 100 mila docenti e Ata interessati abbiano la possibilità di presentare la domanda, in via eccezionale, nelle prime settimane del 2019. Ma per Anief gli insegnanti dovrebbero poter lasciare con i requisiti precedenti alla riforma “Fornero” e il loro lavoro dovrebbe essere considerato gravoso in tutti gli ordini scolastici: a tale scopo, il sindacato ha fatto pervenire alla Commissione Bilancio della Camera degli specifici emendamenti al testo della manovra”.

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Diplomati Magistrali in GAE, la versione di MIUR Istruzione

sede Miur Trastevere Roma

La questione dei Diplomati Magistrali estromessi dalle GAE (graduatorie ad esaurimento) non smette mai di stupirci e riservare colpi di scena, è di questi giorni la notizia che il consiglio di stato ha deciso di “rimettere nuovamente all’Adunanza plenaria di questo Consiglio” l’inserimento dei Docenti in possesso del Diploma Magistrale ottenuto entro l’anno 2011-2002 all’interno della GAE, ma cosa cambia ora?

Sul sito di MIUR Istruzione si prova a fare chiarezza analizzando la questione.

“Come abbiamo specificato nell’introduzione dell’articolo in pratica il consiglio di stato ha riportato la questione dei Diplomati Magistrali nuovamente  all’Adunanza Plenaria accettando il ricorso del sindacato Snals, presentato per 220 docenti, il giudice ha deciso di rinviare la decisione ad un nuovo pronunciamento a sezioni unificate, un’altra adunanza plenaria come quella che si è svolta a dicembre scorso e che aveva escluso i diplomati magistrali dalle cattedre. Ma cosa significa questa novità per le migliaia di docenti? Per i 220 docenti assistiti dal sindacato Snals si potrebbe riaprire la possibilità di essere riammessi all’interno delle GAE, ma il provvedimento potenzialmente potrebbe interessare anche gli altri 50-60 mila diplomati magistrali che non sono assistiti dal sindacato.La notizia in questi giorni ha assunto un valore ancora maggiore poichè proprio ieri su istanze online hanno preso il via le domande per il concorso straordinario infanzia e primaria riservato proprio ai diplomati magistrali”.

Quando potrebbe esserci la sentenza?

“Al momento non ci sono date ufficiali circa la data della sentenza, ma “Il Fatto Quotidiano” azzarda qualche ipotesi, secondo il quotidiano una sentenza definitiva potrebbe arrivare per febbraio 2019, fino ad allora il Ministero dell’Istruzione stopperà il depennamento dalle Graduatorie ordinato dalla precedente pronuncia della plenaria. Per poi decidere se eliminarli definitivamente o lasciarli”.

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Legge di Bilancio 2019, l’audizione di Marco Bussetti alla Camera

Il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti

In audizione alla commissione Cultura della Camera sulla legge di bilancio, il Ministro Bussetti ha chiarito punto per punto tutte le novità della Legge di Bilancio 2019 riguardanti il comparto scuola – istruzione.
“Il reclutamento dei nuovi docenti sarà più snello e prevederà l’effettiva assunzione in servizio basata su posti vacanti e realmente disponibili”. Così il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, in audizione davanti alla commissione Cultura della Camera sulla legge di bilancio. Per il reclutamento dei docenti nella scuola secondaria di primo e secondo grado, osserva il ministro, “viene abrogato il percorso Fit ordinario, particolarmente complesso anche perché eccessivamente lungo. Il concorso sarà bandito con regolarità per quelle classi di concorso e per quelle regione nelle quali ci saranno effettive necessità. Potranno partecipare giovani laureati per gli insegnamenti per i quali hanno conseguito il titolo. Non ci saranno piu’ graduatorie di idonei ma solo vincitori di concorso ai quali viene, finalmente, garantita l’immissione in ruolo”. “Anche chi non vincera’ il concorso ma supererà tutte le prove, acquisirà l’abilitazione utile, tra l’altro, all’insegnamento. Infine viene meno la cosiddetta ‘chiamata diretta’ dei docenti per le scuole di ogni ordine e grado”.

Edilizia Scolastica

“L’istituzione della Centrale per la progettazione delle opere pubbliche potrà costituire un fattore d’importante agevolazione per il tempestivo ed efficace utilizzo dei fondi disponibili per l’edilizia scolastica. Infatti, quei Comuni, in particolare i più piccoli, che abbiano difficolta’ a reperire al proprio interno le professionalita’ occorrenti per la progettazione degli interventi, per la gestione delle procedure di appalto, oppure per le valutazioni tecniche, potranno chiedere alla Centrale di svolgere, per conto loro, queste attività. […] Questa norma consentirà anche ai Comuni più piccoli di beneficiare efficacemente degli stanziamenti disponibili per la costruzione di nuove scuole e l’adeguamento, soprattutto antisismico, di quelle esistenti, a tutto vantaggio della sicurezza degli studenti e del personale scolastico”.

Nuovi contratti medici specializzandi

“In risposta al bisogno del Paese di un maggior numero di medici, abbiamo stanziato 100 milioni in piu’, a regime, per finanziare nuovi contratti di formazione per gli specializzandi medici. Si tratta di altre 900 borse che potranno essere istituite dal 2019”.

Un miliardo e 700 milioni l’anno per l’adeguamento degli stipendi

La legge di bilancio “stanzia importanti risorse aggiuntive, più di 1,7 miliardi all’anno, per consentire da subito una ripresa della contrattazione e un nuovo adeguamento degli stipendi, che la relazione tecnica stima in un aumento superiore all’1,9%.; è in corso un dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali affinchè il prossimo contratto giunga presto e dia un’adeguata risposta alle attese della categoria e all’esigenza di funzionalità delle scuole”.

Bonus occupazionale per i 110 e lode

“Il Governo premia i giovani migliori, i laureati in corso con 110 e lode e i dottori di ricerca, facilitandone l’ingresso nel mondo del lavoro. Infatti, le imprese vengono incentivate ad assumere questi giovani, oppure a trasformarne il rapporto di lavoro a tempo pieno, se gia’ assunti a tempo parziale, grazie all’esonero dal versamento dei contributi previdenziali, nella misura massima di 8.000 euro per ciascun assunto nel primo anno di lavoro. Si dà così un’importante occasione ai giovani di talento per inserirsi nel mercato del lavoro e per contribuire al miglioramento della realta’ produttiva del Paese”.

Dimezzata la tassazione per le lezioni private dei docenti

Nella manovra si “dimezza la tassazione sulle lezioni private, poiché si prevede l’applicazione di una imposta sostitutiva di quella sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali, fissata nella misura del 15% di quanto percepito. Si tratta di una misura di favore per i docenti fermo restando il prioritario impegno del ministero a ridurre, a monte, l’incidenza dei debiti formativi, attraverso i corsi di recupero e l’attività di sportello nonché grazie alle metodologie didattiche innovative in corso di diffusione nelle scuole. Le scuole organizzano corsi per tutti gli studenti che abbiano debiti formativi, grazie all’impegno dei docenti, che sono a tal fine remunerati. Capita che alcune famiglie decidano, comunque, di far frequentare ai figli lezioni private, anche avvalendosi dell’opera di docenti delle scuole statali”.

Dal 2020 100 milioni in più all’anno per il FFO

Il disegno di legge reca un “incremento del Fondo per il finanziamento ordinario delle università (Ffo), pari a 100 milioni in più all’anno dal 2020, a vantaggio dell’offerta didattica e dei servizi offerti agli studenti. Auspico che nel corso dell’esame parlamentare possano essere individuate risorse per anticipare l’incremento del Fondo per il finanziamento ordinario delle università già per l’anno 2019 e che sia parimenti previsto un adeguato incremento del Fondo ordinario enti di ricerca”.

Piano per l’assunzione di mille ricercatori

La manovra prevede “un nuovo piano assunzionale straordinario per 1.000 ricercatori universitari di tipo b) che li porterà, dopo tre anni e previa valutazione e conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale, a essere chiamati nei ruoli dei professori associati. Il mondo accademico, dalle Università agli studenti, da anni chiedeva con forza la soppressione della chiamata diretta, senza concorso, di professori universitari” e il disegno di legge di bilancio, contiene infatti una “norma, che fa venir meno la chiamata diretta, ed utilizza le risorse finanziarie che vengono così liberate, oltre ad altre stanziate appositamente, per assumere i 1.000 ricercatori in piu’”, conclude Bussetti.

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Legge di stabilità: ANIEF, altri 40 emendamenti in V Commissione

ANIEF chiede diverse modifiche correlate dalle relative coperture finanziarie con l’introduzione del salario minimo di cittadinanza allineato all’inflazione, quota 96 per gli insegnanti, stabilizzazione dei precari, riapertura delle GaE e conferma dei ruoli, tutela per il personale terza fascia graduatorie d’istituto, fine della temporizzazione e passaggi verticali personale Ata anche in area C, trasformazione posti in deroga in organico di diritto, problematica classi pollaio, ritorno dei moduli alla primaria, assunzione ricercatori a tempo indeterminato, una nuova mobilità straordinaria.

Riceviamo e pubblichiamo:

Il sindacato Anief ha predisposto la batteria di modifiche al testo per la V Commissione Bilancio della Camera: si va dalla disciplina contrattuale-stipendiale a quella didattica, dall’ambito pensionistico al nuovo reclutamento; dall’organizzazione scolastica alla mobilità del personale, anche non docente e universitario.

Sono giorni decisivi per il destino della Legge di Stabilità 2019: il testo ‘bollinato’ della Ragioneria dello Stato, confluito nel disegno di legge sul “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluri, ennale per il triennio 2019-2021” AC n. 1334, è ora sotto la lente della V Commissione Bilancio della Camera, dove entro giovedì 15 novembre dovranno essere presentati gli emendamenti con l’arrivo in Aula che dovrà realizzarsi non oltre il 28. Di lì a breve si svolgerà la votazione finale a Montecitorio. Subito dopo, la manovra passerà al Senato.

In queste ore il sindacato autonomo Anief ha fatto pervenire i suoi emendamenti su scuola e università. Qui di seguito, si propone una sintesi delle disposizioni da attuare per il bene delle istituzioni scolastico-accademiche e di chi vi opera.

All’articolo 21 sui “Fondi per l’introduzione del reddito e delle pensioni di cittadinanza e per la revisione del sistema pensionistico”, si chiede il “riallineamento degli stipendi attraverso l’integrale recupero, in percentuale, del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat, superiore al 12%”, con la copertura finanziaria “garantita dalle risorse stanziate dal Fondo per il reddito di cittadinanza”. Si chiede anche di porre a carico dello Stato “i contributi figurativi inerenti il diritto all’accesso e alla decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità, per i cittadini in possesso della laurea magistrale o vecchio ordinamento con la votazione di 110 e lode, entro la durata legale del corso di studi e prima del compimento del trentesimo anno di età”.

Nell’ambito dei nuovi accessi pensionistici, da introdurre sempre a seguito della legge di bilancio, il sindacato chiede una deroga per gli insegnanti: “il carattere peculiare della professione docente rispetto alle altre professioni della Pubblica Amministrazione per il diffuso e gravoso stress psicofisico, unito all’attuale pesante gap generazionale tra docenti e discenti con il personale insegnante più vecchio del mondo, necessita di un’apposita finestra che permette l’accesso e la decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità secondo le regole previgenti la riforma cosiddetta “Fornero””. Per gli stessi motivi, tutti gli insegnanti della scuola pubblica, oltre ai maestri d’infanzia, devono beneficiare dello status di operatori in ambiente di lavoro particolarmente difficile, perché “lo svolgimento della professione docente ha un carattere gravoso in tutti gli ordini di scuola, come si evince dagli studi sullo stress da lavoro correlato e bornout del dott. Lodolo D’Oria”.

A proposito dell’articolo 28 (Assunzioni nella pubblica amministrazione), Anief chiederà di fornire finalmente applicazione alla direttiva UE n. 70/1999, per dare “una risposta definitiva al problema del precariato scolastico e al contenzioso oggetto della procedura d’infrazione n. 2014/4231 pendente presso la Commissione europea sulla violazione da parte dello Stato italiano della normativa comunitaria dei contratti a termine”, garantendo “a tutto il personale abilitato l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento all’atto del loro aggiornamento”.

Per quanto riguarda l’impatto finanziario, non vi sono maggiori oneri per la finanza pubblica” e qualora “la graduatoria permanente sia esaurita e rimangano posti ad essa assegnati”, si procederebbe all’assunzione dalle graduatorie d’istituto “trasformate a partire dall’a. s. 2019/2020 in graduatorie provinciali, anche per il personale sprovvisto di abilitazione”, oltre che “la conferma dei contratti a tempo indeterminato stipulati con clausola rescissoria per i docenti che abbiano superato l’anno di prova”, al fine di garantire la continuità didattica.

Viene chiesto, altresì, di procedere alla riserva di una percentuale, pari al 30%, “dei posti del nuovo concorso per direttori dei servizi generali ed amministrativi per l’ammissione in soprannumero di chi ha svolto tale funzione a tempo determinato per almeno 36 mesi anche non continuativi su posti vacanti e disponibili”, poiché hanno già dimostrato di possedere ampie competenze.

Sul fronte degli organici, risulta sempre più indispensabile attuare “interventi e misure volti a diminuire gradualmente di un punto il rapporto alunni/docente, da realizzare comunque entro l’anno scolastico 2022/2023”, al fine di assicurare “ricadute positive sulla didattica e sull’apprendimento degli alunni”, oltre che assicurare maggiore sicurezza. In particolare, si chiede di “prevedere il divieto di costituire le classi iniziali delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado, comprese le sezioni della scuola dell’infanzia, con un numero di alunni superiore a 22, elevabile fino a 23 qualora residuino resti” e “l’obbligo di costituire le classi iniziali delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado, anche dell’infanzia, con non più di 20 alunni nel caso accolgano alunni con disabilità”.

Per il sindacato è giunta anche l’ora di assicurare “la continuità didattica degli insegnanti di sostegno, indispensabile per assicurare una piena integrazione degli alunni con disabilità”: a questo scopo, tutti “i posti in deroga attivati ai sensi dell’articolo 9, comma 15 della legge 30 luglio 2010, n. 122, per due anni scolastici consecutivi sono trasformati in organico di diritto”, superando quindi le illegittime supplenze annuali fino al 30 giugno, poiché attuate su posti vacanti  disponibili, per dare spazio a quelle sino al 31 agosto di ogni anno. Il tutto, “senza eccezione alcuna la deroga al rapporto 1:2 per tutte le situazioni certificate di grave disabilità”.

Si richiede, poi, che “a decorrere dall’a. s. 2018/2019, a partire dalle prime classi della scuola elementare” venga “ripristinato l’insegnamento per moduli”: si tratta di un obiettivo imprescindibile, dopo che “gli ultimi rapporti PIRLS” hanno confermato che “sulle capacità di lettura e sui processi di apprendimento dei bambini della scuola elementare” l’Italia ha conseguito “peggiori risultati dopo il passaggio all’insegnante unico a partire dal 1° settembre 2009” e “la scomparsa dell’insegnante specialista di lingua inglese”.

Per quel che concerne i trasferimenti, si chiede che vengano “prorogati i termini per la mobilità straordinaria per tutti gli ambiti territoriali a livello nazionale nel triennio 2019-2021, per tutto il personale docente di ruolo, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia”, in modo da contemplare “il diritto al lavoro con il diritto alla famiglia per tutti i posti vacanti e disponibili”, peraltro senza alcuna spesa per l’erario.

All’interno dell’art. 32 (Assunzione straordinaria di mille ricercatori), si chiede che le Università possano “continuare ad attuare per l’a.a. 2019/2020 le procedure di valutazione per il reclutamento dei ricercatori a tempo indeterminato”, oltre che attivare “un albo nazionale dei ricercatori dalla comprovata esperienza in base al settore scientifico- disciplinare di afferenza”: ciò avrebbe ripercussioni di “rilevanza centrale nell’ottica dell’innovazione e in relazione al rilancio del sistema-paese”.

In seno all’art. 34 (Rinnovo contrattuale 2019-2021), si chiede di predisporre “per il triennio 2016/2018 ulteriori aumenti contrattuali al netto di quelli eventualmente già disposti, per allineare il salario minimo al tasso annuo di inflazione reale”, “attraverso l’integrale recupero, in percentuale, del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat, superiore al 12%” e finanziando l’operazione con il “Fondo per il reddito di cittadinanza”. Tali operazioni si renderebbero necessarie pure “alla luce della sentenza della Consulta n. 178/2015 sullo sblocco dei contratti” che “ridetermina l’assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale nella misura del 30% del tasso di inflazione programmata per i mesi del 2015 e del 50% per il triennio 2016/2018”.

A livello stipendiale, bisogna da subito ripristinare “le fasce di posizioni stipendiali del personale scolastico precedenti a quelle indicate dalla Tabella A allegata al CCNL Scuola del 4/8/2011”. Inoltre, “al personale supplente temporaneo, a partire dall’a. s. 2019/2020” va associata “la retribuzione professionale docenti e il compenso individuale accessorio come determinati nel CCNL 2016/2018”, anche “alla luce della sentenza del 25 ottobre 2018 della Corte di Giustizia Europea sulla causa C-331/17 Sciotto sul precariato, al fine di non porre in essere discriminazioni tra lavoratori”, ad iniziare da quelli a tempo determinato e indeterminato. Per gli stessi motivi, “è necessario estendere la carta docente e il relativo bonus anche” al personale Ata ed educativo.

Va fatta anche cadere le differenze di trattamento tra “servizio prestato nella scuola statale o nella scuola paritaria”. Infine, per il personale Ata, bisogna rivedere “i livelli di qualifica a uno o più livelli immediatamente superiori, tenuto conto del titolo di studio conseguito, ai fini della determinazione salariale nella fascia di appartenenza”, ma anche mettere mano all’inquadramento “del livello salariale fermo al 1976”, sostituendo la temporizzazione con la ricostruzione di carriera.

Nell’art. 48 (Disposizioni in materia di sport), per il benessere degli alunni, è bene che “a decorrere dall’anno scolastico 2019/2020” venga “introdotta nella scuola primaria” la pratica di “educazione motoria per un totale di due ore settimanali” attraverso “l’utilizzo di docenti specificamente formati”, come previsto dalle “disposizioni dell’AC 523 dell’on. Marin presentato in questa legislatura”.

Nel testo dell’art. 50 (Bonus occupazionale per le giovani eccellenze), a proposito dei titoli di studio accademici, Anief intende “evitare la disparità di trattamento tra vecchio e nuovo ordinamento, indipendentemente dalla data di conseguimento del titolo, senza nuovi oneri rispetto a quelli ipotizzati”. Sempre in ambito universitario, non si comprende “l’esclusione delle università telematiche dal novero di quelle i cui titoli consentano l’accesso ai benefici”.

L’intenzione del governo di ampliare gli “organici dei Licei musicali e coreutici al fine di implementarne la relativa dotazione organica ove necessario”, previsti dall’art. 53 (Incremento delle dotazioni organiche dei licei musicali), a seguito dei “rilievi mossi dalla Tar Lazio con la sentenza n. 5792 del 24 maggio 2018”, con successivo “commissariamento del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca”, è bene che si traduca nel “provvedere alla copertura totale ed effettiva degli organici del personale docente dei Licei coreutici e musicali, con particolare riferimento al regolare svolgimento della seconda ora di primo strumento”.

Sull’art. 54 (Disposizioni in materia di rapporto di lavoro del personale già titolare di contratto di collaborazione coordinata e continuativa presso le istituzioni scolastiche), Anief chiede di introdurre “i profili di coordinatore tecnico e amministrativo delle segreterie, peraltro previsti dal legislatore ma mai attivati. Inoltre non sono mai stati organizzati i corsi di formazione dei dipendenti di ruolo graduati che hanno partecipato ai passaggi verticali nel 2010 e che pertanto non sono mai stati assunti nella qualifica superiore, mentre si rende necessario” attivare “una nuova procedura su tutte i profili attivabili in base ai molti posti vacanti e disponibili”.

All’interno dell’art. 58 (Modifiche al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, e altre disposizioni in materia di revisione del sistema di reclutamento dei docenti scolastici), il sindacato chiede, considerando anche i circa 33 mila posti destinati alle immissioni in ruolo nell’estate 2018 ma non assegnati per mancanza di candidati, di procedere allo “scorrimento delle graduatorie oltre il mero numero dei vincitori in riferimento ai posti messi a concorso”. Per lo stesso motivo, “la limitazione alla partecipazione” delle procedure concorsuali “per una sola classe di concorso rispettivamente per il primo e il secondo grado, appare irragionevole alla luce del fatto che per numerose classi di concorso non si è riusciti a coprire tutti i posti autorizzati per le immissioni in ruolo”.

Appare oltremodo severa, “oltre che illegittima”, la decisione, in caso di valutazione finale positiva dell’anno di prova, che il docente neo-immesso in ruolo venga “cancellato da ogni altra graduatoria, di merito, di istituto o a esaurimento”. Sempre per i nuovi assunti, il sindacato chiede di procedere alla “riduzione da cinque a tre anni del vincolo di permanenza” sulla provincia di assunzione, in modo da non far prevalere il “diritto al lavoro” su quello “alla famiglia”.

A proposito del nuovo reclutamento, “in relazione alla soppressione del concorso riservato ai docenti non abilitati con 36 mesi di servizio, è necessario procedere alla riserva di una adeguata percentuale dei posti del nuovo concorso”, valutando “gli anni di servizio dall’approvazione della direttiva Ue n. 70/99”, così da stabilizzare gradualmente i precari storici, introducendo “a regime un accesso riservato” a questa categoria. Sempre per i precari con oltre tre anni di servizio, “in relazione alle competenze didattiche dimostrate per un triennio dal personale precario, si ritiene non necessaria l’acquisizione dei 24 CFU per la partecipazione al concorso” ordinario.

Fermo restando che per chi ha “superato i trentasei mesi, comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione, si dà luogo all’assunzione a tempo indeterminato in ottemperanza a quanto previsto dalla Direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999”. Ciò avverrebbe, in particolare, come “risposta definitiva al problema del precariato scolastico e al contenzioso oggetto della procedura d’infrazione n. 2014/4231 pendente presso la Commissione europea sulla violazione da parte dello Stato italiano della normativa comunitaria dei contratti a termine”, prevedendo ovviamente l’allargamento della norma al personale Ata oltre che per “il personale delle Accademie e dei Conservatori”. Sempre al fine di ridurre sensibilmente la piaga delle oltre 100 mila supplenze annuali, va infine reintrodotto il “doppio canale di reclutamento”, garantendo “a tutto il personale abilitato l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento all’atto del loro aggiornamento”.

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Contratto nazionale, fumata nera Ministero – sindacati

ccnl comparto scuola soldi

4,3 miliardi per la contrattazione del triennio 2019-2021 dei dipendenti della Pubblica Amministrazione (e quindi del comparto scuola) non sono sufficienti. Questo in estrema sintesi l’esito dell’incontro tra i sindacati e il ministro Giulia Bongiorno, responsabile del dicastero della P.A.

Che le risorse stiano strette è opinione comune di tutti i sindacati, sia quelli maggiori che quelli di settore. La Cgil, attraverso la segretaria della FP Cgil Serena Sorrentino, afferma: «Non c’è stato un vero confronto ma solo un ascolto del ministro. Noi vorremmo, invece, aprire una trattativa. Siamo insoddisfatti sia per le risorse che sono insufficienti per i rinnovi contrattuali, ma anche per il turnover, che resta solo una indicazione, in particolare per categorie come i medici», mentre di incontro «interlocutorio visto che le risorse presenti in legge di bilancio sono sufficienti solo per alcuni obiettivi di minima», parla la Cisl Scuola con il segretario Maddalena Gissi. Sardonico il segretario confederale Uil Antonio Foccillo: «Non c’è stato niente da valutare, non abbiamo fatto approfondimenti. È necessario un piano straordinario di assunzioni per la carenze di personale per i molti anni di blocco del turnover».

I soldi per gli stipendi non bastano nemmeno a coprire l’inflazione”. Lo ha detto Marcello Pacifico, segretario confederale Cisal e presidente nazionale Anief, durante l’incontro di oggi dei sindacati a Palazzo Vidoni, con il Ministro della Funzione Pubblica Giulia Bongiorno, per avviare il rinnovo dei contratti nazionali 2019-2021: da un’analisi della relazione tecnico-contabile, ora all’esame della Camera, sono emerse delle incongruenze sulla platea dei soggetti destinatari degli aumenti dell’indennità di vacanza contrattuale (previsti solo per la metà dei dipendenti della Pa) e dei fondi stanziati (appena 300 milioni sul miliardo di copertura) che pongono seri dubbi sulla copertura finanziaria degli aumenti previsti anche per il solo 2019. Servono, inoltre, disposizioni immediate per l’assunzione dei precari storici, per favorire il turn-over attraverso l’adozione di quota 100 senza vincoli, per cancellare le discriminazioni tra personale precario e di ruolo, oltre che per accelerare l’iter di rinnovo delle rappresentanze sindacali.

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Diplomati Magistrale: il Consiglio di Stato riapre la partita sull’inserimento in GaE

Anief Sciopero

Riceviamo e pubblichiamo.

Arriva dal Consiglio di Stato l’attesissima e soddisfacente vittoria che riapre la partita sul diritto all’inserimento in GaE dei docenti in possesso di diploma magistrale abilitante. L’Anief, come già anticipato, è intervenuta ad adiuvandum con i propri legali Walter Miceli e Sergio Galleano nel ricorso promosso da alcuni diplomati magistrale e patrocinati dall’Avv. R. Brunetti ottenendo il pieno accoglimento dell’istanza presentata e la trasmissione del ricorso all’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato per dirimere la questione della valenza erga omnes delle sentenze di annullamento dei decreti di aggiornamento GaE già passate in giudicato e ottenute proprio dal nostro sindacato.

“Ora l’Adunanza Plenaria dovrà esprimersi – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e chiarire se le sentenze da noi ottenute e già passate in giudicato debbano o meno intendersi con valenza erga omnes, come noi abbiamo da sempre sostenuto. Se avremo ragione, chiederemo con forza che il Miur rispetti il giudicato e siamo convinti che non potrà più esimersi dal riaprire la graduatorie a esaurimento a tutti i docenti abilitati”.

La battaglia Anief al fianco di tutti i docenti abilitati, dunque, continua e il nostro sindacato ha nuovamente confermato la validità delle sue tesi. “Si tratta di una battaglia in cui crediamo – ricorda il presidente Pacifico –  e che porteremo avanti sino a quando la giustizia, con la collocazione dei diplomati magistrale, dei laureati SFP e di tutti gli abilitati nelle Graduatorie a Esaurimento, senza corsi o concorsi d’accesso, non vincerà sulle sentenze politiche”.