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Sciopero del 12 novembre, anche gli IDONEI 2016 pronti a scendere in piazza

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Hanno superato un concorso, chiedono di accedere di diritto quindi al ruolo. E nel dibattito alla Camera, e nel ddl relativo, non c’è soluzione alla loro situazione. É questo che spinge gli idonei del concorso 2016 a scendere in piazza il 12 novembre insieme alle altre realtà del panorama scolastico nazionale.

D’altra parte – spiegano in una lettera aperta – più che responsabilità trattasi di riconoscimento di un diritto dovuto, meritato e dunque conquistato. Discussione in aula non per mettere in dubbio l’esistenza, già riconosciuta con decreto 334 ter e bis, ma per mettere nero su bianco la loro assunzione”.

Le ragioni

”Gli idonei concorso 2016 tornano a farsi risentire ribadendo a chiare lettere i punti già presentati al Presidente Pittoni e al MIUR nonché all’Onorevole Azzolina e Gallo, ben chiari in ogni percorso. Gli idonei sulla base di un preciso presupposto e decreto di legge che chiariva , nel dicembre 2017, con legge 334 bis e ter, e non a margine che avevano un diritto, oggi rivendicano ancora lo stesso diritto chiedendo ulteriore proroga GM ed elenchi graduati in mille proroghe e nero su bianco la loro assunzione, non uno di meno, in legge di stabilità. Con L. n. 205 del 27.12.2017, rubricata “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020”, in parziale riforma di quanto disposto nella lex specialis venivano introdotte due modifiche alle procedure dei concorsi ordinari del personale docente, all’art. 1, commi 603 e 1148. In riferimento art.17, comma 2, lettera A, decreto legislativo 13 aprile 2017 N.59 e in relazione all’art. 334-ter inserito nella Legge di Bilancio 2018 con testo licenziato dalla Camera: , “Sino al termine di validità, le graduatorie di tutti i gradi di istruzione e di tutte le tipologie di posto sono utili per le immissioni in ruolo anche in deroga al limite percentuale del 10% di cui all’articolo 400, comma 15, del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297. L’ulteriore emendamento, dunque, che proroga di un altro anno la validità delle graduatorie del concorso (at. 334-bis), dovrà utilizzare le Graduatorie di Merito, o elenchi graduati, della scuola infanzia, primaria e secondaria per i prossimi anni scolastici rispettando il diritto di tutti gli idonei a vedersi convocati per le immissioni in ruolo a prescindere dalla loro collocazione o meno all’interno del limite del 10%. In altri termini, la P.A. dovrà necessariamente procedere all’assunzione degli stessi con lo scorrimento della graduatoria di merito e degli elenchi ove risultano utilmente inseriti anziché indire una nuova tornata concorsuale in virtù del diritto di assunzione cristallizzato. Il punto è che non in tutte le regioni l’anno di proroga concesso alle GM/ elenchi compresi di idonei basta ad assumere tutti gli idonei concorso 2016 che vedrebbero così privarsi di un loro diritto anche rispetto alla discriminazione fra gli idonei stessi già assunti. La proroga di altri anni e’ necessaria e funzionale e va messa ora e nero su bianco .

Tenuto conto che, per pacifica giurisprudenza, “.. è illegittima la delibera con la quale una P.A. indice un concorso pubblico, piuttosto che utilizzare una graduatoria di un precedente concorso per la copertura dei posti banditi, nel caso in cui la stessa graduatoria sia stata in precedenza utilizzata per la copertura di altri posti e la scelta di procedere per gli ulteriori posti con un nuovo concorso non trovi alcuna ragionevole giustificazione, ponendosi in contrasto con il già avvenuto utilizzo della graduatoria.” (Cons. Stato, Ad. Plenaria, sent. n. 14 del 28.11.2011; Cons. Stato, Sez. V, sent. n. 13954 del 4 marzo 2011; Cons. Stato, sez. VI, sent. n. 668 del 19 febbraio 2010, si evince che un nuovo concorso ordinario non può essere bandito se non vengono assunti prima tutti gli idonei infanzia, primaria e secondaria del precedente concorso 2016. Oggi gli IDONEI CONCORSO INFANZIA, PRIMARIA e SECONDARIA 2016 ribadiscono che la graduatoria, gli elenchi graduati, non possono e non devono avere validità limitata! Devono trasformarsi e divenire elenchi e GM ad esaurimento come quelle del concorso 2012. Lo sostengono da sempre a gran voce e non lo mandano a dire! Saranno lunedì 12 novembre al Miur e, come sempre, ci metteranno la faccia con la determinazione tipica di quelli che il concorso se lo sono sudato e guadagnato e oggi chiedono immediato intervento al governo nella legge di stabilità, in mille proroghe e nero su bianco”.

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Alla Camera arriva l’emendamento ANIEF alla legge di stabilità per docenti e ATA

L’avevano annunciato, l’hanno fatto. Parliamo della richiesta di modifiche alla Legge di Stabilità che ANIEF aveva annunciato nelle scorse ore.

La richiesta di modifica al ddl 822 è stata formulata dall’onorevole Antonio Iannone, in quota Fratelli d’Italia, membro della VII Commissione a Montecitorio: prevede che qualora “il rapporto di lavoro abbia complessivamente superato i trentasei mesi, comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione”, si proceda automaticamente “all’assunzione a tempo indeterminato, in ottemperanza a quanto previsto dalla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999”.

La sua approvazione – spiega ANIEF in una nota stampa – è fondamentale per dare finalmente seguito alla direttiva UE 70/99, introdotta da Bruxelles proprio per dire basta alla reiterazione dei contratti a tempo determinato, e se si vuole superare il problema dei vuoti di organico, vera croce di dirigenti ministeriali e scolastici alla perenne ricerca di supplenti malgrado vi siano decine di migliaia di lavoratori già selezionati, formati, con esperienza e che chiedono solo di essere stabilizzati. E come ormai da vent’anni sostiene l’Ue.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal) presto spiegherà ai deputati perché questa situazione incancrenita va superata: “Per il bene del nostro sistema scolastico confidiamo molto nell’approvazione dell’emendamento 12.0.3, anche perché potrebbe evitare la quasi certa condanna dello Stato italiano nella procedura d’infrazione 4231/14 proprio sull’abuso delle supplenze in presenza di posti vacanti e di candidati selezionati e formati, in attesa pure della sentenza C-494/17 Rossato sul mancato risarcimento riconosciuto agli insegnanti di ruolo”.

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Legge di stabilità, Anief presenta 100 emendamenti sulla scuola

Anief Sciopero

Il ddl è stato assegnato alla V Commissione di Montecitorio dove si è definito l’iter da seguire e si è proceduto alla nomina dei relatori. La scadenza per la presentazione motivata delle modifiche è prevista per metà mese, poi dovranno pervenire entro il 20 e votate dal giorno dopo, l’approdo in Aula si dovrà realizzare entro il 28 novembre, dove di lì a breve si svolgerà la votazione finale.

Tra gli emendamenti più importanti del giovane sindacato figurano quota 96 senza svantaggi, Ape social per tutti gli insegnanti , riscatto gratuito della laurea, stabilizzazione dei precari con 36 mesi, l’addio alle classi pollaio e ai posti in deroga su sostegno, la riapertura delle GaE, la conferma dei diplomati magistrale in ruolo, il via libera al doppio canale di reclutamento dalle graduatorie d’istituto, il tempo pieno al Sud, il ritorno ai moduli nella scuola primaria con il maestro specialista in inglese ed educazione motoria, l’introduzione del diritto nella scuola secondaria, l’obbligo scolastico fino a 18 anni, l’aggiornamento dell’indennità di vacanza contrattuale e parità di trattamento tra personale di ruolo e precario con l’introduzione della ricostruzione di carriera comprendente tutti i periodi di supplenza, l’inquadramento dei ricercatori a tempo indeterminato.

Marcello Pacifico, presidente Anief, annuncia che assieme a Cisal chiederà di essere ascoltato dalla V Commissione Bilancio della Camera e che ribadirà le istanze al ministro della PA, Giulia Bongiorno, nel corso dell’incontro del 13 novembre alla Funzione Pubblica.

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Contrattazione collettiva, Gilda: le richieste al ministro Bussetti

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La scadenza del 31 dicembre per la contrattazione collettiva relativa al comparto istruzione si avvicina: grande è la preoccupazione espressa dalla Gilda degli insegnanti, di seguito nelle parole del coordinatore nazionale Rino Di Meglio.

“Apprezziamo la riduzione delle ore di Alternanza Scuola Lavoro ma esprimiamo preoccupazione per la totale assenza di risorse da destinare al rinnovo del contratto nazionale di lavoro prossimo alla scadenza. Come è stata accolta la nostra richiesta relativa alla diminuzione delle ore di Asl, anche se avremmo preferito che ne fosse stata abolita l’obbligatorietà – spiega Di Meglio – così adesso chiediamo al governo di fare propria la nostra proposta per incrementare gli stipendi dei docenti”.

Nonostante le rassicurazioni del vicepresidente Di Maio, che ha assicurato la presenza, nella legge di bilancio, di soldi per garantire che a gennaio l’elemento perequativo continui ad essere erogato, i componenti della Gilda restano in allarme.

Dal fondo per il bonus merito 100: “Secondo i dati emersi dal rapporto Eurydice, pubblicato il 5 ottobre in occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti, –argomenta Di Meglio – tra il 2016 e il 2017 gli stipendi tabellari sono aumentati del 3% nella maggior parte dei Paesi europei ma non in Italia. A fine anno scadrà il contratto e non si sa quando l’Aran convocherà i sindacati per aprire le trattative per un rinnovo che si preannuncia molto povero”.

Il coordinatore della Gilda prova anche a fare due calcoli: “Per evitare che le retribuzioni degli insegnanti addirittura diminuiscano, suggeriamo a Palazzo Chigi  di destinare i fondi stanziati dalla legge 107/2015 per il bonus merito, avversato dalla stragrande maggioranza degli insegnanti, per recuperare lo scatto di anzianità del 2013. In questo modo  nelle buste paga entrerebbero mediamente 100 euro in più. Accogliere questa proposta sarebbe un primo segnale importante di rivalutazione della professione docente”.

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Aumento di stipendi? Mica tanto: la denuncia ANIEF

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Cinquecento euro all’anno in più in busta paga. Ma non chiamatelo aumento di stipendio: in realtà coprono “solo l’indennità di vacanza contrattuale, meno della metà del rinnovo approvato nel 2019 dopo quasi dieci anni di blocco”. Questo il commento di ANIEF sullo stanziamento dei fondi previsti dal Documento di Economia e Finanza (DEF) ai fini dell’incremento stipendiale dei dipendenti statali. Tra questi, interessati allo stanziamento nel comparto scuola sono circa 1,2 milioni tra docenti e personale ATA.

Le cifre: 1.1 miliardi di euro per il 2019, 1.425 per il 2020 e 1.775 a partire dal 2021, che porteranno nelle loro buste paga appena 500 euro annui. “I compensi, in realtà, non sono veri e propri aumenti, ma coprono solo l’indennità di vacanza contrattuale, meno della metà del rinnovo approvato nel 2019 dopo quasi dieci anni di blocco”, spiega ANIEF che aggiunge che la quota, peraltro, non è nemmeno aggiornata.

Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Con un impegno annuo che si aggira sul miliardo e mezzo di euro, in pratica, si vuole far passare il concetto che ci stiamo avvicinando agli stipendi degli insegnanti europei. Mentre per colmare davvero questo divario servirebbe uno stanziamento finanziario dieci volte tanto“.

Per questo, ANIEF ribadisce l’esigenza di avviare la vertenza giudiziaria per il recupero dei crediti, ricorrendo per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale per il periodo 2015-2018, in modo da recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato nell’ultimo triennio. Chi non ricorre al giudice rischia di subire quello che ha appena registrato l’Aran per il periodo 2001-2016, con i compensi annui addirittura in discesa.

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Il tempo pieno a scuola: ma senza insegnanti come si fa? La denuncia ANIEF

Anief Sciopero

“Come si fa a realizzare più tempo scuola senza assumere gli insegnanti a cui affidarlo?”. Una pietra la frase che apre il comunicato stampa di ANIEF, che commenta così il mancato inserimento nel testo della manovra economica dei provvedimenti “promessi a più riprese dai più alti esponenti del governo” per ridurre il divario tra settentrione e meridione sul fronte dell’istruzione.

“È indicativo, invece, che tra i finanziamenti accordati sinora siano assenti quelli per procedere all’assunzione di 27.400 docenti e appartenenti al personale ATA chiesti dal Miur, di recente ricordati dal Ministro dell’Istruzione nel corso di un question time alla Camera, come primo assaggio verso l’incremento del tempo scuola nelle regioni più deprivate a livello di agenti culturali”.

Insomma, come si fa il tempo pieno senza insegnanti?

Lo spunto che ha portato alla risposta di ANIEF è dato da alcuni titoli della stampa di settore (istruzione) che parlavano proprio del fatto che sul “tempo pieno il governo del cambiamento non cambia”.

Pacifico: progetti validi che rischiano di sparire

Secondo Marcello Pacifico, presidente di Anief-Cisal, il rischio concreto è che “Il progetto si perda strada facendo, per via dei vincoli imposti dal Mef. Come per altri annunci e disegni legge virtuosi, quali l’introduzione dei docenti di educazione motoria alla primaria, di musica di inglese”.

“Come si fa a continuare a parlare di tempo pieno – continua Pacifico – se nel testo della prossima manovra economica 2019, bollinata dalla Ragioneria di Stato, non ci sono norme in questa direzione e, soprattutto, non si prevede l’assunzione di nuovi insegnanti per attuare l’incremento di tempo scuola al Sud?”.

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Alternanza scuola-lavoro, Granato (M5S): “Diventerà formazione aggiuntiva non sovrapponibile”

bianca laura granato m5s

Il dicastero è verde, ma il supporto in queste ore è tutto giallo. Al Miur guidato dal leghista Marco Bussetti, difatti, si lavora sulla nuovissima alternanza scuola-lavoro che cambierà nome (“Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento” probabilmente) e vedrà dimezzarsi (e più) il monte ore destinato a queste attività. Il proclama è sempre lo stesso, da parte degli alleati del Movimento 5 Stelledemolire la Buona Scuola che porta il marchio a fuoco di Matteo Renzi. Più moderato il Ministro dell’Istruzione che invece dal suo insediamento continua a parlare di una rivisitazione, una rimodulazione della Buona Scuola renziana.

Secondo le indiscrezioni di queste ore, invece, sarebbe più corretto dire che l’alternanza scuola-lavoro cambierà. Ma che resiste.

La senatrice a 5 Stelle: dai precedenti esecutivi “smantellamento programmato della scuola pubblica”

La battaglia dell’abbattimento della Buona Scuola è stato cavallo di battaglia, nell’ultima tornata elettorale, del Movimento 5 Stelle più che della Lega di Matteo Salvini. Non è un caso che il vicepremier Luigi Di Maio, leader pentastellato, più volte ha “invaso” il campo del collega Bussetti. E non è un caso che a continuare a parlare di smantellamento della Buona Scuola siano sempre gli esponenti del Movimento. L’ultima, in ordine di tempo, è la senatrice Bianca Laura Granato, che ha affidato a Facebook la sua riflessione sul ruolo della scuola secondo i 5 Stelle.

Nel post della senatrice, gli attacchi agli scorsi esecutivi non sono certo nascosti. Nel mirino della Granato la chiamata diretta e l’alternanza scuola-lavoro.

“Cos’è per il Movimento 5 Stelle la scuola pubblica? Lo strumento principe – si legge nel post – della cittadinanza e della mobilità sociale. C’è chi attenta a questo precetto per favorire le scuole private, ma noi vogliamo restituire la scuola statale alla sua funzione costituzionale di formare cittadini liberi e consapevoli e di garantire anche agli ultimi giustizia sociale. Svilire l’insegnamento con vari pretesti è stato lo strumento di cui le classi politiche e dirigenti che ci hanno preceduto si sono servite per portare avanti il disegno perverso di smantellamento della scuola statale. L’aziendalizzazione della scuola e la marginalizzazione delle conoscenze rispetto alle competenze avevano solo il compito di asservire alla logica dei mercati intere generazioni di individui. La legge 107/2015 (Buona Scuola, ndr) è stata l’ultimo colpo inferto alla scuola statale, in cui l’autonomia si è trasformata in autoritarismo, limitazione della libertà di insegnamento, discrezionalità senza controllo dei dirigenti scolastici”.

La soluzione

“Per fronteggiare questo smantellamento programmato della scuola statale pubblica, stiamo creando gli anticorpi attraverso una classe docente preparata e forte, che operi nella stima e nella considerazione della società civile, nel rispetto di studenti e famiglie che sono i destinatari privilegiati del servizio pubblico di qualità che intendiamo ripristinare”.

“Presto la chiamata diretta sarà un pallido ricordo e l’alternanza scuola lavoro sarà contenuta in un numero di ore che la renda una formazione aggiuntiva non sovrapponibile a qualsiasi ora di altro insegnamento”.

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Assunzioni docenti, ANIEF: “Ci allontaniamo da UE”

Bandiera dell'Unione Europea Europa Unita

“La soluzione trovata dal governo gialloverde su formazione e assunzioni dei docenti aumenta il gap rispetto ai Paesi Ue”. A sostenerlo, in una nota pubblicata dall’Ansa, è il sindacato Anief.

“La storia è datata: quasi trent’anni fa, con gli accordi di Lisbona, il nostro Paese decideva di allinearsi agli altri Paesi Ue sulla formazione universitaria iniziale degli insegnanti; servirono due lustri per fare partire le Ssis, le scuole di abilitazione e specializzazione universitaria, e quasi tutti i corsisti furono assunti dalla GaE, le graduatorie ad esaurimento. Poi arrivarono il Tfa e il Pas, i corsi abilitanti e per l’abilitazione all’insegnamento che non diedero sblocco per la chiusura delle graduatorie. La stessa sorte è toccata agli abilitati con la laurea in Scienze della formazione primaria conseguita dopo il 2011. Furono però banditi due concorsi riservati, uno per la secondaria e uno per infanzia e primaria. Ora il Governo, con l’articolo 58 della bozza della manovra di bilancio, ‘bollinata’ e inviata al Quirinale, ha deciso di puntare tutto sui vecchi concorsi. L’Italia continua a reclutare gli insegnanti della scuola pubblica con regole ben diverse dagli altri Paesi del vecchio Continente”.

Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato, dichiara all’agenzia di stampa: “Il problema non è mai stato quello della formazione iniziale degli insegnanti di carattere universitario, quanto la mancata associazione al reclutamento degli stessi. Ecco perché Anief ha sempre chiesto, in primis, di liberare gli organici del corpo insegnante, adeguando l’organico di diritto all’organico di fatto in assenza di ragione sostitutive, e, in seconda battuta, di aprire le graduatorie ad esaurimento al personale abilitato e di utilizzare anche le graduatorie dei precari storici non abilitati fino al loro esaurimento. Il ritorno ai concorsi deve necessariamente tornare a prevedere l’utilizzo pieno del doppio canale; in caso contrario, avremo sempre da una parte posti vacanti e dall’altra personale abilitato o docenti che fanno i supplenti in eterno, senza mai essere stabilizzati nei ruoli. Molti di loro, inoltre, continueranno a fare causa allo Stato italiano per l’abuso dei contratti a termine, con una storia giudiziaria senza fine”.

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Quota 100, Salvini: “Centomila dipendenti della P.A. fuori insieme? Non è possibile”

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini (foto: "© European Union 2017 - European Parliament").

Qualcuno nell’esecutivo gialloverde si è reso conto del grave rischio che la ormai famosa quota 100 comporterebbe in settori cardine come quello della scuola: è il Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il leader del Carroccio, a margine della presentazione del libro di Bruno Vespa “Rivoluzione”, è intervenuto sull’argomento.

“Se mi dicono che di botto se ne vanno in pensione centomila persone in settori chiave dell’amministrazione pubblica come le scuole e gli ospedali è ovvio che non possiamo consentirlo. Dobbiamo provvedere gradualmente e con giudizio per evitare esodi di massa. Perciò nell’arco del 2019 ci saranno tre o quattro finestre per procedere a scaglioni”.

Le finestre di pensionamento

Non tutti insieme, quindi. Nell’idea di Salvini c’è la volontà di dilazionare nel tempo le fuoriuscite di personale dalle pubbliche amministrazioni e, al contempo, velocizzare dove possibile le nuove assunzioni. Ma se questo può valere per altri settori, con la scuola e i suoi circa 80mila esuberi è difficile immaginabile a pensionamenti scaglionati durante l’anno solare. L’unica via percorribile è quella di settembre (ossia, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico).

Ed è per questo che anche la procedura per la presentazione delle domande di pensionamento deve essere chiara e attuabile nel minor tempo possibile.

L’Europa ci guarda

“L’obiettivo del governo resta comunque quello di quota 41: gli italiani devono sapere che cosa gli succede e quando. Ma dovremo procedere con cautela per evitare che l’Europa ci crocifigga“, chiosa Salvini. Nel frattempo, i docenti e i lavoratori del comparto scuola restano in attesa di certezze, per ora nulla è scritto (se non in bozza).

(foto di copertina “© European Union 2017 – European Parliament”)

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Caos allievi disabili, ANIEF: “Almeno 80mila casi”

alunni con disabilità insegnanti di sostegno generica

“Non abbiamo voce, ma siamo tante. Non chiediamo la carità, ma il diritto allo studio per i nostri figli che invece si vedono le ore sul sostegno dimezzate o che a novembre sono ancora senza insegnanti”. Le mamme a Milano sono infuriate, e la protesta è montata in queste ore. È solo l’ultimo caso in ordine di tempo di questo travagliato inizio anno scolastico in cui sempre più allievi con disabilità si vedono negati il diritto allo studio.

Le stime ANIEF

Secondo ANIEF “in Italia in questo momento sono almeno 80 mila i casi di sostegno negato agli alunni disabili, dinanzi ai 255 mila iscritti con certificazione. Eppure la Corte Costituzionale ha detto che i bilanci pubblici e di razionalizzazione delle risorse statali non sono un motivo valido per negare il sostegno agli alunni con disabilità. Per Marcello Pacifico (Anief-Cisal) l’assurdo è che i docenti specializzati di sostegno ci sono. Sono circa 20 mila, hanno la loro abilitazione all’insegnamento, hanno superato i test d’accesso alle scuole specializzanti, sono stati formati nelle università accreditate dallo Stato, ma vengono incredibilmente lasciati nelle graduatorie d’istituto. Per loro le GaE non possono essere riaperte. E il disservizio aumenta”.

L’aspetto incomprensibile

“L’aspetto più incomprensibile di quanto accade ogni anno nelle nostre scuole – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è che i docenti specializzati di sostegno ci sono. Sono circa 20 mila, hanno la loro abilitazione all’insegnamento, hanno superato i test d’accesso alle scuole specializzanti, sono stati formati nelle università accreditate dallo Stato, ma vengono incredibilmente lasciati nelle graduatorie d’istituto. Per loro le GaE non possono essere riaperte: così, a seguito di questo blocco, quest’anno ci siamo trovati nella condizione di vedere realizzate la miseria di 1.639 immissioni in ruolo su 13.329 chieste dal Miur e già finanziate dal Mef. In pratica una sola assunzione su dieci autorizzata è andata in porto”.