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Insegnanti di sostegno: interrogazione urgente in Parlamento

paolo siani

“Oggi chiederemo al Ministro dell’Istruzione e al Ministro per la Famiglia e la disabilità quali misure intendono adottare per la carenza di insegnanti di sostegno”. Lo annuncia in un post Facebook il deputato e pediatra Paolo Siani. Il riferimento è ai dati emersi attraverso i giornali che parlano di oltre 11mila insegnanti di sostegno in meno sul totale necessario a livello nazionale di 13.329 unità nella scuola primaria e di secondo grado.

Il deputato, fratello del giornalista Giancarlo Siani barbaramente ucciso dalla camorra per il suo lavoro, si sta dimostrando uno dei più attivi e attenti osservatori della situazione scuola alla Camera.

I contenuti dell’interrogazione

Secondo quanto scritto nella richiesta d’interrogazione urgente inoltrata da Siani e da altri deputati, sono 240mila gli studenti con disabilità di vario tipo che – a causa di questa carenza – non godrebbero del diritto allo studio garantito per legge.

I Parlamentari chiedono ai ministri Bussetti e Fontana di riferire su quali sono le misure che intendono adottare per risolvere il problema e – in sintesi – se queste saranno misure d’urgenza.

Anief: riaprire GaE

“[…] ad oggi non risulta coperto oltre il 50% dei posti disponibili sia per via della mancanza di candidati nelle graduatorie ad esaurimento e del concorso pubblico 2016, sia per la mancata pubblicazione delle graduatorie del concorso 2018 entro lo scorso 31 agosto. Ma mentre per i concorsi occorrono tempi tecnici, per ripopolare le GaE è mancata la volontà politica che alla Camera ha portato la maggioranza a cassare, con la fiducia al decreto Milleproroghe, l’emendamento salva-precari già approvato in Senato ad inizio agosto andando contro il volere dei docenti stessi scesi in piazza”.

Lo afferma l’Anief in una nota stampa. L’associazione sindacale rilancia la riapertura delle GaE come unica soluzione: “Anief rilancia la richiesta di riapertura delle GaE, unica vera soluzione al problema del precariato scolastico italiano, che per i docenti di sostegno raggiunge l’apice. I problemi sono diversi: gli uffici scolastici continuano a ridurre il monte orario settimanale di sostegno previsto dalle strutture socio-sanitarie deputate allo scopo; ci ritroviamo con oltre 50 mila cattedre di sostegno da assegnare ai precari, pur in presenza di 20 mila docenti specializzati che rimangono fuori dalle GaE e non possono essere immessi in ruolo. Anche loro dovranno accontentarsi di una supplenza annuale al 30 giugno, anziché al 31 agosto, perché il posto che ricoprono è vacante ma lo Stato si ostina ad applicare la Legge Carrozza 128 del 2013, introdotta per motivi di risparmio pubblico quando gli iscritti e le cattedre libere da assegnare erano molte meno”.

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Bussetti, il Digitale e la strategia per superare la “Buona scuola” renziana

Marco Bussetti Miur Ministro

Il ministro all’Istruzione Marco Bussetti torna a far parlare di sé: in un’intervista rilasciata all’agenzia AGI, ha illustrato il suo Piano Nazionale per la Scuola Digitale, il superamento della così detta “Buona Scuola” e della dotazione di strumenti e attrezzature tecnologiche.

Secondo il Ministro, infatti, “Il Piano Scuola Digitale è molto ambizioso. Gli investimenti sono partiti in questi anni. Ma anche qui dobbiamo accelerare. Come per l’edilizia scolastica, dobbiamo passare dai ‘titoli’ ai fatti. A Firenze, dal 18 al 20 ottobre, si svolgerà Fiera Didacta, la fiera sull’innovazione didattica: sarà l’occasione per lanciare la nostra visione su questo fronte. Dobbiamo lavorare per scuole con connessioni più veloci e strumentazioni adeguate, ma anche scuole ‘smart’ dal punto di vista della metodologia didattica. La tecnologia deve essere un’alleata. Credo che ormai tutto ciò sia imprescindibile. E per gli zaini, beh, il mio ideale di scuola prevede armadietti per tutti. Uno spazio a cui affidare le proprie cose e dove lasciare anche i libri. Molti istituti già li hanno. Lavoreremo per diffondere questa pratica che crea anche senso di appartenenza”.

Non solo tecnologia e digitale, ma anche una proposta per smantellare la scuola di stampo renziano. Lo stesso Bussetti, infatti, dichiara che “Modificheremo tutto quello che non funziona e miglioreremo quello che può essere mantenuto. Il precedente governo non ha ascoltato, è stato miope. Ha calato tutto dall’alto, senza condivisione.

L’immissione in ruolo di decine di migliaia di docenti è stata concepita e gestita male, provocando l’allontanamento forzato di molte persone da casa. Abbiamo avuto insegnanti mandati a centinaia di chilometri dalla famiglia senza una logica precisa. La chiamata diretta, così come era regolamentata, risultava poco incisiva, per questo l’abbiamo abolita. Ma ci sono anche alcuni elementi che abbiamo intenzione di mantenere, migliorandoli. Ad esempio l’alternanza scuola-lavoro che deve essere una modalità formativa e di orientamento, uno strumento didattico che arricchisce il percorso degli studenti. Diminuiremo il numero delle ore per puntare maggiormente sulla qualità. Daremo alle scuole linee guida adeguate”.

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Anci, pubblicato accordo quadro sull’edilizia scolastica

ccnl comparto scuola soldi

È disponibile online l’accordo quadro in materia di edilizia scolastica pubblicato dall’Anci.

L’accordo è stato approvato nel corso della Conferenza Unificata del 6 settembre e prevede, tra l’altro, lo snellimento delle procedure burocratiche e tempi più rapidi per l’assegnazione ai Comuni delle risorse per la messa in sicurezza delle scuole.

Una notizia di particolare importanza che segue le denunce di tanti rappresentanti locali di Anci e mirata a indirizzare interventi concreti per arginare il problema dell’edilizia scolastica pubblica. Ancora oggi i numeri sono drammatici: secondo gli ultimi dati snocciolati più del 50 percento delle scuole a livello nazionale non sono in regola per quanto riguarda la sicurezza e gran parte di queste hanno bisogno di adeguamento anti-sismico.

Fondi per l’adeguamento antisismico

L’Anci annuncia anche contestualmente lo sblocco delle risorse per  gli interventi  di messa a norma antisismica che consentiranno ai Comuni beneficiari – previsti dal Decreto del Miur del 21 dicembre 2017 – di partire immediatamente con 1.739 interventi. “Siamo in attesa – affermano dall’Anci – di ricevere l’elenco definitivo dal Miur dei Comuni beneficiari.Nei prossimi giorni sarà predisposta una nota di lettura che sarà inviata a tutti i Comuni”.

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Diplomati magistrale, il concorso entro fine anno

Marco Bussetti Miur Ministro

Il concorso per i diplomati magistrale e per i laureati in Scienze della formazione primaria sarà bandito entro fine 2018 e le prove si svolgeranno nel 2019. Lo garantisce Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione, durante un videoforum organizzato da Repubblica TV.

L’affermazione, in linea con quanto già dichiarato negli intenti del Miur, conferma la volontà del Governo di accelerare sulla regolarizzazione del comparto scuola e dei concorsi di ingresso ad esso.

Entro l’anno anche il concorso per gli insegnanti di sostegno

Diecimila posti da assegnare in due tornate anche per gli insegnanti di sostegno, un ruolo che secondo il responsabile del dicastero dell’Istruzione: “non può essere affidato a tappabuchi”. Anche questo concorso è atteso entro fine anno.

Basta concorsi straordinari

Nelle intenzioni di Bussetti c’è però un “grande piano di semplificazione” con un ritorno ai concorsi ordinari “quando ce ne sarà la necessità e su base provinciale”.

Normalizzare i concorsi senza entrare in complesse situazioni da gestire, fatte anche di ricorsi e sentenze, è l’obiettivo finale. Tornare, insomma, al concorso ogni tot anni (probabilmente due) in cui o passi e vai subito a insegnare o riprovi al successivo. È anche questa la via indicata dal Miur per perseguire l’obiettivo di ringiovanire il parco docenti attualmente a disposizione della scuola pubblica, altro grande risultato che questo Governo vuole raggiungere.

Bonus cultura e premio di valutazione verrà esteso anche ai precari

Un altro annuncio d’intenti molto importante è legato ai precari della scuola. Bussetti ha infatti affermato di voler estendere oltre al premio di valutazione anche il bonus Cultura (Carta del Docente) di 500 euro anche agli insegnanti precari. Ma al momento resta solo una dichiarazione a cui vedremo nei prossimi giorni cosa seguirà in termini di fatti concreti.

Università Medicina: aumentare gli accessi

C’è anche un passaggio sull’università, o meglio sulla facoltà di Medicina il cui numero chiuso “attualmente non può essere abolito” ma “dobbiamo avere università in grado di ospitare un numero elevato di studenti, e sono proprio gli stessi atenei che fanno presente il problema”. Una via può essere sicuramente quella di aumentare le borse di specializzazione”.

il videoforum integrale qui

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Stipendi insegnanti, Bussetti: “Meritano di più”

I rappresentanti delle associazioni dei genitori con il ministro Bussetti (foto: ufficio stampa AGESC)

Continua il tour radiofonico di Marco Bussetti. Dopo l’intervento di ieri in “Tutti in classe” il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca è intervenuto nelle scorse ore a “Circo Massimo”, trasmissione di Radio Capital, ed è tornato sul tema dello stipendio degli insegnanti.

“Meritano di più”

Il responsabile del dicastero dell’Istruzione ha parole di encomio per gli insegnanti italiani. “Il corpo docente italiano – afferma – meriterebbe sicuramente un 10. I nostri insegnanti sono bravi e preparati, hanno solo bisogno di motivazioni più forti”.

In termini economici? L’intenzione sembra quella, ma Bussetti frena: “Il tema andrà affrontato nelle sedi opportune con i sindacati, perché dobbiamo ottenere miglioramenti per i professori. Non posso promettere nulla, ma dire che se lo meritano sicuramente sì“.

Gli altri temi affrontati

Bussetti ha risposto anche ad altre domande che confermano la volontà di perseguire una determinata linea politica. Come quella sui controlli antidroga all’esterno delle scuole, tema caro al Ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Fa bene a chiedere più controlli – chiosa Bussetti che conferma anche che le richieste arrivano anche dai presidi – Bisogna prima vedere i risultati, e poi valutare se far diventare strutturali questi interventi“.

Così come resta invariata l’opinione su Alternanza scuola lavoro, uno strumento prezioso ma che Bussetti vorrebbe “più qualificato e attento”.

Il Ministro conferma che sul suo tavolo c’è ancora la questione Invalsi, le prove valutative di fine anno: “Il tema è la valutazione generale, che non può avere riferimenti di tipo oggettivo senza considerare contesti e culture”.

Sui vaccini Bussetti taglia a corto: “Ho vaccinato i miei figli. La legge Lorenzin è in vigore, e io come padre ho rispettato la legge”.

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Bussetti a “Tutti in classe”: “Le graduatorie devono essere esaurite”

Il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti

La scuola è iniziata e, di pari passo, procedono le assegnazioni delle cattedre agli insegnanti – non senza difficoltà, come dimostra la protesta organizzata da Anief a Montecitorio stamattina.

Proprio su questo tema, Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione, questa mattina in un’intervista in onda nel programma “Tutti in classe” su Rai Radio 1 ha fatto il punto della situazione relativamente al nuovo reclutamento per gli insegnanti.

Per il Ministro, infatti, la nuova riforma deve essere realmente efficace ed efficiente, per garantire un reclutamento che venga fatto “attraverso percorsi paralleli con certificazioni e anche abilitazioni per gli studenti durante il loro percorso universitario” dichiara alla trasmissione. In relazione alle graduatorie ancora esistenti “solo in alcune zone ci sono ancora delle liste d’attesa, queste graduatorie dovranno essere esaurite”.

E, infine, il Bussetti ha affermato che “Le procedure per il reclutamento degli insegnanti devono essere veloci, chiare e semplici. L’obiettivo è avere docenti giovani”.

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Scuola, ripartenza con sciopero: docenti e precari in piazza

Anief Sciopero

La chiamata in piazza è prevista per l’11 settembre 2018 alle 9 per protrarsi fino alle 14. A Palazzo Montecitorio si discute l’approvazione del Milleproroghe, all’esterno l’Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori) manifesterà con il primo sciopero dei docenti dell’anno scolastico 2018/19 quando ancora non è del tutto iniziato in Italia.

Intanto prima dello sciopero Anief e Cobas hanno aperto la piattaforma unitaria.

Più che dimezzate le cattedre deserte

I partecipanti – spiega l’Anief in un comunicato – chiederanno l’approvazione dell’emendamento salva-precari che riapre le graduatorie ad esaurimento a tutto il personale docente precario abilitato, come avvenuto fino al 2012. Secondo l’Anief in tal modo si potrebbe garantire la copertura del 60% delle cattedre rimaste deserte in questi giorni di immissioni in ruolo e tutelerebbe i tanti insegnanti assunti a tempo indeterminato con riserva o che si accingono a frequentare il terzo anno del Fit.

25mila unità in meno

Sebbene i punti critici siano tanti – si pensi all’edilizia e alla sicurezza dei plessi scolastici che in questi giorni torna prepotente nel dibattito di denuncia in denuncia – da un punto di vista di assunzioni il Ministero guidato da Marco Bussetti aveva dato un imprinting forte per “ripartire bene” in quest’anno scolastico e farsi trovare pronti. Secondo i piani del Ministero entro inizio anno almeno 57mila docenti dovevano essere immessi in ruolo, di cui 13mila insegnanti di sostegno.

Come è possibile, quindi, che all’appello manchino circa 25mila unità?

Perché, per assurdo, mancano.

C’è una carenza strutturale che non ha permesso, soprattutto nelle regioni settentrionali, di avere un adeguato numero di candidati principalmente in tre specializzazioni:

  • insegnanti di sostegno;
  • docenti di matematica;
  • docenti di lingua spagnola.

I docenti abilitati non sono nelle graduatorie ad esaurimento, il bacino da cui dovrebbero venire assunti, ma restano nelle graduatorie d’istituto. Per loro resta quindi il nodo del concorso, che ancora è un miraggio all’orizzonte.

Mancano anche i presidi

Altro problema strutturale è quello della carenza dei dirigenti scolastici. Ad oggi in Italia le reggenze sono più di 1700. Il concorso per dirigenti scolastici si è tenuto lo scorso luglio, ma prima di arrivare a conclusione ci vorrà ancora del tempo. Nel frattempo, i reggenti continueranno a essere tali con situazioni limite in cui una sola persona era atta a gestire anche 19 strutture scolastiche.

Stesso discorso per i dirigenti amministrativi: ad oggi, ne mancano ancora circa 2400.

(immagine di copertina d’archivio dal sito Anief.org)

 

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Sicurezza edilizia scolastica, Nogarin (ANCI): “Risorse per colmare vulnerabilità”

Nel corso della Conferenza Unificata dell’ANCI, il Sindaco di Livorno e vicepresidente ANCI Filippo Nogarin ha affondato il colpo sul tema dell’edilizia scolastica e sull’attuale situazione – ivi comprese le messe in sicurezza.

Filippo Nogarin vicepresidente Anci Sindaco Livorno
Filippo Nogarin (foto: WikiCommons)

“Apprezziamo – spiega Nogarin – l’avvio di un percorso nuovo sul tema dell’edilizia scolastica, che parte da un monitoraggio di tre anni sullo stato delle strutture annunciato oggi dal ministro dell’Istruzione. Tuttavia  abbiamo evidenziato, come ANCI, che i sindaci non vogliono restare ancora una volta con il cerino in mano, laddove ci fossero profili di vulnerabilità delle scuole. Se monitoriamo e troviamo scuole insicure dobbiamo disporre di risorse per intervenire e renderle sicure”.

Parole chiare, che non lasciano spazio ad una negoziazione in cui a pagarne il prezzo sarebbero gli alunni e il personale docente.

“Senza risorse – ha detto Nogarin al termine della riunione – i sindaci rischiano l’ennesima beffa, per questo ci aspettiamo risposte concrete. La maggior parte degli edifici scolastici – ha ricordato il sindaco di Livorno – è stata costruita prima del 1976 e sono più di trent’anni che in questa nazione si scaricano sempre sui sindaci le responsabilità. Siamo sempre al centro delle attenzioni delle procure per il terremoto, l’alluvione o il crollo di turno. Servono perciò risposte – ha concluso Nogarin – anche per i genitori che in queste strutture mandano i propri figli”.

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Lazio: addio certificati medici per il rientro a scuola

Dopo Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Umbria, anche la Regione Lazio decide che il certificato medico per il rientro dei bambini a scuola è inutile. Nel Collegato (legge semplificazione) che verrà approvato nelle prossime ore verrà cassato l’obbligo di presentare regolare certificato medico dopo 5 giorni di malattia.

“Un inutile aggravio, anche economico, alle famiglie e alle amministrazioni”, commentano dalla Giunta guidata da Zingaretti.

Ma è davvero inutile?

Il Messaggero, che oggi riprende la notizia, ha raccolto le parole dell’assessore competente in materia della giunta laziale, Alessio D’Amato, che a sua volta cita gli esperti dell’istituto Spallanzani.

Secondo i ricercatori il periodo davvero pericoloso è quello dell’incubazione, ed è in questo periodo che si rischiano i contagi. Non certo dopo la convalescenza.

I precedenti

A favore della scelta della Regione Lazio c’è anche una sentenza del Consiglio di Stato chiamato a esprimersi sulla stessa cancellazione dell’obbligo quando a proporlo fu la Liguria.

Nel 2014 il Consiglio di Stato si pronunciava ritenendo “legittima l’abolizione dei certificati di riammissione a scuola dopo i 5 giorni di assenza”.

Le eccezioni

La certificazione medica potrà essere necessaria in un solo caso, ossia quando sussistono “misure di profilassi previste a livello nazionale e internazionale per esigenze di sanità pubblica” (es.  epidemie).

Da quando verrà abolito l’obbligo di certificato medico?

La legge regionale verrà discussa nelle prossime ore. Il Collegato è una sorta di legge-calderone che tocca diversi temi; l’articolo che sorpassa l’obbligatorietà del certificato medico per il rientro a scuola dopo 5 giorni di assenza è il numero 36. Il provvedimento diverrà quindi operativo appena la legge verrà approvata, quindi sarà già valido in Lazio per l’anno scolastico 2018/19.

I presidi: tornare al medico scolastico

Sempre interpellato dal Messagero, il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio Mario Rusconi palesa qualche perplessità e invoca la reintroduzione del medico scolastico per far fronte a questo cambiamento.

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Docenti e giorno libero settimanale: per tutti? Ecco le regole

scuola primaria stock

L’attività di docenza, si sa, è un impegno che coinvolge anima, corpo, energie e moralità: per dare il massimo, è importante poter avere almeno un giorno a disposizione per ricaricarsi, approfondire i programmi, dedicarsi alla correzione dei compiti, poter fare ricerche.

Un docente sereno e non stressato, infatti, sarà più incline ad accogliere la sua classe con impegno e dedizione.

Il CCNL

Secondo il Contratto Collettivo Nazionale 2007, confermato dal CCNL 2016-18, a proposito dell’orario di servizio degli insegnanti l’articolo 28, comma 5 recita:

L’attività di insegnamento si svolge in 25 ore settimanali nella scuola dell’infanzia, in 22 ore settimanali nella scuola elementare e in 18 ore settimanali nelle scuole e istituti d’istruzione secondaria ed artistica, distribuite in non meno di cinque giornate settimanali

Non è un esplicito riferimento al giorno libero ma, come recita anche l’articolo 2078 del codice civile. “In mancanza di disposizioni di legge e di contratto collettivo si applicano gli usi. Tuttavia gli usi più favorevoli ai prestatori di lavoro prevalgono sulle norme dispositive di legge”, insomma l’uso più favorevole al lavoratore è avallato da una prassi consolidata.

In altre parole, l’insegnamento deve svolgersi in non meno di 5 giorni settimanali e, pertanto, il giorno libero viene concesso ai docenti senza eccezioni.

Quale libertà

E’ il dirigente scolastico a decidere quale giorno libero assegnare al docente, non sempre rispettando le esigenze o i desideri dello stesso. Anche i docenti con orario di servizio completo in due o tre scuole hanno diritto alla fruizione del giorno libero, con le stesse modalità dei colleghi che prestano attività di insegnamento in una sola sede.

Qualora si trattasse di un docente precario, avendo accettato una supplenza in cui l’orario è stato già stabilito, spesso costui si ritrova a dover rinunciare al giorno libero o a doversi accontentare di ciò che è stato già formulato.

Anche in questo caso bisogna tenere presente quali sono gli articoli del CCNL che regolano la normativa di riferimento: il nr. 40 comma 3 del CCNL 2007, ad esempio, recita che:

In tali casi, qualora il docente titolare si assenti in un’unica soluzione a decorrere da una data anteriore di almeno sette giorni all’inizio di un periodo predeterminato di sospensione delle lezioni e fino a una data non inferiore a sette giorni successivi a quello di ripresa delle lezioni, il rapporto di lavoro a tempo determinato è costituito per l’intera durata dell’assenza. Le domeniche, le festività infrasettimanali e il giorno libero dell’attività di insegnamento, ricadenti nel periodo di durata del rapporto medesimo, sono retribuite e da computarsi nell’anzianità di servizio.

Regolamento delle supplenze

Viene in soccorso anche l’art. 7 comma 4 del Regolamento delle supplenze:

Per ragioni di continuità didattica, ove al primo periodo di assenza del titolare ne consegua un altro, o più altri, senza soluzione di continuità o interrotto solo da giorno festivo o da giorno libero dall’insegnamento, ovvero da entrambi, la supplenza temporanea viene prorogata nei riguardi del medesimo supplente già in servizio, a decorrere dal giorno successivo a quello di scadenza del precedente contratto

ndr: qui sì si parla di “giorno libero dell’attività di insegnamento, in riferimento ad una organizzazione didattica delle lezioni su 5 giorni a settimana”.