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Tornare a scuola… con la caccia al tesoro: i suggerimenti di Save the Children

studenti scuola primaria generica

Con il ritorno in classe dei giovani studenti delle scuole di Bolzano inizia ufficialmente l’anno scolastico 2018-19. Il rientro in aula è sempre un momento importante della vita di un ragazzo, e diventa particolarmente delicato se il ragazzo in questione fa il suo esordio in una nuova classe, come la prima elementare o la prima media.

Come rendere questo approccio al nuovo corso di studi il più possibile ottimale, in funzione del primo fondamentale passo per incominciare una nuova vita di classe costruttiva e armoniosa insieme ai nuovi compagni?

Ci viene incontro Save the Children, una delle più grandi e importanti ONG specializzata nel supporto dei bambini. Sul blog di Save The Children, infatti, sono riportati alcuni utili consigli in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico, nove mesi in cui la scuola sarà il luogo in cui l’allievo passerà la maggior parte del suo tempo.

Tra questi, suggerimenti di alcune attività sicuramente inusuali, ma che possono introiettare in maniera positiva l’alunno nella nuova realtà.

La caccia al tesoro di inizio anno scolastico

Quella più curiosa è sicuramente la caccia al tesoro. Nascondere oggetti per la scuola e invitare gli allievi appena arrivati a cercarli e trovarli ha una duplice finalità: la prima è favorire la conoscenza degli alunni che si incontrano per la prima volta, e farlo attraverso il gioco; la seconda è iniziare a esplorare, sempre attraverso il gioco, la scuola e iniziare subito a farlo diventare un ambiente familiare.

A ognuno la sua regola

Anche darsi delle regole può diventare un gioco. Un gioco atto a responsabilizzare gli allievi. Formare dei piccoli gruppi e assegnare a ognuno di questi il controllo del rispetto di una regola è un ottimo esercizio. Durante l’anno, è importante verificare che poi queste regole e questi controlli stiano dando i frutti sperati, coinvolgendo direttamente gli alunni.

Drammatizziamo!

La collaborazione e il rispetto reciproco non nascono spontaneamente, scrive Save the Children che invita ad alimentarli realizzando attività di drammatizzazione ispirate a vita e argomenti affrontati di ogni giorno, un modo che permette una partecipazione attiva anche agli alunni con maggiori difficoltà di apprendimento.

 

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Roma: concorso per l’assunzione nelle scuole nido e infanzia

E’ stata pubblicata sul sito del Comune di Roma Capitale (https://www.comune.roma.it/web/it/bando-concorso.page?contentId=BEC167394 ), la procedura selettiva pubblica, per titoli ed esami, per le scuole dell’infanzia capitoline. Si tratta di due bandi di concorso nel settore educativo – scolastico per la formazione di due graduatorie distinte, valide per la stipula di contratti di assunzione a tempo indeterminato e contratti a tempo determinato per le supplenze presso le Scuole dell’Infanzia e gli Asili Nido.

Chi può partecipare al concorso?

Il concorso è aperto ai candidati in possesso di uno dei seguenti titoli di studio:

– Diploma di scuola magistrale (3 anni) o titoli equipollenti indicati all’interno del bando (graduatoria Asili nido)

– Laurea in Scienze dell’Educazione o Laurea Magistrale in Scienze Pedagogiche (LM85) ed equipollenti (graduatoria Asili nido)

– Laurea magistrale a ciclo unico quinquennale in Scienze della Formazione o titolo equipollente (graduatoria Scuole dell’infanzia)

Cosa prevede il concorso?

Il concorso prevede lo svolgimento di una prova d’esame consistente in un quiz di almeno 20 domande a risposta multipla sui principali argomenti relativi ai profili professionali a concorso e indicati dettagliatamente all’interno dei bandi.

Nel corso della prova sarà valutata anche la conoscenza della lingua inglese e dei principali elementi di informatica. In particolare, i candidati dovranno saper affrontare argomenti quali:

– Costituzione della Repubblica Italiana ed ordinamento degli enti locali

– Disciplina del lavoro pubblico, diritti, doveri e responsabilità dell’insegnante

– Elementi di normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, tutela della privacy

– Legislazione scolastica (con particolare riferimento a quella dell’infanzia) e orientamenti dell’attività educativa

– Elementi di Igiene e Pronto soccorso

– Pedagogia e sociologia dell’infanzia

– Elementi di psicologia dell’età evolutiva

Come presentare domanda di partecipazione?

Le domande di partecipazione potranno essere presentate tassativamente online entro la mezzanotte del 7 settembre 2018 utilizzando il portale istituzionale di Roma Capitale, www.comune.roma.it, sezione “Ultimi bandi, avvisi  e concorsi”.

Per maggiori informazioni o assistenza sulla procedura di identificazione al Portale è possibile contattare il Contact Center ChiamaRoma allo 060606. Per qualsiasi ulteriore informazione contattare l’Ufficio Concorsi del Dipartimento Organizzazione e Risorse Umane ai seguenti numeri 06.67103941/2393/2215/3377, dalle ore 10.00 alle ore 12.00.

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Obbligo vaccinale rinviato di un anno: cosa accade ora

vaccinazione bambini scuola

Nel Milleproroghe in discussione al Senato compaiono e vengono approvati due emendamenti identici, a firma Movimento 5 Stelle e Lega, che di fatto rinviano di un anno l’obbligo a dimostrare le avvenute vaccinazioni all’atto dell’iscrizione a scuola. Nella Camera alta i due emendamenti hanno ottenuto 149 voti a favore contro 110 a sfavore (un astenuto).

Il Milleproroghe cancellerebbe l’ultima circolare firmata Grillo

Argomento sentitissimo da gran parte della base del Movimento 5 Stelle, quello dei vaccini è stato uno dei primi interventi del nuovo esecutivo gialloverde e del Ministro della Salute Giulia Grillo. Tanto è vero che all’incirca un mese fa una circolare a firma della stessa Grillo e di Marco Bussetti, a capo del Miur, stabiliva che l’obbligo vaccinale restava invariato ma – anziché presentare documentazione ufficiale delle Asl – si poteva autocertificare.

Laddove il Milleproroghe, dopo la votazione di tutti gli emendamenti e quella finale, passasse anche alla Camera, questa circolare viene de facto cassata.

Cosa dicono gli emendamenti?

In estrema sintesi, gli emendamenti rinviano di un anno l’obbligo vaccinale. Per l’anno scolastico 2018/19 insomma non c’è bisogno di presentare documentazione di alcun tipo (né delle Asl, né autocertificazioni) per poter iscrivere il proprio figlio a scuola.

Un’inutile complicazione

Ci sono due aspetti da tenere in conto riguardanti questa vicenda.

Giulia Grillo (foto: Facebook)
Giulia Grillo (foto: Facebook)

Il primo riguarda le tempistiche: non è detto, infatti, che il Milleproroghe diventi legge entro settembre, ossia entro l’iscrizione a scuola. In quel caso – e in assenza di decreti d’urgenza – resta in vigore come “regolamento” la circolare Grillo-Bussetti e, quindi, l’obbligo di presentare certificazione e/o autocertificazione delle avvenute vaccinazioni. Anche se la stessa già di per sé era oggetto di critiche e analisi: la circolare andrebbe a modificare quanto stabilito da una legge approvata e questo non è assolutamente scontato sia lecito.

Il secondo riguarda direttamente il ministro Giulia Grillo. Travolta dalle critiche, la Grillo ribadisce: “I bambini dovranno continuare a essere vaccinati e i genitori dovranno ancora presentare le certificazioni“. Se questa è la volontà politica, non si comprende proprio perché incartarsi da soli su un emendamento che strizza l’occhio agli anti-vax oltre ogni ragionevole interpretazione di sorta. Non solo, ma rispondendo a chi la contesta, il ministro Grillo rassicura: “Insieme al ministro dell’Istruzione garantiremo a tutti i bambini immunodepressi, quelli che non possono scegliere se vaccinarsi o meno, l’adeguata collocazione in classi in cui è assicurata la copertura vaccinale. In questo modo dando la priorità a chi non può scegliere rispetto a chi può scegliere di vaccinarsi e decide comunque di non farlo”. Insomma, come incartarsi da soli.

Lo scontro politico e la presa di posizione delle Regioni

L’emendamento non è andato giù nemmeno a due esponenti pentastellati: parliamo della senatrice ed ex biologa Elena Fattori che ha votato contro (“Rispetto la scelta del mio gruppo ma per mia storia personale, professionale e dolorosamente di madre non posso fare altro che dissociarmi dal mio gruppo e esprimere un indignato voto contrario”) e del deputato ed ex chirurgo Giorgio Trizzino (“Non si ritenga che per garantire l’accesso agli asili nido ed alle scuole materne si possa immaginare qualsiasi forma di deroga sull’obbligo a vaccinare i bambini”).

Critiche sono arrivate anche da Pd e Forza Italia, mentre netta è la presa di posizione delle Regioni guidate dall’opposizione.

Più di una Regione – opponendosi a quanto prevede il Milleproroghe – si è già messa all’opera per verificare se esistano i presupposti per aggirare l’eventuale legge nazionale: l’Umbria di Catiuscia Marini…

… e la Campania di Vincenzo De Luca.

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Zainetti scuola: consigli utili per l’inizio dell’anno scolastico

zainetti scuola

Con l’inizio dell’anno scolastico, rivedremo fuori le scuole a settembre quel quasi incantato turbinio di colori che sono i nostri ragazzi con gli zainetti scuola accuratamente scelti prima di incominciare un’altra avventura lunga mesi.

Scegliere gli zainetti scuola giusti per le proprie esigenze però non è solo un capriccio: uno zaino scomodo o che distribuisce male il peso a lungo andare può incidere anche sulla salute dei bambini che lo portano.

Come scegliere quindi lo zainetto per la scuola giusto per il vostro figlio e/o nipote?

Uno zainetto tipo deve essere della taglia giusta, quindi non troppo piccolo per ovvie ragioni ma nemmeno troppo grande: deve essere ampio il giusto per poter disporre il contenuto in modo che lo riempia perfettamente evitando quindi che gli oggetti in esso contenuti ballino.

Per il peso totale, vale la regola del 10 percento: lo zainetto per la scuola pieno non deve superare mai il 10 percento del peso del bambino.

Ecco alcuni utili suggerimenti.

Occhio all’età

Uno zainetto per l’asilo non è uguale a uno zainetto per le elementari. Oltre alla ripartizione degli spazi c’è anche la distribuzione del peso, necessaria per non gravare sulle schiene dei bambini in fase di crescita. Quando scegliete uno zainetto fate ben attenzione, quindi, a controllare l’età suggerita per lo stesso.

Schienale rigido

Lo schienale rigido e/o imbottito permette al peso contenuto nello zainetto di non caricare tutto verso il basso, comprimendo quindi la schiena con tutti i rischi che ne conseguono.

Occhio ai materiali

Fate sempre attenzione ai materiali. Non tanto per i tessuti che possono essere fastidiosi per bambini che non hanno ancora il quadro allergenico clinicamente definito, ma soprattutto per la tenuta e l’igiene dello stesso. Scegliete sempre tessuti lavabili.

Occhio anche al prezzo!

Gli zainetti griffati costano parecchio, soprattutto se di ultima collezione (un po’ come con la moda). E un po’ come la moda, bisogna saper fiutare l’occasione per risparmiare. Il periodo di giugno e luglio – soprattutto luglio, è l’ideale per acquistare gli zainetti in primis per l’avvento dei saldi estivi, in secondo luogo perché parliamo di giacenze dell’anno precedente che devono essere smaltite per lasciar spazio alle nuove linee con – magari – nuovi idoli dei nostri figli.

Con l’avvento e la larga diffusione degli e-commerce, inoltre, sono tantissimi i siti dove acquistare zainetti scuola online e risparmiare cifre considerevoli.

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Smartphone nelle scuole: sì o no?

smartphone scuola

Il proibizionismo digitale sembra di per sé anacronistico, eppure in Francia la via indicata dal governo Macron è proprio quella: si va verso un totale divieto dell’utilizzo di smartphone e dispositivi digitali nelle scuole. Anche se come ricorda il Corriere della Sera la misura è al momento di difficile attuazione, resta il segnale importante che da giugno è legge l’obbligo di avere gli smartphone spenti per gli allievi transalpini di scuole elementari e medie.

In Italia?

L’Italia, in attesa di nuove indicazioni da parte del nuovo ministro all’istruzione Marco Bussetti in merito, al momento si attiene a quanto deciso quando alla guida del Miur c’era Valeria Fedeli: in soldoni, l’ex ministra con i dati alla mano sull’utilizzo dei dispositivi digitali a scuola ha pensato che la soluzione migliore sia un’educazione allo strumento e al suo uso consapevole nell’ottica di una crescita del minore. A Uno Mattina la Fedeli affermò:

I nostri ragazzi arrivano in classe già digitalizzati. Il tema è insegnare loro come si sta sul digitale con la gestione e responsabilità dei docenti.

In questa ottica si è mosso il Miur che pochi mesi dopo stilò il seguente decalogo del corretto utilizzo degli smartphone a scuola. Tra le indicazioni quella di rimandare al docente le scelte sull’utilizzo o meno dello smartphone, la disattivazione delle notifiche sul cellulare, l’utilizzo a solo scopo didattico, la stesura di un regolamento per gli istituti scolastici chiaro e preciso.

Può voler dire tutto e può voler dire niente. Sicuramente, è un’importante sensibilizzazione nei confronti del mezzo. Di contro, non è così semplice immaginare che tutti gli allievi rispettino le regole.

Per i più piccoli?

Resta un tema: quello dei bambini delle scuole primarie. Quando è giusto avvicinarli al mezzo digitale? In ché modo?

Non tener conto delle insidie che si nascondono in Rete è un errore gravissimo. Per questo esistono prodotti pensati per un approccio con lo strumento digitale che siano sicuri e proteggano i più piccoli da esperienze traumatiche. Un esempio? Questo tablet Clempad di Clementoni (sull’eshop Matacena Giochi) che ha accesso a Google Play, ha un sistema operativo Android e la possibilità di riprodurre video, ha anche la 3G, ma garantisce un’esperienza al bambino entro determinati limiti invalicabili che lo tutelano da un web che va affrontato con estrema consapevolezza.

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Bussetti presenta le linee programmatiche Miur: ecco cosa accadrà

Il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti

Nelle scorse ore il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti in audizione al Senato ha presentato la sua idea di scuola e come intende “riallinearla” nei prossimi anni di mandato.

Il termine “riallineare” non è casuale. In un passaggio, infatti, il neoministro spiega:

“Le riforme recenti si sono susseguite a un ritmo tale che la nuova si affaccerebbe quando ancora non è stata completata la precedente. Più che una rivoluzione, serve un riallineamento”.

Ecco alcuni dei passaggi chiave dell’intervento di Bussetti al Senato sulle linee programmatiche del Miur.

L’accessibilità come mantra del nuovo esecutivo

La scuola deve essere di tutti. Questo è un concetto ribadito più volte durante tutto il discorso di Bussetti, e già anticipato notevolmente dai vari interventi sugli organi di stampa.

Al centro del lavoro del Ministero ci sarà l’abbattimento delle barriere (non solo fisiche) per permettere ai disabili di avere pari accesso all’istruzione e alle attività formative degli altri ragazzi. Per permettere agli allievi meridionali di avere lo stesso grado d’istruzione dei pari età settentrionali (si veda l’esito dell’ultima prova Invalsi per farsi un’idea della situazione attuale). L’utopia è quella di non avere più scuole di periferia e di non perdere i nostri ragazzi prima di una qualifica d’istruzione quantomeno di scuola superiore.

Mano dura con gli alunni violenti e aggressivi

Un frame del video virale che riprende l'aggressione del docente di Lucca (fonte: Google)
Un frame del video virale che riprende l’aggressione al docente di Lucca (fonte: Google)

Ridare centralità alla figura del docente è tra le priorità del nuovo esecutivo. I casi di aggressioni nei confronti dei docenti diventati virali in Rete (non ultimo ma sicuramente emblematico quello di Lucca) hanno difatti messo in luce un problema delicato: quello della mancanza di rispetto nei confronti della figura dell’educatore che in troppe occasioni rasenta o sfocia nel penale.

Sul tavolo del Ministero si studia la possibilità che lo stesso possa costituirsi parte civile nei procedimenti penali che vedono minori, genitori e docenti coinvolti.

L’alternanza scuola-lavoro

“Uno strumento che può essere utile ma se visto come un’opportunità”, questo in sintesi il pensiero del Ministro che non getta via quindi il lavoro pregresso svolto in tal senso. L’impegno del Miur è quello di rivedere l’alternanza scuola-lavoro soprattutto in termini di rispetto degli standard di qualità e sicurezza dei percorsi di introduzione al lavoro offerti ai giovani. Il ché, molto probabilmente, andrà tradotto in maggiori controlli.

Messa in sicurezza degli istituti scolastici

Già previsto dalla Buona Scuola di renziana memoria, il tema della messa in sicurezza delle strutture scolastiche è prioritario anche per il governo gialloverde. L’idea di Bussetti è quella di un piano pluriennale di interventi, finanziati con fondi comunitari e non. Gli ammodernamenti e le eventuali ristrutturazioni dovranno tenere conto di una scuola “a misura di studente” e che sappia essere tecnologicamente all’avanguardia.

E l’università?

L’argomento università è stato solo sfiorato in audizione, per ribadire concetti che possono voler dire tutto o niente. I buoni propositi ci sono: una riduzione totale dei costi per l’accesso e gli studi (con ampliamento di esenzioni totali e sburocratizzazione per l’erogazione delle borse di studio), un maggiore supporto ai dottorandi industriali, un “piano di rientro” dei cervelli in fuga e il potenziamento dei corsi di laurea dedicati alle Stem.

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Ora di religione? Sì, se non è l’ora di catechismo.

ora di religione scuola

Introdotta nel 1929 a seguito dei Patti Lateranensi tra Governo fascista e Santa Sede, e da allora mai cancellata, l’ora di religione cattolica può essere un’ora di crescita personale importante. Attorno ad essa da anni si sviluppa un dibattito importante, in cui le posizioni sono diametralmente opposte. Sono tanti, infatti, a non voler far avvalere i propri figli di questo insegnamento. Ad oggi, in un’Italia multiculturale e in cui il cattolicesimo perde terreno rispetto ad altre religioni, ha ancora senso l’ora IRC (Insegnamento della Religione Cattolica)?

Come funziona oggi l’IRC (Insegnamento Religione Cattolica)?

Attualmente, per quanto riguarda le disposizioni di legge, l’insegnamento di Religione Cattolica non è obbligatorio e chi decide che il figlio non debba avvalersene è consapevole – per obbligo di legge – che questa scelta non deve dar atto a discriminazioni. Si tratta di uno dei pochi aspetti che non è rientrato nella legge della cosiddetta Buona Scuola.

Non solo. ma una sentenza del Tribunale di Padova del luglio del 2010 destinata a fare giurisprudenza afferma che è obbligatoria:

l’attivazione dei corsi alternativi alla Religione Cattolica costituiscono “un obbligo”, che se disatteso pone in essere “un comportamento discriminatorio illegittimo fonte, questo, di responsabilità risarcitoria per l’Istituto Scolastico inadempiente

fonte: Edscuola.

Insomma, sono le scuole a dover garantire un’alternativa a chi non si avvale dell’insegnamento della religione cattolica. Alternativa che, però, spesso non è garantita per mere questioni organizzative.

E se facessimo lo stesso l’ora di religione?

In realtà sono anni che l’ora di religione non è più intesa in senso stretto come ora di religione cattolica. Sebbene viga ancora una certa discrezionalità da parte del docente in ruolo per l’insegnamento, i programmi che vengono proposti sono allargati solitamente a religioni e culture diverse. Insomma, l’ora di religione può diventare un volano per una riflessione più profonda che comprenda valori condivisi e imprescindibili comuni al buon vivere civile.

Questo se – sia chiaro – non si intenda come mera ora di catechismo.

Libri di religione

In catalogo Matacena Libri è possibile trovare una vasta scelta dei volumi per l’IRC di recente realizzazione e tarati sulle necessità dei tempi moderni.

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Iscrizioni scuola 2018/19 e vaccini: come funziona?

vaccinazione bambini scuola

Il Ministero della Salute guidato da Giulia Grillo, in sinergia con il Miur di Marco Bussetti, ha de facto messo mano alla Legge Lorenzin in qualche modo ammorbidendola. Per l’anno scolastico 2018/19 (e solo per questo) l’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola potrà essere autocertificato dai genitori.

Come funzionava prima?

Il d.l. 73/2017, convertito poi in legge 119/2017, imponeva ai genitori la presentazione di una documentazione ufficiale dell’Asl sull’avvenuta vaccinazione dei figli al momento dell’iscrizione a scuola.

La legge ha sortito l’effetto di aumentare sensibilmente la copertura dei vaccini nella popolazione dei bambini; di contro, ha stressato le Asl che sono andate in sovraccarico di lavoro.

Come funziona ora?

A questa certificazione, ora, può essere sostituita un’autocertificazione realizzata direttamente dai genitori. Più precisamente, la circolare diffusa dal Ministero spiega che per i ragazzi compresi tra i 6 e i 16 anni che non sono alla prima iscrizione e che non devono fare nuovi vaccini e richiami vale la documentazione già presentata. Per i bambini fino ai sei anni invece l’autocertificazione è necessaria.

Le polemiche

Il ministro Grillo ha subito dichiarato che non si tratta di un provvedimento a favore dei “no-vax“, coloro che sono contrari alle vaccinazioni obbligatorie per i propri figli, in quanto l’autocertificazione resta un atto ufficiale e, quindi, in caso di non veridicità dello stesso comporta ripercussioni legali.

Non è stata stabilita, però, alcuna modalità di controllo della veridicità di tali dichiarazioni, il ché lascia qualche dubbio sulla bontà delle dichiarazioni stesse e sulla possibilità di individuare quelle false.

… e per il futuro?

Si tratta, come dicevamo in apertura di articolo, di una soluzione che dovrebbe essere temporanea. Il ministro Grillo ha difatti già messo insieme un gruppo di esperti capitanato da Vittorio De Micheli incaricato di analizzare a tutto tondo il tema vaccini (non solo da un punto di vista medico ma anche e soprattutto da un punto di vista sociale).

L’obiettivo finale del team è quello di fornire utili indicazioni per la revisione della c.d. legge Lorenzin che – comunque – dovrebbe essere uno dei temi dei prossimi mesi di Governo.

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Invalsi: arriverà la prova di Geografia?

La Prova Invalsi resta, anzi, raddoppia. In un’intervista al Corriere della Sera il ministro Marco Bussetti analizza i risultati dei test Invalsi 2018 e commenta: «Dobbiamo intervenire con estrema sincerità e realismo».

Il riferimento è al grande divario che hanno registrato le performance degli allievi tra nord e sud Italia. Sebbene gli allievi delle scuole primarie abbiano più o meno registrato risultati non troppo altalenanti tra le varie aree del Paese, il gap per le secondarie diventa una preoccupante frattura, con gli studenti campani, calabresi, siciliani e sardi che dal rapporto sull’Invalsi 2018 escono con le ossa rotte: “Una situazione preoccupante”.

Gli interventi

Per ora vaghe le parole di Bussetti che esprime un laconico: “Ci rifletteremo”. Un modo probabilmente per dire che gli esiti del rapporto sulle prove Invalsi 2018 sono ora arrivati sulle scrivanie del Miur e che meritano un’attenzione a parte in un momento di super lavoro da parte del nuovo ministro in quota Lega che in poco più di un mese di mandato si è trovato ad affrontare una serie di criticità non indifferenti, che vanno dal caso delle diplomate magistrali ai concorsi per dirigenti scolastici fino alle modifiche alla Buona Scuola di renziana memoria.

Il test Invalsi resta

Tra le poche certezze che però Bussetti ha dato inequivocabilmente c’è il fatto che il test Invalsi resterà. Amato e odiato al tempo stesso, è una misura importante – anche se non del tutto certa – per avere un termometro dell’attuale situazione educativa e – appunto – apportare le giuste modifiche.

… e raddoppia con la Geografia

Non solo, ma nell’intenzione del Ministro c’è quello di aggiungere al test Invalsi (che ora prevede italiano, matematica e lingua inglese) anche la geografia. Geografia che, però, scompare nel piano didattico di parecchi istituti superiori.

Prepararsi al test Invalsi

In attesa di scoprire come saranno i prossimi test Invalsi e se abbracceranno o meglio altre materie, riproponiamo una buona scelta di tomi didattici per arrivare il più possibile preparati al test:

 

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Test Invalsi 2018, risultati preoccupanti al sud Italia

Nelle scorse ore è stato pubblicato il Rapporto Prove Invalsi 2018 (le prime totalmente separate dagli esami di Stato) e, snocciolando i dati, sembra che esista ancora un gap abbastanza evidente tra nord e sud del nostro Paese, con alcune criticità evidenti in regioni come la Campania, la Calabria e le isole.

I numeri

Come citato dal rapporto, quest’anno hanno partecipato all’Invalsi:

  •  29.337 classi di seconda primaria (grado 2) per un totale di 551.108 alunni;
  • 29.520 classi di quinta primaria (grado 5) per un totale di 562.635 alunni;
  • 29.032 classi di terza secondaria di primo grado (grado 8) per un totale di 574.506 alunni;
  • 26.361 classi di seconda secondaria di secondo grado (grado 10) per un totale di 543.296 alunni.

L’analisi dei risultati

Se per le scuole primarie le differenze non sono particolarmente significative, per le secondarie invece i gap tra le macro aree diventano significativi. Citando testualmente la sintesi del rapporto, infatti, si evidenzia:

I risultati medi delle macro-aree tendono a divergere significativamente tra loro, tendenza che si consolida ulteriormente nella scuola secondaria di secondo grado, riproducendo il quadro che emerge anche dall’indagine internazionale PISA (Programme for International Student Assessment), dove il nord ottiene risultati superiori sia alla media italiana che alla media OCSE, il centro ha un risultato in linea con la media dell’Italia, più bassa della media OCSE, e il sud e le isole hanno risultati inferiori sia alla media italiana che alla media OCSE.

I risultati sono simili tanto per italiano e matematica quanto per la lingua inglese

Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna: è allarme

Un’altro accento è posto sulle regioni a rischio: Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna registrano difatti prestazioni bassissime. Ma non è solo questo: il rapporto evidenzia infatti che nel primo ciclo di istruzione la variabilità tra scuole e classi al Mezzogiorno è evidente rispetto al settentrione, e che allievi in condizioni socio-economiche peggiori fanno registrare i risultati peggiori.

Preparare alla prova Invalsi

Nel frattempo è sorta una discreta letteratura attorno alla prova Invalsi e esistono diversi libri atti a preparare al meglio ad affrontare questo test i nostri ragazzi.