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Covid, dai pediatri FIMP il primo studio mai realizzato sull’azione del virus sui bambini tra Napoli e provincia

In dieci mesi (da febbraio a novembre 2020) hanno realizzato 6.200 visite presso i propri studi (2 visite al mese) solo per gestire l’ansia e l’angoscia di bambini costretti a casa per le misure anti Covid. Sono 330.000, tra Napoli e provincia, i piccoli pazienti che i circa 340 pediatri napoletani della Federazione Italiana Medici Pediatri hanno seguito, realizzando il primo studio sull’infezione da Sars-CoV-2 in età pediatrica su Napoli e provincia con una casistica così ampia. Una fotografia che svela il dramma del disagio, ma anche le difficoltà pratiche e soprattutto la capacità del Covid di attaccare anche i più piccoli entrando poi nelle famiglie. «Noi pediatri di famiglia impegnati sul territorio – spiega il vice presidente nazionale FIMP Antonio D’Avino – ci siamo confrontati con una realtà di difficile gestione, che da un lato ha previsto la messa in atto di una complessa attività di prevenzione e contenimento della diffusione della pandemia, dall’altro l’attenta osservazione di pazienti contatti  familiari e scolastici di positivi e di pazienti positivi».

Ed è da questo lavoro fatto sul campo che emerge lo studio che presto sarà pubblicato. Su 330.000 bambini, 29.600 sono stati analizzati come casi sospetti; e i casi positivi di Covid 19 sono stati 5.900 (il 19,9%) testati tutti con tampone esaminato attraverso PCR Real Time. «Dunque su una platea di 330.000 bambini – aggiunge Patrizia Gallo, coordinatrice del Centro Studi Scientifico FIMP Napoli – la percentuale di casi positivi è stata pari all’1,7%. Ma è chiaro che una percentuale di casi del tutto asintomatici può essere sfuggita alla rete dei controlli». Dallo studio FIMP Napoli, che proprio in Patrizia Gallo ha visto una figura centrale, visto che è stata lei ad analizzare i dati provenienti da decine e decine di pediatri di famiglia, emerge anche che i contatti negativi al test, ma ugualmente isolati e seguiti per 14 giorni, sono stati 23.900 (il 7,3% dell’intera popolazione pediatrica), «dato di rilievo perché legato alle sofferenze psicologiche dei piccoli pazienti e alle difficoltà pratiche delle famiglie» precisa Luigi Cioffi,  componente del Centro Studi Scientifico FIMP Napoli. Quanto alla gravità della malattia, su una popolazione di 5.900 casi positivi, i piccoli pazienti gravi sono stati 60 (1,1 %) e sono stati indirizzati verso l’Unità HUB dell’Università Federico II° e verso l’Unità SPOKE dell’Ospedale Santobono. I pazienti con sintomi moderati sono stati 940 (16 %) e quelli con sintomi lievi sono stati 3.112 (54%). Gli asintomatici  sono stati 1750 (29,6 %). 

bambino mascherina scuola coronavirus covid

Lo studio mette anche in luce l’enorme lavoro ricaduto sui pediatri di famiglia. Solo per far fronte all’emergenza Covid, per ciascun paziente positivo, ogni pediatra ha effettuato in media 10,4 telefonate per seguirne l’evoluzione della malattia. Mentre per ciascun contatto sono state effettuate in media 6,7 telefonate nei 14 giorni dopo il contatto. Tra febbraio e novembre 2020 i 340 pediatri di famiglia napoletani hanno effettuato 111.000 bilanci di salute, pari ad una media di 32 bilanci al mese per ciascun pediatra. Ben 250.000 visite di routine, pari a 73 al mese per ciascun pediatra. Sono state 40.800 le visite di prevenzione, pari a 12  al mese per ciascun pediatra, e 61.250 le visite in urgenza, pari a 18 al mese per ciascun pediatra. Durante il lockdown e nei mesi successivi, i bambini hanno vissuto l’ansia e l’angoscia di un periodo comprensibilmente difficile, isolati tra le mura domestiche con genitori non abituati a gestirli 24 ore su 24. Dallo studio FIMP Napoli emerge un disagio psicologico spesso anche grave, di solito manifestato attraverso sintomi organici come dolori addominali, cefalea, stipsi; ma anche difficoltà ad addormentarsi  e irritabilità e disturbi relazionali. Per seguire il disagio di questi bambini sono state effettuate 6.200 visite.

«Non è stato facile aggiungere a tutta la routine il corredo di attività inerenti la pandemia – conclude D’Avino -. Nei primi mesi siamo stati costretti a lavorare senza i dispositivi di protezione individuale, sono stati mesi accompagnati dall’ansia per la nostra stessa sopravvivenza e per quella dei nostri familiari. Il contenimento dei contagi, con la limitazione degli accessi agli studi per i tanti pazienti abituati ad accedere senza appuntamento ha comportato un sovvertimento di regole, consuetudini, modalità di lavoro e rapporti sociali. Le prescrizioni attraverso i sistemi tecnologici delle software houses hanno consentito alle persone di non doversi spostare da casa e questa è stata la  reale conquista di un periodo durante il quale la parola contenimento è stata determinante. Durante questa fase, l’attività consueta del pediatra di famiglia non si è fermata, ma ciascuno è stato presente nel proprio studio per rispondere alle richieste di un territorio di volta in volta confuso, disorientato e spaventato, per dare normalità ad un periodo che, almeno per ora, di normale non ha ancora nulla».

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In Italia c’è un problema con la scuola dell’infanzia: le iscrizioni

bambino asilo generica

Sulle iscrizioni alla scuola dell’infanzia, l’Italia fa registrare una preoccupante inversione di tendenza. Lo denuncia oggi Tuttoscuola, analizzando come si sia passati “in pochi anni dalla vetta alla crisi di iscritti”. Una tendenza aggravata dal Covid, ma che ha origini precedenti da collegare alla crisi economica degli ultimi anni e non ha nulla a che vedere con il calo demografico trattandosi di dati in relazione sempre ai potenziali utenti. “Una decina di anni fa – scrive la rivista specializzata – il servizio sembrava essere arrivato al top, almeno sotto l’aspetto quantitativo: scolarizzazione quasi al 100% dei nati in età, incremento della frequenza per l’intera giornata, record di bambini iscritti. Education and training nel riportare gli obiettivi di Lisbona per i Paesi dell’Unione Europea indicava nel 2009 un tasso di scolarizzazione dei bambini italiani di età 4-5 anni del 99,8%.

La percentuale di scolarizzazione però è andata diminuendo di anno in anno per toccare nel 2019 il 94,9%, sotto l’obiettivo del 95% fissato dall’Unione”.

Quelli della frequenza della scuola dell’infanzia sono numeri scoraggianti: la stampa specialistica oggi riporta che “nel 2009-10 la percentuale di bambini che partecipavano alle attività educative e didattiche della scuola per l’intera giornata era del 90,4%, poi era andato invece crescendo il numero di bambini che si avvalevano soltanto di mezzo servizio senza nemmeno fruire della refezione e, conseguentemente, la percentuale di frequenza per l’intera giornata nel 2019-20 è scesa all’89,5%”. I motivi si riconducono, indubbiamente, alla “crisi economica che ha colpito soprattutto le famiglie meno abbienti (e spesso con situazione economico-sociale critica) in difficoltà per pagare le rette di frequenza e di mensa. Una difficoltà spesso rilevata soprattutto tra le famiglie straniere.

“La crisi quantitativa di quello che è un fiore all’occhiello della scuola italiana – continua Tuttoscuola – si è tradotta in un minor numero di classi (e quindi anche di docenti): -1.576 classi (-4%) rispetto all’anno 2013/14. Ma ha travolto anche le scuole: negli ultimi anni hanno chiuso circa 1.000 scuole dell’infanzia paritarie – un dato drammatico – ma anche 250 scuole statali dell’infanzia (per lo più monosezioni). I più colpiti sono stati molti piccoli territori, privati completamente del servizio, costringendo numerose famiglie a cercare l’iscrizione in scuole lontane (scuolabus permettendo) o a rinunciare del tutto al servizio”.

bambino asilo generica

Il problema è che “prima nessuno rinunciava a questo importante servizio, ora un 5% delle famiglie non riesce o non vuole avvalersene. Si alza lo spettro della povertà educativa sulle fasce più deboli della popolazione.
Scomponendo i dati, si può stimare che il crollo di -155 mila alunni rispetto a otto anni fa sia ascrivibile per circa -110 mila al calo demografico e per circa -45 mila ad altri fattori. Evidentemente incidono: fattori economici, sociali e di insufficiente elasticità dell’offerta statale e comunale rispetto al declino delle scuole non statali (che ancora oggi accolgono circa il 36% degli alunni).

Il danno ai giovani che non si avvalgono della scuola fra i tre e i sei anni è altissimo. In questa fascia d’età “si formano alcune delle competenze cognitive, emotive e comportamentali che consentono un positivo inserimento nella scuola primaria e condizionano, secondo alcune indagini longitudinali, anche il successo negli studi superiori e nel lavoro. Inoltre, per quanto ridotta, la percentuale di bambini che non frequentano la scuola dell’infanzia è costituita da soggetti che in larga parte non hanno avuto alcun intervento pedagogicamente significativo nella fascia 0-3, altrettanto decisiva per un equilibrato sviluppo delle competenze linguistiche di base. Si tratta di bambini a rischio di emarginazione prima scolastica e poi sociale”.

Anief continua a sostenere l’esigenza di intervenire. La mancata frequenza della scuola in tenera età è infatti in alto numero un preludio delle difficoltà formative e non di rado anche al favorire la dispersione scolastica. Per questi motivi diventa sempre più importante anticipare proprio a tre anni di età anagrafica l’accesso obbligatorio alla scuola, andando in questo modo a risolvere il problema alla base. Inoltre, viene da sé che sarà necessario adeguare gli organici del personale, però sganciandoli dal numero degli iscritti e legandoli alle esigenze specifiche del territorio, anche tenendo conto del tasso di disoccupazione e di dispersione, di emigrazione o immigrazione, delle difficoltà di raggiungimento di un luogo (montagne o piccole isole). Non bisogna più dire che ogni classe deve essere fatta da 22-25 alunni ma rimodulare il contesto in base alle esigenze.

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Sovraffollamento classi, la Gilda attacca il ministro uscente: “Nemmeno la pandemia è servita”

“Considerato che ci troviamo ad affrontare il secondo anno scolastico in pandemia, il minimo che ci saremmo attesi da parte del ministero dell’Istruzione era l’eliminazione delle classi pollaio. Un impegno assunto dalla ministra Azzolina in un incontro con i sindacati, avvenuto nello scorso luglio, durante il quale aveva comunicato la possibilità di derogare ai criteri sul numero di alunni per aula fissati dalla legge 133/08 che, imponendo l’innalzamento dei parametri, ha provocato il fenomeno del sovraffollamento delle aule. E invece tra pochi giorni gli organici saranno definiti esattamente con gli stessi criteri, cioè con classi che, soprattutto nelle grandi città, supereranno i 30 studenti”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

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Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“Ovviamente poco o nulla è stato fatto anche sul fronte dell’edilizia, che registra una drammatica carenza di locali idonei a consentire il necessario distanziamento. I mesi trascorsi finora dall’inizio dell’anno scolastico, insomma, non sono serviti a delineare interventi organici sulle principali criticità, ovvero spazi e organici che sono rimasti sostanzialmente immutati. A questo punto – conclude Di Meglio – vorremmo capire dove siano finiti gli investimenti sulla scuola sbandierati in continuazione dall’Amministrazione di viale Trastevere”.

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Test rapidi e distanziamenti per abbattere il Covid a scuola: lo studio Rockefeller

bambino mascherina scuola coronavirus covid

Praticare ogni settimana nelle scuole i test rapidi per lo screening delle infezioni da SarsCoV2 può dimezzare i contagi nelle superiori e ridurli del 35% nelle elementari e nelle medie: l’importante dato, ripreso dall’agenza Ansa, deriva da uno studio della Rockefeller Foundation e del ministero della Sanità degli Stati Uniti, condotto per tre mesi – da ottobre a dicembre 2020 – in 6 città degli Stati Uniti dove sono stati eseguiti 20.000 test rapidi. Lo studio ha anche evidenziato che la misura più efficace per far crollare i contagi nelle scuole fino all’ 88% appare comunque ancora quella del distanziamento sociale a più di due metri, cosa difficile da ottenere nelle classi e tra i più giovani.

Permettere agli studenti delle scuole superiori di sottoporsi ogni sette giorni al tampone di tipo rapido porta a una diminuzione dei nuovi casi Covid19 del 50%. Lo stesso test somministrato nelle scuole elementari-medie porta ad un calo di infezioni del 35%: una differenza dovuta, spiegano i ricercatori, al numero di interazioni e contatti tra amici negli studenti dai 14 anni in su.

Dalla ricerca prodotta dalla Rockefeller Foundation e dal ministero della Sanità statunitense è emerso anche che eseguire i test a una volta al mese fa scendere i contagi solo del 5%.

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Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “tutti gli studenti che frequentano le nostre scuole vanno messi con celerità nelle condizioni di essere monitorati, dando loro l’opportunità di effettuare i tamponi rinofaringei soprattutto negli istituti scolastici superiori. Esattamente come sostengono i ricercatori della Rockefeller Foundation e del ministero della Sanità degli Stati Uniti. Gli screening continuativi rimangono la migliore prevenzione rispetto alla diffusione del contagio da coronavirus. È bene anche che il nuovo Governo, come sembra, punti forte, con i fondi del Recovery Plan, sull’aumento del numero di scuole, di aule e delle loro dimensioni. Quindi di organici e su un rapporto numerico più umano docenti-studenti”.

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Cyberbullismo, Falco (Corecom Campania): “Numeri allarmanti, intervenire presto”

“I numeri sono allarmanti, occorre mettere in campo una strategia per proteggere i nostri ragazzi, bisogna fare presto!  Il 61% dei giovani italiani afferma di essere vittima di episodi di bullismo e cyberbullismo, mentre il 68% dice di avervi assistito”. E’ il commento di Domenico Falco, presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Campania alla lettura dei dati, sull’andamento del bullismo e del cyberbullismo in Italia, resi noti dell’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes Italia in collaborazione con ScuolaZoo. 

corecom mimmo falco torre annunziata
Mimmo Falco (foto d’archivio)

“Si registra un indice alto anche degli adolescenti che dichiarano di non sentirsi al sicuro on line, in particolare su social media e app per incontri, ben sei su dieci. Il 7 febbraio prossimo, in occasione della ‘Giornata nazionale contro bullismo e cyberbullismo’, dovrà essere un’occasione di riflessione concreta e costruttiva”.  

“Il Corecom Campania – ha aggiunto Falco – da oltre tre anni, attraverso la campagna @scuolasenzabulli, è impegnato sull’intero territorio regionale, nei diversi plessi scolastici, in una proficua e concreta opera di sensibilizzazione e documentazione sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo, offrendo ad alunni e genitori strumenti di conoscenza e soluzioni per scongiurare i pericoli della ‘rete’ sia in veste di vittima che di aggressore.  La risposta coinvolgente delle scolaresche ci spinge a ritenere che, rendere edotti sul fenomeno i giovani e le loro famiglie facendo sentire vicine le istituzioni e le forze dell’ordine, è la strada maestra”. 

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Covid-19 e vaccinazioni, dopo gli operatori sanitari e gli anziani “si evince toccherà alla scuola”

Insegnanti, assistenti amministrativi, tecnici, collaboratori scolastici, Dsga e dirigenti scolastici: dal calendario sulla somministrazione dei vaccini anti-Covid19 si evince che toccherà a loro. Dopo gli operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale dei presidi residenziali per anziani, seguiranno le persone di età avanzata e il personale che opera nei servizi essenziali: quindi docenti e personale Ata, forze dell’ordine, personale delle carceri e dei luoghi di comunità.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “è una buona notizia: dobbiamo fare in modo che i lavoratori della scuola siano protetti. Vale la pena ricordare che tutti gli alunni che frequentano le nostre scuole vanno messi con celerità nelle condizioni di essere monitorati, dando loro l’opportunità di fare i tamponi rinofaringei soprattutto negli istituti scolastici superiori. Tutti gli esperti e virologi concordano sul fatto che gli screening periodici rimangono la migliore prevenzione rispetto alla diffusione del contagio da Covid”.

vaccinazione bambini scuola

“Nel frattempo – continua il sindacalista autonomo – si dovranno attuare gli investimenti programmati con il Recovery Plan, così da migliorare le condizioni delle nostre scuole, aumentando il numero di istituti, di aule e delle loro dimensioni. Lo ripetiamo da mesi: è un’occasione unica per rilanciare il nostro sistema d’istruzione, a tutti i livelli, quindi anche universitari e di ricerca. Non possiamo permetterci di fallire”.

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Nasce a Napoli F-Mag, il magazine dell’impresa e dell’editoria

È online da oggi 1 febbraio 2021 F-Mag, il sito d’informazione edito dalla start-up innovativa campana Fortress Lab. La testata giornalistica, raggiungibile all’url https://www.fmag.it, mira a diventare punto di riferimento per l’informazione legata al mondo dell’innovazione e dell’impresa, con una particolare attenzione a tutto ciò che riguarda finanziamenti, agevolazioni fiscali, digitalizzazione, intelligenza artificiale e opportunità messe in campo dalle Istituzioni. L’obiettivo ambizioso è quello di creare una community “4.0”, che sappia concorrere al raggiungimento di un nuovo modo di fare impresa, dove la trasformazione digitale possa essere volano di un modello sostenibile di vita sociale che sappia guardare oltre il lavoro e rimetta al centro l’uomo con le sue necessità e i suoi tempi.

“L’innovazione – afferma il CEO di Fortress Lab Alessandro Tateo, manager dell’Innovazione MISE – è alla portata di tutti, sembra essere democratica, sembra persino rendere il merito oggettivo, ma il modello che dovrebbe governare il momento qual è? Non è così veloce a ridurre le distanze, ad adattarsi al cambiamento, a dar luce a quella che dovrebbe essere la missione 4.0. Siamo ancora lontani. Forse serve una crisi, forse serve che ci rendiamo conto che nonostante si sia elevato il nostro quoziente professionale e le distanze ridotte, siamo costretti ad aumentare quelle affettive perché si è perso quell’equilibrio apparente tra lavoro e non lavoro, spesso sovrapposti”.

“Chissà se riusciremo – continua Tateo – a sovvertire la regola del modello vigente, chissà se riusciremo, in questo momento fortemente social a sovvertire il concetto del diritto al lavoro e quello di impresa. Con questo magazine, più che di impresa 4.0 vorremmo raccontarvi di una community 4.0, fatta di professionisti consapevoli che forse l’unico modo di raggiungere un nuovo equilibrio è quello di colmare il gap di profitto con una visione comune. Dove la corsa alla digitalizzazione non sia solo uno strumento fine a se stesso e un ulteriore elemento di distrazione, ma aiuti a sviluppare un nuovo modo di misurare il merito, superando il concetto classico di gestione del tempo, oltre il soggettivo, che tenga conto del valore rilasciato dal singolo individuo non solo per sé stesso ma per l’intera community al lavoro”.

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Tre Stolpersteine per i bambini napoletani vittima di Shoah, domani le celebrazioni a Piazza Carlo III con gli studenti della IV Municipalità

Domani mercoledì 3 febbraio alle ore 11.00 in Piazza Carlo III la IV Municipalità celebrerà la Giornata della Memoria. Verranno poste, in una delle piazze simbolo della Resistenza e delle Quattro Giornate di Napoli, tre pietre di inciampo (Stolpersteine) realizzate dall’artista Gunter Demnig in memoria di tre bambini partenopei vittime della Shoah. Verrà inoltre svelata una targa commemorativa per ricordare ai passanti il significato di questa installazione.

Alla cerimonia, che si svolgerà in forma ridotta per ottemperare alle misure di contenimento Covid-19, prenderanno parte, oltre al Presidente della Municipalità 4 Giampiero Perrella e ad altri rappresentanti istituzionali della Municipalità, il Presidente dell’ANPI Napoli Antonio Amoretti, Mario De Simone (fratello di Sergio De Simone) e una piccola rappresentanza di bambini delle scuole elementari e medie del territorio.

All’iniziativa ha aderito anche la Comunità Ebraica di Napoli con la Presidente Lydia Schapirer, che tuttavia non potrà essere presente per ragioni precauzionali dettate dal Covid ma che ha inviato un messaggio di adesione che sarà letto durante la cerimonia.

“Le Pietre d’inciampo servono a non dimenticare – dichiara il Presidente della Municipalità 4 Giampiero Perrella – e a onorare la memoria di tutte le vittime delle persecuzioni nazifasciste che il passare del tempo rischia di far dimenticare. La Municipalità 4 in tal senso da ormai cinque anni ha avviato con le scuole elementari e medie del territorio, e quindi con i nostri bambini e la nostra più grande eredità, un importante percorso per il recupero della memoria e per l’affermazione di una cultura della libertà e della tolleranza. Ed è proprio per questo che il nostro percorso oggi culmina col ricordo dei tre bambini napoletani vittime della Shoah: Sergio De Simone, Luciana Pacifici e Paolo Procaccia, i cui nomi saranno impressi sulle pietre di inciampo che mercoledì prossimo poseremo in piazza Carlo III, luogo simbolo della resistenza durante le Quattro Giornate. Le tre Stolpersteine in una piazza così importante saranno quindi un invito quotidiano alla riflessione affinché le orribili pagine del nostro passato non vengano più ripetute e siano da costante e quotidiano monito per noi e le generazioni future”.

La cerimonia assume maggior valore da un punto di vista simbolico perché segue di qualche giorno il caso esploso nella sede municipale di Gianturco, con una torta di Mussolini per festeggiare un pensionamento in un luogo istituzionale, e vuole essere anche una risposta fattiva e concreto all’accaduto. Spiega Perrella: “Le recenti manifestazioni fasciste sono la dimostrazione di quanto ancora c’è da fare e di come i simboli, che raccontano il sacrificio di milioni di vittime della Shoah e della Resistenza e che tengono viva una memoria fragile e troppo spesso negata, non siano mai abbastanza. Una cosa è certa: al di là di ogni singola esternazione, polemica o strumentalizzazione, la Quarta Municipalità è e resterà antifascista”.

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Virus Herpes simplex per generare farmaci biologici contro il cancro, la scoperta CEINGE – Federico II

Il virus Herpes simplex si può utilizzare per generare farmaci biologici ad attività oncolitica su carcinomi mammari HER2-negativi, di cui fanno anche parte i cosiddetti tumori della mammella triplo-negativi (TNBC).

È quanto hanno svelato gli studi che da circa 5 anni a questa parte portano avanti i ricercatori del CEINGE-Biotecnologie avanzate di Napoli e del Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche dell’Università Federico II, guidati da Nicola Zambrano, professore di Biologia molecolare, che nei laboratori del Centro di via Gaetano Salvatore lavora alla messa a punto proprio di nuove tecnologie per la selezione e la produzione di farmaci biologici per sperimentazioni precliniche.

Gli studiosi hanno generato, in collaborazione con la NousCom SRL, un virus erpetico capace di infettare selettivamente le cellule cancerose che espongono, sulla loro superficie, la mesotelina, un antigene tumorale frequentemente espresso nei tumori TNBC e nel mesotelioma pleurico.

«Herpes simplex appartiene ad una famiglia di virus con cui l’uomo convive da sempre – sottolinea il prof. Zambrano –, basti pensare alle comuni manifestazioni labiali che interessano tanti di noi, ed è molto ben conosciuto. Contro questo virus esistono anche dei farmaci per controllarne l’infezione. Tali caratteristiche lo hanno reso un modello di elezione per lo sviluppo di farmaci biologici ad attività antitumorale o, più precisamente, oncolitica».

«I vantaggi dei vettori virali da noi generati, validati mediante sperimentazione su cellule e in modelli preclinici – spiega Zambrano – risiedono nel corretto bilanciamento di efficacia nell’attivazione della risposta immunitaria anti-tumorale e della specificità oncolitica verso il tumore, con limitazione degli effetti fuori-bersaglio verso i tessuti normali. I nostri studi prevedono l’utilizzo di questi vettori virali in combinazione con l’immunoterapia dei tumori, che si sta sempre più affermando come il quarto presidio per le cure anticancro, in aggiunta alle terapie più invasive quali la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia».

Questo virus si aggiunge a quelli generati in collaborazione con l’Università di Bologna, per il targeting del cancro alla mammella di tipo HER2 positivo, ampliando di fatto il potenziale “arsenale” terapeutico nei confronti dei tumori mammari e non.

Oltre ad “educare” i virus per renderli efficaci e selettivi, il laboratorio del CEINGE diretto dal prof. Zambrano rappresenta una vera e propria palestra per numerosi studenti di Biotecnologie e dottorandi, che hanno la possibilità a di formarsi, a livello sia teorico che pratico, sull’utilizzo di metodologie e approcci innovativi della ricerca molecolare, in particolar modo per la cura dei tumori.

«Negli ultimi cinque anni abbiamo portato avanti studi per educare Herpes simplex a riconoscere selettivamente cellule tumorali, e a replicare esclusivamente in queste ultime, tralasciando le cellule normali. Il modello iniziale era basato sul riconoscimento di tumori mammari positivi ad HER2 e lo abbiamo migliorato nella selettività verso il tumore. Abbiamo poi generato un nuovo virus in grado di riconoscere anche tumori mammari negativi ad HER2, attraverso un diverso recettore, la mesotelina. Questo recettore potrebbe essere anche sfruttato per l’ingresso del nuovo virus oncolitico in cellule del mesotelioma, un tumore particolarmente aggressivo e con limitate opzioni terapeutiche».

Gli studi pubblicati su riviste scientifiche internazionali *

I risultati degli studi sono stati oggetto di una serie di recentissime pubblicazioni, la più recente nel gennaio 2021, la meno recente a marzo 2020. L’attività di ricerca si è avvalsa del finanziamento SATIN della Regione Campania, sebbene l’analisi di alcuni meccanismi dell’immunità antivirale sia di interesse anche per il chiarimento dei meccanismi patogenetici in capo alla Covid-19 e che, pertanto, riportano anche il contributo della Regione Campania alla Task-Force Covid-19 del CEINGE.

Il gruppo di ricerca guidato da Nicola Zambrano, formato anche da giovani ricercatrici come Guendalina Froechlich (dottoranda SEMM) e Chiara Gentile (dottoranda DMMBM), si è avvalso della collaborazione del dott. Emanuele Sasso della NousCom Srl, di Alfredo Nicosia, professore di Biologia molecolare della Federico II e Principal Investigator CEINGE, e del gruppo di Massimo Mallardo, professore di Biologia cellulare della Federico II.

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Iscrizioni a scuola, più di 1 su 2 sceglie il liceo

Arrivano i primi dati sulle scelte dei ragazzi dopo il periodo di iscrizione telematica a scuola. I Licei, con il 57,8% delle preferenze, si confermano in testa alle scelte delle studentesse e degli studenti. Seguono gli Istituti tecnici, con il 30,3% delle iscrizioni, e i Professionali, scelti dall’11,9% delle ragazze e dei ragazzi.

I numeri si evincono dalle iscrizioni online al prossimo anno scolastico, il 2021/2022, che hanno riguardato le classi prime della primaria, della secondaria di primo e di secondo grado, procedura che si è aperta lo scorso 4 gennaio e si è conclusa lunedì 25 gennaio alle 20.00.

aula scuola generica

Il fascino senza tempo dei licei

Licei continuano ad essere scelti da oltre uno studente su due: quest’anno il 57,8% delle domande ha riguardato un indirizzo liceale (era il 56,3% un anno fa). Rimane sostanzialmente stabile il Classico, scelto dal 6,5% delle ragazze e dei ragazzi (il 6,7% un anno fa). Ancora in crescita l’interesse per gli indirizzi del Liceo scientifico, che passano dal 26,2% delle preferenze di un anno fa al 26,9% di quest’anno. Scendendo nel dettaglio, ha scelto lo Scientifico tradizionale il 15,1% dei ragazzi (un anno fa era il 15,5%), il 10% ha scelto l’opzione Scienze applicate, che è in crescita (l’8,9% l’anno scorso), confermata la scelta delle sezioni dello Scientifico a indirizzo Sportivo da parte dell’1,8% delle studentesse e degli studenti.

Il Linguistico scende dall’8,8% all’8,4% delle scelte. Cresce l’Artistico, dal 4,4% al 5,1%. In aumento anche l’interesse per il Liceo delle Scienze umane, dall’8,7 al 9,7% delle preferenze. In particolare, l’indirizzo tradizionale sale dal 6% al 6,5%, l’opzione Economico-Sociale sale dal 2,7% al 3,2%. Stabile il dato per i Licei ad indirizzo Europeo e internazionale (0,5%). I Licei musicali e coreutici scendono dall’1% allo 0,7%.

Uno studente su tre agli Istituti tecnici

Un terzo delle scelte è ancora per i Tecnici che, sostanzialmente, tengono: li sceglie il 30,3% delle studentesse e degli studenti (il 30,8% un anno fa). Il settore Economico scende al 10% dall’11,2%, cresce il Tecnologico, dal 19,6% al 20,3%. Gli Istituti professionali segnano un calo dal 12,9% all’11,9% delle scelte.