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Online l’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica

sede Miur Trastevere Roma

È stato lanciato nei giorni scorsi il portale dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica. Il sito è visitabile a questo indirizzo.

A che serve questo strumento?

Di fatto, vengono messi in chiaro i principali indicatori: il periodo di costruzione degli edifici, le condizioni di sicurezza, l’adeguamento alle norme antisismiche. Contestualmente sono stati illustrati i primi risultati del progetto di rilevazione satellitare delle deformazioni degli edifici pubblici adibiti a uso scolastico censiti nell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica.

La presentazione

A presentare le novità, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti, la Viceministra Anna Ascani, il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Giorgio Saccoccia, il Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche Massimo Inguscio e Donatella Lucchesi dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

“Lanciamo oggi il nuovo cruscotto informativo dell’Anagrafe dell’Edilizia scolastica – ha dichiarato il Ministro Lorenzo Fioramonti -, un nuovo portale, all’insegna della trasparenza e della condivisione, che ci consente di monitorare in maniera continuativa e precisa lo stato delle nostre scuole, di poter intervenire negli istituti più disagiati in maniera tempestiva e di poter utilizzare nuove tecnologie, anche quelle satellitari e aerospaziali di cui il nostro Paese è un grande pioniere, per poter costantemente controllare a livello millimetrico lo spostamento degli edifici pubblici. Il Ministero sta investendo molto in edilizia scolastica anche attraverso la costituzione di una task force ministeriale che possa accompagnare Enti locali, Comuni e Province, nella messa in sicurezza di tutte le scuole italiane”.

A garantire il monitoraggio costante dello stato di salute degli immobili, grazie all’accordo firmato mesi fa da MIUR, ASI, CNR e INFN, è la costellazione di satelliti di osservazione terrestre Cosmo-SkyMed. I quattro “occhi” che scrutano la Terra dall’alto metro per metro, di giorno e di notte, fotografano lo stesso punto con una frequenza di passaggio di circa 16 giorni e sono in grado di rilevare gli scostamenti di un edificio inferiori a un centimetro. I dati ottenuti dall’osservazione satellitare sono successivamente incrociati con quelli riguardanti la vetustà dell’edificio scolastico, con le mappe di rischio sismico e idrogeologico e il carico a cui è sottoposto e attraverso il “data fusion” è possibile ottenere una mappa più completa del rischio di tutti gli edifici scolastici.

“Questo è un progetto nato qualche mese fa, che noi ci troviamo ora a implementare insieme a tutti i soggetti coinvolti. Questa mappatura è diversa dal passato in termini di precisione – ha spiegato la Viceministra Anna Ascani, che ha la delega all’edilizia scolastica -, incrociando questi dati con altri che abbiamo, avremo maggiori informazioni e una Anagrafe dell’edilizia scolastica sempre più completa e leggibile che ci consentirà di intervenire rapidamente dove è necessario”.
Giorgio Saccoccia, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha spiegato che “con i satelliti in orbita si guarda con un occhio non naturale il territorio. I satelliti hanno punti di riferimento su ogni edificio la cui posizione viene monitorata nel corso del tempo, a ogni passaggio dei satelliti. Riusciamo a seguire sia gli spostamenti che la loro velocità, pronti a cogliere eventuali anomalie”.

“La ricerca indaga la natura in modo pluridisciplinare: dai cambiamenti climatici ai terremoti – ha spiegato Massimo Inguscio, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche -, quello di cui si parla oggi è uno splendido esempio di sinergia tra chi sa fornire i dati e i ricercatori che fanno uno screening”.

Ad assicurare l’analisi in tempo reale dei dati elaborati dai satelliti è l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. “Abbiamo sviluppato le tecnologie per analizzare l’enorme mole di dati quasi in tempo reale e questo è quello che serve in questo progetto scolastico – ha detto Donatella Lucchesi dell’INFN -. Attraverso i nostri centri di calcolo e una rete super veloce è possibile monitorare anche spostamenti minimi degli edifici”.

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Napoli per il popolo curdo: mercoledì focus con l’intervento di Veysi Altay

Da Napoli solidarietà e sostegno al popolo curdo, bersaglio in queste ore della dura azione militare turca, e un appello per chiedere la fine delle ostilità nel Kurdistan siriano.

Il giornalista, fotografo e documentarista curdo Veysi Altay è l’autore di “Nujin – La nuova vita“. Il film racconta – in prima fila – la storia di tre donne soldato protagoniste della liberazione di Kobane dalle milizie islamiche dell’ISIS. Un film attuale nonostante sia stato realizzato nel 2014, e che è già costato e costerà la galera al suo autore. Per “Nujin” infatti Altay è stato condannato da un tribunale di Batman (Turchia) a due anni di reclusione per propaganda terroristica. In appello questa condanna è stata confermata e, di fatto, Altay sta aspettando a casa sua di essere nuovamente tradotto in prigione.

Prima di quel giorno, però, sarà in collegamento Skype con Napoli dove il prossimo mercoledì alle 17.30 nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino “Nujin” verrà proiettato.

Sarà lo spunto per un dibattito ad ampio raggio sulla crisi curda e sulle azioni concrete che possono partire da quella Napoli, capitale del Mediterraneo.

L’evento è organizzato dal Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli e dall‘Assessorato alla Cultura e al Turismo della città partenopea, e rappresenta l’ennesimo anteprima in vista della XI edizione del Festival in programma dal 20 al 30 novembre. 

Previsti gli interventi dell’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele e del coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli Maurizio Del Bufalo. Interverrà inoltre Silan Eikici, rappresentante della UIKI (Ufficio Informazioni del Kurdistan in Italia). Inteventi musicali a cura di E’ Zezi Gruppo Operaio.

L’ingresso è libero.

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Didacta Italia 2019 al via

didacta 2019 inaugurazione

Innovazione digitale, cinema e media education, buone pratiche didattiche, sostenibilità e inclusione. Sono alcuni dei temi guida della tre giorni del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) a Fiera Didacta Italia. Alla sua terza edizione la manifestazione più importante a livello nazionale dedicata alla scuola ha preso il via oggi a Firenze. Rimarrà aperta fino a venerdì, 11 ottobre, alla Fortezza da Basso.
​​​​​​​Ad inaugurare i 500 metri espositivi del MIUR, questa mattina, è stato il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti. Presente alla manifestazione anche il Sottosegretario all’Istruzione, Lucia Azzolina.

Oltre 50 i seminari, i laboratori e gli incontri professionalizzanti offerti dal MIUR, più di 2.200 i docenti e gli studenti accreditati. E ancora: lezioni con esperti, cinema e spettacoli. Sempre nello stand del MIUR i visitatori troveranno uno spazio interattivo. E poi, a disposizione, uno sportello dell’Ufficio Relazioni col Pubblico. L’Arena, al centro dello spazio espositivo, sarà punto di incontro, di confronto, di dibattito.

“È importante che la scuola torni ad essere al centro del dibattito politico, è al centro di una visione di società. Qui a Didacta c’è una bellissima opportunità per parlare della scuola e di come potrà essere, di come dovrebbe essere – ha detto il Ministro Fioramonti nel corso della cerimonia di apertura della manifestazione – Dobbiamo essere in grado di raccontare una scuola diversa. Per farlo è necessario poter riflettere sul modo di insegnare, sulla possibilità di portare l’innovazione nella modalità di apprendimento delle prossime generazioni. Nelson Mandela – ha aggiunto il Ministro – credeva molto nelle istituzioni e nell’istruzione come elemento di emancipazione. La sua prima preoccupazione era che ci fossero le scuole dove le persone vivono, non che ci fossero le persone dove le scuole esistono. Faceva in modo che le scuole andassero dalle persone, dalle comunità”.

Fiera Didacta Italia sarà l’occasione per presentare anche alcune delle iniziative che il MIUR sta mettendo in campo e fare un bilancio dei progetti già avviati. Fra le novità: lo spazio dedicato a CIPS – il Piano Nazionale Cinema per la Scuola  promosso dal MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo) e dal MIUR. A Firenze si parlerà anche di “Peer e Media Education e nuovi ambienti per l’apprendimento”. E ancora: i laboratori, con la collaborazione dell’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, sulle “Linee di indirizzo per il diritto allo studio degli alunni adottati” e sulle “Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori della famiglia di origine”. Nell’ambito del Progetto Generazioni Connesse – Safer Internet Centre Italia – sarà lanciata una piattaforma e-Learning a supporto degli insegnanti.

Fiera Didacta Italia è rivolta a docenti, dirigenti scolastici, direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA), educatori, formatori, professionisti e imprenditori del settore. Nasce da Didacta International, il più importante appuntamento fieristico dedicato alla scuola che si tiene in Germania da oltre 50 anni. Dopo il successo delle due precedenti edizioni, Didacta Italia quest’anno si conferma l’appuntamento annuale di riferimento a livello nazionale per il lancio di nuove proposte per la scuola del futuro. La terza edizione è dedicata a Leonardo da Vinci nel quinto centenario della sua morte.

(fonte: Miur)

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Non c’è futuro senza storia: l’indagine Gilda – SWG

aula generica esami maturità 2019

Utile, interessante e importante: nonostante il ruolo sempre più marginale in cui si trova relegata, è così che la Storia viene considerata dai docenti e dagli studenti italiani. È quanto emerge dall´indaginesull’insegnamento della Storia, realizzata dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti e presentata oggi nell’ambito del convegno nazionale “Quale futuro senza la storia?promosso per la Giornata Mondiale dell´Insegnante.”

La ricerca è stata condotta su due distinti campioni composti da 300 insegnanti di tutti i gradi di istruzione e 100 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, intervistati online e face-to-face.

L’utilità della Storia
Per il 64% degli insegnanti, la Storia è utile ad acquisire gli strumenti per interpretare meglio il presente, per il 18% a non ripetere gli errori del passato e per il 16% ad ampliare lo sguardo verso il futuro e a prevederlo meglio.
Sul fronte degli studenti, invece, il 38% ritiene che la Storia serva a non ripetere gli errori del passato mentre per il 30% è utile a interpretare meglio il presente e per il 29% ad ampliare lo sguardo sul futuro e a prevederlo meglio.  

La Storia a scuola
Per il 55% dei docenti lo scopo dell’insegnamento della Storia a scuola è formare le nuove generazioni mentre per il 42% consiste nell’educare i giovani alla cittadinanza.

Imparare le date a memoria
Sull’importanza di imparare le date a memoria nello studio della Storia, la grande maggioranza dei docenti intervistati, pari all’87%, ritiene che sia utile per collocare gli eventi nel tempo e nel contesto sociale. Per il rimanente campione è indispensabile (5%) e non serve (8%).
La questione vista dagli studenti: conoscere a memoria le date degli eventi storici è utile per collocarli nel tempo e nel contesto sociale secondo il 63%, è indispensabile per il 17% e il 20% lo considera inutile.

L’opportunità della Storia locale
I docenti che giudicano opportuna l’introduzione nei programmi scolastici dell’insegnamento della Storia locale rappresentano l’89%, di cui l’85% ritiene che deve essere comunque collocata nel contesto della Storia nazionale e mondiale e il 4% secondo cui, invece, deve avere un ruolo preponderante. Lo schieramento del “no” costituisce l’11%: “perché distoglie dallo studio dei contesti nazionali ed internazionali” secondo il 5% e “perché le ore sono insufficienti” per il 6%.
A dichiararsi favorevoli all’introduzione della Storia locale è l’80% degli studenti: per il 63% la risposta è “sì, ma collocandola nel contesto della Storia nazionale e mondiale”, mentre il 17% ritiene che debba rivestire un ruolo preponderante. Il 20% secondo cui, invece, non è opportuno introdurre la Storia locale si compone di un 14% per il quale distoglie dallo studio dei contesti nazionali e internazionali e di un 6% che motiva la propria contrarietà con l’insufficienza delle ore a disposizione.

Bastano 2 ore la settimana?
Uno scarto di 7 punti percentuali separa il 52% dei docenti secondo i quali per imparare la Storia servono più delle due ore settimanali previste attualmente dai programmi scolastici dal 45% di quelli che ritengono siano sufficienti.
Tra gli studenti prevale l’opinione per cui due ore di Storia a settimana sono sufficienti: 58%; per il 31% ne servono di più, l’8% sostiene che sono troppe e che basterebbe una sola ora e il residuale 3% è del parere che bisognerebbe abolire del tutto la materia.

La trasversalità della disciplina
Secondo l’88% degli insegnanti lo studio della Storia è trasversale alle altre discipline scolastiche e a pensarla così sono per il 92% i docenti con oltre 20 anni di anzianità. Il 12% del campione intervistato, invece, ritiene che la dimensione storica non sia comune a tutte le discipline.
Per quanto riguarda gli studenti, il 71% considera lo studio della Storia trasversale alle altre materie (88% nel Nord Italia e 80% tra chi ha voti alti in Storia) contro il 29% secondo cui la dimensione storica non è comune a tutte le discipline (50% nel Mezzogiorno e 47% tra chi nutre uno scarso interesse per la materia).

“L’esito del sondaggio  commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – è molto confortante perché esprime a chiare lettere l’apprezzamento non solo dei docenti, ma anche degli studenti, verso la disciplina. Un dato che va in direzione diametralmente opposta rispetto a quella della politica, che ha ridotto e marginalizzato l’insegnamento della Storia”

(fonte: Ufficio stampa Gilda)

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Fioramonti si congratula con Parmitano: “Italia leader dello spazio”

luca parmitano

“L’incarico di Luca Parmitano ci rende davvero orgogliosi”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, saluta l’astronauta italiano che da oggi ha assunto il comando della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per la missione Beyond. È il primo italiano e il terzo europeo ad assumere questo ruolo.

“L’Italia – ha aggiunto il Ministro Fioramonti – è storicamente leader nell’ambito dello spazio sia dal punto di vista delle missioni che dal punto di vista della ricerca aerospaziale e questo è uno dei punti centrali della strategia di questo nuovo Governo – ha concluso il Ministro – che vuole fare della space economy l’ancora di una programmazione industriale profondamente innovativa”.

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Questa è la settimana europea del Coding. Ma in Italia l’informatica è ancora poca cosa

Bandiera dell'Unione Europea Europa Unita

Parte ‘Eu Code Week’, festival della programmazione informatica per promuovere le competenze digitali. Coinvolti più di 70 Paesi tra cui Turchia, Stati Uniti e India. L’evento, promosso dalla Commissione UE, è incentrato sull’importanza di giochi informatici ed esercizi interattivi nell’Istruzione moderna, quali metodologia didattica: partecipano attivamente scuole e insegnanti. Anief chiede di introdurre il coding a scuola, all’interno dei programmi.

In Italia è un gran parlare di informatica, di linguaggio digitale e di nuove tecnologie applicate alla didattica. Sul piano pratico, però, si fa poco. I numeri lo confermano. Quella che si apre oggi sarà infatti la settimana del coding, con oltre tremila attività organizzate solo in Italia e 25 mila complessive: proclamata dell’Unione europea, l’iniziativa prevede oltre 3 mila eventi per l’alfabetizzazione digitale, di cui circa l’80% coinvolgendo scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia, il grado di informatizzazione dei nostri istituti scolastici rimane decisamente basso.

Le attività programmate in questa settimana, scrive Orizzonte Scuola, vogliono certamente rappresentare “anche una risposta alle statistiche Ue che inseriscono il nostro Paese in fondo alle classifiche sull’innovazione digitale. Secondo il Digital Economy and Society Index (Desi) 2018 di Eurostat, che rileva i progressi compiuti dagli Stati membri in termini di digitalizzazione”, rimane il fatto che “l’Italia è solo venticinquesima in Ue” su questo fronte. Questa posizione non ci fa onore: significa che siamo tra i peggiori ad investire nel pensiero computazionale, che è la capacità di risolvere problemi, anche di una certa complessità, adottando la logica, contestualizzando ogni volta la strategia migliore per risolvere un problema.”

LA SCUOLA DIGITALE ITALIANA PER L’AGCOM

Per comprendere i motivi del ritardo del nostro Paese, basta andare a leggere il rapporto realizzato quest’anno dall’Agcom sullo “stato di sviluppo della scuola digitale”: l’agenzia nazionale premette che la digitalizzazione del sistema scolastico “si presenta come un processo estremamente complesso che, oltre a richiedere un’attenta pianificazione, si basa in primis sulla realizzazione delle infrastrutture; la dotazione di strumenti tecnologici più avanzati per la didattica (device innovativi come tablet, lavagne luminose, connessioni wi-fi), rappresenta quella condizione minima necessaria alla quale affiancare le adeguate competenze di un corpo docente che voglia garantire sia la gestione digitale della conoscenza, sia l’implementazione degli elementi di innovazione all’interno di un curricolo verticale”. L’obiettivo, però, in Italia è lontano dal compiersi: “un dato significativo è rappresentato dalla percentuale italiana di alunni, più alta rispetto alla media, che non dispongono di una connessione a banda larga e, contemporaneamente, dalle percentuali più basse di connessioni ad alte velocità”.

L’Agcom ha calcolato che solo il 47% dei docenti delle scuole italiane utilizza con frequenza quotidiana strumenti digitali nello svolgimento delle proprie attività didattiche. Inoltre, rimane alta la percentuale di scuole che possono contare su una connessione medio-bassa, peraltro condivisa molto spesso tra più postazioni contemporaneamente. Come se non bastasse, il grado di obsolescenza dei computer presenti nelle scuole risulta elevato e in alta percentuale un pc è utilizzato da più di un alunno nello stesso momento. Certamente ci sono regioni – come l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia – dove il grado di incidenza informatica e delle performance che ne derivano sono nettamente superiori alla media nazionale. Ma nel complesso, il ritardo rimane grave. Ed il rammarico è alto, perché, ricorda ancora Agcom, “è solo attraverso lo sviluppo di competenze digitali del corpo docente e l’adozione di strategie digitali volte ad un approccio consapevole che si possono minimizzare i rischi sociali”.

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF

Sul fronte della tecnologia digitale e dell’insegnamento del pensiero computazionale non bastano più le buone intenzioni. Se su giochi informatici ed esercizi interattivi, vogliamo allinearci agli altri Paesi avanzati – dice Marcello Pacifico, leader del sindacato autonomo Anief – e non c’è più tempo da perdere. Bisogna stabilire un programma ben preciso e dotarci nella prossima legge di Bilancio di finanziamenti adeguati, altrimenti, continueremo a ricordarci del coding e dell’informatica da potenziare solo in queste occasioni, nelle ricorrenze, rammaricandoci per la nostra proverbiale lentezza nell’evolvere a livello tecnologico e didattico, e rimpiangendo i progressi conseguiti oltre confine”.

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Il Miur pubblica i dati statistici relativi all’anno scolastico 2019/20

sede Miur Trastevere Roma

Quanti sono gli studenti? Quante sono le classi e l’organico dei docenti della scuola statale? Da oggi sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) è disponibile l’approfondimento con i principali dati per il nuovo anno scolastico 2019/2020. Un identikit statistico della scuola italiana con numeri, tabelle e grafici divisi per regione e livello scolastico.

I dati in evidenza

Gli studenti che in questi giorni siedono tra i banchi sono oltre otto milioni. È di 7.599.259 la popolazione scolastica della scuola statale, mentre sono circa 870mila gli alunni delle paritarie. Per le statali, la regione con il maggior numero di iscritti è la Lombardia (1.183.493 studenti). Il Molise, con 37.170 alunni, è la regione con il minor numero.

È un dato ancora provvisorio la presenza degli alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole statali: quest’anno saranno 789.066, circa il dieci per cento del totale. Quasi 260mila sono gli alunni con disabilità.

Gli insegnanti che saliranno in cattedra? Per il 2019/2020 i posti del personale docente sono 835.489, di cui 150.609 per il sostegno.

Gli istituti scolastici statali sono complessivamente 8.094 a cui si aggiungono i 129 Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, per un totale di 8.223. Quasi 41.000 le sedi scolastiche (ogni istituto può avere più plessi): 13.286 per l’Infanzia, 14.896 per la Primaria, 7.228 per le Secondarie di I grado e 5.339 per quelle di II grado.

L’intera indagine

Per gli interessati è possibile accedere all’indagine cliccando qui:
https://bit.ly/2nLNHgI

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Il Mibac approva “SocializziAMO in Biblioteca”, un progetto di lettura per l’area Est di Napoli

Approvato dal Mibac il progetto “SocializziAmo in Biblioteca” presentato dal Comune di Napoli, per il tramite dell’Assessorato alla Cultura e dell’Assessorato ai Giovani, nell’ambito del bando Biblioteca Casa di Quartiere- Piano Cultura Futuro. La proposta progettuale per la valorizzazione della Biblioteca Deledda di Ponticelli, ammessa a finanziamento per un valore di 66.398€, è stata elaborata in partenariato con le associazioni giovanili del territorio (tra cui Se.Po.Fa) selezionate attraverso un Avviso Pubblico.

“La valutazione positiva del Mibac del progetto “SocializziAmo in biblioteca” è un risultato importante di un percorso di partecipazione e dialogo portato avanti da questa amministrazione con il territorio di Napoli Est, un territorio difficile ma animato dalle organizzazioni della società civile che lavorano ogni giorno per contrastare i fenomeni di marginalizzazione e illegalità in tutela delle fasce più giovani della popolazione.” Ha dichiarato l’Assessore Clemente “Una priorità alla quale sto lavorando: le Periferie, considerate da noi come nuove centralità, luoghi di grandi opportunità. Davanti alla scarsità di fondi per la manutenzione e per il personale che poteva determinare la chiusura della Biblioteca Deledda abbiamo ricercato e colto un’opportunità di finanziamento progettando insieme alle organizzazioni del territorio un intervento che consentirà alle tante energie e talenti professionali e associativi del quartiere di avere un’opportunità per fortificarsi e per allo stesso tempo valorizzare il contesto nel quale operano.”

“Le biblioteche sono spazi della cultura ed in quanto tali luoghi di crescita e di partecipazione, al pari dei musei, dei teatri, dei conservatori e delle sale concerto. E questo ruolo debbono poter svolgere appieno soprattutto quando sono ubicate in quartieri della città lontani dal centro. Come Assessorato alla Cultura abbiamo presentato al MIBAC negli ultimi mesi tre progetti rivolti al potenziamento del ruolo e dell’offerta culturale delle nostre biblioteche, cogliendo ogni opportunità ci venga offerta per rafforzarne quel ruolo di presidi sociali e culturali che sono chiamate a svolgere sui territori.” ha affermato l’Assessore Daniele “La Biblioteca Deledda è a Ponticelli, uno di quei rioni di cui Napoli è piena, luoghi in cui lo stato di emergenza è permanente, ma che tuttavia, sono in grado di produrre esperienze positive. E la scelta del luogo diventa infatti inevitabile premessa, punto di partenza per una proposta culturale che mira a costruire legami tra centro e periferie. Perché i luoghi non sono tutti uguali come non lo sono le periferie e il pericolo di raccontarle omologandole è sempre in agguato. Perché non c’è nulla di più pericoloso di semplificare realtà complesse. E questo è un rischio che non intendiamo correre.”

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Comune di Napoli e Teatro Diana: ritorna “Primi alla Prima” per gli under 35

teatro

Da domani venerdì 4 ottobre 2019 parte la quarta edizione di “Primi alla Prima”, il progetto patrocinato dal Comune di Napoli, ideato dall’Assessorato ai Giovani in collaborazione con il Teatro Diana, che permette ai napoletani under 35 e over 60 di assistere gratuitamente alle prime teatrali degli spettacoli in cartellone.

“Il teatro è uno strumento di grande importanza nella formazione culturale di ciascuno di noi oltre che essere un grande divertimento – dichiara l’Assessore ai Giovani Alessandra Clemente – ed è per questo che da quattro anni collaboriamo con il teatro Diana per portare a teatro chi, per ragioni di natura economica, non riesce a frequentarlo quanto vorrebbe”

“Siamo felici ed onorati – dichiara il Direttore del teatro Diana Leopoldo Grossi – di aver rinnovato anche per quest’anno il progetto che mira a far scoprire la magia del teatro a chi magari non la conosce ancora”

Si parte l’11 ottobre con Lina Sastri proseguendo con Gallo, Buccirosso, Siani, Salemme, Gigi & Ross e altri fino a maggio, con la chiusura affidata a Massimo Ranieri.

Come partecipare a “Primi alla Prima”

Per partecipare occorre rispondere all’avviso pubblicato sulla pagina Facebook dell’Assessorato ai Giovani nel corso della settimana precedente ad ogni prima degli spettacoli in cartellone: i primi 10 under 35 e i primi 10 over 60 ad aderire al concorso potranno assistere, insieme, gratuitamente, agli spettacoli in programma.

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Duecento studenti italiani e europei a Lampedusa

Sono da oggi al lavoro i 200 studenti approdati a Lampedusa da tutta Italia e da altri Paesi Europei. Per due giorni si confronteranno, rifletteranno, approfondiranno i temi dell’immigrazione, dell’integrazione, dei diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Lo faranno con esperti e addetti ai lavori. Ma anche ascoltando le testimonianze dei superstiti.

Torna anche quest’anno “L’Europa inizia a Lampedusa”, un’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) in collaborazione con il Comitato Tre Ottobre. I ragazzi arrivati a Lampedusa, isola simbolo dell’accoglienza, hanno tra i 16 e i 18 anni. Sono stati selezionati per i loro progetti presentati nell’ambito del concorso indetto dal MIUR sui temi dell’integrazione, approfondendone i diversi aspetti in percorsi laboratoriali e formativi. Ciascuna scuola italiana ha collaborato con una scuola europea nel corso dell’anno scolastico. L’occasione ora è di confrontarsi con gli studenti lampedusani in sessioni di studio. Sull’isola ci saranno anche diverse delegazioni scolastiche di istituti non vincitori ma che hanno preferito essere presenti qui anziché scegliere mete più tradizionali per la visita d’istruzione.

Workshop, dibattiti, laboratori e approfondimenti proseguiranno nell’istituto omnicomprensivo ‘Luigi Pirandello’ fino a domani, quando gli studenti incontreranno i sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre 2013, la tragedia del mare scelta per l’istituzione della “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” (riconosciuta dalla Legge n. 45 del 21 marzo 2016). Nella stessa giornata, il Sottosegretario di Stato del MIUR, Giuseppe De Cristofaroannuncerà il bando del concorso per l’anno scolastico 2019/2020 destinato agli studenti delle scuole secondarie italiane in partenariato con le scuole europee.

Giovedì, la conclusione dei lavori con la marcia verso la Porta d’Europa, sempre con la presenza del Sottosegretario De Cristofaro, e la deposizione di una corona di fiori in mare. La Cerimonia si concluderà con la visita del Museo della Fiducia e del Dialogo, nato dal Protocollo di Intesa siglato a Lampedusa il 3 ottobre 2017 tra il MIUR, il Comune di Lampedusa e Linosa e il Comitato Tre Ottobre che accoglie in una sezione i lavori degli studenti delle scuole italiane ed europee.

A far da cornice alle giornate di lavoro anche momenti di approfondimento, incontri, spettacoli e dibattiti realizzati con il contributo delle associazioni nazionali e internazionali del settore nell’ambito del progetto “P(r)onti per l’accoglienza”.

(fonte: Miur)