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Cresce il numero di alunni con disabilità nelle scuole italiane: “Ma gli insegnanti di sostegno non bastano”

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Cresce ancora il numero di alunni con disabilità certificata iscritti ad un corso di studio nelle scuole italiane statali, paritarie e non paritarie: oggi il Miur ha reso pubblici i dati aggiornati all’anno scolastico 2017/18, dai quali risultano 268.246 alunni con disabilità, il 3,1% del totale, 14 mila in più rispetto all’anno precedente, quando erano il 2,9%.

UN TREND IN SENSIBILE CRESCITA

Rispetto a venti anni fa, gli alunni con disabilità certificata sono più che raddoppiati (erano 123.862 nel 1997/1998). Nel 2017/2018, il 93,3% degli alunni con disabilità ha frequentato una scuola statale, il 5,1% una paritaria, l’1,6% una non paritaria comunque iscritta negli elenchi regionali. 

Le classi con almeno un alunno con disabilità sono state 192.606, pari al 45% del totale delle 427.728 classi attivate, comprese le sezioni della Scuola dell’infanzia. Nel 2017/2018 gli studenti con disabilità erano così distribuiti per ordine di scuola: 31.724 nella Scuola dell’infanzia, 95.081 nella Primaria, 71.065 nella Secondaria di I grado, 70.376 nella Secondaria di II grado. Netta la prevalenza del genere maschile. Il 96,4% degli alunni con disabilità ha una disabilità psicofisica, l’1,4% una disabilità visiva, il 2,3% una disabilità uditiva. Negli istituti Professionali la presenza di studenti disabili ha raggiunto il 6,6%.

QUANTI DOCENTI DI SOSTEGNO

Nel 2017/2018 il rapporto tra numero di studenti con disabilità e posti di sostegno è stato pari, nella scuola statale, a 1,69 alunni per posto di sostegno. Sempre nel 2017/2018 si è registrato un incremento rispetto all’anno precedente di oltre 16.000 unità sul numero di docenti per il sostegno in tutti gli ordini di scuola. In numero complessivo, è risultato pari a 155.977 su un totale di 872.268, così ripartito: 17.743 per l’Infanzia, 55.578 per la Primaria, 41.512 per la Secondaria di I grado, 41.144 per la Secondaria di II grado. 

IL FUTURO

Al Miur preme sottolineare che con le nuove regole dell’inclusione, approvate lunedì 20 maggio dal Consiglio dei Ministri in via preliminare, si intendono “modificare significativamente le nuove norme in materia che sarebbero entrate in vigore il prossimo settembre e che vengono riviste mettendo sempre di più al centro lo studente e le sue necessità. A partire dall’assegnazione delle ore di sostegno che, d’ora in poi, avverrà anche con il coinvolgimento delle famiglie, fino a oggi lasciate fuori da questo processo”.  

Inoltre, continua il dicastero dell’Istruzione, “cambia radicalmente l’approccio alla disabilità in ambito scolastico.
L’Italia, già all’avanguardia in materia, si allinea definitivamente al principio riconosciuto dalle Nazioni Unite secondo cui la disabilità è tale in relazione al contesto: solo offrire opportunità specifiche ai ragazzi con diverse abilità garantisce maggiore autonomia e una qualità della vita più elevata. Con l’approvazione delle nuove norme, dunque, sussidi, strumenti, metodologie di studio più opportune, saranno decisi non in modo ‘standard’, in relazione al tipo di disabilità, ma con un Piano didattico veramente individualizzato che guarderà alle caratteristiche del singolo studente”. 

LA REPLICA DELL’ANIEF

Il giovane sindacato ricorda che tutto questo sarà vano sino a quando continueranno ad esserci oltre 50 mila posti in deroga, che pur essendo liberi a tutti gli effetti continuano ad essere assegnati ai supplenti annuali, con scadenza delle nomine al 30 giugno dell’anno successivo. A questo proposito, è emblematico quanto stabilito dal Tar della Sicilia che con una esemplare sentenza sugli organici di sostegno dello scorso gennaio (la n. 140/19, i cui principi evidentemente valgono per tutte le regioni) ha stabilito che il Miur deve verificare quanti dei posti siciliani in deroga, ben 7 mila, rispondano a effettive esigenze, al fine di essere assegnati alle immissioni in ruolo. 

Il giovane sindacato ribadisce, pertanto, che in sede di approvazione parlamentare il testo già approvato in CdM deve prevedere la cancellazione della norma inserita nella legge Carrozza 128/13, la quale impedisce di trasformare tutti i posti liberi in organico di diritto. Come, del resto, indicato già dai giudici, ai quali si rivolge sistematicamente lo stesso sindacato autonomo.