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Educazione Civica, secondo il salva-precari bis si farà “senza assumere alcun docente”

aula generica esami maturità 2019

Ritorno dell’educazione civica ancora al risparmio: si farà senza assumere alcun docente, secondo quanto prevede il decreto “salva precari bis”, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nel quale si sancisce che l’insegnamento dovrà avvenire affidandosi all’organico già presente, senza alcuna aggiunta. Per il sindacato non è un buon viatico verso l’introduzione della disciplina, perché potrebbe rivelarsi una conferma del modello leghista di inglobarla all’interno di altre materie. È bene, quindi, che il decreto, ora all’esame del Parlamento, venga modificato anche in questa parte. “Speriamo solo che per l’insegnamento dell’educazione civica in ogni grado scolastico – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – non si voglia prevedere un organico aggiuntivo solo perché si ha l’intenzione di formare, a breve, dei docenti potenziatori o soprannumerari. Qualsiasi altra soluzione, come quella di utilizzare docenti che già insegnano discipline affini, ricalcherebbe quella approntata in malo modo dal precedente esecutivo e contro la quale si è mosso non solo il sindacato, ma tutta l’opinione pubblica oltre che organismi di rilievo come il Consiglio superiore della pubblica istruzione. Ancora una volta, se le cose stanno così, ci ritroviamo con il Miur che vuole fare delle nozze con i fichi secchi”.

Sul ritorno dell’educazione civica a scuola si continua a perdere solo tempo: dopo il rinvio del goffo tentativo della Lega di imporla già dall’anno scolastico in corso, con tanto di parere negativo del Cspi al decreto approvato con ritardo, il nuovo ministro dell’Istruzione ha saggiamente deciso di fermare tutto e prendersi un anno di tempo per migliorare il testo della legge già pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Con una Circolare, di metà settembre, il Miur ha comunicato che “l’On. le Ministro ha ritenuto di accogliere il parere del CSPI e, pertanto, di non dare seguito alla sperimentazione per l’anno scolastico in corso”.

Nella stessa comunicazione del Miur è stato spiegato che “per il solo anno scolastico 2019/2020, nelle scuole di ogni ordine e grado continuerà ad essere impartito l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, di cui alla legge 30 ottobre 2008, n. 169, e continueranno ad essere applicati l’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, relativo alla valutazione di tale insegnamento, e il successivo articolo 17, comma 10, concernente il colloquio nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione”.

Per l’Anief, che aveva promesso di adire le vie legali, recandosi in tribunale, qualora l’educazione civica fosse imposta da subito nei termini raffazzonati così come si voleva fare nel precedente governo, quella Circolare del ministero ha rappresentato un importante obiettivo: il sindacato autonomo, aveva indicato da subito la possibilità proficua di utilizzare i dodici mesi di tempo per arrivare alla naturale adozione della legge sul ritorno dell’educazione civica, al fine di migliorare l’impianto normativo e trovare i finanziamenti necessari per valorizzarla e conferirle l’autonomia che invece, all’interno di altre materie, così come era stata predisposta, non poteva di certo avere. Inoltre, si sarebbe provveduto a formare i docenti a cui affidare la disciplina, in modo che avessero una preparazione specifica sulle lezioni da intraprendere.

Da come si stanno mettendo le cose, però, il quadro che si delinea è ben diverso: il Decreto scuola, ribattezzato “salva precari-bis”, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, “ha sancito che il suo insegnamento dovrà avvenire con l’organico già presente, senza aggiunte”, fa oggi notare la rivista Orizzonte Scuola. Infatti, leggiamo all’articolo 7: 1. All’articolo 2 della legge 20 agosto 2019, n. 92, dopo il comma 9, è aggiunto il seguente: «9 -bis. L’intervento previsto non determina un incremento della dotazione organica complessiva e non determina l’adeguamento dell’organico dell’autonomia alle situazioni di fatto oltre i limiti del contingente previsto dall’articolo 1, comma 69, della legge 13 luglio 2015, n. 107».

“Speriamo di sbagliarci – commenta Marcello Pacifico, leader del sindacato nazionale Anief – ma se si vuole continuare con la linea delle riforme della scuola e dei miglioramenti del sistema d’istruzione all’insegna del costo zero, se non dei tagli, non ci siamo proprio. Se un governo crede in un progetto formativo, con risvolti sociali, quale è quello dell’impartire fondamentali conoscenze del vivere civile, anche a livello europeo, allora si deve prevedere un minimo sindacale di investimento. Altrimenti, si tratta dell’ennesima manovra-spot, utile solo a creare consensi di masse ma poi priva di contenuti ed effetti pratici reali, quindi senza alcuna ricaduta didattica degna di questo nome”.

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Presentate al Miur proposte di modifica del sindacato Anief, funzione docente

sede Miur Trastevere Roma

Nei giorni scorsi, una delegazione Anief ha incontrato il Vice Capo di Gabinetto del Miur e ha proposto delle modifiche per una rapida riscrittura, tra cui: estensione del concorso straordinario all’infanzia, primaria ed educatori, ai docenti delle paritarie e dei corsi Iefp, ai dottori di ricerca, eliminazione della quota limite di posti autorizzati nella nuova graduatoria valida per le assunzioni, riconoscimento del servizio prestato su posti di sostegno, riduzione a due anni del servizio valutabile e comunque valutazione di quello in corso. Ma anche: confermare nei ruoli chi ha superato l’anno di prova (DM e ITP) evitando i licenziamenti e procedendo al reintegro, aggiornare annualmente graduatorie di istituto provinciali aperte ai neo-laureati, stabilizzare i collaboratori scolastici in possesso dei medesimi requisiti del personale delle cooperative, ammettere i facenti funzioni alle prove scritte dell’attuale concorso a DSGA, bandire i concorsi per i profili As e C e per i passaggi verticali, ripristinare la figura del ricercatore a tempo indeterminato, cambiare le regole per il reclutamento del personale Afam e stabilizzarlo, assumere il personale delle sezioni primavera, assistente all’autonomia e alla comunicazione. Nella memoria sono molti i punti trattati, tra cui la funzione docente 

Il ruolo fondamentale che il capitale umano riveste nello sviluppo di un paese evidenzia l’importanza dei sistemi educativi. La funzione del docente è centrale per la formazione dei cittadini e la costruzione della società; in quanto mediatori degli obiettivi della scuola, gli insegnanti esercitano una funzione sociale basilare. Questo processo di negoziazione che si compie ogni giorno in aula ci indica la centralità della figura del docente e la natura professionale della sua funzione. Tuttavia, a causa di scelte che sono frutto di una politica economico-finanziaria di natura restrittiva, la condizione degli insegnanti si è definitivamente allontanata dallo status di cui dovrebbe a buon diritto godere: lo stipendio medio dei docenti italiani è ben al di sotto della media europea e, in rapporto al costo crescente della vita nel nostro Paese, quasi il peggiore della scena europea. 

Oltre che più poveri gli insegnanti sono anche più precari: ogni anno si assiste all’avvicendarsi di migliaia di supplenti ad anno scolastico già avviato e si stima che nella Scuola un dipendente su quattro sia precario. La Commissione Europea ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia, “Paese in cui i lavoratori del settore pubblico non sono tutelati contro l’utilizzo abusivo della successione di contratti a tempo determinato e la discriminazione come previsto dalle norme dell’UE”. Non dimentichiamo che il personale precario gode, purtroppo, di un trattamento svantaggioso in termini economici e in relazione alle ferie e ai permessi.

Si aggiungono a questi altri elementi che rendono la professione più gravosa e povera di soddisfazione; infatti i rapidi cambiamenti di una società sempre più multiculturale richiedono maggiore sforzo, da parte dei docenti, nella predisposizione di un adeguato assetto organizzativo sia dell’accoglienza sia dell’offerta formativa. La profonda crisi delle relazioni sociali sfoga i suoi pesanti effetti anche sulla scuola e genera sempre più numerosi episodi di burnout tra i docenti, anche per il variare delle condizioni di lavoro e per il mutare delle emergenze educative. L’eccessivo carico di lavoro dovuto a classi troppo affollate e una mole non sostenibile di compiti burocratici spesso opprimono i docenti compromettendo le attività̀ di insegnamento. 

Al riconoscimento della centralità della funzione docente, che le nostre proposte mirano a sottolineare, dovrebbe conseguire che le risorse a disposizione del Miur fossero orientate a supportare il rapporto docente-discenti: a chi impara e a chi insegna dovrebbero essere messi a disposizione gli ambienti più confortevoli e le attrezzature più efficienti. 

Questione essenziale è anche quella relativa all’autonomia educativa dei docenti: l’adozione di regole gestionali ispirate al paradigma dell’efficienza economicistica ha messo in ombra la libertà educativo/culturale dei docenti, e con la L. 107/2015 si è fatta strada l’idea angusta che il lavoro degli insegnanti derivi in gran parte dall’imporsi della cultura dell’organizzazione aziendale. In risposta infine alle sempre più frequenti aggressioni al personale scolastico, riteniamo che per dare un segnale di discontinuità occorra recepire la Sentenza della Corte di Cassazione V Penale n. 15367 del 2014 laddove afferma che “i docenti nell’espletamento delle loro funzioni e durante le ore di servizio sono pubblici ufficiali. Come tali negli atti afferenti alle proprie mansioni e nel rapporto con gli studenti e con i loro genitori sono degni di fede privilegiata”. 

L’Anief ritiene che, recependo tale orientamento giuridico, i docenti debbano essere posti nelle condizioni di operare in autonomia scelte educative e correttive unilaterali per conto dell’amministrazione che, in caso di violenza subita dal docente per ragioni di lavoro, deve risultare parte lesa e procedere a individuare le rappresentanze legali del dipendente offeso. Anief è sempre disponibile al dialogo al di là delle proteste di piazza e convinta che occorra rivendicare la natura professionale della funzione del docente. Le proposte che abbiamo elaborato intendono dare una risposta alle emergenze del mondo della scuola che necessita di rapidità di intervento. 

Per una tutela della funzione e della professionalità dei docenti Anief propone i seguenti punti: verificare e trasformare i posti in organico di fatto in posti in organico di diritto laddove risultino per più di un anno privi di titolare, inclusi i posti in Deroga di sostegno; trasformare le graduatorie d’istituto in provinciali, aggiornabili annualmente e aperte ai nuovi laureati; ai sensi della direttiva 70/1999/CEE trasformare in contratti a tempo indeterminato tutti i contratti a tempo determinato laddove superino complessivamente la durata dei 36 mesi; introdurre risorse nella legge di bilancio per agganciare gli stipendi all’inflazione degli ultimi 10 anni e allineare progressivamente gli stipendi alla media europea; prevedere l’equiparazione economica e giuridica dei lavoratori precari della scuola al personale di ruolo; estendere la carta docente anche al personale precario ed educativo; vigilare perché i docenti (in particolare i docenti su potenziamento) non svolgano compiti che esulano dalla loro professione; vigilare perché gli adempimenti burocratici abbiamo ricadute sul successo formativo e affinché i docenti non superino il monte ore previsto nelle attività funzionali; rivedere le norme sul numero di alunni per classe con non più di 20 alunni per le classi prime o in presenza di alunni disabili e massimo 22 per le altre classi; avviare un’indagine per riconoscere lo stress da lavoro correlato per la funzione docente e prevedere finestre di uscita per pensioni anticipate; riportare i moduli nella scuola primaria; elevare l’obbligo scolastico a 18 anni e anticiparlo a 5 anni con la previsione in organico dei posti relativi alle sezioni primavera; garantire la mobilità annuale e i passaggi di ruolo attraverso corsi abilitanti riservati al personale di ruolo ed eliminare vincoli temporali alle operazioni mobilità, garantendo in ogni caso la possibilità di chiedere l’assegnazione provvisoria; agevolare l’assunzione di tutto il personale docente vincitore e idoneo dei concorsi ordinari e straordinari.

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A turno per andare in bagno: la storia shock da Salerno

appalti pulizie scuola ata

A turno per andare in bagno. La disposizione è stata introdotta in una scuola media di Salerno: “per proteggere i docenti da ulteriori responsabilità – scrive il quotidiano Il Mattino -, una dirigente scolastica ha diramato una circolare per vietare agli studenti di andare in bagno da soli in assenza di bidelli nei corridoi”. La dirigente scolastica ha indicato così delle disposizioni ben precise, al fine di evitare che quella di recarsi ai servizi igienici diventi una circostanza a rischio incidenti, per via della mancanza di personale addetto alla sorveglianza. 

Ho agito nell’interesse primario della sicurezza degli allievi – ha detto la dirigente scolastica al quotidiano –: tutelare l’incolumità degli studenti e non esporre a responsabilità i docenti. E’ una tutela per gli insegnanti dopo i gravi fatti di Milano”. La circolare, rimarca Orizzonte Scuola, è stata indirizzata anche alle famiglie. “Si raccomanda il controllo preventivo e successivo dello stato dei servizi igienici – si legge nella circolare – onde monitorare il grado di competenza civica degli alunni e correggere gli eventuali comportamenti inadeguati. Negli orari pomeridiani, si rispetteranno gli stessi turni, a cominciare dal rientro dalla mensa”. 

Secondo Anief, quello che sta accadendo nelle nostre scuole è la conseguenza nefasta dei tagli al personale prodotti da più di 10 anni, senza che nessuno abbia fatto nulla per rimediare al danno. La cancellazione dei posti, anche tra il personale Ata, ha avuto avvio con la Legge 133 del 6 agosto 2008, voluta dall’esecutivo Berlusconi-Tremonti, con la quale solo per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario sono stati soppressi quasi 50 mila posti in tre anni, di cui 47mila in meno in un solo triennio

I Governi successivi, anche del Centro-Sinistra, non solo non si sono opposti, ma hanno dato il loro contributo a tagliare ulteriormente: il Decreto Interministeriale Miur-Mef del giugno 2014, afferente alla nuova dotazione organica del personale Ata per l’anno scolastico 2014/2015, ha ad esempio recepito in pieno la riduzione del 17% della consistenza numerica del personale Ata. 

Poi, abbiamo avuto la Legge di Stabilità 2015, (la Legge 190/14 art. 1) che ha introdotto l’obbligo, per i dirigenti scolastici, nel nominare i supplenti del personale Ata solo dall’ottavo giorno di assenza. E con i tagli alle supplenze “brevi” proprio tra il personale Ata, molte scuole sono state messe in ginocchio. E a poco è servita la nota n. 2116 del 30 settembre 2015, che ha dato facoltà ai presidi di nominare supplenti anche “per i primi sette giorni di assenza” però per il solo “profilo di collaboratore scolastico”. Lasciando completamente scoperto il servizio in tutti i casi di assenza di assistenti amministrativi e tecnici. Per non parlare del blocco del turn over protratto per anni, al punto che nel 2015 si è arrivati a congelare le oltre 5mila assunzioni già annunciate per coprire almeno il turn over. Anche quest’anno, si è arrivati ad assumere poche migliaia di unità di Ata, a fronte di 20 mila posti vacanti e quasi altrettanti potenziali. Mentre, dopo avere inutilmente tentato di fare spazio al personale perdente posto delle province, si è provveduto a fare assumere oltre 11 mila ex lavoratori socialmente utili. 

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Concorso Straordinario 2018: il Consiglio di Stato dà ragione all’Anief sulla valutazione del servizio

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Con la sentenza n. 7294/2019 il Consiglio di Stato concorda con quanto già ottenuto dal legale Anief Chiara Sciacca nella sentenza n. 9855/18 emanata dal TAR Lazio, confermando l’illegittimità della tabella valutazione titoli del concorso straordinario 2018 per la scuola secondaria allegata al D.M. 995/17 nella parte in cui non prevedeva che il servizio scolastico svolto a tempo determinato fosse valutabile come anno intero se svolto per almeno 180 giorni anche non continuativi.

“L’atto amministrativo impugnato dai nostri legali – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – era in evidente contrasto con l’art. 488 del D.Lgs. n. 297/1994 come interpretato autenticamente dall’art. 11, co. 14 della L. n. 124/1999 laddove prevede che l’anno scolastico è considerato utile se si è svolto un servizio da almeno 180 giorni e non prescrive che tale periodo di servizio debba essere necessariamente continuativo. Il TAR del Lazio, prima, e il Consiglio di Stato, ora, hanno concordato con i nostri legali ribadendo che l’interprete della norma non può in nessun caso essere autorizzato a introdurre restrittivamente la condizione che tale periodo minimo debba essere continuativo o non interrotto”.

Il TAR Lazio aveva già evidenziato, infatti, come “si profilerebbe distonico e disarmonico discriminare il servizio pregresso imponendone la continuatività onde valutarlo ai fini del punteggio finale nelle procedure concorsuali quale titolo ai sensi della impugnata Tabella A allegata, punti D.1.1. e D.1.2. al DM n. 995/2017” e aveva dichiarato la citata Tabella “illegittima nei punti D.1.1. e D.1.2. i quali vano annullati nei sensi sopra illustrati, ossia nella parte in cui non prevedono che il servizio scolastico svolto a tempo determinato sia valutabile come anno intero se svolto per almeno 180 giorni anche non continuativi ma frazionati”. Il Consiglio di Stato conferma, ora, sul punto la sentenza di primo grado e chiarisce che “è sufficiente osservare che i punti D.1.1. e D.1.2. della tabella A allegata al D.M. n. 995/2017 fanno espresso rinvio, ai fini della valutazione del servizio prestato, a quanto disposto dagli artt. 438, comma 1, e del D. Lgs. n. 297/1994 e 11, comma 14, della L. n. 124/1999” e che “è sufficiente a reggere la sentenza la ravvisata violazione dell’art. 11, comma 14, della L. n. 124/1999 di interpretazione autentica dell’art. 489 del D. Lgs. n. 297/1994”.

L’Ufficio Legale Anief, nelle prossime ore, trasmetterà specifiche istruzioni ai ricorrenti per rivendicare il punteggio spettante sul servizio svolto con 180 giorni non continuativi in caso non sia ancora stato attribuito dai competenti Uffici Scolastici Regionali fornendo anche informazioni sulle eventuali azioni aggiuntive da porre in essere in caso di mancata immissione in ruolo se, con il punteggio corretto, i ricorrenti si sarebbero ritrovati in posizione utile per la stipula di un contratto a tempo indeterminato già dagli scorsi anni scolastici.

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Precariato, boom di cattedre scoperte e raddoppiato il numero dei supplenti da quando sono state chiuse definitivamente le Gae

aula scuola generica

Mai era accaduto che un anno scolastico iniziasse con 205 mila cattedre da coprire con personale precario: nell’ultimo decennio, il numero di contratti a tempo determinato è addirittura raddoppiato. Anche perché su 180mila immissioni in ruolo ne sono state fatte soltanto 90mila, per colpa di un sistema di reclutamento che lascia ai margini gli abilitati all’insegnamento e permette di lavorare sempre più con le Mad. E ora pure con gli annunci sui social.

Il problema della supplentite e del ricorso alla magistratura per l’abuso dei contratti a termini con crescenti danni erariali per lo Stato, si risolve per Anief con la riapertura straordinaria delle ex graduatorie permanenti a tutto il personale abilitato, incluso i diplomati magistrali, Itp ed educatori, e la fine dei licenziamenti. Fu fatto proficuamente nel 2008 e nel 2012, con due “finestre specifiche” rivolte al personale precario abilitato: perché oggi non si può ripetere? Il presidente nazionale Marcello Pacifico lo chiede prima che vengano costituite le nuove graduatorie del salva-precari bis, come specificato in un punto della piattaforma dello prossimo sciopero del 12 novembre.

“Il nodo della questione – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che fino a tutto il 2014 ci furono gli effetti benefici delle riaperture delle GaE, mentre ai laureati in scienze della formazione primaria laureati dopo il 2012 fu impedito l’ingresso, come ai diplomati magistrali dal primo aggiornamento del febbraio 2002 delle ex graduatorie permanenti. Il tutto, con il beneplacito delle attuali organizzazioni sindacali che hanno raggiunto l’intesa nei giorni scorsi sulla proroga dei contratti in essere in caso di licenziamento, gli stessi sindacati che hanno seguito l’Anief nella vertenza legale che ha ammesso a partire dal 2014 migliaia di maestre con riserva nelle stesse GaE e in duemila nei ruoli con sentenza passata in giudicato prima della doppia pronuncia negativa dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato che ora pone a rischio migliaia di immessi in ruolo in corso d’anno pure dopo avere svolto l’anno di prova”.

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Carta del Docente, nuova apertura verso gli educatori (stavolta da Firenze)

carta del docente cosa acquistare

Il bonus 500 euro per aggiornamento professionale spetta anche agli educatori

Questa volta lo ha detto la Corte di Appello di Firenze che ha respinto l’appello del MIUR e confermato il diritto rivendicato dal ricorrente. Il personale educativo, infatti, è inquadrato nel contratto come personale docente. “Ora – chiede Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – il Parlamento trovi nuove risorse nella legge di Bilancio per estendere tale facoltà a tutto il personale educativo ma anche al personale Ata e soprattutto a tutto il personale precario, perché la formazione è un diritto-dovere di tutti i lavoratori della scuola, indipendentemente dalla durata del contratto per garantire un’istruzione migliore”.

Anief sostiene da tempo e crede tantissimo nella battaglia legale di certe professionalità. Gli educatori, del resto, sono a tutti gli effetti dei maestri della scuola primaria e non si comprende il motivo per il quale, anche se già di ruolo, debbano essere esclusi dal bonus di aggiornamento professionale. Considerato che dal Parlamento e dal Miur continuano a giungere segnali di chiusura, il giovane sindacato ha deciso da tempo di avviare il contenzioso al giudice del lavoro per il personale educativo che non ha beneficiato della decisione del Tar. 

La scorsa estate, infatti, il Tar del Lazio, con la sentenza n. 9474/2019, ha dato il via libera alla partecipazione degli educatori interessati di prendere parte alle sessioni suppletive del concorso per la scuola dell’infanzia e primaria, sia su posto comune che su sostegno. Ed il concetto adottato dai giudici è sempre lo stesso: risiede nell’art 38, comma 2, del CCNL scuola, ad iniziare dal contratto del 1994/97, il quale stabilisce chiaramente che “il personale educativo dei Convitti e degli Educandati rientrano nell’area contrattuale e nella funzione docente”. 

Inoltre, il personale educativo partecipa alla funzione di formazione e di istruzione degli allievi, convittori e semiconvittori, ed è collocato espressamente all’interno dell’area professionale del personale docente. Pertanto, è ormai acclarata la piena equiparazione, a ogni effetto di legge, del profilo professionale di educatore con quello di docente. 

“Siamo sempre stati convinti – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che gli educatori operano in prevalenza nei convitti nazionali pubblici in qualità di docenti a tutti gli effetti. Tra l’altro, si tratta di un numero non altissimo di dipendenti: quindi, i risparmi per le casse dello Stato che deriverebbero dalla loro esclusione sarebbero davvero poco consistenti. La platea di beneficiari del bonus annuale, comunque secondo l’Anief, è destinata ad allargarsi: riteniamo, infatti, che anche il personale Ata e i precari debbano accedere alla somma introdotta dal Governo Pd con l’articolo 1 comma 12 della Legge 107/2015”. 

Per aderire al ricorso contro l’esclusione dal bonus annuale da 500 euro assegnato a tutti i docenti, è necessario inviare al Miur la diffida predisposta dall’Anief e preaderire on line: clicca qui per scaricare la diffida e preaderire al ricorso

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A.A.A. docente cercasi: per trovare i supplenti le Mad bastano più, i presidi passano agli annunci su internet. Lo dice Anief

aula generica esami maturità 2019

L’alto numero di cattedre scoperte continua a farsi sentire. E non è limitata ad alcune aree del Paese: ormai, anche se si tratta di istituzioni pubbliche, dopo che gli Uffici scolastici hanno ben presto “scaricato” il problema alle scuole, ai presidi non è rimasto altro che provare con le graduatorie d’Istituto. Ma siccome in tanti casi non sono servite a molto, perché i candidati si sono presto esauriti, i capi d’istituto sono passati alle vie informali prendendo in considerazione le Mad. Solo che ora nemmeno queste bastano più, perché l’opera di comparazione richiesta dal Miur non è facile dal compiersi, soprattutto, come spesso avviene, in presenza di candidati con titoli diversi da quelli specifici richiesti per la classe di concorso di cui ha bisogno la scuola. L’ultima spiaggia diventano i portali specializzati in Istruzione, da dove l’annuncio arriva direttamente a casa dei potenziali supplenti: una sorta di Mad al contrario. 

Nelle nostre scuole le lezioni sono iniziate da ben oltre un mese, ma in tanti istituti si continuano ad attendere i supplenti per coprire il sempre più alto numero di cattedre senza docente titolare. Si tratta, soprattutto, di insegnanti di materie scientifiche e tecniche delle superiori, ma anche di sostegno e di maestri della primaria. Solo a Bologna ne mancano ancora ben 300: questo avviene, spiega Il Resto del Carlino, perché le graduatorie sono esaurite e le scuole devono trovare un supplente tra le ‘messe a disposizione’ presentate dai precari fuori graduatoria e quasi sempre senza esperienza. “A Bologna, come in tutto il Nord, reperire supplenti da altre regioni è un’impresa, soprattutto per il costo alto della vita, a partire dagli affitti”, commenta anche Orizzonte Scuola

Lo stesso portale d’Istruzione si sta quasi trasformando in un’agenzia di pubblico impiego per la scuola: sul sito internet vengono pubblicate continue richieste, quasi degli “avvisi di selezione”, formulate dai dirigenti scolastici o dal loro staff. E non si tratta di supplenze cosiddette “brevi”, ma di contratti annuali, quindi con scadenza sino alla fine dell’anno scolastico, quasi sempre al 30 giugno del 2020. La maggior parte delle richieste sono concentrate al Nord, ma non mancano casi di dirigenti scolastici di istituti del Centro-Sud dediti alla ricerca di insegnanti non rintracciabili per le vie tradizionali. 

L’Istituto “Vallauri” di Cuneo, ad esempio, ricerca un docente per la classe di concorso A042 per un contratto a tempo determinato fino al 30 giugno 2020. L’Istituto d’Istruzione superiore “G. Silva – M. Ricci” di Legnago (VR) è alla caccia di un docente in possesso dei titoli per l’insegnamento nella classe di concorso A040 per un contratto fino al 30/6/2020. Il Liceo Statale “Giuseppe BERTO” di Mogliano Veneto (TV) ricerca n. 1 docente di conversazione di Lingua Inglese – cdc BB02 – per contratto a tempo determinato fino al 30 giugno 2020. L’istituto di Istruzione Superiore “Caramuel Roncalli” di Vigevano (PV)- CORSO SERALE ricerca un docente classe di concorso A042 per una supplenza di 18 ore. Qualche giorno fa, l’istituto Comprensivo “Borsi” di Donoratico (LI) cercava “una docente di scuola primaria per una supplenza di 9 ore fino al 30 giugno 2020 su posto di lingua inglese”. Anche a Potenza, il preside dell’Istituto Comprensivo “L. Sinisgalli” era alla ricerca di “una docente della scuola Primaria con titolo di specializzazione Montessori per prestare servizio nel corrente anno scolastico”. 

In pratica, i dirigenti scolastici non possono attendere ancora per coprire le cattedre vuote. E ci provano in tutte le maniere. Qualche giorno fa, il dirigente scolastico dell’Istituto nautico “San Giorgio” di Genova e Camogli ha ‘postato’ un annuncio su Facebook che ha fatto il giro del web e della stampa nazionale: “Cerco insegnante di Elettrotecnica per cattedra al 31 agosto al nautico di Camogli. Sono il Dirigente Scolastico della scuola. Eventuali interessati mi contattino rapidamente. Se conoscete persone interessabili, coinvolgetele”, ha scritto il preside Paolo Fasce. 

“Si sta oltrepassando ogni logica – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -. Ed è un fenomeno tipicamente italiano, visto che solo qualche giorno fa anche il rapporto UE “Education and Training Monitor 2019” ha affermato che, assieme a qualche altre Paese, siamo quelli dove si riscontra “una carenza di insegnanti qualificati”. Il punto è che si è preferito tenere i precari sotto scacco: seppure selezionati, formati, abilitati, si è continuata a perseguire l’idea che conviene mantenerli precari. L’apice di questo ragionamento si è raggiunto nell’ultimo periodo, quando si è arrivati a mettere rigidamente in atto le sentenze del Consiglio di Stato sui diplomati magistrale, arrivando a licenziare migliaia di docenti già immessi in ruolo e con tanto di anno di prova svolto”. 

“Sono innumerevoli – continua Pacifico – i motivi che lasciano lontani i laureati in particolari discipline, evidentemente più attratti da altre professioni, per accedere alle quali non vi è questa trafila di problemi. I quali, inevitabilmente, alla lunga hanno il loro peso nella formazione di malattie psichiatriche ed oncologiche, purtroppo sempre più frequenti tra gli insegnanti vittime del burnout per via dei decenni passati a fare sempre lo stesso lavoro con alte dosi di stress”, conclude il sindacalista Anief. 

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Regionalizzazione: Donazzan, Sgambato e Pacifico a confronto a Verona

aula scuola generica

La regionalizzazione nella scuola non è applicabile, sì invece ad una maggiore autonomia scolastica. Sono alcune delle risposte emerse nel corso di una tavola rotonda organizzata da Anief Veneto e Verona su “Scuola e Regionalizzazione” presso il Liston 12 di Piazza Bra.

All’incontro pubblico era presente l’assessore alla formazione e istruzione Regione Veneto Elena Donazzan, la responsabile Istruzione del Partito Democratico, l’on. Camilla Sgambato, e il presidente nazionale del sindacato Anief Marcello Pacifico. 

Il sindacalista autonomo ha ricordato che “l’ultima volta che la Regione Lombardia ha legiferato sul reclutamento dei docenti è stata bocciata dal giudice delle leggi”. Quindi, ha puntato il dito sul problema prioritario della scuola: “Vanno affrontate con coraggio e risorse adeguate le tante problematiche, come il reclutamento, il sostegno agli alunni disabili, il precariato con numeri record, gli stipendi fortemente inadeguati e divorati dall’inflazione”. 

“L’obiettivo, non dimentichiamo, è realizzare sempre – ha continuato il sindacalista a capo dell’Anief -un’istruzione ottimale, di cui possano usufruire tutti gli studenti italiani. La scuola è già da vent’anni per legge sufficientemente autonoma: deve solo avere più sostegno dallo Stato e dalle Regioni, in generale degli enti locali, per rispondere alle esigenze del territorio, a partire da quelli più svantaggiati, con alunni difficili, alloglotti, laddove vi sono alti tassi di dispersione e gli apprendimenti sono più bassi, come indicato dagli ultimi dati Invalsi, pubblicati a inizio estate”. 

Pacifico ha anche rammentato che perfino dove il personale è da anni transitato nella Provincia autonoma di Trento (territorio a Statuto speciale), con la sentenza n. 242/2011, la Corte Costituzionale ha posto dei paletti stringenti su ricorso promosso proprio dall’Anief in merito alla valutazione di punteggi nel reclutamento del proprio personale docente, diversi da quelli concordati con lo Stato a livello nazionale.  

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Ferie non godute con contratti a termine: vittoria storica dell’Anief in tribunale

aula scuola generica

Il diritto alla monetizzazione delle ferie non fruite per il personale della scuola che ha svolto attività lavorativa con contratti a termine con scadenza al 30 giugno è stato finalmente riconosciuto in tribunale grazie alla vincente azione legale del sindacato Anief che da sempre si batte per la tutela e l’equiparazione di tutti i diritti dei lavoratori a tempo determinato della scuola con quelli riconosciuti al personale di ruolo. Stavolta la vittoria Anief arriva dai tribunali del Piemonte (Ivrea e Torino) dove gli Avvocati Anief Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi ottengono ben tre sentenze di identico tenore che condannano il Miur per la mancata corresponsione dell’equivalente economico delle ferie maturate e non godute da altrettanti precari della scuola. Marcello Pacifico: “I ricorsi, dopo questa storica vittoria, saranno depositati presso i tribunali del lavoro di tutta Italia e il nostro sindacato si impegnerà a battersi anche ai tavoli delle trattative per ottenere finalmente giustizia ed equiparare i diritti dei lavoratori precari a quelli del personale di ruolo non solo per quanto riguarda le ferie, ma anche per il diritto ai permessi retribuiti, alle progressioni di carriera e per tutte le altre prerogative loro negate”. Aperte le adesioni allo specifico ricorso Anief.

Il Tribunale del Lavoro di Torino, ad esempio, evidenzia come il complesso normativo attuale, “applicabile a decorrere dal 1/9/2013 non pare tuttavia imporre ai docenti di richiedere di fruire – necessariamente in giornate destinate all’attività didattica – dei giorni di ferie maturati in eccedenza rispetto a quelli di sospensione dell’attività didattica, maturando il diritto alla monetizzazione”. Non avendo il Ministero provato che il ricorrente “abbia chiesto ed ottenuto di godere di ferie ulteriori rispetto a quelle a fruizione obbligatoria e automatica, corrispondenti con i giorni di sospensione delle attività didattiche” il tribunale ha ritenuto assolutamente “fondata la domanda della ricorrente, con diritto alla percezione dell’importo di € 1718,82 a titolo di indennità sostitutiva delle ferie maturate e non godute” e della somma aggiuntiva di “€ 826,50 oltre interessi legali, a titolo di differenze retributive”, condannando il Miur anche al pagamento delle spese di soccombenza. Identiche le conclusioni del Tribunale del Lavoro di Ivrea che condanna il Miur a risarcire altri due docenti precari per un totale pari a 2.884,28 e a un totale di spese di soccombenza pari a 2.700 Euro oltre accessori. 

Tutti i lavoratori precari della scuola, dunque, o quelli entrati in ruolo che hanno svolto supplenze al 30 giugno, potranno rivendicare in tribunale il proprio diritto alla monetizzazione delle ferie non fruite negli ultimi 5 anni se hanno stipulato contratti al 30 giugno. L’Anief con soddisfazione evidenzia come sia nuovamente riuscita a dimostrare in tribunale la validità delle proprie tesi tutelando al meglio e concretamente i diritti dei lavoratori della scuola. 

Per ulteriori informazioni e aderire ai ricorsi Anief per ottenere l’indennità sostitutiva delle ferie non fruite con contratti al 30 giugno, clicca qui.

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Concorso Dirigenti Scolastici, Miur “ripesca” idonei dalle graduatorie

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

In attesa della sentenza sul contenzioso sull’ultimo concorso per dirigenti scolastici, rinviata al 12 marzo 2020, si apre un piccolo spiraglio per l’assunzione di migliaia di idonei, che fino a ieri sembravano aver possibilità nulle di assunzione come presidi, se non attraverso l’intervento del giudice. Dopo l’immissione in ruolo in prima battuta di 1.984 vincitori, Orizzonte Scuola ora rileva che “i posti lasciati liberi a causa delle rinunce sono stati coperti tramite lo scorrimento della graduatoria nazionale, a partire dalla posizione dell’ultimo incarico conferito, e sono stati assegnati ulteriori 61 ruoli”. 

Una decisione che interviene a seguito dell’emendamento di “80 vincitori dalla graduatoria nazionale per aver rinunciato all’assunzione, non aver preso servizio senza giustificato motivo nel termine indicato dall’USR, non aver perfezionato l’assunzione, entro trenta giorni, con la presentazione dei documenti richiesti dall’articolo 16 del bando”. Secondo il Miur, “l’inserimento in graduatoria degli idonei è evidente segnale dell’Amministrazione di non disperdere delle risorse e che dunque l’Amministrazione si adopererà per la loro assunzione a tempo indeterminato. Una posizione che il Miur aveva espresso sin dall’estate”. 

Tuttavia, si tratta di un epilogo ben diverso da quello che si era prospettato in una prima fase: “la graduatoria del concorso 2017 Dirigenti Scolastici – ricorda ancora la rivista on line specializzata – ha compreso coloro che sono stati dichiarati vincitori, con esclusione degli ammessi con riserva – che non possono essere dichiarati vincitori sino all’esito del contenzioso – ossia candidati utilmente collocati entro il 2900° posto e gli idonei (fino al n. 3420)”. 

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, “pensare di potere fare a meno di tanti docenti reputati idonei a ricoprire il ruolo di dirigente scolastico, salvo recuperarne una minima parte, continua ad essere un gravissimo errore. Inoltre moltiplica il contenzioso: non può essere il caso o la rinuncia di un collega a decidere per il futuro di un professionista della scuola”. 
(fonte: Anief)