Pubblicato il Lascia un commento

Concorso DSGA: c’è il ricorso di Anief, tutti i dettagli

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

Prosegue l’iter del Concorso Dsga: le Commissioni hanno iniziato a pubblicare gli elenchi degli ammessi alle prove scritte. Anief attiva il ricorso per far ammettere alla prova scritta coloro i quali abbiano raggiunto la soglia di 60/100 come punteggio alla prova preselettiva

In queste ore le Commissioni hanno iniziato a pubblicare gli elenchi per regione con i nominativi dei candidati che continueranno il Concorso Dsga: Anief contesta la decisione di non ammettere chi ha raggiunto la soglia della sufficienza. In questa maniera, allargando la platea di partecipanti, gli ammessi potrebbero giocarsi ancora la partita, misurandosi con gli altri colleghi su argomenti di settore specifici.

Dunque il sindacato rilancia il ricorso, presso il Tar del Lazio, per ottenere l’accesso alla prova scritta del Concorso Dsga di tutti i candidati che hanno ottenuto alla prova preselettiva un punteggio di almeno 60/100, pari alla sufficienza, ma non sono rientrati nel numero degli ammessi allo scritto.

Il ricorso sarà proposto avverso la previsione del bando di ammettere alla prova scritta un numero di candidati triplo rispetto al posti disponibili e non tutti i candidati che avranno superato la prova preselettiva con un punteggio pari o superiore a 60/100.

Pubblicato il Lascia un commento

Pas, reclutamento e precariato: Anief continua a condannare l’accordo Miur – sindacati

marcello pacifico anief

“Si fanno sempre più grandi le falle dell’accordo raggiunto tra Miur e sindacati maggiori sul tema del reclutamento e del precariato scolastico, con l’avvio, oltre che dei Pas abilitanti, anche di un concorso riservato per la scuola secondaria, frutto a sua volta dell’Intesa siglata lo scorso 24 aprile a Palazzo Chigi alla presenza del premier Giuseppe Conte. Il piano straordinario di stabilizzazione per chi opera da almeno tre anni nelle scuole medie e superiori, alla pari di quello che si sta realizzando per il primo ciclo, andrà a sanare la situazione professionale di soli 24 mila precari: come se non bastasse che la quota corrisponde al 25% di quelli già selezionati, abilitati e supplenti di vecchia data che hanno pieno diritto a essere assunti a tempo indeterminato, analizzando più a fondo l’accordo si scopre che vi sono anche diverse categorie di precari che non potranno partecipare alla procedura. 

Professionalità escluse

Anief non comprende come si faccia a lasciare fuori dal concorso riservato il personale Ata, che da anni garantisce un servizio essenziale per i nostri istituti autonomi e ha il pieno diritto ad essere stabilizzato, alla pari di quello utilizzato dalle cooperative per i servizi esternalizzati. Lo stesso vale per il personale educativo, che ha gli stessi diritti dei maestri del primo ciclo ma che continua a rimanere fuori da queste procedure. Per non parlare dell’opera preziosa del personale educante che opera nelle sezioni Primavera, che da due anni fa parte del sistema ordinamentale dello Stato ma ad oggi non ha alcuna prospettiva di stabilizzazione. Lo stesso destino, senza prospettive, è quello di chi oggi si occupa di assistenza alla comunicazione, affiancando gli alunni disabili sulla base delle esigenze espresse dalle équipe psico-pedagogiche. 

Il commento di Marcello Pacifico

“Dimenticare tutte queste professionalità, fondamentali per garantire il servizio nelle scuole di tutti i cicli – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – va a costituire un atto di superficialità intollerabile nei confronti di personale che in un altro Paese moderno sarebbe da tempo stabilizzato. L’ostinazione a tenerlo in questa situazione di limbo, però avrà un solo sicuro effetto: incrementare il contenzioso. Perché Anief, statene certi, non starà di certo a guardare dinanzi a questa ennesima ingiustizia all’italiana”. 

Pubblicato il Lascia un commento

No alla regionalizzazione, l’adesione di Anief

Anief Sciopero

Molte le sigle sindacali che saranno presenti alla manifestazione nazionale il 25 giugno, alle ore 14, presso piazza Montecitorio a Roma, per dire No alla regionalizzazione scolastica e difendere la Scuola di Stato. Tra gli interventi anche quello del presidente del giovane sindacato Anief Marcello Pacifico: “Confermo l’adesione dell’Anief all’evento. La scuola è di tutti, è un bene comune di cui devono fruire indistintamente, con le medesime modalità, gli stessi servizi e con un’offerta formativa che prenda ispirazioni dalle Indicazioni Nazionali, tutti gli studenti italiani. Ci siamo opposti sempre alla regionalizzazione scolastica e siamo pronti a urlare forte il nostro dissenso martedì prossimo a Roma, capitale della Repubblica Italiana. Forse è il caso di ricordarlo a chi pare lo abbia dimenticato”.

Cresce il malcontento nel mondo della scuola per il progetto del governo di regionalizzazione, che porterebbe, per forza di cose, a una differenziazione della scuola: al grido di “No regionalizzazione scolastica”, martedì 25 giugno ci sarà una manifestazione nazionale presso piazza Montecitorio a Roma, a partire dalle ore 14. Parteciperà lo scrittore e giornalista Pino Aprile; tra le sigle che aderiranno: And, Adida, Cobas, Unicobas e Anief.

La posizione del sindacato

Nel capitolo della scuola di contratto di Governo non si fa cenno alcuno allo spezzettamento dell’organizzazione dell’istruzione in tante parti quante sono le regioni. Non vorremmo che questa riforma della scuola, annunciata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, si riferisca invece proprio a quell’autonomia differenziata tanto cara ai politici e agli imprenditori del Veneto e dell’Emilia Romagna. Sulla regionalizzazione, inoltre, c’è già il beneplacito del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, secondo il quale l’autonomia è un’opportunità che porterebbe maggiori risorse.

Pubblicato il Lascia un commento

Precari scuola “sfruttati”: i giudici risarciscono anche gli eredi

tribunale giustizia martelletto

“Ci sono delle sentenze che hanno un sapore particolare: il sapore amaro del continuo e puntuale sfruttamento del lavoro precario da parte del Ministero dell’Istruzione a danno di una lavoratrice della scuola che da circa 10 anni prestava il proprio servizio a termine, licenziata a giugno e riassunta dopo qualche mese, ma pagata mensilmente e per tutti gli anni di servizio come se fosse al suo primo incarico, senza esperienza alcuna, perché è questo che prevede il contratto nazionale per i lavoratori precari della scuola; questo sapore amaro di ordinario sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana è stato reso ancora più amaro dal decesso della giovane docente, venuta a mancare ancora precaria. Ma la madre decide di non rassegnarsi alla palese violazione dei diritti della propria figlia e agisce comunque in tribunale contro il Ministero dell’Istruzione in “qualità di erede universale” per ottenere giustizia a nome della figlia, per restituirle in tribunale la dignità di lavoratrice con esperienza decennale che doveva essere retribuita diversamente, come avrebbero retribuito un docente di ruolo, mentre lo Stato italiano e il CCNL le avevano negato per tutto il suo periodo di lavoro il giusto riconoscimento della propria professionalità e il tribunale le dà ragione”. Lo racconta Anief.

La madre, infatti, si legge in sentenza, “ha ampiamente documentato i reiterati servizi di insegnamento a tempo determinato svolti” dall’insegnante “in relazione ai quali la stessa ha maturato un diritto di credito per differenze retributive relative a scatti di anzianità mai percepiti. In particolare la ricorrente ha indicato la classe di concorso nella quale la figlia era abilitata e ha elencato in maniera puntuale gli anni scolastici dalla stessa svolti e per i quali chiede il riconoscimento ai fini della progressione di carriera, producendo altresì i relativi contratti”. 

LA DISPARITÀ DA EVITARE

Il giudice del lavoro nella sentenza rileva senza ombra di dubbio “l’oggettiva disparità di trattamento che sussiste, sotto il profilo retributivo, tra i lavoratori a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato, in assenza di “ragioni oggettive”, con conseguente violazione del principio di non discriminazione” che è sancito da una Direttiva Comunitaria, la 1999/70/CE. 

In sentenza si legge a chiare lettere come “ai sensi del combinato disposto dell’art. 489 del D. Lgs. n. 297/1994 e dell’art. 11, comma 14 della legge 124/1999 – ai fini del riconoscimento dell’anzianità di servizio per la collocazione nei corrispondenti scaglioni stipendiali, il periodo di insegnamento non di ruolo è considerato come anno scolastico intero se ha avuto durata di almeno 180 giorni, oppure se è stato prestato ininterrottamente dal 1 febbraio sino al termine delle operazioni di scrutinio finale”. Sulla base di tale principio, il giudice decide di “ricostruire la retribuzione spettante nel corso dei vari periodi di servizio a termine, prima ed a prescindere dall’eventuale immissione in ruolo”, disapplicando, quindi, quanto indicato dal Contratto collettivo nazionale del lavoro in relazione agli stipendi dei lavoratori precari, perché una norma interna o pattizia non può confliggere con norme superiori di natura vincolante, come una direttiva comunitaria, appunto. 

IL PARERE DEL PRESIDENTE ANIEF

“Lavoriamo ogni giorno – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – al fianco dei lavoratori precari della scuola, li supportiamo nel loro iter e ascoltiamo le loro storie di ordinario sacrificio, di giornate di lavoro che iniziano alle 3 di mattina per prendere il treno e andare a lavorare in una provincia diversa, di speranze deluse in attesa di un’immissione in ruolo che non arriva mai, di timori per il proprio futuro. Dietro i contratti a termine ci sono storie di Lavoratori cui da sempre il Miur nega pari dignità rispetto al personale di ruolo. Il contratto nazionale di categoria deve rispettare tutti i lavoratori e riconoscere pari dignità ai precari, lo Stato deve assumerli dopo 36 mesi di servizio, il contratto deve riconoscere loro scatti di anzianità, ferie, permessi retribuiti. Porteremo anche la loro voce ai tavoli della trattativa, probabilmente saremo l’unico sindacato a chiedere di rispettare questo principio, ma lo faremo come sempre a testa alta perché per noi dietro quei contratti precari, dietro le “tessere” sindacali dei precari ci sono persone, ci sono Lavoratori che ogni giorno con il loro impegno e la loro professionalità permettono il normale svolgimento delle lezioni in tutta Italia e sono Lavoratori, appunto, con la lettera maiuscola!”. 

IL PARERE DELLA CASSAZIONE

Il riferimento decisivo, ai fini dell’accoglimento del ricorso condotto dall’erede universale, è stata dunque la sentenza della Cassazione n. 22558/2016, ha enunciato il seguente principio di diritto: «La clausola 4 dell’Accordo quadro sul rapporto a tempo determinato recepito dalla direttiva 99/70/CE, di diretta applicazione, impone di riconoscere la anzianità di servizio maturata al personale del comparto scuola assunto con contratti a termine, ai fini della attribuzione della medesima progressione stipendiale prevista per i dipendenti a tempo indeterminato dai CCNL succedutisi nel tempo. Vanno, conseguentemente, disapplicate le disposizioni dei richiamati CCNL che, prescindendo dalla anzianità maturata, commisurano in ogni caso la retribuzione degli assunti a tempo determinato al trattamento economico iniziale previsto per i dipendenti a tempo indeterminato». E la Cassazione ha anche chiarito sin dal 2011 che per quanto riguarda il riconoscimento degli scatti di anzianità, il principio vale sempre e non si applica la prescrizione breve, quinquennale, perché il credito vantato non è meramente retributivo, ma deriva da violazione di direttiva comunitaria, ed è quindi soggetto a prescrizione ordinaria decennale. 

Pubblicato il Lascia un commento

Dati biometrici per i controlli dei dipendenti ATA, è legge. Ed è polemica

videocamera di sorveglianza scuole

Dopo il disco verde all’emendamento che introduce la videosorveglianza nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, diventa legge dello Stato quello inserito nel ddl Concretrezza sui controlli biometrici dei dipendenti pubblici: il provvedimento, che nella scuola riguarderà circa 210 mila unità di personale Ata, è stato firmato e voluto a tutti i costi dal ministro della P.A. Giulia Bongiorno, la quale ora si dovrà assumere la responsabilità di avere approvato una norma del tutto inutile e che per essere portata a compimento necessiterà di centinaia di milioni di euro iniziali più altri per l’assistenza e manutenzione; tutti soldi pubblici che andranno a gravare ulteriormente le già limitate risorse dei nostri istituti scolastici. Marcello Pacifico (Anief ): Lo abbiamo sempre detto e lo ripetiamo ora che il testo è diventato legge: questo provvedimento è offensivo, perché si vogliano far passare i dipendenti della scuola come dei delinquenti. Anief sta valutando come impugnare il provvedimento per lesione della privacy.

All’indomani dell’approvazione del disegno di legge Concretezza, si evidenziano tutti i limiti del provvedimento. Tra i vari punti che lasciano molto a desiderare, oltre all’aspetto offensivo e a quello della lesione della privacy, “l’accento è stato posto – commenta giustamente Orizzonte Scuola – anche sul costo che la misura comporterà: si tratta infatti di dotare 45mila sedi scolastiche di apparecchiature apposite”.

LE CRITICHE DELL’ARAN

Sulla bontà della misura introdotta, basta ricordare che la stessa Aran, l’agenzia che agisce a tutela dell’amministrazione pubblica, ha avuto modo di dire che “il personale della scuola è costituito da 1.124.471 persone” ed il “provvedimento punta a mettere sotto controllo 209.169 unità di personale ATA e 6.714 dirigenti scolastici, che però non svolgono un lavoro prettamente amministrativo e sarebbero le figure chiamate a gestire e controllare il buon andamento delle istituzioni scolastiche e chi ci lavora. Insomma viene posto un controllo sui controllori”.

IL PARERE DEL GARANTE DELLA PRIVACY

È emblematico, inoltre, il pensiero del Garante per la Privacy, Antonello Soro, il quale si dice contrario a questa imposizione “perché l’assenteismo, la falsa attestazione di presenza è una cosa molto grave, è un reato e bisogna contrastarlo. Ma la strada scelta per contrastarlo a mio parere è sproporzionata”, in quanto basterebbe riflettere solo un dato: “il numero dei reati contestati, accertati sono nell’ordine delle decine in Italia, mentre gli impiegati pubblici sono tre milioni. Di questi larga parte verranno sottoposti a un controllo biomedico generalizzato, sistematico, indiscriminato, attraverso la raccolta di un dato particolarmente sensibile che è il dato biometrico”.

IL COMMENTO DI MARCELLO PACIFICO

Anief aggiunge che la scuola è il luogo per eccellenza del rapporto con il pubblico: è un contesto dove, per la continua presenza di alunni e l’alto flusso di genitori, docenti e cittadini, sarebbe impossibile essere presenti e invece stare da un’altra parte. “Tra l’altro – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – stiamo parlando di personale e dirigenti che con la scuola dell’autonomia hanno visto triplicare gli incarichi quotidiani da assolvere: compito che si raggiunge solo con quotidiano impegno e spirito di abnegazione. Il flusso di lavoro e di competenze richieste ha raggiunto livelli sempre maggiori. Invece di imporre dall’alto l’utilizzo coatto dei dati biometrici, si sarebbero potuti spendere tutti questi soldi per formare il personale o per assumere una parte dei tanti precari che dopo essere stati selezionati attendono solo di essere stabilizzati”.

“A noi – continua Pacifico – questa soluzione sembra sempre più un provvedimento spot. Perché, invece di snellire la burocrazia e le norme, va a colpire nel mucchio di una categoria, peraltro per un assenteismo che nel comparto non esiste. È una scelta infelice, che connota tutta la scarsa competenza, a livello di conoscenza del mondo della scuola, da parte di chi l’ha ideata: state certi che la contrasteremo, anche perché va a trattare degli aspetti della sfera personale dei lavoratori, che prima di essere tali sono cittadini dello Stato ai quali non possono essere sottratti dei diritti basilari”.

(fonte: Anief Ufficio Stampa)

Pubblicato il Lascia un commento

Arrivano i mini-aumenti per i docenti, ma “manco se ne accorgono”

ccnl comparto scuola soldi

Con lo stipendio del prossimo mese si conclude il processo di micro-adeguamento dei compensi del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, attraverso l’applicazione dell’indennità di vacanza contrattuale, da adottare per legge visto che il comparto si ritrova ancora una volta con il contratto scaduto da quasi sei mesi. Considerando che nella maggior parte dei casi le addizionali regionali e comunali applicate automaticamente in busta paga sono superiori, oltre un milione di dipendenti pubblici ancora una volta si ritrova con il salario fermo e al di sotto del costo della vita. Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, “il tutto avviene al netto degli incrementi del 3,48% dello scorso anno e degli arretrati ridicoli accordati dal Governo Gentiloni. Anief avrebbe da tempo individuato le risorse per raddoppiare gli aumenti previsti, a legislazione vigente, ma continua a non essere considerato, né convocato ai tavoli di contrattazione nazionale, malgrado che il rinnovo delle Rsu della primavera del 2018, sommato al numero ufficiale di iscrizioni, abbia sancito la rappresentatività del giovane sindacato”. 

PERCHÉ CAMBIANO GLI STIPENDI

Dopo l’introduzione di una prima tranche, risalente allo scorso mese di aprile, quando furono aggiunti in busta paga dai 3,90 euro del collaboratore scolastico ai 5,60 euro di un docentedelle superiori, l’accreditamento degli arretrati, sotto forma di conguaglio, dell’elemento perequativo nello stipendio del mese di maggio 2019, l’adozione a giugno dell’indennità di vacanza contrattuale in base al “gradone” di appartenenza e non più come unico gradone, come fatto per i mesi di aprile e maggio, il prossimo mese assisteremo all’ultima operazione di adeguamento. 

LA POSIZIONE DEL SINDACATO

Secondo Anief siamo alle solite. Dopo l’euforia pre e post elezioni politiche, i compensi mensili e annuali assegnati al personale scolastico continuano ad essere tra i più bassi a livello di pubblica amministrazione e rispetto a quelli percepiti dai colleghi che lavorano oltre confine, dove in media si lavora anche meno ore. Anief ha già spiegato quali sono le ragioni che hanno portato a questo intollerabile gap retributivo: si va dall‘invalidità finanziaria nelle assunzioni per via dell’abolizione del primo gradone stipendiale voluto dal CCNL del 4 agosto 2011 e coperto dalla Legge 128/12, alla disparità di trattamento negli scatti stipendiali tra personale a tempo determinato e indeterminato, contraria al diritto dell’Unione Europea, come certificato dalla Cassazione; dal mancato adeguamento dell’organico di fatto all’organico di diritto, che continua ad essere attuato dallo Stato per contenere la spesa nell’erogazione del servizio scolastico, fino al disallineamento degli stipendi dall’inflazione, misurabile in dieci punti percentuali dell’attuale stipendio rispetto al blocco decennale del contratto e agli aumenti dell’ultimo rinnovo per il 2016/2018. 

Pubblicato il Lascia un commento

Ricostruzione di carriera, dalla Corte d’Appello di Torino importante vittoria Anief

tribunale giustizia martelletto

La Corte d’Appello di Torino dà piena ragione agli avvocati Anief Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi e condanna il Miur a corrispondere a una collaboratrice scolastica l’integrale ricostruzione di carriera e oltre 7.500 euro tra risarcimento e condanna alle spese.

La sentenza, piana e lineare nelle sua ricostruzione della normativa interna ed euorunitaria, nell’accogliere il ricorso Anief ha tenuto a evidenziare, citando proprio quanto precisato dalla CGUE, come “Il principio della parità di trattamento e il divieto di discriminazione costituiscono “norme di diritto sociale dell’Unione di particolare importanza, di cui ogni lavoratore deve usufruire in quanto prescrizioni minime di tutela” (Corte di Giustizia 9.7.2015, causa C-177/14, Regojo Dans, punto 32), cui ciascun Stato membro è obbligato a dare attuazione”, specificando che “non essendo possibile dare alla normativa nazionale un’interpretazione conforme alla norma comunitaria, trattandosi di disposizioni di contenuto incompatibile, non resta che disapplicarla”.

“Il personale ATA – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – svolge le stesse identiche mansioni tanto nella fase antecedente la stabilizzazione quanto in quella successiva all’immissione in ruolo e per loro la normativa interna non riconosce alcun favoritismo, l’omessa e integrale considerazione del periodo pre-ruolo nella ricostruzione di carriera costituisce, quindi, una discriminazione ingiustificata in danno del lavoratore precario e, come tale, la Corte d’Appello di Torino ha concordato sulla necessità di dichiararla illegittima”. La Corte d’Appello, infatti condanna il MIUR a collocare la collaboratrice scolastica ormai immessa in ruolo nella fascia stipendiale 9-14 dal 1°.3.2013 e, conseguentemente, anche a corrisponderle gli arretrati e le spese di entrambi i gradi di giudizio oltre rimborso forfettario, Iva e Cpa per un totale che supera i 7.500 euro. 

Pubblicato il Lascia un commento

Posti ATA che scompaiono nel nulla, Anief prova a ricomporre la vicenda

Anief Sciopero

“Nella pubblica amministrazione, il personale Ata della scuola continua ad essere considerato l’ultima ruota del carro: dopo avere previsto l’accantonamento di 12 mila posti, da destinare agli ex LSU e senza stabilizzare i precari dello Stato, la notizia della mancata immissione in ruolo dei collaboratori scolastici, l’inutile attesa per l’attivazione dei posti previste per legge come AS e C, coordinatori dei collaboratori scolastici, degli assistenti tecnici e amministrativi, ora arriva la doccia fredda dei tagli ingiustificati di amministrativi, tecnici e ausiliari. Solo a Biella si sono perse le tracce di 51 posti”. Lo sostiene Anief in una nota stampa.

Ma a cosa sono dovuti, allora, i tagli sensibili in alcune province? “Probabilmente – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – a delle compensazioni. Le quali, tuttavia, vanno a scapito di realtà già in carenza di personale. L’ultima grande riduzione di posti, derivante dalla Legge 133 del 2008, ha fatto perdere alle scuole italiane decine di migliaia di posti come Ata. Proprio mentre, con la stessa legge sul ‘dimensionamento’, le scuole assumevano proporzioni maggiori, con un numero di sedi distaccate in perenne crescita. E negli anni quei posti non sono mai stati recuperati, anzi il calo è continuato. In queste condizioni, il personale Ata assegnato alle scuole diventa più che fondamentale, se non indispensabile, per il regolare svolgimento delle lezioni e delle incombenze organizzative. Diffidiamo l’amministrazione, centrale e periferica, a ridurre i posti di personale Ata”. 

“L’organico di diritto comunicato dagli Uffici Scolastici Territoriali, quelli che una volta erano i Provveditorati agli Studi, ai sindacalisti di non poche province risulta infatti ridimensionato. A Biella, ad esempio, il sindacato Anief ha contato una riduzione immotivata pari a 51 posti complessivi: di questi, ben 41 riguardano il profilo come collaboratore scolastico; poi sono stati cancellati 5 posti come assistente amministrativo ed altrettanti come assistente tecnico. Una situazione simile si prospetta anche a Vercelli e Verbania”. 

Secondo il sindacato Anief: “Il fatto che l’amministrazione spieghi di aver invece incrementato i posti in altre province della regione non significa nulla. L’organizzazione sindacale rivendica l’immotivata decisione di cassare tanti posti di lavoro, fondamentali per la conduzione delle scuole e il regolare svolgimento delle lezioni: la mancanza di collaboratori scolastici in molti istituti, infatti, pregiudica la loro pulizia e sorveglianza, oltre che regolare apertura e chiusura. E lo stesso vale per gli amministrativi e tecnici. Anche perché con la scuola delI’autonomia, derivante dal D.P.R. n. 275 dell’8 marzo 1999, nell’ultimo ventennio il numero di incombenze e responsabilità in carico a queste figure professionali è fortemente aumentato”. 

Pubblicato il Lascia un commento

Pacifico (Anief): “Sulla regionalizzazione parole vaghe”

marcello pacifico anief

Il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico, ribadisce la contrapposizione all’accordo generico nei contenuti e sostanzialmente non risolutivo che da oltre un mese portano avanti il sindacato e altre organizzazioni rappresentative della scuola

Lotta al precariato e alla regionalizzazione restano due punti fermi di Anief. Le pseudo soluzioni prospettate, nel primo caso, dall’accordo fra Governo e sindacati del 24 aprile, a cui sono seguiti alcuni incontri, non lasciano tranquilli, perché non trovano alcuna soluzione reale.

“La protesta continua contro questo accordo fra Governo e sindacato che neanche sul precariato ha raggiunto un equilibrio – fa notare il presidente nazionale di Anief, Marcello Pacifico, a Italia Stampa – perché c’è una proposta verbale accettata dal ministro Marco Bussetti che non porta nulla di nuovo, ripristinando quei concorsi riservati già disciplinati dalla Buona Scuola. Concorsi che si erano già svolti per il personale abilitato, senza però risolvere il problema. In 35 mila ancora aspettano la conferma dei ruoli, senza nessuna nota di aggiornamento del Def, senza risorse nuove. Sulla regionalizzazione non c’è alcun un testo, ma rimangono solo delle parole vaghe”.

Pubblicato il Lascia un commento

“Algoritmo impazzito” per i trasferimenti docenti del 2016, Anief vince in Corte d’Appello

marcello pacifico anief

Anche la Corte d’Appello conferma le tesi Anief e condanna il Ministero dell’Istruzione dichiarando l’illegittimità dell’ormai famigerato “algoritmo impazzito” che ha trasferito i docenti nel 2016 in base a criteri non conformi al principio del merito.

La Corte d’Appello di Bologna, infatti, dà piena ragione ai legali Anief Fabio Ganci, Walter Miceli, Marco Di Pietro e Tiziana Sponga e non lascia spazio a dubbi ribadendo l’illegittimità dell’operato del MIUR nelle operazioni di trasferimento affidate al famigerato “algoritmo” che ha, in realtà, violato la normativa sotto molteplici profili. “Le battaglie Anief – fanno sapere dal sindacato – si concretizzeranno anche ai tavoli della contrattazione e le tante storture previste nelle procedure di trasferimento del personale docente e ATA saranno sanate proponendo anche una revisione delle tabelle di valutazione dei titoli e dei servizi e riconoscendo, finalmente, precedenza al merito e alla professionalità acquisita negli anni da tutti i lavoratori”.

“Le operazioni di mobilità – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – sono state e sono tutt’ora palesemente inficiate da criteri che nulla c’entrano con il merito e la professionalità acquisita in anni di servizio; il nostro sindacato è orgoglioso di aver per primo condannato quel tipo di procedura e contribuito a far rientrare a casa tanti docenti che ne avevano diritto, ma la nostra battaglia non si ferma e continueremo a schierarci al fianco dei lavoratori della scuola anche per il riconoscimento del servizio svolto nelle paritarie e per la pari dignità da riconoscere al servizio con contratti a tempo determinato nelle graduatorie interne d’istituto”. L’Anief aveva denunciato sin da subito le troppe illegittimità contenute nella contrattazione integrativa in materia di Mobilità ed esprime piena soddisfazione per il risultato ottenuto in tribunale che conferma, ancora una volta, la validità delle azioni promosse dal giovane sindacato.

Per ulteriori informazioni sui ricorsi Anief avverso le tabelle delle graduatorie interne d’istituto utilizzate per l’individuazione dei soprannumerari, clicca qui.