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Anief sottoscrive il CCNI per disciplinare il lavoro a distanza degli insegnanti

Ai sensi dell’articolo 2, comma 3-ter, del decreto legge 22 aprile 2020, n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 6 giugno 2020, n. 41, per la prima volta l’Anief ha potuto partecipare ad un tavolo nazionale di contrattazione come sindacato rappresentativo. Un ulteriore, grande e importante passo per il pieno godimento delle prerogative sindacali.

“Nei giorni di incontri con i rappresentanti del Ministero dell’Istruzione ed insieme alle delegazioni delle altre OO.SS. rappresentative – commenta Marcello Pacifico, Presidente Nazionale Anief – abbiamo offerto un contributo importante su una tematica cogente e attuale: la Didattica Digitale Integrata. Come ogni contratto, anche questo può essere migliorato ma le nuove regole del DPCM hanno impresso un’accelerazione alla firma di un testo che riporta la gestione della DDI nella competenza degli organi collegiali e al rispetto del contratto, inclusi i permessi per la partecipazione alle assemblee sindacali. Adesso, però, il Governo deve estendere anche ai 500 mila tra Ata e insegnanti precari la carta di 500 euro per la formazione e per l’acquisto di dispositivi. Il tavolo purtroppo non aveva il potere di inserirlo nel contratto ma è responsabilità del decisore politico ora procedere in questa direzione dopo l’atto di responsabilità richiesto anche alle OO.SS.”.

Il Contratto Integrativo Nazionale sulla DDI, nella sua stesura finale, ha visto accogliere molte delle proposte migliorative dell’Anief.

Particolarmente importante è stata l’eliminazione dal contratto di ogni riferimento ad una “banca ore” a livello di istituzione scolastica in cui sarebbero dovute confluire le ore di lezione dei docenti in caso di impossibilità di erogare il servizio DDI da recuperare entro la fine dell’anno scolastico.

“Nella formulazione finale – commenta Gianmauro Nonnis – il riferimento alla banca delle ore è stato stralciato anche perché tale istituto non è previsto in nessun contratto nazionale o integrativo né in nessuna norma di legge. Non può ricadere in capo al docente l’impossibilità di prestare le ore di lezione per motivi oggettivi e non imputabili al lavoratore. In questo caso si deve applicare l’art. 1256 del Codice civile in cui è specificato che il lavoratore non deve recuperare le ore di lavoro se la prestazione lavorativa non è stata erogata per cause non imputabili al docente.”

È stata accolta la proposta di valorizzare gli organi collegiali laddove, nella nuova formulazione, è previsto che sia il Collegio docenti e non il Dirigente scolastico a formulare il piano delle attività della DDI. Il CCNI, infatti, richiama le linee guida sulla DDI che, tra le altre disposizioni, prevedono un minimo di 20 ore di lezioni per la scuola secondaria di secondo grado e di 15 ore per il primo ciclo (10 per le classi prime della scuola primaria).

Il combinato disposto di questa norma con quanto previsto dall’art. 1 comma 2 (“La DDI si svolge nel rispetto della libertà di insegnamento, delle competenze degli Organi collegiali e dell’autonomina progettuale e organizzativa dell’autonomia progettuale e organizzativa delle istituzioni scolastiche”) e dall’art. 2 comma 2, che pone come limite massimo l’orario di servizio dei docenti previsto dal CCNL per ogni grado e richiama ancora una volta la declinazione che ogni istituzione scolastia darà alla DDI nel proprio Piano, fa sì che sia ogni scuola, in sede di Collegio docenti, a stabile la quota oraria per classe e per docente da dedicare alle attività sincrone da svolgere in regime di DDI, “avendo cura di assicurare adeguato spazio settimanale a tutte le discipline”.

In tal modo, anziché una norma rigida, il contratto integrativo ha lasciato a ogni scuola la possibilità di muoversi, entro i limiti delineati da Linee guida e CCNI, come più riterrà opportuno il Collegio docenti, di cui si ribadisce il ruolo di assoluta centralità nell’ambito delle scelte didattiche da adottare.

Analogo ragionamento vale anche in ordine alla necessità di prevedere pause adeguate per i docenti impegnati nella DDI. Ogni scuola potrà operare in autonomia, ad esempio riducendo l’unità oraria di 5 o 10 minuti oppure disponendo una pausa di almeno un’ora ogni due di lezioni consecutive nello stesso giorno. Stessa cosa riguardo all’eventuale indicazione del numero massimo di ore che ogni docente deve svolgere giornalmente in DDI, che Anief ritiene non debba superare le tre ore al giorno.

Riguardo all’estensione della Carta del docente di 500 euro anche al personale precario per l’acquisto di strumentazione, l’Amministrazione ha dovuto rifiutare la proposta in quanto il relativo costo non avrebbe fatto ottenere il visto del Mef al contratto, la cui stipula è soggetta al vincolo di invarianza finanziaria. Anief, che dal 2015 chiede con emendamenti proposti ai parlamentari di tutti gli schieramenti l’estensione della Carta a tutto il personale scolastico, ritiene che questa necessaria e urgente innovazione normativa vada inserita nel primo veicolo legislativo disponibile, ovvero nella prossima legge di bilancio. Nel frattempo, tutti i docenti – di ruolo e precari – che avessero necessità di connessioni o dispositivi potranno comunque rivolgersi alla scuola che dovrà metterli a disposizione di chi ne fa richiesta.

“Tutte le nostre proposte avevano un fondamento, a nostro avviso, importante e decisivo – conclude Marcello Pacifico – ma ci rendiamo conto che in una contrattazione, con una pluralità di voci e opinioni tra le OO.SS. da una parte, anch’esse non sempre compatte, e l’amministrazione dall’altra, bisogna mediare e addivenire a una formulazione condivisa. Ripresenteremo all’attenzione del Parlamento durante l’esame della legge di bilancio la necessità di estendere a tutto il personale scolastico la Carta del docente e se non basterà continueremo a ricorrere nei tribunali per accertare questo diritto. Intanto da oggi i Collegi docenti devono aggiornare i piani scolastici di erogazione della didattica a distanza per gli studenti delle scuole secondarie almeno fino al 75% se non per l’intero quadro orario”.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)

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Anief: “Lo Stato paghi i supplenti brevi; in periodo di crisi senza stipendio è difficile arrivare a fine mese”

Si ripresenta l’annoso problema dei precari con una supplenza breve di qualche mese o di più settimane. In ballo la dignità dei lavoratori, che ogni anno viene messa a dura prova. In tempo di Covid questa situazione diventa sempre più un’emergenza. “Se non verrà immediatamente posto rimedio al problema con il pagamento degli stipendi in modo regolare da parte del ministero – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – agli insegnanti e al personale Ata, dovremo agire per vie legali. Non vorremmo arrivare a tanto, perché riteniamo che in un periodo di crisi per le famiglie il lavoro, se pur a breve termine, debba essere costantemente e istantaneamente retribuito. Non vorremmo arrivare a Natale, come è accaduto lo scorso anno, senza che i docenti, gli amministrativi, i tecnici, i collaboratori scolastici vedano una busta paga”

marcello pacifico anief
Marcello Pacifico, leader di Anief

“Al nostro sportello – spiega Teresa Vitiello, vicepresidente regionale Friuli-Venezia Giulia – arrivano lavoratori disperati poiché non riescono a far fronte alle spese, perché, per arrivare nelle nostre scuole, hanno affrontato un lungo viaggio e ora non riescono a pagare l’affitto. Molti di loro sono giovani, ma nemmeno i genitori riescono più ad anticipare i soldi. C’è tanta angoscia e preoccupazione, per i lavoratori è un trattamento indegno, le pretese di un lavoro qualitativo sono sempre più alte, ma non c’è la controparte stipendiale. I ritardi da parte dello Stato non si possono accettare, ci auspichiamo che quest’anno vada diversamente”.

Il supplente breve, lo ricordiamo, sostituisce un insegnante o personale Ata in malattia o in maternità, tale periodo di lavoro può durare pochi mesi, ma molte volte la supplenza viene prolungata fino al termine dell’anno scolastico, poiché il titolare di cattedra non rientra. A volte questi professionisti devono fare spola tra le scuole di una stessa provincia, viaggiano e devono sostenere dei costi.

“Auspichiamo che la Ragioneria dello Stato – continua Vitiello – proceda rapidamente per evitare il dramma vissuto lo scorso anno. Non possiamo nemmeno scordare i contratti Covid, che stanno tenendo in allerta i lavoratori di ogni parte d’Italia; il tempo passa e la preoccupazione sale. È bene, una volta per tutte, sanare l’annosa questione”.

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Concorso straordinario 2020, a poche ore monta la protesta per il mancato stop

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

A meno di 48 ore dal concorso straordinario 2020 non si arrestano le polemiche per il mancato rinvio. Anief è tra i più battaglieri: il sindacato in una nota rivolta alla stampa ribadisce il suo “no”.

“Malgrado – spiega il sindacato – le continua richieste motivate di rinvio, Governo e ministero dell’Istruzione non cambiano idea sul concorso straordinario per assumere in ruolo 32 mila nuovi docenti della scuola secondaria previsto dal DD n. 510 del 23 aprile scorso successivo bando del 28 aprile, le cui 64 mila domande sono state presentate entro il 10 agosto: dopodomani sono previste le prime prove scritte e si andrà avanti fino al 16 novembre. E cresce il moto delle proteste, che giungono da ambienti non solo politici. Considerando che le immissioni in ruolo dei vincitori prenderanno il via non prima di dieci mesi, Anief conferma l’esigenza di rinviare le prove e trasformare il concorso straordinario in una procedura finalizzata a graduare e non selezionare gli insegnanti con 36 mesi di servizio, i quali in questo modo avrebbero diritto ad essere assunti per scorrimento di graduatorie per titoli. Se, invece, le prove scritte non dovessero essere rinviate è stata predisposta dall’Ufficio Legale Anief una specifica Istanza/Diffida da inviare al ministero dell’Istruzione e all’Usr di proprio interesse – attraverso preadesione gratuita – per richiedere la predisposizione di prove scritte suppletive”.

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

Non è da meno la Gilda degli Insegnanti che già nelle scorse ore aveva definito “scelta di buon senso” un rinvio. Ora si appella direttamente al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “All’ostinazione della ministra Azzolina rispetto al concorso straordinario, rispondiamo rivolgendo un appello al presidente Conte affinché almeno vengano approntate prove suppletive per consentire di partecipare anche ai docenti precari in quarantena, da anni in attesa di un’occasione di stabilizzazione. Con la curva del contagio in costante salita, far spostare i candidati da una provincia ad un’altra, se non addirittura da una regione a un’altra, è un azzardo che andrebbe evitato. Come abbiamo già ampiamente sostenuto, il buon senso dovrebbe indurre il Governo a rinviare le prove a tempi migliori. Alla luce dell’emergenza sanitaria in corso, riteniamo inoltre che sarebbe stato più opportuno vietare del tutto le elezioni per il rinnovo degli organi collegiali e le loro riunioni in presenza e indicare come unica modalità quella a distanza”.

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Coronavirus, Anief: “Note MI dimostrano che i 60mila docenti Covid non sono tappabuchi”

Doppia precisazione del ministero dell’Istruzione sui docenti cosiddetti Covid, assunti dallo Stato per meglio fronteggiare a livello scolastico l’emergenza epidemiologica. Con la prima nota, la n. 1843 del 13 ottobre, da viale Trastevere si specifica che l’organico Covid rientra nell’ambito dell’organico dell’autonomia ed è quindi è funzionale alla realizzazione della didattica ed al contenimento del coronavirus. Tuttavia, si esclude questi preziosi docenti possano essere utilizzati esclusivamente per le supplenze all’interno degli istituti.

LA PRIMA NOTA MI

“Ai sensi dell’Ordinanza del Ministro dell’istruzione 5 agosto 2020 – riporta la nota del 13 ottobre – , si tratta di risorse straordinarie da impiegarsi al fine di sopperire alle “comprovate necessità connesse al rispetto delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19” e, come tali, rientrano comunque nella gestione più generale dell’“organico dell’autonomia”, da impiegare complessivamente a cura del Dirigente scolastico”, si legge nella nota.

I docenti-Covid, pertanto, non sono dei “tappabuchi” ma vanno collocati come delle risorse all’interno dell’organico scolastico, alla parti degli altri lavoratori. “In particolare – continua la nota – è stata segnalata la riemersione della cosiddetta categoria dei “potenziatori”, inesistente a livello normativo e sulla quale già si sono espresse con chiarezza le note sugli organici, e dei conseguenti cambi di cattedra mano mano che giungono a conclusione le operazioni di assegnazioni delle supplenze”, continua il documento ministeriale. Pertanto, si legge ancora nel documento del capo dipartimento, “l’utilizzo ottimale dell’organico, da parte del dirigente scolastico, non può che privilegiare da un lato le esigenze di contenimento epidemiologico, dall’altro i migliori risultati di apprendimento, a proposito dei quali la positiva continuità didattica rappresenta un aspetto di assoluto rilievo”, scrive Bruschi.

foto febbre mascherinas

LA SECONDA NOTA MI

Una seconda nota, la n. 1870, pubblicata oggi, quindi a distanza di poche ore dalla prima, si sofferma invece su una novità legislativa che il sindacato ha ottenuto attraverso fortissime pressioni nei confronti del Governo e dello stesso Ministero: la possibilità per i docenti-Covid di svolgere “lavoro agile” qualora dovesse subentrare un secondo lockdown. Nel testo si legge che grazie al “decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante “Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia”, convertito con modificazioni dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, all’articolo 32, comma 6-quater (…) il personale docente e ATA assunto con contratti a tempo determinato nell’anno scolastico 2020/2021 quale “organico Covid”, in caso di sospensione delle attività didattiche, potrà assicurare le relative prestazioni con le modalità di lavoro agile, anziché vedere risolto il relativo contratto senza indennizzo, come previsto dalla norma previgente, al fine di garantire, in qualunque caso, il principio di continuità didattica”.

Si chiarisce, infine, che, trattandosi di docenti assunti su posto comune, il predetto organico non può essere ovviamente utilizzato per attività di sostegno alle classi con alunni con disabilità. Solo in caso, tale disposizione potrà essere disapplicata: qualora, assolte le esigenze prioritarie di copertura dell’orario curricolare delle classi, risulti applicabile, in via analogica e su base volontaria, l’articolo 14, comma 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66.

IL COMMENTO SINDACALE

Anief prende atto delle indicazioni provenienti dal ministero dell’Istruzione, a seguito delle modifiche introdotte dalla nuova versione del decreto “agostano”, con il quale l’organico Covid, istituito dall’art. 231-bis della Legge 17 luglio 2020, n. 77. L’Anief ha da subito giudicato una vittoria l’apertura al lavoro “agile” anche per questi insegnanti, dopo avere considerato del tutto illegittima l’introduzione di contratti atipici nella scuola pubblica. L’istruzione impartita in sedi scolastiche statali non può comportare differenze contrattuali di sorta tra insegnanti che svolgono la medesima professione, hanno medesimi doveri e responsabilità. Rimane, a questo punto, da aggiungere un ultimo tassello: la collocazione dei 60 mila insegnanti Covid nell’organico di diritto del corpo docente.

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Sindacati scuola: rinvio delle elezioni previste in primavera per il rinnovo della rappresentatività per il 2019/2021

Rinvio delle elezioni previste in primavera per il rinnovo della rappresentatività per il 2019/2021. È del Governo l’intenzione di rispondere positivamente alla richiesta inoltrata da CGIL, CISL, UIL dopo che CISAL ha chiesto al presidente dell’ARAN di avviare le procedure per il rinnovo e ANIEF ha celebrato la RSU-DAY. La ministra per la pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, con una nota indirizzata ai sindacati confederali annuncia una norma ad hoc nel primo provvedimento utile (legge di bilancio).

incontro miur sindacati azzolina
Immagine d’archivio

Marcello Pacifico (Anief): “Peccato, per noi ci sono tutte le condizioni per votare, siamo cresciuti in questi tre anni. Oggi più che mai c’è bisogno di consultare i lavoratori in un mondo che è diverso da prima. Continueremo la nostra mobilitazione e lo svolgimento delle assemblee in ogni scuola, università, accademia, ente di ricerca. Perché abbiamo il dovere di informare dei loro diritti migliaia di amministrativi e docenti del comparto istruzione e ricerca”.

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Cosa deve fare un lavoratore in quarantena affetto da Covid o in isolamento fiduciario? A rispondere è stato l’Inps

Cosa deve fare un lavoratore in quarantena affetto da Covid o in isolamento fiduciario? A rispondere è stato l’Inps con il messaggio 3653 del 9 ottobre scorso, che ha in questo modo voluto dare delle risposte alle tante richieste di chiarimenti in merito ai periodi di esonero dal servizio per pandemia. Il documento dell’Istituto nazionale di previdenza ha messo in luce quattro casi particolari di quarantena, fornendo indicazioni specifiche caso per caso: la sorveglianza precauzionale con lavoro agile; quella per ordinanza amministrativa; la quarantena all’estero; quella, infine, che si colloca come sorveglianza precauzionale e Cigo, Cigs, Cigd e assegno ordinario.

Nel commentare le precisazioni dell’Inps, Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sostiene che “occorre una volta per tutte mettere mano alle differenze interpretative tra enti diversi per le stesse tematiche, perché quelli messi in luce dall’ente previdenziale nazionale non sono tutti i possibili stati lavorativi o di malattia plausibili per il difficile periodo di pandemia in corso. Ve ne sono altri, altrettanto importanti, tutti da definire: non è ancora chiaro, ad esempio, se la trattenuta giornaliera ‘Brunetta’, che scatta in corrispondenza della malattia, è applicata anche ai periodi di malattia COVID. Così come non è del tutto chiaro se le certificazioni mediche per i periodi di quarantena siano a carico del medico curante o della autorità sanitaria. E altrettante specifiche servirebbero, il prima possibile, per assicurare un grado di tutela adeguato alla situazione dei diritti dei lavoratori fragili e precari”.

foto febbre mascherinas

LA SORVEGLIANZA PRECAUZIONALE CON LAVORO AGILE

La scuola è particolarmente coinvolta nella quarantena e lavoro agile. Nonostante infatti la prima versione del decreto agostano, all’art 32 comma 4, non avesse consentito il cosiddetto “lavoro agile” nel comparto (salvo poi rettificare attraverso emendamenti chiesti anche da Anief approvati nei giorni scorsi con il maxi-emendamento che ha avuto il sì dell’Aula del Senato), la didattica a distanza e lo smart-working si confermano strumenti di continuità di servizio molto utilizzati; per questa fattispecie lavorativa, laddove la quarantena sia di tipo precauzionale, non risultando una inidoneità all’impiego, le tutele rimangono quelle della mansione lavorativa.

L’INIDONEITÀ TEMPORANEA

Diverso è il caso di quarantena per inidoneità temporanea a causa di malattia conclamata. Su questo punto l’Inps conferma infatti quanto l’Anief sostiene da tempo: il lavoratore in stato di malattia che riceve una inidoneità all’impiego, durante il periodo di inidoneità non può dedicarsi al lavoro nemmeno in remoto. La stessa comunicazione Inps del 9 ottobre spiega, a questo proposito, nella parte iniziale del messaggio, che “il lavoratore è temporaneamente incapace al lavoro, con diritto ad accedere alla corrispondente prestazione previdenziale, compensativa della perdita di guadagno”.

LA QUARANTENA PER ORDINANZA AMMINISTRATIVA

Altro caso spesso riscontrato nella scuola è quello della quarantena per ordinanza amministrativa: su questa eventualità, l’Inps esprime “perplessità” sul ricorso alla malattia per le assenze da lavoro a seguito di chiusura dei confini locali che, durante il recente passato, hanno impedito ai lavoratori di recarsi nei luoghi di lavoro. Secondo l’istituto “in tutti i casi di ordinanze o provvedimenti di autorità amministrative che di fatto impediscano ai soggetti di svolgere la propria attività lavorativa non è possibile procedere con il riconoscimento della tutela della quarantena (…) in quanto la stessa prevede un provvedimento dell’operatore di sanità pubblica”.

LA RICHIESTE DEL PRESIDENTE ANIEF

Secondo il professor Marcello Pacifico, a capo del sindacato Anief, “occorre tutelare i lavoratori con indennità dedicate: chi ha contatti quotidiani con un’utenza ampia ha infatti un’altissima probabilità di contrarre il virus anche usando tutte le tutele indicate dal Comitato tecnico scientifico e adottando il protocollo sulla sicurezza approvato pure dal nostro sindacato. Alla luce proprio di tale evenienza, per lo svolgimento di una professione ad alto rischio contagio, l’Anief ribadisce la necessità di assegnare 450 euro al mese di indennità individuale: una indennità, del resto, già prevista per altri professionisti, a partire da quelli che operano in campo sanitario”.

Tra le richieste del leader del Anief su questo ambito vi è quindi “l’equiparazione dell’assenza al ricovero ospedaliero qualora non sia possibile svolgere la propria mansione in modalità agile. Come diventa fondamentale l’attivazione di una nuova sequenza contrattuale per integrare e aggiornare il CCNI 2008 relativo al personale inidoneo, inserendo in esso anche il personale docente, Ata ed educativo precario, incredibilmente dimenticato allora dai sindacati firmatari di quell’accordo incompleto”.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)

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Test d’accesso a medicina, Tfa sostegno, concorsi docenti: Anief chiede ai ministri Azzolina e Manfredi di autorizzare le prove suppletive per far partecipare chi è in quarantena

Secondo il sindacato Anief “occorre assolutamente consentire ai candidati costretti all’isolamento domiciliare di poter misurare il proprio merito, come previsto dalla normativa vigente”. “In un momento in cui abbiamo superato la quota di 50 mila italiani positivi al Covid-19 – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, lo Stato deve garantire la parità di trattamento tra cittadini, derogando ai criteri di univocità della prova concorsuale, come ribadito anche nella sentenza n. 8655/19 del Tar Lazio. Oltre ad essere previsto dalla legge, ricordo che nell’autunno di due anni fa è stato fatto in occasione della prova della Sardegna del concorso a dirigente scolastico: in quell’occasione il sindaco di Cagliari, a seguito dell’allerta meteorologica, chiuse le scuole dove si sarebbero dovute svolgere le prove, facendole rinviare. Oggi ci troviamo alle prese con un’altra emergenza, quella epidemiologica, che va affrontata con lo stesso criterio, per non cadere altrimenti in una palese procedura selettiva discriminante”.

marcello pacifico anief
Marcello Pacifico, leader di Anief

Ne è esempio, come riporta L’Espresso, la lettera di una docente di sostegno in quarantena che avrebbe dovuto sostenere una prova selettiva a Tor Vergata dopo mesi di preparazione, che denuncia infatti come l’università non abbia “previsto nessuna misura alternativa a chi si trova nella mia situazione. Così mancano le tutele per il cittadino, anche asintomatico e negativo come la sottoscritta”. 

Per questi motivi, il sindacato Anief reputa oggi indispensabile, al fine di tutelare il diritto di una parte degli oltre 600 mila candidati complessivi che hanno fatto regolare domanda, impossibilitati a recarsi nelle sedi di svolgimento delle prove d’accesso già svolte o da svolgere, che i Ministeri di competenza fissino il prima possibile le date delle prove suppletive per misurare le loro conoscenze e capacità con i vari test a numero chiuso di medicina, per gli oltre 20 mila posti di Tfa sostegno e per partecipare ai tre concorsi – prima lo straordinario per la secondaria e poi gli ordinari per tutti i cicli scolastici – finalizzati all’individuazione di 78 mila nuovi insegnanti.

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Concorso straordinario, pubblicata la nota ministeriale per svolgere la prova computerizzata

Nonostante le riserve di sindacati e partiti, continua l’organizzazione della procedura selettiva per 32mila posti, a fronte di circa 64mila domande presentate, che prenderà il via giovedì 22 ottobre per concludersi lunedì 16 novembre, come confermato dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina nel question time alla Camera: il ministero dell’istruzione ha trasmesso una specifica nota agli Uffici Scolastici Regionali contenente tutte le indicazioni relative allo svolgimento della prova scritta con cinque quesiti a risposta aperta e la verifica della comprensione della lingua inglese. A seguire si procederà con i due concorsi ordinari, ai quali parteciperanno centinaia di migliaia di candidati.

L’ufficio legale Anief conferma le pre-adesioni per impugnare l’eventuale esclusione dalla graduatoria finale dei vincitori per tutti i candidati, anche per quelli che avranno superato la valutazione del 7 ma non si ritrovano nel numero utili dei posti banditi. Anief, ad ogni modo, continua a chiedere al Parlamento una soluzione diversa per risolvere il problema della supplentite, con la riapertura delle GaE o l’estensione del doppio canale di reclutamento a graduatorie di istituto provinciali – Gps, da riformulare secondo le vecchie tabelle di valutazione dei titoli come ribadito nei tavoli ministeriali. Infine, il giovane sindacato ribadisce la necessità di ammettere alle prove i candidati costretti a rimanere in quarantena per il Covid-19. Per Pacifico, le prove suppletive devono essere previste oltre che per i concorsi anche per chi ha provato i test in medicina e il Tfa sostegno.

COME SI SVOLGERÀ LA PROVA

Con la nota del 1° ottobre, il Ministero conferma che “i candidati svolgeranno la prova scritta attraverso l’ausilio di procedure informatizzate” e che “a parità di classe di concorso, tipo posto tutte le prove avverranno in contemporanea su tutto il territorio nazionale”. Secondo in una stessa giornata, nella stessa aula, si potrebbero svolgere due differenti prove (per classi di concorso/tipo posto diversi) una nella mattinata ed una nel pomeriggio, convenzionalmente “turno mattutino” e “turno pomeridiano”. Quindi una giornata può risultare divisa in due turni.

Trattandosi di prova scritta, che durerà 150 minuti, nell’istituto saranno presenti la commissione di valutazione o, in caso di più sedi di svolgimento della prova, il comitato di vigilanza cui è affidata la gestione amministrativa della prova; uno o più responsabili tecnici d’aula, cui spetterà il compito della gestione tecnica delle postazioni informatizzate per la somministrazione della prova (dall’installazione del software, al caricamento dei risultati in piattaforma); il personale addetto a compiti di sorveglianza ed assistenza interna; i candidati.

LA VIGILANZA

Il Ministero ha quindi provveduto a fornire indicazioni operative agli Uffici Scolastici Regionali perché ne diano “adeguata informativa” agli interessati. Inoltre, “ai sensi di quanto previsto dall’art. 9 del D.P.R. n. 487/94, nel caso in cui la prova scritta debba tenersi in più sedi scolastiche, sarà costituito un comitato di vigilanza per ogni sede “presieduto dal dirigente dell’istituzione scolastica sede della prova o dal collaboratore designato in caso di malattia oppure di reggenza, qualora il dirigente sia titolare di altro istituto sede di concorso”.

Dopo avere provveduto alle operazioni preliminari, comprendenti anche una dotazione di materiali utili allo svolgimento dell’esame, la consegna delle certificazioni e autodichiarazioni da parte dei candidatiti, il giorno dell’esame si procederà alla prova scritta computerizzata, la quale verterà “sui programmi contenuti all’allegato C al bando di concorso e riportate nell’apposita sezione dello spazio informativo sul sito internet del Ministero”.

IL PROTOCOLLO DI SICUREZZA

È stato inoltre predisposto un protocollo di sicurezza, con “lo scopo di dettare le linee guida dirette a prevenire e a contenere il diffondersi del virus COVID-19 in occasione dello svolgimento delle prove scritte, garantendo un adeguato bilanciamento tra la salvaguardia delle esigenze organizzative connesse al reclutamento del personale docente e la necessità di garantire condizioni di tutela della salute dei candidati, della commissione di valutazione, del comitato di vigilanza, di tutto il personale individuato con compiti di sorveglianza ed assistenza interna per lo svolgimento delle prove e, in generale, di tutte le figure presenti nelle aree concorsuali”.

Il Ministero ha previsto anche “l’obbligo da parte dei candidati, dei componenti della commissione, del personale di vigilanza e di tutte le figure presenti nelle aree concorsuali, di indossare una mascherina chirurgica, che copra correttamente le vie aeree (bocca e naso) per tutto il tempo di permanenza all’interno dell’istituzione scolastica sede di concorso”. Si tratta di un obbligo che varrà, “a pena di esclusione dalla procedura, sia durante il periodo di attesa per l’ingresso all’interno dell’istituzione scolastica, sia all’ingresso nell’aula sede di esame, sia durante lo svolgimento della prova, nonché in uscita dalla struttura”. Inoltre, “i candidati hanno l’obbligo di igienizzarsi le mani con apposito gel disinfettante contenuto nei dosatori all’ingresso e in più punti delle aree (es. ingresso, aule, servizi igienici, etc.) assicurandone un utilizzo frequente”.

Le istituzioni scolastiche provvederanno ad “assicurare quotidianamente le operazioni di pulizia dell’area concorsuale previste dal rapporto ISS COVID-19, n. 19/2020; garantire adeguata aerazione di tutti i locali, mantenendo costantemente (o il più possibile) aperti gli infissi esterni, anche dei servizi igienici; sottoporre a regolare detergenza e igienizzazione i locali, gli ambienti, le postazioni dei candidati e gli strumenti utilizzati (sedie, banchi, computer, mouse e tastiera), sia prima dello svolgimento della prova, per ciascun turno, mattutino e pomeridiano, che al termine di ogni turno”.

GLI ALTRI CONCORSI IN ARRIVO

Nel frattempo, lo stesso Ministero ha confermato che subito dopo lo svolgimento della procedura straordinaria per la secondaria, si procederà ai concorsi ordinari: infanzia primaria e secondaria. Si tratta di procedure davvero molto attese, alla quali hanno aderito in tantissimi: oltre 500 mila candidati, di cui più di 76mila domande di partecipazione per il concorso ordinario di infanzia e primaria, più di 430mila per la secondaria di primo e secondo grado.

“Non c’è ancora una data esatta, ma – comunica Orizzonte Scuola – il Ministero ha pubblicato un comunicato in cui annuncia lo svolgimento della prova preselettiva dopo la conclusione delle prove per lo straordinario. La prima operazione degli Uffici Scolastici sarà quello di stabilire, in base al numero delle domande pervenute, per ogni classe di concorso e regione, se sarà necessaria o meno la preselettiva per i due concorsi ordinari. La preselettiva si svolgerà infatti qualora a livello regionale e per ciascuna distinta procedura, il numero dei candidati sarà superiore a quattro volte il numero dei posti messi a concorso e, comunque, non inferiore a 250. In ogni caso la batteria dei test sarà pubblicata almeno venti giorni prima rispetto alla prova”.

Per quanto riguarda, infine, la procedura straordinaria per l’abilitazione, va ricordato che le domande sono state presentate entro il 15 luglio scorso, ma su quest’ultima il Ministero non ha ancora comunicato nulla: probabilmente per lo svolgimento bisognerà attendere l’esito del concorso straordinario per il ruolo.

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Concorso straordinaro 2020, per Anief è un “concorso ingiusto”

Prende lentamente il via la macchina organizzativa che porterà ad assumere circa 78.000 nuovi docenti in tre anni. “Nei prossimi mesi – dicono dal ministero dell’Istruzione – saranno espletati anche i concorsi ordinari per infanzia e primaria e per la secondaria di I e II grado, per un totale generale di circa 78mila posti. In particolare le prove preselettive degli altri due concorsi si svolgeranno subito dopo il termine della prova scritta del concorso straordinario”.

CONCORSO IN SICUREZZA

Sempre dal Ministero di Viale Trastevere fanno sapere che l’amministrazione ha “lavorato nelle scorse settimane per garantire la distribuzione dei candidati nelle aule per tutto il territorio nazionale, procedendo al reperimento di tutte le postazioni necessarie. Ciò eviterà qualsiasi forma di assembramento dei candidati. Nei prossimi giorni sarà altresì emanato un apposito Protocollo, finalizzato ad assicurare lo svolgimento in assoluta sicurezza delle prove”.

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LA PROVA

Dal dicastero di viale Trastevere hanno spiegato che “la prova scritta, da superare con il punteggio minimo di sette decimi o equivalente e da svolgere con il sistema informatizzato, è distinta per classe di concorso e tipologia di posto. La durata è pari a 150 minuti e prevede, per i posti comuni, cinque quesiti a risposta aperta volti all’accertamento delle conoscenze e competenze disciplinari e didattico-metodologiche in relazione alle discipline oggetto di insegnamento, e un quesito – seguito da cinque domande a risposta aperta di comprensione – per la verifica della conoscenza linguistica. Per le classi di concorso di lingua inglese la prova scritta sarà interamente in lingua e prevede sei quesiti a risposta aperta. Ai vincitori della procedura concorsuale straordinaria immessi in ruolo nell’anno scolastico 2021/2022 – che rientrano nella quota dei posti (circa 22.000 ndr) destinati alla procedura per l’anno scolastico 2020/2021 – sarà riconosciuta la decorrenza giuridica del rapporto di lavoro dal 1° settembre 2020”, assicurano dal ministero dell’Istruzione.

I DUBBI DEL SINDACATO

Un concorso “ingiusto” lo etichetta Anief che ritiene che siano stati posti dei paletti inutili e dannosi nel bando del concorso straordinario rivolto ai docenti con almeno tre anni da 180 giorni nella secondaria. Inoltre, l’estromissione in partenza di una parte consistente dei candidati risultati idonei nelle graduatorie finali non poggia su alcun fondamento, né giuridico e nemmeno normativo. Sugli esclusi, ad oggi, stiamo attendendo la pronuncia definitiva della magistratura amministrativa. Considerare utili alle immissioni in ruolo solo i primi 32 mila vincitori di concorso è una scelta che il ministero dell’Istruzione dovrà spiegare ai giudici: dopo avere impugnato l’immotivata esclusione di tanti aspiranti docenti, il giovane sindacato Anief invita tutti i partecipanti che non si collocheranno nelle posizioni utili alla preadesione per inserirsi nella graduatoria di merito finale.

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Il Covid non “distrugge” il sovraffollamento delle classi

Ha resistito anche alle esigenze del Covid19 la concentrazione eccessiva di alunni per classe: secondo i calcoli pubblicati oggi da Tuttoscuola, “se si assume il limite di 25 alunni per classe – che si può ritenere certamente più ragionevole dal punto di vista della gestione didattica, almeno come limite massimo – come spartiacque tra la normalità e le classi pollaio, vi sono 31 mila classi (30.829) con oltre 25 alunni: 4.937 sezioni di scuola dell’infanzia, 3.283 classi di scuola primaria, 4.258 classi di scuola secondaria di I grado e ben 18.351 di II grado”.

Non avrebbe quindi avuto seguito l’articolo 231-bis della legge di conversione del decreto legge 34 “Rilancio” che ha previsto norme speciali, da realizzare con apposita ordinanza ministeriale, per “derogare, nei soli casi necessari al rispetto delle misure di cui all’alinea ove non sia possibile procedere diversamente, al numero minimo e massimo di alunni per classe previsto, per ciascun ordine e grado di istruzione, dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81”.

OCCASIONE MANCATA

È alto il rammarico per la mancata cancellazione di queste classi “pollaio”, che rimane sempre “un obiettivo che da sempre ha visto in prima linea proprio la ministra Azzolina. Con l’ordinanza in deroga – sostiene la rivista specializzata – si poteva già intervenire in vista dell’anno scolastico 2020-21. L’obiettivo era a portata di mano, sfruttando appunto anche il dispositivo contenuto nell’art. 231-bis del decreto legge 34 “Rilancio”. Si sarebbero potuti ottenere contestualmente due obiettivi: rispettare il parametro di deflusso e ridurre la numerosità delle classi a limiti più gestibili e conformi alle misure anti-covid. La riduzione della numerosità delle classi può infatti favorire il distanziamento, nonché una più funzionale organizzazione della classe e della gestione didattica. Un obiettivo che va comunque tenuto presente per il futuro”.

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QUANTI CLASSI NUOVE SERVIREBBERO

Sempre Tuttoscuola stima quanti “posti di organico aggiuntivo svilupperebbero quelle nuove classi 3.633 di risulta, tenendo conto dell’attuale rapporto docenti per classe. Per la scuola dell’infanzia, dove il rapporto medio di docenti per sezione è di 1,89 servirebbero 2.933 docenti; per la scuola primaria – rapporto docenti/classe 1,51 – servirebbero 445 posti in più; per la scuola secondaria di I grado – rapporto docenti/classe 1,80 – 534 posti in più; per la scuola secondaria di II grado – rapporto docenti/classe 1,81 – servirebbero 2.695 docenti”.

LE PRESSIONI DEL SINDACATO

Anief ha sempre sostenuto che con lo stato emergenziale derivante dal Covid19 bisognava prendere disposizioni urgenti nella formazione delle classi al fine di adeguare i meccanismi di distanziamento sociale per la prevenzione della diffusione di ulteriori epidemie. Anche l’Anief, con l’emendamento proposto al DL “Cura Italia” n. 18 del 17 marzo 2020, con l’intento di modificare la legge Tremonti-Gelmini n. 133/2008, riducendo in tre anni il rapporto medio nazionale alunni-classe dello 0,40, andava in questa direzione. Perché ridurre il numero massimo di alunni per classe garantirebbe infatti sicurezza, igiene e vivibilità degli ambienti di apprendimento. Solo in presenza di un numero non alto di alunni è infatti possibile assicurare agli allievi degli ambienti idonei allo svolgimento delle attività, ma anche laboratori e aree comuni di condivisione. In questo modo, sicurezza, diritto alla salute e allo studio vengono senz’altro assolti. Rivedere per legge i tetti dei numeri di alunni per classe, che nell’ultimo disegno di legge del M5S risulterebbero non oltre i 22-23 e in caso di presenza di disabili massimo 20 e non più derogabili, è una decisione che non si può più rimandare.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)