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TFA Sostegno, UIL Scuola: “Concorsi, perché affidarli alle università?”

“Non sono più casi isolati le segnalazioni che giungono da Puglia, Calabria, in parte anche dalla Campania, sulle criticità registrate nella gestione delle prime prove per il conseguimento della specializzazione sul sostegno nella scuola primaria e media di primo grado”. Lo afferma UIL Scuola in un comunicato stampa.

“Situazione di grave disagio per 500 aspiranti insegnanti di sostegno della provincia di Bari, costretti a tornare a casa senza aver potuto effettuare la prova. Nel caso specifico, sembra trattarsi solo di carenza di comunicazione: la prova slitterà di qualche giorno ma il problema di approssimazione e cattiva gestione resta”.

“Le segnalazioni dei casi di disservizio crescono: una docente in servizio in provincia di Mantova, solo per fare un esempio, dopo aver affrontato un viaggio di dieci ore si è presentata per sostenere la prova all’Università della Calabria ma, in corso d’opera, la prova è stata annullata perché i moduli con le domande di alcuni candidati erano incompleti. In questo caso le prove sono state annullate dopo 40 minuti dal loro inizio, quando la commissione si è resa conto di non avere altre stampe utilizzabili. Questo al primo grado”.

“Per non parlare della gestione del test pre-selettivo, a Napoli, alla Mostra d’Oltremare: oltre 2.000 candidati ammassati dalle otto di mattina fuori dalla Mostra, alle 9.30 sono riusciti a sistemarsi sui banchi e solo alle 11.00 hanno potuto svolgere la prova”.

“E siamo solo all’inizio – commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi. Va bene i concorsi  ma perché devono essere sempre le università a gestirli? La scuola, comunità educante, ha al proprio interno, non solo le risorse professionali, strumentali e logistiche, ma anche le energie e risorse per rispondere alle domande sempre più pressanti di formazione specifica non accademica”.

“Bisogna mettere fine a questo commercio. Alla fine ci guadagnano solo le università e ci rimettono sempre i precari. Bisogna riportare il tutto all’interno della scuola”.

“Si tratta di un groviglio di burocrazia, incapacità e un sistema surrettizio  di finanziamento che grava sui disoccupati e sulle loro famiglie, visto che prima ancora della tassa di frequenza, peraltro – ribadisce Turi – salata e variabile da Università ad Università – i candidati hanno sborsato mediamente circa 200 euro per sostenere le prove preselettive che si dimostrano inefficaci”.

Secondo la UIL questa è “l’ennesima prova che sul reclutamento e sulla mistica dei concorsi, come unico metodo certo di selezione, sia necessario un ripensamento o almeno il dubbio che il sistema abbia bisogno di qualche modifica sostanziale e funzionale. Anche i fatti della Regione Umbria e i ricorsi che si stanno affacciando,  riferiti al recente concorso per dirigenti scolastici sono un esempio che dovrebbe fare riflettere”.

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Test d’accesso ai corsi di specializzazione di sostegno: a Bari e Cosenza prove annullate

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Partono con il piede sbagliato le preselezioni ai corsi di sostegno per selezionare 14.224 docenti, a fronte di decine di migliaia di candidati con abilitazione oppure con laurea e i 24 Cfu richiesti o con tre annualità di servizio svolte nel corso degli otto anni scolastici precedenti. 

I DISSERVIZI

Ieri, nel capoluogo pugliese la prova preselettiva del Tfa sostegno della scuola primaria è saltata perché, riferiscono i partecipanti, non erano stati messi a disposizione dei partecipanti i manuali per la comprensione del testo. Stamattina, un’altra grave anomalia si è verificata a Cosenza, dove i responsabili della selezione sono stati costretti ad annullare la prova della scuola secondaria di primo grado per via della mancata stampa delle domande che non si vedevano, con oltre 1.700 partecipanti inferociti per il rinvio del test preselettivo a data da destinarsi. 

IL COMMENTO DEL LEADER DELL’ANIEF

Secondo Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, “ci troviamo ancora una volta a commentare un’organizzazione della selezione dei docenti deficitaria e approssimativa, peraltro in un contesto, quale è il sostegno agli alunni disabili, dove c’è estremo bisogno di docenti specializzati. Quello che è accaduto a Bari e a Cosenza per noi rappresenta una mancanza grave, anche di rispetto per i tanti candidati che hanno fatto sacrifici per presentarsi alla prova di accesso, che si aggiunge alla cervellotica decisione del Miur di introdurre una soglia d’accesso ‘mutevole’, ovvero basata sui singoli esiti delle prove svolte in ogni Università: si tratta di disposizione che hanno dell’incredibile, contro le quali il nostro sindacato ha risposto impugnando tutte le esclusioni di chi supererà il test preselettivo avendo conseguito comunque la sufficienza pari a 18/30”. 

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Festeggia il suo compleanno con un giro in limousine, è protesta social

Maltempo a Terracina (foto: Nexting)

“Cara preside, oggi una limousine lunga cinque metri attendeva una bimba di otto anni e solo alcuni dei suoi compagni di classe all’uscita dalla sua scuola pubblica, accanto al pulmino pubblico pagato dal Comune”.

Inizia così il post di una mamma pubblicato su facebook ad indirizzo del preside di una scuola di Parchitiello (una zona residenziale di Bari). Il motivo del post è l’arrivo di una limousine con a bordo una delle bambine che frequenta la scuola (si scoprirà dopo che il giro in limousine era il regalo per i suoi otto anni). Il post della donna continua: “Questo modo di fare scuola non mi rappresenta e non avrà il mio consenso. Una scuola dove un dirigente scolastico accetta che ad un metro e ad un minuto dal tempo e luogo dell’educazione, si predichi apparenza, si esibisca sfarzo inopportuno per età e vacuo, si semini discriminazione sociale … Si, vacuo … Abbiamo appena finito la celebrazione della giornata della memoria, ieri era la giornata nazionale contro il bullismo, ma alimentiamo le differenze, l’esibizione, il valore delle cose materiali”.

Uno sfogo che ha subito innescato una serie di reazioni, con gli utenti divisi tra cui ha condiviso lo sdegno della mamma, centrando il discorso soprattutto su una più generale questione morale e di educazione, che chiama in causa innanzitutto i genitori, e chi invece ha difeso la dirigente scolastica, sostenendo che, trattandosi di una strada pubblica, non avrebbe avuto comunque alcun potere di intervento.

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Capurso (Bari): quattro insegnanti ai domiciliari con l’accusa di maltrattamenti sui bambini

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Strattoni, schiaffi, minacce verbali e altro ancora, tutto documentato con telecamere nascoste in fase di indagine dai carabinieri: per questi motivi quattro insegnanti di una scuola materna di Capurso (Bari) sono state raggiunte da un’ordinanza cautelare agli arresti domiciliari.

I fatti a cui si fa riferimento sono tutti relativi all’anno scolastico 2017-18. Protagonisti bambini di tre anni.

Le maestre accusate

Sono quattro le insegnanti che dovranno rispondere dei presunti gravi maltrattamenti perpetrati nei confronti dei bambini. Sono tutte donne e maestre di età compresa tra i quarantasette e i sessantatré anni.

I maltrattamenti

Secondo quanto sostengono i militari dell’Arma, dopo le ricostruzioni e avvalendosi delle immagini delle telecamere nascoste installate nel complesso didattico, “le quattro maestre, sia autonomamente che talora in concorso, nell’anno scolastico 2017/2018, rendevano dolorose e mortificanti le relazioni con i bambini, a loro affidati per cura ed educazione, assumendo comportamenti vessatori e violenti nei loro confronti”.

Dal video è possibile evincere alcuni atteggiamenti “troppo energici” e che descriverebbero esattamente il quadro accusatorio messo in piedi dai Carabinieri. Spintoni e bambini tenuti per la testa sul banchetto, ad esempio.

A questo si aggiunge quanto comunicato dai Carabinieri stessi in una nota stampa.

Le maestre, in maniera sistematica, per esercitare la loro funzione di insegnante, hanno assunto nei confronti dei bambini comportamenti violenti, spintonandoli, strattonandoli, a volte, trascinandoli fino a farli cadere e/o urtare ed, in alcuni casi, percuotendoli con schiaffi alle braccia e sul volto. Ai piccoli, veniva imposto di rimanere con il capo riverso sul banco, in posizione sottomessa ed, in caso di rifiuto, costretti con forza a tenere tale posizione. Altre “punizioni” consistevano nell’imporre ai bambini a rimanere in un angolo della classe con il volto rivolto verso il muro, a volte, con le mani dietro la schiena, per periodo prolungati.

Le maestre hanno anche minacciato i bambini, intimorendoli che “sarebbero stati legati con la corda – che avrebbero avuto le botte – che sarebbe stato portato in caserma dai Carabinieri dove un cane gli avrebbe dato un morso”, oltre a mortificarli platealmente, ed offendendoli con frasi: ”monelli, cattivi, scostumati, maleducati, monellaccio di strada, rimbambiti, pappamolli”.

Spetterà ora all’eventuale processo stabilire l’incontrovertibile verità su come sono andati i fatti.