“Come noto, il Consiglio dei Ministri, nella serata di sabato 22 febbraio 2020 ha definito apposite misure per evitare la diffusione del Covid – 19 e ulteriori misure di contenimento. Fra le previsioni adottate dal Governo c’è anche quella relativa alla possibile sospensione dalla frequenza delle attività di formazione superiore, fatte salve le attività formative svolte a distanza”. Lo specifica il Miur in una comunicazione rivolta agli Atenei e alle Istituzioni Afam di Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.
“In attesa dell’adozione formale dei provvedimenti consequenziali previsti dal decreto approvato in Consiglio dei Ministri, per motivi precauzionali, si invitano le Istituzioni universitarie e quelle di Alta Formazione Artistico Musicale e Coreutica presenti nelle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna a sospendere comunque, fino al 29 febbraio 2020, l’attività didattica”.
“Tale soluzione è in linea con le scelte già autonomamente assunte da alcune Istituzioni interessate e consegue da un confronto tra il Ministro e le stesse”, conclude il Miur ringraziando per la collaborazione.
In Emilia Romagna parte la consultazione dei lavoratori da parte dei sindacati in vista delle elezioni. Il progetto di regionalizzazione della scuola non è definitivamente naufragato con la caduta del Governo composto da M5S e Lega, durante il quale Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno chiesto con forza la sua approvazione: la conferma arriva da quanto sta accadendo in vista delle prossime elezioni amministrative dell’Emilia Romagna, le quali, secondo Orizzonte Scuola, si giocheranno proprio sul terreno dell’autonomia differenziata per la scuola.
La petizione dei sindacati e la posizione dei Governatori
Il tema rimane caldo dopo gli interventi del ministro Boccia e la
presentazione di un nuovo testo che è stato bocciato a priori dai Governatori
della Lega. Ad esempio, Attilio Fontana “si dice pronto
ad una legge regionale per garantire la continuità didattica dei
docenti sul territorio”, mentre dal Corriere.it
si apprende il lancio di una petizione su change.org nelle scuole da parte
dei sindacati riguardante tutto il personale scolastico. Già da mesi
sono in corso di organizzazione assemblee e riunioni per informare il
personale sugli effetti nelle scuole della autonomia differenziata. I
sindacati mettono l’accento sul fatto che in molti casi non si conoscono
fino in fondo tutti gli aspetti della regionalizzazione e ribadiscono
il principio che la scuola debba rimanere un punto di unità nazionale.
Proprio per approfondire taluni aspetti, il mese scorso, anche l’Anief ha
promosso un convegno a Verona, alla presenza dell’assessore regionale Donazzan,
della responsabile scuola del PD, Sgamabato del presidente nazionale Pacifico,
con ispettori dell’USR.
Le sentenze della Consulta
Anief rammenta come la sentenza n. 76/2013 della Consulta abbia ricordato il
rispetto necessario del secondo comma dell’articolo 117 della Costituzione,
quando una Regione ha chiesto più autonomia sulla scuola. Inoltre, altre due
sentenze ribadiscono come il personale Ata e dirigente debba fare capo allo
Stato (nn. 147/2012, 37/2005). Anche laddove il personale è da anni transitato
nella Provincia autonoma di Trento, tra l’atro territorio a statuto speciale, la sentenza
n. 242/2011, della
stessa Corte
Costituzionale ha posto dei paletti stringenti su ricorso promosso
proprio dall’Anief in merito alla valutazione di punteggi nel reclutamento del
proprio personale docente, diversi da quelli concordati con lo Stato a livello
nazionale.
Il commento del presidente Anief
“Gli ultimi
dati Invalsi, pubblicati ad inizio estate – dice il sindacalista Anief,
Marcello Pacifico – ci dicono che occorre procedere esattamente al contrario:
assegnando organici alle scuole in base al bisogno del territorio (meno alunni
per classe specie nelle aree svantaggiate, ad alto flusso migratorio e di
dispersione scolastica, nelle zone a rischio), risorse aggiuntive per premiare
quel personale che agisce in un contesto oggettivamente più difficile,
estendendo il doppio canale a graduatorie di istituto provinciali”.
“Anche permettere l’introduzione di nuovi profili superiori per il personale
Ata, permettendo così pure una forma di carriera fino ad oggi boicottata sul
nascere. La valorizzazione del personale è legata a un
problema di stipendi, congelati a livello nazionale, e non certo ai
contributi che lo Stato invia ad ogni regione per sostenere le scuole e la loro
autonomia già esistente”, afferma Pacifico.
Secondo in presidente Anief, “invece di creare scuole di serie A e B, a
seconda di dove sono collocate, bisogna dare sostegno alle Regioni in ritardo,
al fine di fare loro recuperare quel ritardo strutturale esistente, lottare
contro la dispersione e l’abbandono dei banchi. Il ruolo dello Stato come
garante del diritto all’istruzione, su tutto il territorio nazionale, con il
reclutamento del personale docente, dirigente e Ata regolato da norme
nazionali, non può essere abdicato”.
Subito dopo l’esito delle elezioni dei cittadini che rappresenteranno l’Italia fino al 2024 in Europa del 26 maggio sono diventati tre gli obiettivi immediati del Governo: “Ridurre le tasse, accelerare su autonomia e infrastrutture“. A dirlo è stato il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, indicando, a caldo, i provvedimenti sui quali l’Esecutivo deve ora accelerare. Alle parole di Salvini, che ha preso il 34% sul 55% dei voti espressi, si aggiungono quelle recenti pronunciate da un altro esponente leghista, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, secondo il quale l’autonomia è un’opportunità che porta maggiori risorse: “Ribadisco: aumentare le risorse destinate alla scuola è sempre una buona notizia”, ha detto di recente il titolare del Miur ricordando anche che “l’autonomia è prevista dall’articolo 116 della Costituzione”.
A dire no all’autonomia differenziata è in realtà la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. E tutto il fronte sindacale, Anief in testa. Il suo presidente, Marcello Pacifico: “Noi abbiamo sempre detto che regionalizzare la scuola è un’operazione impossibile, perché se attuata metterebbe ancora più in crisi l’offerta in certe zone d’Italia, le quali convivono con problemi strutturali e di risorse così evidenti da rifiutare, come accaduto in questi giorni in Sicilia, un contingente aggiuntivo per attivare il tempo pieno”.
Anief: “Secessione mascherata”
“Per rispondere alle richieste delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, le regioni che hanno richiesto l’autonomia differenziata, sull’adozione nella scuola di un sistema di servizi differenziato e non più coordinato dallo Stato, bisognerebbe drenare molte delle risorse economiche assegnate alle regioni del Centro e del Sud, così da marcare le attuali distanze in termini di servizi offerti al cittadino e sviluppo economico e aprire a una secessione mascherata”. Così Anief in una lunga e articolata nota stampa.
“Nella scuola le singole regioni avrebbero piena facoltà di stabilire il tipo di offerta formativa da adottare, le modalità di reclutamento, di utilizzo delle graduatorie dei tanti precari in lista di attesa, mobilità del personale a livello provinciale e interprovinciali, ma anche il trattamento economico dei dipendenti, docenti e Ata, aprendo alle pericolosissime gabbie salariali. Per non parlare della gestione di immani risorse da parte dei governatori, i quali in passato, anche recente, hanno spesso dimostrato di non essere in grado di gestire determinati ambiti, come la formazione, e anche, in alcuni casi, di arrivare a trarre benefici personali derivanti dal loro stato di potere. Contro questo, tutti i sindacati erano d’accordo a scioperare insieme, il 17 maggio, prima dell’accordo del Governo che tutti affermano avrebbe allontanato quanto ora richiesto dal vincitore delle elezioni europee”.
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