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Regionalizzazione, i sindacati: “Scuola fuori da ogni regionalizzazione”

Siamo fermamente convinti che la scuola vada lasciata fuori da ogni ipotesi di autonomia differenziata, operazione a nostro avviso in contrasto per molti aspetti col dettato costituzionale ed estremamente pericolosa – dichiarano Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi, Giuseppe Turi, Elvira Serafini e Rino Di Meglio – perché destinata ad accentuare squilibri e disuguaglianze già oggi presenti, situazioni che andrebbero affrontate e risolte proprio con un deciso investimento in istruzione e formazione. Il carattere unitario e nazionale del sistema scolastico è per questo una risorsa preziosa di cui il Paese non può essere privato”.

L’esame dei testi da parte del Consiglio dei Ministri, previsto per ieri, è stato rinviato, ma i sindacati scuola non abbassano la guardia, forti anche del vasto consenso espresso dalla categoria in numerose iniziative svolte in tutte le regioni italiane e dell’altissimo numero di adesioni alla raccolta di firme contro la regionalizzazione.

Le ragioni del no ai progetti di autonomia differenziata che contemplano anche una regionalizzazione delle competenze in materia di istruzione sono state ribadite il 26 giugno 2019 con un flash mob, organizzato dalle segreterie regionali del Lazio, davanti alla Camera dei Deputati dai maggiori sindacati del comparto istruzione e ricerca (FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams).

“Ricordiamo al Governo – affermano i segretari generali – che nell’intesa sottoscritta a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio vi sono impegni espliciti e chiari in questo senso, laddove si riconosce il ruolo assegnato alla scuola per garantire identità e unità culturale del Paese, anche attraverso l’unitarietà dello stato giuridico del personale, il valore nazionale dei contratti, un sistema nazionale di reclutamento del personale e le regole per il governo delle scuole autonome”.

L’impegno dei sindacati prosegue, non solo in relazione al procedere dell’iter delle intese, sulle quali peraltro hanno chiesto ai Presidenti delle Camere di farsi garanti di un pieno coinvolgimento del Parlamento su questioni che non possono essere gestite in un rapporto esclusivo tra Governo e singole regioni: per contrastare quello che ritengono un disegno disgregatore dell’unità nazionale le organizzazioni sindacali non trascureranno alcuna iniziativa.

(fonte: Gilda degli Insegnanti)

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No all’autonomia differenziata, la scuola in piazza

La proposta del ministro leghista Erika Stefani, avallata dai Governatori del Nord e dal vice-premier Matteo Salvini, è ad un passo dal via libera del CdM, malgrado nella sezione Scuola del Contratto di Governo non vi sia traccia di questo folle progetto secessionista. I cittadini italiani hanno capito che l’autonomia differenziata spezzetterebbe l’istruzione, penalizzando gli istituti formativi collocati in aree particolari, ad iniziare da quelli del Sud: in tanti oggi si sono dati appuntamento davanti a Montecitorio, per partecipare alla manifestazione promossa da Anief, Cobas, Unicobas, Gilda e diverse associazioni. 

È pressoché unanime il no all’autonomia differenziata che la Lega si appresta a portare domani in Consiglio dei Ministri: tanti cittadini si sono presentati oggi davanti alla Camera, aderendo alla manifestazione “No alla regionalizzazione scolastica, per difendere la Scuola di Stato“, promossa da diversi sindacati di categoria e alla quale hanno aderito associazioni e comitati di settore, tra cui l’Accademia nazionale Docenti, Adida, Donne a scuola, Professione Insegnante, Civesscuola, Per la Scuola della Repubblica, Illuminitalia ed il Comitato Nazionale contro Mobbing-bossing scolastico (2007) Onlus.

“Se passa questo testo sciagurato – ha detto durante la manifestazione il professor Marcello Pacifico, presidente Anief – siamo pronti a raccogliere le firme per un referendum abrogativo, come già accaduto a Trento, dove esemplari sono state le sentenze, n. 242/2011, della Consulta che hanno bloccato le nuove norme proposte dalla provincia autonoma di Trento, in riferimento all’art. 92, c. 2bis, legge 5/2006, e ad andare dinanzi alla Corte Costituzionale: nel frattempo, faremo di tutto per far dichiarare questo modello organizzativo scolastico illegittimo dal giudice delle leggi. Abbiamo già la scuola dell’autonomia, non abbiamo bisogno della scuola delle regioni. Gli istituti scolastici sono autonomi da vent’anni per Costituzione, per valorizzare di più il territorio e la libertà d’insegnamento”. 

“Piuttosto che far transitare il personale dallo Stato alle Regioni – ha detto ancora il sindacalista autonomo -, il Governo farebbe bene a trovare il modo di assegnare organici differenziati e ulteriori risorse economiche, per centrare obiettivi specifici mirati a colmare il gap di formazione e occupazione tra le aree del Paese. Questo chiediamo al Governo e con noi i tanti cittadini riuniti oggi davanti alla Camera”.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)

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Gilda: presentato ai sindacati il testo della norma su reclutamento e precariato

sede Miur Trastevere Roma

Il Capo Di Gabinetto del MIUR, Giuseppe Chiné, ha incontrato martedì scorso i segretari generali di FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams per fare il punto sull’attuazione dell’accordo in materia di reclutamento e precariato sottoscritto l’11 giugno scorso sulla base di quanto previsto nell’Intesa del 24 aprile a Palazzo Chigi.

Lo rende noto la Gilda degli Insegnanti.

“Sono stati illustrati i contenuti del testo normativo a tal fine predisposto dal MIUR, che recepisce in modo puntuale e coerente quanto previsto dall’intesa. Sarà lo stesso ministro Bussetti a verificare modalità e strumenti attraverso i quali compiere il necessario percorso legislativo”.

“Da parte loro le organizzazioni sindacali, oltre a valutare positivamente il testo sottoposto alla loro attenzione, hanno chiesto di procedere con l’immediata emanazione di un provvedimento con carattere d’urgenza”.

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“Mancano i decreti per l’anticipo del TFS”, il pressing della Gilda

Rino di Meglio

“Il Governo acceleri per chiudere l’accordo con l’Abi e varare i decreti attuativi entro agosto”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che invita l’Esecutivo a rispettare quanto stabilito dall’articolo 23 del decreto legge 4/2019 su pensioni e reddito di cittadinanza e dare ai docenti alle soglie della pensione la possibilità di riscuotere subito una parte del TFS pagando un tasso agevolato. 

“Stiamo ricevendo molte richieste da parte di docenti che vorrebbero preparare la documentazione ma, in mancanza dei decreti attuativi e dell’accordo con l’Abi entro fine agosto, rischiano di non poter accedere all’anticipo di 45.000 euro a tasso agevolato garantito dalla legge. Senza considerare che gli insegnanti che scelgono Quota 100 potrebbero dover aspettare fino a 5 anni per ottenere il TFS, diversamente dai colleghi con la pensione di anzianità o di vecchiaia per i quali il periodo di attesa è di ‘soli’ 2 anni”.

“I tassi di mercato applicati dagli istituti bancari non sono di certo convenienti e non si può negare a tanti dipendenti pubblici l’opportunità, garantita da una legge dello Stato, di godere di condizioni più vantaggiose”.

Lo comunica la Gilda degli Insegnanti in un comunicato stampa. 

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Nuovi percorsi Istituti Professionali, primi riscontri dal tavolo di verifica

aula scuola generica

Nei giorni scorsi si è riunito il primo tavolo di verifica e confronto tra l’amministrazione e i sindacati sul tema della riforma degli Istituti professionali.

“Come è noto – spiega la Gilda degli Insegnanti – la riforma ha avuto successivi provvedimenti di attuazione. Da rimarcare il fatto che mancano ancora il DM con le Linee Guida previsto dal D.Lgs.61/2017″.

“La riforma – continua la nota – ha come elementi caratterizzanti la flessibilità dei percorsi, l’individualizzazione dei percorsi, l’esistenza di passerelle tra IP e IeFP e viceversa e l´assetto didattico basato su assi culturali. Nel Decreto 61/17 le parole chiave sono: 

  • la ridefinizione indirizzi di studio
  • l’innovazione dei profili e delle metodologie didattiche
  • la personalizzazione dell´apprendimento fondata sulla centralità dello studente in un ambiente di apprendimento specifico
  • l’aggregazione delle discipline per assi culturali
  • la didattica laboratoriale con l´aumento delle ore di laboratorio e gli ITP
  • l’introduzione delle UDA (unità di apprendimento) declinate per gruppi di insegnamento che determinano la necessità di un approccio cooperativo dei contenuti per le competenze comuni
  • la flessibilità dei percorsi legate alle esigenze territoriali e delle Regioni
  • la correlazione con i territori e il modo del lavoro utilizzando i codici ATECO 
  • la riconduzione a 11 indirizzi della complessità dell´IP precedente al Decreto 61.
  • In particolare sono state evidenziate le novità dell´indirizzo relativo alla pesca commerciale, alla gestione delle acque e risanamento ambientale, ai servizi culturali e dello spettacolo. 

I percorsi sono declinati inoltre mediante i codici NUP (nomenclatura e classificazione delle unità professionali). Il titolo di studio dovrà quindi contenere sia il codice ATECO che il codice NUP. Nel 2023 ci saranno i primi diplomati con il nuovo ordinamento”.

Le criticità (secondo la Gilda)

La delegazione della Gilda degli Insegnanti, dopo la disanima della riforma fatta dall´Amministrazione, ha espresso una serie di osservazioni critiche:

  • La riforma si basa sul concetto di unitarietà del primo biennio, ma ciò non sembra essere stato recepito in sede di definizione degli organici. In particolare si fa riferimento alla penalizzazione delle ore di storia. In generale si rischia la creazione di soprannumerarietà a causa della riduzione delle ore dedicate all´area generalista. Tale problema deve essere urgentemente affrontato anche con la Direzione del Personale.
  • Di fronte alla possibilità di disequilibri nella definizione degli organici è necessario che la quota di personale assegnato come potenziamento alle scuole sia effettivamente funzionale alle esigenze del PTOF delle scuole.
  • La Gilda rimarca il fatto che la costruzione dei PFI e l´obbligatorietà del tutor individualizzato determina un aumento esponenziale dei carichi di lavoro dei docenti senza che ciò abbia alcun riconoscimento contrattuale. Non si possono fare le riforme sulle spalle dei docenti senza adeguati riconoscimenti del lavoro svolto. Non è un caso che si sta assistendo ad una fuga di molti docenti dagli Istituti Professionali che già erano segnati da una serie complessa di problematiche non solo didattiche, ma anche sociali.
  • La Gilda ribadisce le sue perplessità su un assetto didattico fondato su assi culturali e UDA senza che vi sia stata adeguata formazione e informazione ai docenti.
  • La Gilda ha richiesto all´Amministrazione i dati analitici delle iscrizioni su base territoriale e per indirizzi per analizzare i trend futuri e gli effetti della riforma in atto. Risulta infatti per l´a.s. 2019-20 un ulteriore decremento delle iscrizioni dello 0,4%.
  • La Gilda ha richiesto unitariamente alle altre OO.SS. la calendarizzazione di incontri specifici sull´istruzione professionale insieme alla Direzione del Personale e ai responsabili d rete per monitorare i problemi esistenti e per trovare soluzioni anche in sede di mobilità all´eventuale esubero.
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Abrogazione chiamata diretta docenti, l’appello della Gilda degli Insegnanti

Rino di Meglio

La Gilda degli Insegnanti lancia un appello al Presidente della 7° Commissione del Senato affinché si proceda in tempi rapidi all’abrogazione della chiamata diretta dei docenti e degli ambiti territoriali.

In una lettera indirizzata a Mario Pittoni, il coordinatore nazionale della FGU, Rino Di Meglio, sottolinea che “dopo 8 mesi dall’approdo a palazzo Madama, l’iter del disegno di legge non è ancora concluso e il rischio di iniziare il nuovo anno scolastico senza l’abolizione della chiamata diretta è concreto”.

Ricordando l’impegno profuso senza sosta e sin dal primo momento dalla FGU contro la legge 107/2015, Di Meglio pone l’accento sulle ricadute negative prodotte dalla chiamata diretta sulla qualità dell’insegnamento e sulla condizione professionale degli insegnanti.

I tempi stringono ed è necessario riprendere l’esame del ddl e accelerarne il cammino verso il varo definitivo. L’anno scorso la questione della chiamata diretta fu parzialmente risolta grazie a un CCNI transitorio sulla mobilità. Adesso – conclude il coordinatore nazionale della FGU – ci aspettiamo che a quel primo passo segua il superamento definitivo del meccanismo della chiamata diretta perché la scuola ha bisogno della certezza del diritto”. 

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Caso prof Palermo, la Gilda: “Reintrodurre istituto di conciliazione”

aula scuola generica

“L’episodio di Palermo che ha visto protagonista suo malgrado la professoressa Dell’Aria dimostra come sia pericoloso affidare una questione delicata come la disciplina dei docenti agli impiegati amministrativi dei provveditorati. Alla luce di quanto accaduto, chiediamo in primis che venga istituito un organo di garanzia competente e indipendente in grado di tutelare la libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione, e il ripristino dell’istituto della conciliazione, abolito dalla riforma Brunetta, che eviterebbe il proliferare a dismisura del contenzioso”. 

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene in merito alla sospensione della docente siciliana.

“Tra i compiti dell’attività didattica – afferma Di Meglio – c’è anche quello di sviluppare lo spirito critico degli studenti che, non dimentichiamolo mai, sono il futuro del Paese, i cittadini ai quali spetterà guidare l’Italia e contribuire, ciascuno in base alle proprie capacità e attitudini, alla sua crescita. C’è qualcosa di schizofrenico nel reintrodurre l’insegnamento dell’educazione civica da una parte e dall’altra sospendere una docente per aver svolto il proprio lavoro senza reprimere la libertà di espressione degli alunni”.

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Concorso scuola primaria e dell’infanzia, pubblicato il Regolamento

scuola primaria stock

Pubblicato il Decreto ministeriale 327 del 9 aprile 2019 con il Regolamento,comprensivo di programmi e prove, del concorso ordinario per la scuola primaria e dell’infanzia. Lo rende noto la Gilda degli Insegnanti.

Pubblicati anche i decreti 328/19 (tabella di valutazione), e 329/19 (requisiti componenti commissioni), e l’ordinanza  330/19 (formazione commissioni).

Sono ammessi a partecipare alla procedura concorsuale, che non prevede requisiti di servizio, i candidati in possesso di uno dei seguenti titoli:

  • a. titolo di abilitazione all’insegnamento conseguito presso i corsi di laurea in scienze della formazione primaria o analogo titolo conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente;
  • b. diploma magistrale con valore di abilitazione e diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli istituti magistrali, o analogo titolo di abilitazione conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente, conseguiti, comunque, entro l’anno scolastico 2001/2002.

2. Per le procedure per i posti di sostegno su infanzia e primaria, è richiesto inoltre il possesso dello specifico titolo di specializzazione sul sostegno conseguito ai sensi della normativa vigente o di analogo titolo di specializzazione conseguito all´estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente.

3. Sono ammessi con riserva coloro che, avendo conseguito all´estero i titoli di cui alle lettere a) e b) del comma 1 e di cui al comma 2, abbiano comunque presentato la relativa domanda di riconoscimento alla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici. 

Il concorso consterà di un’eventuale prova pre-seletttiva computer based, qualora le domande di partecipazione siano superiori a tre volte il numero dei posti, di una prova scritta e una prova orale.

In prima applicazione, si legge nel decreto, i concorsi, saranno banditi soltanto in quelle regioni ove le graduatorie di merito 2016 risultino esaurite o con un numero di aspiranti non sufficiente a coprire il fabbisogno nel biennio di riferimento.

Il contingente complessivo del concorso, annunciato dal comunicato stampa del Ministero del 10 novembre 2018 dovrebbe essere di 10.183 posti: 5.626 comuni e 4.557 di sostegno.

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Sanzioni per gli allievi, la Gilda: “Un errore abolirle”

aula generica esami maturità 2019

“Per quanto poco utilizzate e previste da norme molto datate, le sanzioni disciplinari costituivano un deterrente per arginare le intemperanze degli alunni. Abolirle è stato un grave errore che rischia di legittimare condotte scorrette e ad alimentare ulteriormente il fenomeno delle aggressioni ai danni dei docenti”.

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene in merito alla soppressione di due articoli del regio decreto del 1928 stabilita dalla legge sulla reintroduzione dell’Educazione civica a scuola.

Sulle misure che sostituiranno quelle cassate dalla Camera dei Deputati, Di Meglio si dimostra scettico: “Probabilmente le stesse sanzioni disciplinari verranno reintegrate nei regolamenti adottati dalle singole scuole, ma ciò comporterà una grande confusione e disomogeneità perché ogni istituto potrà decidere autonomamente se e quali provvedimenti mettere in campo. Senza considerare, poi, che quasi tutte le scuole primarie fanno parte di istituti comprensivi e che ciò provocherà ulteriori difficoltà. Sarebbe opportuno, e dunque chiediamo, che si torni ad un sistema di sanzioni educative nazionali”. 

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Educazione civica nelle scuole, la Gilda critica: “La montagna ha partorito il topolino”

La montagna ha partorito il topolino: la proposta di legge unificata sull’introduzione dell´insegnamento dell’Educazione civica a scuola è raffazzonata, per non dire indecorosa sia per l’impostazione che per l’organizzazione. Decisamente un testo legislativo da respingere al mittente”.

Una bocciatura netta, quella espressa dalla Gilda degli Insegnanti sul testo unificato elaborato dal Comitato ristretto della Commissione VII della Camera e approdato oggi in Aula a Montecitorio.

“Non c’è alcuna novità rispetto alle ‘mille educazioni’ che nel passato, e ancora nel presente, la politica scolastica e la società hanno scaricato sugli insegnanti laddove gli adulti non hanno più tempo per educare i giovani” attacca il sindacato che punta l’indice contro i tanti elementi di contraddittorietà destinati ad aumentare la confusione nelle scuole.

“È necessario, invece, prevedere un investimento significativo, destinare ore aggiuntive ai programmi in ordinamento e formare docenti preparati in questa disciplina”.