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GAE, a metà maggio riapertura graduatorie

Il decreto sull’aggiornamento delle graduatorie a esaurimento sarà emanato entro la fine di aprile e il termine ultimo per la compilazione e l´inoltro delle domande sarà fissato entro la seconda metà di maggio.Lo ha fatto sapere il Ministero dell’istruzione durante una riunione che si è tenuta oggi presso il dicastero di viale Trastevere tra i rappresentanti dell’Amministrazione e delle Organizzazioni sindacali firmatarie del contratto di lavoro. Lo rende noto la Gilda degli Insegnanti attraverso un comunicato stampa.

L’accesso alle graduatorie sarà consentito anche agli aspiranti docenti che sono stati depennati dalle Gae per non avere presentato a suo tempo la domanda di permanenza negli elenchi, fermo restando che anche coloro che non hanno ulteriori titoli da far valere in sede di aggiornamento dovranno presentare la domanda di permanenza.

Chi non lo farà sarà depennato dalle Gae, ma l’effetto del depennamento avrà valore solo per il triennio di vigenza delle graduatorie e, alla successiva riapertura, avrà comunque titolo a chiedere di esservi nuovamente inserito.

L’istanza potrà essere prodotta anche per chiedere il trasferimento da una provincia ad un’altra. In questo caso gli interessati otterranno il trasferimento per tutte le graduatorie dove risultano attualmente inclusi. Il cambio di provincia potrà essere richiesto anche se nella provincia di destinazione le graduatorie di interesse risulteranno esaurite.

I docenti che hanno prestato servizio nelle classi di concorso di indirizzo dei licei musicali potranno utilizzare il servizio, a loro scelta, nelle graduatorie delle classi di concorso ex A031, A032, A077 ma, in ogni caso, non potranno far valere più di 6 mesi per ogni anno.

Le Organizzazioni sindacali hanno chiesto, inoltre, all´Amministrazione di consentire a coloro che hanno acquisito i titoli validi ai fini della riserva dei posti, di cui alla legge 68/99, di perfezionare la documentazione relativa all´iscrizione al collocamento speciale anche all´atto della presa di servizio, fermo restando che l´iscrizione dovrà avvenire in stato di disoccupazione.

A margine della riunione la nostra Delegazione ha ribadito la necessità di far valere ai fini della mobilità di quest´anno anche i posti che rimarranno liberi per effetto dei pensionamenti relativi alla cosiddetta “quota 100”, accelerando le procedure di acquisizione delle disponibilità al Sidi a mano a mano che l´Inps procederà a valutare le relative domande.

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Gilda, continua la raccolta firme contro la regionalizzazione

“Esprimiamo viva soddisfazione per l’adesione del sindaco di Bari, Antonio Decaro, alla raccolta firme contro la regionalizzazione: dopo il sostegno da parte del suo collega di Napoli, Luigi de Magistris, si tratta di un’altra presa di posizione importante che ci auguriamo sia da esempio per gli altri primi cittadini”.

Così la Gilda degli Insegnanti commenta l’esito dell’incontro avvenuto a inizio mese nel capoluogo pugliese tra Decaro e i cinque sindacati rappresentativi della scuola.

“La scuola pubblica statale è un bene comune e, in quanto patrimonio dell’intero Paese, chiede che tutte le amministrazioni locali, da Nord a Sud e senza distinzioni di colore politico, si attivino concretamente affinché resti tale e per contrastare ogni tentativo di disgregazione del sistema di istruzione nazionale”. 

Oltre alla petizione, che il sindaco di Bari si è impegnato a promuovere illustrando i rischi insiti nel progetto di Autonomia Differenziata, nel suo ruolo di presidente dell’Anci Decaro ha affrontato con le organizzazioni sindacali anche il tema dell’ampliamento del tempo scuola, affinché i Comuni, soprattutto quelli del Sud, reperiscano le risorse economiche necessarie, e quello dell’edilizia scolastica, in merito al quale i sindacati hanno chiesto che venga istituito un tavolo tecnico nell’ambito delle amministrazioni comunali. 

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Maturità 2019 e doppia prova bidisciplinare, la Gilda: “Modifiche sbagliate”

studenti liceo esame maturita

La maturità 2019 continua a tenere banco nel dibattito sul mondo della scuola. Dopo la polemica per le simulazioni della seconda prova di Fisica delle scorse ore, arriva adesso la stroncatura della nuova modalità d’esami da parte della Gilda degli Insegnanti attraverso il suo coordinatore Rino Di Meglio: “Un cambiamento sbagliato nella forma e nella sostanza che contestiamo”.

No alla doppia materia

“Dal cilindro di viale Trastevere salta fuori la doppia materia per la seconda prova scritta, una bidisciplinarietà dai tratti confusi che non agevolerà di certo gli studenti. Per non parlare, poi, della prova orale che, con l’introduzione di una sorta di ‘argomentone’, finisce con il diventare una chiacchierata da bar. Singolare, inoltre, il sistema delle tre buste tra le quali i candidati dovranno pescare quella contenente lo spunto per l’inizio del colloquio. La scuola è tutta un quiz, insomma, parafrasando Renzo Arbore”, commenta laconico Di Meglio.

“Introdurre modifiche così profonde a metà anno scolastico è del tutto scorretto – incalza Di Meglio – perché il lavoro che gli insegnanti devono svolgere per preparare gli studenti ad affrontare la Maturità si fonda su un percorso complesso e articolato che va progettato fin dall’inizio dell’anno scolastico, non di certo a gennaio. A ben poco serviranno le simulazioni d’esame previste dal Miur tra febbraio, marzo o perfino aprile: gli insegnanti saranno comunque costretti a improvvisare cambiamenti di programmazione avendo a disposizione un periodo di tempo del tutto insufficiente. Non si possono cambiare le carte in tavola a gioco iniziato, dando indicazioni pochi mesi prima dell’esame su come prepararsi ad una prova che tiene conto del lavoro di tre anni”. 

“La scuola – ammonisce il coordinatore nazionale della Gilda – deve smettere di essere terreno di sperimentazioni continue senza capo né coda. Al Miur chiediamo di tornare sui suoi passi e di rinviare almeno di un anno l’applicazione del decreto, cominciando a preparare gli studenti dal terzo anno”. 

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Stipendio docenti, la Gilda lancia una petizione per reindirizzare il bonus merito

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto: wikicommons)

“Scongelare” lo scatto di anzianità del 2013 e incrementare gli stipendi dei docenti utilizzando anche le risorse destinate dalla famigerata legge 107/2015 al finanziamento del bonus merito. 

Questa l’intenzione della Gilda degli Insegnanti che tra gli obiettivi del 2019 rilancia uno dei temi più “sentiti” dall’intero comparto scuola. In che modo? Attraverso una petizione il cui destinatario è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Le firme verranno raccolte in tutte le scuole d’Italia e parallelamente sul web, attraverso la piattaforma Change.org.

“Negli ultimi anni – spiega il sindacato attraverso il suo ufficio stampa – i docenti hanno subito una sostanziale diminuzione di prestigio, anche a causa della significativa riduzione del potere di acquisto degli stipendi. Buste paga sempre più leggere hanno portato gli insegnanti italiani a diventare fanalino di cosa nell´impietoso confronto con tutti gli altri dipendenti pubblici e con gli insegnanti degli altri Paesi europei”.

La situazione europea

Che negli altri Paesi UE le cose vadano diversamente è un fatto ormai conclamato. Secondo i dati Ocse ed Eurydice citati dalla Gilda, gli stipendi dei docenti in Germania sono praticamente il doppio rispetto a quelli italiani, per tutti i gradi di scuole e per tutte le anzianità, e molto al di sopra della media europea; anche in Spagna le retribuzioni, soprattutto quelle iniziali, si collocano al di sopra della media europea. La Francia ricalca l’andamento europeo, ma con le retribuzioni intermedie più basse, mentre l’Italia si mantie-ne allineata al livello europeo fino all´anzianità di servizio di 15 anni ma segna un netto calo a fine carriera.

“Per cambiare questa situazione indecorosa – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – occorre investire maggiori risorse nel rinnovo del contratto, a partire dai fondi del bonus merito”. Bonus merito che, sempre secondo Di Meglio: “Non è un sistema che consente di premiare un bravo insegnante: è un incremento del fondo di istituto con soldi messi a disposizione del dirigente per premiare chi fa progetti”.

“Noi abbiamo proposto – spiega Di Meglio – che le somme stanziate con la legge 107 per il bonus merito vengano utilizzate per dare un minimo di incremento di stipendio agli insegnanti. Se ci sono soldi, che non vengano sprecati. Riguardo, poi, allo scippo dello scatto di anzianità 2013, la Gilda sottolinea che il blocco ha effetti su tutti perché ha spostato in avanti di un anno la progressione, con danni consistenti e irreversibili su stipendio e previdenza stimabili mediamente in 7000 euro nell’arco della carriera lavorativa”.

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RSU, Cisl capofila. Ed entra ANIEF

aula scuola generica

L’ARAN ha reso noti i dati relativi al 2018 delle elezioni delle RSU della scuola. CISL si conferma capofila con 168mila deleghe circa, pari al 25,58 percento del monte totale. Seguono FLC che fa capo a CGIL (21 percento) e poi il sindacato di categoria della UIL (14,58 percento).

Gioia è espressa da Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola: “Grande soddisfazione per un risultato che è frutto in primo luogo della grande capacità di lavoro delle nostre strutture territoriali, punto di riferimento sicuro e affidabile per il personale della scuola, dell’Università e AFAM e della Ricerca in ogni angolo del Paese”.

“Un rapporto – continua la Gissi – diretto, costante, quotidiano, quello della nostra dirigenza; non virtuale ma concreto, con tantissime persone, sui luoghi di lavoro e nelle nostre sedi, spesso affollate all’inverosimile. Un lavoro faticoso, ma è una fatica ripagata dalla consapevolezza dell’importanza, del significato e del valore che può avere l’azione del sindacato nella nostra società”.

La prima volta di ANIEF

Quasi al 10 percento la Gilda degli Insegnanti che si conferma quarto sindacato mentre, con il 6,24% (corrispondente a circa 41mila deleghe) come avevamo già anticipato diventa rappresentativa ANIEF, il giovane e agguerrito sindacato che per la prima volta siederà al tavolo delle trattative.

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Regionalizzazione, Gilda: “Attentato al sistema istruzione nazionale”

liceali generica

“Un grave attentato al sistema di istruzione nazionale”: così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, bolla il disegno di legge di attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione che prevede tutto il settore scolastico tra le materie da devolvere alla Regione Veneto.

“Esprimiamo forte dissenso nei confronti di questa norma perché, così come è stata concepita, comporta una brutale demolizione del sistema nazionale di istruzione. Basta leggere l’articolo 6 del disegno di legge nei punti in cui stabilisce la regionalizzazione dei fondi statali per il sostegno del diritto allo studio e la regionalizzazione del personale della scuola, compreso quello dell’Ufficio scolastico regionale e delle sue articolazioni a livello provinciale”.

“L’istruzione è un bene comune che, in quanto tale, appartiene a tutte le cittadine e a tutti i cittadini: è sbagliato, dunque, – ammonisce Di Meglio – considerarla e trattarla come se fosse territorio esclusivo di una parte politica. Occorre, invece, muoversi con cautela e aprire un ampio dialogo in cui siano coinvolti tutti i partiti presenti in Parlamento. Raccomandiamo, dunque, di evitare pericolose fughe in avanti che rischiano di creare soltanto danni”. 

“In un’epoca politica in cui lo studio della Storia perde sempre più peso – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – è importante ricordare che la cultura italiana è nata ben prima della formazione dello Stato nazionale e che, quindi, rappresenta un patrimonio da tutelare nella sua unitarietà”. 

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FIT, la formula della Gilda per evitare fallimenti

aula scuola generica

“Le modifiche al percorso FIT proposte dal Miur e introdotte nella legge di Bilancio rischiano di rivelarsi un flop”. Lo sostiene in una nota stampa la Gilda degli Insegnanti che, per evitare di replicare il fallimento del piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107/2015, propopone di “intervenire con una procedura riservata a coloro che hanno almeno tre anni di servizio negli ultimi otto anni e con una proposta innovativa e strutturale in grado di ridurre a livelli fisiologici la percentuale di docenti precari”.

“Per chi ha almeno tre anni di servizio negli ultimi otto – suggerisce la Gilda – è il caso di eliminare la richiesta dei 24 CFU aggiuntivi per tutte le classi di concorso e di istituire un concorso riservato seguito da un anno di formazione sul campo da svolgere in una scuola già dal prossimo anno scolastico con la supervisione di un tutor”.

Per una riforma strutturale del reclutamento, inoltre, il sindacato guidato da Rino Di Meglio propone che alle università sia affidato il compito di organizzare ed effettuare regolarmente corsi di specializzazione per l’inclusione aperti anche a chi non possiede un’abilitazione, così da agevolare il conseguimento del titolo di sostegno. Secondo la Gilda, è poi necessario bandire concorsi con cadenza regolare.

“Le proposte che abbiamo formulato – spiega il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio – si fondano su un’attenta analisi di dati di fatto incontrovertibili, primo fra tutti la presenza nella scuola statale di oltre 100mila docenti precari che lavorano regolarmente e l’età media dei docenti di ruolo italiani tra le più elevate nei Paesi occidentali. Bisogna inoltre considerare che nel prossimo quinquennio il numero di pensionamenti previsto si aggira, con stime prudenti, tra i 150 e i 200mila. A ciò va aggiunto che la maggior parte delle cattedre vacanti si trova in regioni del Centro-Nord e che il numero di posti destinati ad alunni bisognosi di sostegno è predominante ed in continua crescita”.

“Utilizzare la legge di Bilancio per apportare delle modifiche al percorso Fit è una procedura inusuale: un argomento così delicato, infatti, avrebbe bisogno di più tempo e spazio per essere discusso e condiviso con le principali associazioni che si occupano del mondo della scuola”.

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Giuseppe Conte riceve la “lettera di Natale” della Gilda

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto: wikicommons)

Recuperare lo scatto di anzianità del 2013, scippato ai docenti “in virtù di sacrifici evidentemente non richiesti ad altri”; maggiori risorse da destinare agli incrementi stipendiali nel prossimo rinnovo contrattuale; abrogazione della famigerata legge 107/2015 ed estromissione di genitori e alunni dal comitato di valutazione. Sono questi i “doni” che la Gilda degli Insegnanti chiede nella “letterina di Natale” indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“L’anno volge al termine – si legge nella missiva inviata al capo del Governo – ed è tempo di buoni propositi. Appare stridente in questo contesto leggere, nelle bozze della legge di Bilancio, la totale assenza di risorse per il rinnovo del contratto degli insegnanti”.

Il sindacato guidato da Rino Di Meglio, dunque, lancia un appello affinché i risparmi realizzati grazie “alle lodevoli iniziative di taglio agli sprechi, alle prebende della classe politica e alle ‘pensioni d’oro’ vengano redistribuiti in modo più equo.

“È stato infatti calcolato che, in virtù delle riforme fiscali operate dal 1983 al 2007, – spiega la Gilda – i circa 10.000 italiani, il cui reddito nel 2016 è stato maggiore di 600.000 euro, hanno ricevuto ‘regali fiscali’ medi di 100.000 euro ciascuno, per un totale di un miliardo di euro. Con quei soldi, si sarebbe potuto restituire ai docenti lo scatto di anzianità del 2013”.

“Anche le promesse di abrogazione della legge 107 si stanno realizzando con incomprensibile lentezza. Perfino quelle a costo zero, come l’abolizione della miserabile mancia elargita dal dirigente ai docenti” – incalza la Gilda riferendosi al bonus merito.

Al Governo la Gilda chiede infine di restituire dignità professionale agli insegnanti, “accompagnando fuori quei poveri smarriti studenti e genitori chiamati da una legge irragionevole e assurda a far parte di quello che dovrebbe essere un organo collegiale ad altissima responsabilità: il comitato di valutazione dei docenti”.

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Aumenti in busta paga, indignata la Gilda: “90 ai docenti e 815 ai dirigenti è una differenza sproporzionata”

ccnl comparto scuola soldi

“L’aumento di 815 euro lordi mensili che arriverà nelle buste paga dei dirigenti scolastici grazie al nuovo contratto, a fronte dei circa 90 attribuiti ai docenti, ha provocato indignazione tra gli insegnanti. Non solo la differenza degli aumenti è assolutamente sproporzionata, perché parliamo di oltre nove volte il misero incremento stipendiale dei docenti, ma tutti sanno benissimo che gran parte delle funzioni organizzative e gestionali vengono delegate nella vita quotidiana delle scuole agli stessi insegnanti in cambio di compensi irrisori”. Così Rino Di Meglio commenta l’incremento retributivo accordato ai dirigenti scolastici, categoria professionale che, sottolinea il coordinatore nazionale della Gilda, “non è rappresentato dal nostro sindacato”.

“Fino agli anni ’80 lo stipendio del preside, cioè l’attuale dirigente scolastico, – ricorda Di Meglio – partiva da quello di fine carriera dei docenti; poi, quando i presidi hanno ottenuto il contratto separato, la forbice si è allargata smisuratamente. L’unico modo per conquistare dignità contrattuale per gli insegnanti è uscire dal calderone del pubblico impiego, e ottenere un contratto specifico. L’istituzione di un’area separata – ribadisce il leader della Gilda – è una richiesta storica della Gilda degli Insegnanti per la quale continueremo a batterci senza sosta”.

Per Di Meglio, infine, “è quasi una beffa che i riconoscimenti economici per le funzioni organizzative, che alleggeriscono non poco il lavoro dei dirigenti, vengano sottratte da quelle stanziate dal contratto degli insegnanti anziché da quello dei dirigenti. È giunto il tempo – conclude il coordinatore nazionale – di alzare la testa e iniziare a declinare tutte quelle attività non obbligatorie che sarebbero di competenza del dirigente”.

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Quota 100, Gilda denuncia la beffa per i docenti a “quota 104”

ccnl comparto scuola soldi

“Allungando la finestra di 6 mesi per i lavoratori pubblici che hanno maturato i requisiti entro il 31 marzo, chi vuole usufruire di quota 100 potrà andare in pensione entro il 1 ottobre. Considerato che per gli insegnanti i tempi di pensionamento sono basati sull’anno scolastico anziché su quello solare, per loro il termine si sposta al 2020: di fatto, quindi, la misura contenuta nella legge di Bilancio taglia fuori del tutto i docenti”.

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la clausola sulle finestre allungabili a 6 mesi per quota 100 contenuta nella bozza di decreto elaborata dal Governo.

“Se questo provvedimento venisse approvato – spiega Di Meglio – gli insegnanti sarebbero ulteriormente penalizzati rispetto agli altri dipendenti pubblici perché per questi ultimi la prima finestra utile per andare in pensione sarebbe in ottobre 2019 (con un ritardo di 6 mesi rispetto ai lavoratori privati), mentre per i docenti la prima finestra utile sarebbe a settembre 2020, quindi con 18 mesi di ritardo rispetto ai privati. È risaputo, infatti, che gli insegnanti non possono lasciare la cattedra durante l’anno scolastico per garantire la continuità didattica”.

“Tutto ciò vanifica la famosa quota 100 per gli insegnanti: nel 2020, infatti, chi ne avrebbe avuto diritto oggi avrà raggiunto quota 104 e buona parte di loro maturerebbe i requisiti richiesti dalla legge Fornero. I docenti, dunque, sono stati sedotti e abbandonati”, conclude il coordinatore nazionale della Gilda.