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Docenti, ecco il Manifesto Europeo della Cesi

Bandiera dell'Unione Europea Europa Unita

Pubblicata e disponibile in cinque lingue la Carta che ha l’obiettivo di armonizzare diritti e doveri dei professionisti dell’istruzione, uniformando, a livello continentale, anche reclutamento, stipendi e pensioni.

È realtà il Manifesto europeo della professione insegnante, nato sotto l’egida della Cesi (la Confederazione Europea dei Sindacati Indipendenti), col dichiarato intento di armonizzare diritti e doveri dei professionisti dall’istruzione e della formazione in tutto il continente. Annunciato già lo scorso novembre, nel corso della due giorni di confronto a Lisbona su “Professionisti e sindacati dell’istruzione: Horizon 2025”, il Manifesto è adesso disponibile in cinque lingue, oltre che in formato cartaceo, anche in quello elettronico sul sito web della Cesi

CENTRALITÀ E VALORE ALLA PROFESSIONE 

Le autorità nazionali ed europee devono restituire valore alla professione dell’insegnante, creando un ampio sostegno all’istruzione e ai suoi lavoratori, da considerare come protagonisti del cambiamento sociale, attori di una professione nobile ma non sufficientemente apprezzata. Con questo spirito, tra le sfide del Manifesto ci sono quelle di uniformare reclutamento, stipendi, progressione di carriera e pensioni, oltre che diffondere i valori della cittadinanza dell’Unione improntati al rispetto del diritto e del lavoro e alla giustizia sociale. 

AUTONOMIA E FORMAZIONE 

Tra i primi punti del Manifesto c’è il pieno riconoscimento dello status degli insegnanti, la loro stabilità professionale, un tenore di vita dignitoso e la complessiva promozione di un insieme minimo di condizioni per esercitare la professione. Sono poi centrali l’idea dell’autonomia pedagogica, quella che l’istruzione non sia accessibile solo a classi sociali privilegiate e che sia importante, per i docenti, una formazione professionale che abbracci pedagogia e psicologia giovanile, ma anche nuove tecnologie e social media. 

CONOSCENZE E VALORI CONDIVISI 

Previste dal Manifesto, fra le missioni degli insegnanti c’è non solo la trasmissione di conoscenze, ma anche quella di valori condivisi, quelli dell’Europa unita (solidarietà, cittadinanza, rispetto degli individui, libertà di pensiero, azione e movimento, tolleranza e bene della comunità). Le organizzazioni sindacali del comparto Istruzione possono e devono sensibilizzare l’opinione pubblica affinché investano sul personale e sul loro benessere, a dispetto di una situazione economica e sociale estremamente eterogenea. L’Unione Europea, stimolata anche dai sindacati, deve promuovere politiche educative ambiziose e di qualità, attuate da professionisti debitamente formati, riconosciuti, valorizzati e retribuiti. 

Il commento di Anief

«Così – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief e vicepresidente dell’Accademia Europa della Cesi – si alimenta la costruzione di un’identità e un’idea di cittadinanza europea, che ha come veicolo principale l’attività pedagogica dell’insegnamento». 

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Europa: solo 1 docente su 5 si sente valorizzato, Italia maglia nera

Si chiude oggi a Lisbona la due giorni di confronto tra “Professionisti e sindacati dell’istruzione: orizzonte 2025”, organizzato sotto l’egida dell’Unione Europea e moderato da Kerstin Born-Sirkel, collaboratore Senior presso l’European Policy Centre: tra i primi a prendere la parola è stato Peter Birch, coordinatore del servizio di analisi delle politiche e dei sistemi d’istruzione della Commissione europea, il quale ha denunciato il fatto che solo il 20% degli insegnanti europei ritiene il proprio profilo professionale adeguatamente valorizzato dalla società.

In pratica, nel vecchio Continente la grande maggioranza degli insegnanti, di ogni ordine e grado, risulta sottostimata e sottopagata, oltre che di età avanzata. Soprattutto in alcuni Paesi, con l’Italia che fa da portabandiera: solo per rimanere all’età anagrafica, se in Portogallo il 38% dei docenti è over 50, nella nostra Penisola la percentuale quasi raddoppia arrivando al 60%.

Quello del reclutamento è un problema serio, denuncia Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, alla vigilia del suo intervento fissato a chiusura del convegno in terra portoghese: “A settembre ci ritroveremo con altri 100 mila posti da assegnare, pur avendo il personale già selezionato e pronto a subentrare”.

Al centro degli interventi che si stanno susseguendo vi è quindi la tendenza a non dare il giusto peso alla professione. Arrivando a produrre norme che la penalizzano, anziché agevolarla, denunciano i sindacati. 

“Fa pensare – afferma l’ANIEF – quanto sta accadendo in Italia, che già possiede la popolazione docente più vecchia al mondo, con un gap altissimo docenti-discenti, dove l’età pensionabile anche dei docenti è passata a 67 anni e dispetto dell’età media dei collegi europei dove si continua a lasciare a 63 anni senza particolari penalizzazioni economiche sull’assegno di quiescenza. E ciò malgrado sia stato scientificamente provato che l’insegnamento comporti un alto stress da lavoro correlato, aprendo quindi le porte al burnout. Inoltre, sempre il nostro Governo si è ostinato, facendo pressioni sulle forze parlamentari, a non dare il consenso ad assumere in ruolo 100 mila docenti selezionati, formati e abilitati e coprire altrettanti posti vacanti, lasciando questo personale nelle graduatorie d’istituto e precludendone l’accesso nelle GaE”.