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La Carta del Docente potrebbe cambiare, e potrebbero essere gli ultimi giorni utili per usarla per acquistare tablet e pc

carta docente chi ne ha diritto

A differenza degli smartphone, i tablet e i pc sono da sempre acquistabili usufruendo del bonus Cultura da 500 euro Carta del Docente. Comprare tablet con Carta del Docente però potrebbe non durare a lungo.

La neo-insediata Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina starebbe difatti pensando con la sua squadra a una rivisitazione della Carta del Docente, strumento inserito dalla legge c.d. Buona Scuola di renziana memoria per il potenziamento culturale dei docenti assunti a tempo indeterminato nel settore pubblico italiano. 

Cosa posso acquistare con la Carta del Docente al momento?

  • libri e di testi, anche in formato digitale;
  • pubblicazioni e di riviste utili all’aggiornamento professionale;
  • hardware e software;
  • l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Ministero dell’Istruzione;
  • l’iscrizione a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti al profilo professionale;
  • l’acquisto di biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche;
  • l’acquisto di biglietti di musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo;
  • iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione.

Come potrebbe cambiare?

La Carta del Docente potrebbe essere cambiata per consentire agli insegnanti di acquistare solo formazione. La piattaforma Sofia rivolta alla formazione degli insegnanti difatti non spicca il volo, e degli aventi diritti a Carta del Docente solo il 7 percento, dice un sondaggio, ha utilizzato il bonus per corsi di formazione, mentre tablet e pc vincono a mani basse, anche sui libri dove invece 18app ha fatto registrare risultati incoraggianti. 18app che, ricordiamo, è scesa a 300 euro di recente, dopo la sforbiciata dell’ultima legge di Bilancio.

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Salvini – Azzolina: botta e risposta tra dimissioni e tesi

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini (foto: "© European Union 2017 - European Parliament").

Il nuovo Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina non ha fatto nemmeno in tempo ad insediarsi che è finita sotto il fuoco incrociato dell’opposizione, messa nel mirino direttamente dall’ex alleato di Governo del M5S Matteo Salvini che con una dichiarazione al vetriolo afferma: “Non ha diritto a fare lezioni” e “fare peggio del ministro Fioramonti sembrava impossibile. E invece Azzolina ci stupisce: si vergogni e vada a casa”.

Segue il suo leader tutta la Lega che chiede le dimissioni del neo-ministro da una manciata d’ore. La replica di Azzolina arriva direttamente da Auschwitz, dove la responsabile del Dicasterto dell’Istruzione accompagna la delegazione italiana nelle celebrazioni del “Viaggio della Memoria”. “Non fatevi prendere in giro – spiega -, non é né una tesi di laurea, né un plagio. Ho sentito tantissime sciocchezze in queste ore, d’altra parte non mi stupisce che Salvini non sappia distinguere una tesi di laurea da una relazione di fine tirocinio Ssis (scuola di specializzazione all’insegnamento secondario). Non ha mai studiato in vita sua e sarebbe strano se le distinguesse”.

“L’unica cosa che mi dispiace – aggiunge – è parlare qui dal viaggio della memoria ad Auschwitz. D’altra parte l’anno scorso il ministro leghista Bussetti non si è presentato, e a maggior ragione era importante che io fossi qui oggi”.

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Troppo tempo per il passaggio di testimone al Miur: la preoccupazione dei sindacati

sede Miur Trastevere Roma

Le segreterie nazionali di FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e Federazione GILDA-Unams, riunite congiuntamente, esprimono forte preoccupazione riguardo alla procedura e ai tempi con cui si sta realizzando il passaggio di testimone alla guida del Ministero dell’Istruzione.

In un telegramma inviato al presidente del Consiglio e ministro ad interim del MIUR, Giuseppe Conte, hanno chiesto un incontro urgente per l’attivazione dei tavoli previsti dagli accordi sia pure in attesa del giuramento dei nuovi ministri.

I segretari generali dei cinque sindacati, nel fare il punto della situazione alla luce del cambio al vertice di viale Trastevere e degli impegni presi dall’ex titolare del MIUR, denunciano la gravità del ritardo che sta incidendo in termini negativi sulle procedure attuative degli accordi sottoscritti tra il Governo e le organizzazioni sindacali, intese che hanno determinato la sospensione delle iniziative decise nell’ambito dello stato di agitazione.

L’attività di confronto può essere attivata, a parere dei sindacati, anche nelle more dell’avvicendamento al vertice del Dicastero, per il rispetto degli impegni e dei tempi di attuazione degli accordo sottoscritti.

La scuola – affermano i sindacati – non può essere messa in stand-by: è la politica che deve rispettare i tempi della scuola e non viceversa. Il ritardo che sta subendo l’iter dei bandi del concorso ordinario e di quello straordinario, che meritano insieme alle procedure di abilitazione un approfondito confronto di merito, rischia di far slittare la stabilizzazione dei precari e far partire il prossimo anno scolastico con un numero di cattedre scoperte ancora più alto.

È urgente che il Governo si faccia carico concretamente del fenomeno del precariato nella scuola, che sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti: mortifica migliaia di insegnanti, mina la continuità didattica e pregiudica il diritto all’istruzione di studentesse e studenti.

Fondamentale, inoltre, accelerare anche la procedura per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, reperendo le risorse economiche necessarie per colmare il divario tra le retribuzioni del personale del comparto Istruzione e Ricerca e quelle del resto del pubblico impiego, con l’obiettivo strategico di allineare gli stipendi di tutto il personale, a partire dai docenti, a quelli dei loro colleghi europei.

I segretari generali dei cinque sindacati più rappresentativi del comparto si dicono pronti, in mancanza di risposte concrete sui temi sopra enunciati come sul concorso riservato ai facenti funzione di DSGA e in mancanza della convocazione immediata dei tavoli previsti dagli accordi, a riprendere le iniziative di mobilitazione di tutto il personale.

Lo comunicano le sigle sindacali unite in una nota.

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2020: un altro anno di classi “pollaio”, denuncia Anief

anief sciopero roma 12 novembre 2019

Un altro anno è passato e nelle scuole italiane continuano ad essere presenti oltre 20 mila classi con più di 30 alunni, frutto dell’innalzamento dei parametri della formazioni delle classi imposti dall’art. 64 della Legge Gelmini 133/08: in media, significa che ogni istituto autonomo detiene tre classi con maxi numeri di frequentanti. E così sarà anche l’anno prossimo, nonostante i buoni propositi della politica e le continue richieste sindacali per cancellare questa pessima pratica tutta italiana che lede fortemente il diritto allo studio e quasi sempre aggira i limiti imposti dalle norme della sicurezza.

CLASSI POLLAIO: TUTTO COME SEMPRE

“Le classi pollaio sono confermate, nonostante alcune dichiarazioni politiche e il Def 2020.  Pessimi segnali che ipotizzano solo molte nubi all’orizzonte”, scrive oggi Orizzonte Scuola.Se si legge l’elenco dei provvedimenti della Legge di Bilancio (160/2019,riguardanti la scuola, non esiste traccia del superamento della riduzione del sovraffollamento delle classi. “Eppure – rileva la rivista -, in piena crisi di governo (agosto 2019) L. Di Maio aveva dichiaratoche ”la scuola pubblica  è un bene comune serve prima di ogni altra cosa una legge contro le classi pollaio e valorizzare la funzione dei docenti”. Anche alla ripresa autunnale nel Def 2020 si legge (pag. 20): “Nel comparto della scuola pubblica occorrono politiche dirette a limitare le classi troppo affollate…”.

Ad arenarsi è stato anche il disegno di legge n. 877 del 5 luglio 2018, la cui prima firma era dell’on. Lucia Azzolina (M5S), a breve in procinto di giurare come ministro dell’Istruzione, che per raggiungere l’obiettivo di formare classi con al massimo 22-23 alunni prevedeva un impegno oneroso, messo nero su bianco nella Proposta di legge, equivalente “a 338.500.000 euro per l’anno 2019, a 1.180.000.000 di euro per l’anno 2020, a 1.715.100.000 euro per l’anno 2021 e a 2.130.000.000 di euro a decorrere dall’anno 2022…“(art. 1 comma 2). “L’assenza del provvedimento nella Legge di Bilancio – continua la rivista – rappresenta sostanzialmente il quarto rinvio senza una scadenza e quindi rimandato sine die”. 

LA PROPOSTA ANIEF

Anche l’Anief ha tentato, pure di recente, di modificare l’ingiusto assetto che mette le scuole nelle condizioni di poter allestire classi con numeri altissimi. Il giovane sindacato, a questo proposito, si è fatto formalmente promotore di un emendamento specifico per migliorare il rapporto alunni-docenti, la cui approvazione avrebbe avuto “ricadute positive sulla didattica e sull’apprendimento degli alunni” e consentito “di assicurare agli studenti ambienti idonei allo svolgimento delle attività, laboratori e aree comuni di condivisione”. Il tutto, si sarebbe fatto riproponendo esattamente “quanto previsto nel disegno di legge AC 877 a firma dell’on. Azzolina con le relative coperture finanziarie lì definite”.

IL PENSIERO DEL PRESIDENTE

“La speranza – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che, con l’approdo dell’Onorevole Azzolina all’importante ruolo di ministro dell’Istruzione, questo obiettivo fondamentale per la qualità della didattica e della vivibilità dei nostri istituti scolastici possa finalmente andare in porto. È una misura prioritaria, alla pari di quella relativa all’integrazione degli organici, alla costituzione del tempo pieno in tutte le province e alla valorizzazione del personale docente, attraverso stipendi finalmente adeguarti al ruolo e alla funzione svolta.”

LE RISORSE STANZIATE PER IL 2020 PER CONOSCENZA E RICERCA

Nella tabella sottostante vengono indicate le risorse pubbliche, molto al di sotto delle aspettative, che la Legge di Bilancio (la L. 160/2019) approvata a fine dicembre ha riservato ai comparti della Scuola, dell’Università e della Ricerca.

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Via Fioramonti, dentro Azzolina e Manfredi: come cambia il Miur

lorenzo fioramonti ministro istruzione

Pochi forse ci credevano davvero, ma Fioramonti lo ha fatto: ha rassegnato le dimissioni da Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in aperta polemica con l’esecutivo che non ha saputo garantirgli le richieste economiche ritenute “necessarie” dal responsabile del Dicastero per “risollevare le sorti della scuola”.

Un gesto forte che segna la fine di una conduzione del Miur destinata a non restare – anche per il limitato tempo – negli annali.

Nella conferenza stampa di fine anno il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sorpreso tutti annunciando a sorpresa una “doppia conduzione” per il Miur, separando il Ministero dell’Istruzione dal Ministero per l’Università.

Plauso negli ambienti accademici e del mondo sociale e culturale per la nomina di Gaetano Manfredi all’Università. Stimato studioso, Magnifico rettore del principale ateneo partenopeo, l’Università Federico II di Napoli, Presidente della Conferenza dei Rettori Universitari italiani (CRUI). Curriculum di spessore e capacità politiche e di dialogo già comprovate, è sicuramente curioso vedere Manfredi nuovo membro dell’Esecutivo dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2020 che proprio lo stesso, in qualità di Presidente della CRUI, ha bocciato, controproponendo “un piano straordinario per i ricercatori e risorse a copertura delle esenzioni delle tasse universitarie (per la cosiddetta no-tax area)”.

Non è la prima romana per Manfredi, che fu già consigliere di Luigi Nicolais durante il suo mandato di Ministro per le riforme e l’innovazione nella P.A. del governo Prodi 2006/2008.

Polemiche invece hanno accompagnato l’annuncio della nomina a Ministro dell’Istruzione di Lucia Azzolina. Trentasette anni, ex sindacalista di Anief, in quota M5S, è già stata sottosegretario al Miur durante l’esperienza di Fioramonti: il decreto Scuola è in primis un suo lavoro.

La Azzolina più volte è finita sotto i riflettori: alcuni movimenti di docenti ne hanno criticato l’operato (anche in maniera feroce e ai limiti) affermando che ha “disatteso” le promesse fatte in campagna elettorale. Nello scorso anno è finita anche al centro di un’inchiesta de L’Espresso che ha scoperto che la neo Ministro ha partecipato, in un presunto conflitto d’interessi, al concorso Dirigente Scolastico.

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Miur, la squadra di Fioramonti: Ascani, Azzolina, De Cristofaro

sede Miur Trastevere Roma

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, ha accolto e dato il benvenuto martedì al MIUR, alla presenza del suo staff, alla Viceministra Anna Ascani e ai Sottosegretari Lucia Azzolina e Giuseppe De Cristofaro.

Insieme al Ministro, i tre hanno partecipato successivamente al primo incontro con le Organizzazioni sindacali del comparto Scuola, che si è tenuto nello stesso pomeriggio al Ministero.

Lo rende noto il Miur in una nota stampa.