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Precari scuola, Di Meglio (Gilda): “Questo concorso di straordinario non ha più niente”

Rino di Meglio

“Il risultato dell’estenuante lavoro parlamentare svolto in Commissione Istruzione al Senato è che nessun precario verrà stabilizzato a settembre, disattendendo così totalmente agli accordi assunti dal governo con i sindacati oltre un anno fa, firmati dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dai ministri Bussetti e Fioramonti.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

Con l’approvazione dell’emendamento di maggioranza, lo scenario che si profila per i precari con 3 anni di servizio non è più quello di un concorso straordinario con procedura semplificata, ma appare molto più simile a un concorso ordinario i cui tempi di svolgimento sono imprevedibili. Tra precariato dilagante e coronavirus, definire ‘difficile’ l’avvio del prossimo anno scolastico è un eufemismo”.

A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. 

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Precari scuola, è scomparsa l’estensione di Carta del Docente da 300 euro per l’aggiornamento

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Disco rosso del Senato all’estensione del bonus dell’aggiornamento annuale da assegnare anche ai docenti precari, oltre che al personale insegnante di ruolo: nelle ultime battute dell’esame dell’emendamento al Decreto Legge n. 22, promosso anche del sindacato Anief, la commissione Bilancio di Palazzo Madama ha deciso di bocciare il provvedimento, dopo i rilievi della Ragioneria dello Stato, con il suo parere al maxiemendamento al decreto, chiedendo quindi lo stralcio della norma.

“I precari non hanno diritto ad aggiornare il loro stato professionale e di acquistare un pc o un tablet, nemmeno nel tempo del coronavirus che li costringe a praticare una didattica innovativa e a distanza”. Lo afferma Anief commentando la scomparsa della misura che, ricorda Orizzonte Scuola, venne inserita durante l’esame in commissione Istruzione e che prevedeva che per il 2020 la carta del docente fosse estesa agli insegnanti con contratto almeno fino al 30 giugno 2020 anche se con un budget ridotto di 300 euro rispetto ai 500 dei colleghi di ruolo nelle scuole statali.

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UNA QUESTONE DI EQUITÀ

Anief si è sempre battuta per l’allargamento della carta docente al personale precario, sin dall’approvazione del comma 124 dell’art.1 che ha introdotto la condizione di perentorietà e di continuità sul tema della formazione in servizio facendola rientrare all’interno degli adempimenti della funzione docente. Il sindacato anche negli ultimi mesi ha condotto la sua azione sindacale e di recente è stato tra i promotori di uno specifico emendamento al Decreto Legge n. 22 sulla Scuola: nella motivazione si è fatto diretto riferimento allo svolgimento del lavoro agile e della didattica a distanza con mezzi a disposizione del personale ed evidenziata l’estrema “necessità di non discriminare più i lavoratori a tempo determinato da quelli a tempo indeterminato e il personale docente da quello educativo e Ata con la previsione dell’estensione del bonus previsto dalla legge per i soli insegnanti di ruolo”.

LA RICHIESTA DELL’ANIEF

L’emendamento Anief al Decreto Legge n. 22 sulla Scuola

  1. Estensione carta docente a precari, ata e personale educativo per DAD e lavoro agile Al comma 3, aggiungere il seguente periodo:

Al fine di realizzare la didattica a distanza e il lavoro agile del personale docente, educativo, amministrativo, la carta elettronica di cui all’articolo 1, comma 121 della legge 13 luglio 2015, n. 107 è estesa a tutto il personale scolastico, anche con contratto a tempo determinato.

Motivazione: considerata la necessità dello svolgimento del lavoro agile e della didattica a distanza con mezzi a disposizione del personale, urge la necessità di non discriminare più i lavoratori a tempo determinato da quelli a tempo indeterminato e il personale docente da quello educativo e Ata con la previsione dell’estensione del bonus previsto dalla legge per i soli insegnanti di ruolo.

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Anief proclama lo stato di agitazione

Dal concorso straordinario, le cui domande di partecipazione previste per domani sono state rinviate per via dell’emendamento approvato in Senato al Decreto scuola contro cui il giovane sindacato annuncia l’ennesimo ricorso per far inserire tutti i precari nella graduatoria di merito al Decreto rilancio dove il miliardo e mezzo stanziato non consente la riapertura in sicurezza.

Il sindacato autonomo Anief si fa portavoce dell’enorme malcontento del personale scolastico a tempo indeterminato e determinato e procede con il primo passo verso la mobilitazione generale: la comunicazione è stata inviata oggi alle istituzioni ministeriali di competenza. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “i motivi della protesta riguardano la mancata attuazione di un piano di investimenti urgente, anche in relazione all’emergenza sanitaria in atto, che avrebbe consentito al settore Scuola del comparto Istruzione e ricerca di rispondere in modo appropriato a una situazione particolarmente difficile, che a settembre, quando rientreranno in classe più di otto milioni di alunni e un milione e 300 mila tra docenti, Ata e dirigenti, diventeranno impossibili da fronteggiare. Sul precariato non ci sono state le risposte adeguate anche rispetto alle istituzioni europee e alle corti dei tribunali nazionali”.

Alla richiesta di reclutare dalle graduatorie di istituto si accompagnano altre questioni, tutte motivate: ridurre a 15 unità il numero massimo di alunni per classe; trasformare tutti i posti oggi in organico di fatto in quello di diritto; reintrodurre il “doppio canale” di reclutamento; confermare in ruolo tutto il personale docente assunto con riserva; dare seguito agli attuali contratti a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato con clausola risolutiva del personale scolastico attualmente impegnato nella didattica a distanza e nel lavoro agile; procedere alle modalità per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento curriculare e ai corsi di specializzazione di sostegno; rivedere l’attuale suddivisione per ateneo dei posti nei corsi di specializzazione su sostegno; svolgere i corsi in modalità telematica; avviare la procedura concorsale straordinaria per l’assunzione a tempo indeterminato come Dsga; assistenti tecnici nelle scuole del primo ciclo di istruzione attraverso la loro assunzione a tempo indeterminato; introdurre un piano di sicurezza adeguato a preservare dal rischio contagio da Covid-19; assumere a tempo indeterminato un numero congruo di collaboratori scolastici e di assistenti amministrativi; approvare un piano straordinario di edilizia scolastica per la messa in sicurezza e l’adeguamento alle odierne esigenze didattiche degli edifici scolastici; avviare il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro e un piano straordinario di mobilità.

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Concorso straordinario scuola 2020, c’è l’accordo in maggoranza: le dichiarazioni del ministro Azzolina

conte e azzolina conferenza stampa

“Bene la soluzione sul concorso straordinario per la scuola”. Queste le parole a caldo pubblicate sul sito del Miur e attribuite al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina sulla soluzione trovata ieri notte, tramite mediazione del premier Giuseppe Conte, per garantire la ripartenza della scuola a settembre, dichiarandosi “soddisfatta” del risultato raggiunto.

Come anticipato da Repubblica:

il concorso per i precari ci sarà, ma dopo l’estate e non sarà più a crocette: ci sarà una prova scritta. Nel frattempo, i 32 mila docenti di scuola media e superiore entreranno in cattedra a tempo determinato direttamente dalle Graduatorie d’istituto, che dovranno essere aggiornate. E dal primo settembre saranno a disposizione della scuola.

Repubblica.it

“Vogliamo ridurre il precariato, per dare più stabilità alla scuola, e vogliamo farlo attraverso una modalità di assunzione che garantisca il merito. La proposta del Presidente del Consiglio va in questa direzione, confermando il concorso come percorso di reclutamento per i docenti”.

conte e azzolina conferenza stampa

Prosegue la Ministra: “Viene accolta la richiesta di modificare la modalità della prova, eliminando i quiz a crocette che erano stati previsti nel decreto scuola votato a dicembre in Parlamento. Questa prova sarà sostituita con uno scritto, in modo da garantire una selezione ancora più meritocratica”.

Continua Azzolina: “Ora occorre lavorare rapidamente, insieme al Parlamento, per tradurre la misura in una norma da introdurre nel decreto scuola, dimostrando che la maggioranza ha a cuore la qualità del sistema di istruzione e, di conseguenza, gli studenti, che ne sono i principali protagonisti. Stiamo rispondendo anche ad una precisa richiesta delle famiglie che vogliono, a ragione, certezze sulla qualità del nostro sistema di istruzione e sul suo futuro. Le scelte che facciamo oggi avranno infatti ripercussioni nei prossimi anni. Abbiamo 78 mila insegnanti da assumere nel primo e secondo ciclo fra concorsi ordinari e concorso straordinario. Fra gli aspiranti anche migliaia di giovani che si preparano da tempo e vogliono avere la loro occasione per cominciare ad insegnare. ​​​​​​​Sono numeri importanti e dobbiamo fare presto. La scuola ha bisogno di stabilità e programmazione. In passato tutto questo è mancato. Possiamo davvero voltare pagina. E farlo nell’interesse dei nostri ragazzi”.

(fonte: Miur)

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Precari triennalisti, sentenza stabilisce nessun diritto al risarcimento del danno se ottenuta immissione in ruolo

tribunale giustizia martelletto

I precari triennalisti che abbiano ottenuto l’immissione in ruolo non hanno diritto al risarcimento del danno. Lo ha stabilito la Sezione Lavoro della Corte di cassazione con la sentenza 6640 del 9 marzo scorso.

Lo rende noto la Gilda degli Insegnanti sul suo portale web.

tribunale giustizia martelletto

I giudici di legittimità, spiegano dal sindacato, hanno chiarito che l’immissione in ruolo sana definitivamente la lesione del danno da mancata conversione del contratto di supplenza in contratto a tempo indeterminato. E ciò fa cessare il diritto a vedersi riconoscere le mensilità di retribuzione previste a titolo di risarcimento anche se la reiterazione è avvenuta oltre i 3 anni e con supplenze annuali (fino al 31 agosto).

Disponibile al seguente link il testo della sentenza.

Qui invece qualche consiglio dal nostro shop.

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Concorso riservato precari secondaria, importanti rilievi del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

“In corrispondenza del via libera del Governo al decreto legge sulla scuola, è giunto l’atteso parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sul concorso riservato ai docenti della secondaria per le nuove abilitazioni e assumere circa 24 mila nuovi docenti: nel parere, datato 6 aprile, sono presenti diverse osservazioni, che a questo punto il ministero dell’Istruzione farebbe bene ad accogliere, al fine di evitare inevitabili strascichi giudiziari proprio per via dell’errata impostazione del bando concorsuale”. Lo afferma l’Anief in una nota stampa.

“Sono diverse le criticità espresse dal Cspi. In particolare, ricorda Tuttoscuola, seppur l’oggetto del parere si sarebbe dovuto limitare alla procedura concorsuale finalizzata all’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria, per il Cspi essa risulta di fatto e, per previsione normativa, connessa alle altre due procedure, ovvero a quella ordinaria e a quella straordinaria finalizzata all’immissione in ruolo”.

“La più importante critica del Cspi, scrive Orizzonte Scuola, riguarda la procedura stessa. La critica nasce dalla constatazione che non si farà in tempo a concludere la procedura entro il 1° settembre e che comunque bisognerà garantire un ordinato avvio dell’anno scolastico 2020/21. Il Cspi auspica fortemente una riflessione da parte del Ministero in merito alla possibilità di assumere procedure concorsuali le più semplificate possibili, che tengano conto essenzialmente del periodo di servizio già prestato e delle esperienze culturali e professionali possedute dai docenti”.

TUTTE LE CRITICITÀ EMERSE

Nello specifico le criticità riguardano “l’esclusione dall’accesso alla procedura del personale che abbia maturato i tre anni di servizio sul sostegno, senza il possesso del titolo specifico, e che chieda di partecipare alla selezione per la classe di concorso per cui ha titolo, ove non abbia almeno svolto un anno di servizio per quella specifica classe, per cui si auspica una rilettura della legge”. Il Cspi ha avuto modo di giudicare in modo negativo anche “l’acquisizione di un punteggio minimo di sette decimi o equivalenti ai fini del superamento della prova scritta. Soglia che risulta particolarmente elevata considerato che la finalità di questa procedura straordinaria è quella di accertare un livello di preparazione idoneo, acquisito attraverso l’esperienza professionale maturata”. Viene considerata negativamente, sempre dai 36 componenti del Cspi, anche “la difficoltà oggettiva della prova concorsuale stante la vastità delle tematiche e dei contenuti proposti che non sembrano congruenti con una procedura straordinaria e soprattutto difficilmente valutabili con una prova computer based”.

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LO HA DENUNCIATO DA TEMPO ANIEF

Anief ha da tempo denunciato pubblicamente le problematiche osservate dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, assieme ad altre, come la rigida soglia dei 24 mila docenti da assumere che non tiene conto, pur in presenza di abbondanza di posti vacanti, dei candidati che risulteranno idonei al termine della procedura. Tra i tanti motivi di criticità denunciati in tempi non sospetti dall’Anief vi è (pochissimi posti, assenza di una prospettiva strutturale per combattere l’abuso di precariato, farraginosità della procedura di immissione in ruolo attraverso una macchinosa congerie di graduatorie, call veloci, code e artifici vari cui attingere con percentuali e tempi variabili) anche quella dell’eccessiva selezione in ingresso per conseguire l’abilitazione, oggi rilevata dal Cspi.

È assurdo che, rimanendo così il regolamento del concorso riservato, chi non raggiungerà la soglia di 7/10 ai test della prova scritta sarà tagliato fuori non solo dalle poche immissioni in ruolo, ma non potrà nemmeno essere avviato al conseguimento dell’abilitazione. Anief ha da tempo spiegato che “le conseguenze potrebbero essere drammatiche se si considera che questo per molti significherà vedere ridotte – in alcuni casi anche a zero – le proprie possibilità di ottenere incarichi a tempo determinato nei prossimi anni”. Per il sindacato, quindi, “tutti coloro che hanno maturato tre anni di servizio devono essere ammessi ai percorsi abilitanti senza selezione in ingresso, francamente priva di senso. Basta e avanza la selezione in uscita, da attuarsi come sempre al momento dell’esame finale per il conseguimento dell’abilitazione”.

Allo stesso modo, all’Anief risulta legittima la posizione critica del Cspi anche contro l’esclusione dall’accesso alla procedura del personale che abbia maturato i tre anni di servizio sul sostegno, senza il possesso del titolo specifico, e che chieda di partecipare alla selezione per la classe di concorso per cui ha titolo, ove non abbia almeno svolto un anno di servizio per quella specifica classe: è un evidente eccesso di volontà selettiva, che va a discriminare il diritto di tanti lavoratori precari ad accedere al concorso straordinario.

Il giovane sindacato ha da tempo preso posizione contro la volontà di ammettere solo una parte del personale scolastico alla procedura concorsuale, lasciando fuori anche gli insegnanti di religione cattolica, i precari di infanzia e primaria, oltre che i supplenti che hanno lavorato nelle scuole paritarie e nei corsi professionali e regionali. Per questi motivi, l’Anief ha confermato le preadesioni gratuite ai ricorsi per tutelare i diritti dei troppi docenti esclusi dal nuovo concorso riservato.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “le criticità del Cspi hanno fondamento. È bene che, dopo avere accolto la valutazione dell’anno in corso ai fini dell’accesso e la valutazione del servizio IeFP, anche se solo ai fini abilitativi, il ministero elimini le storture che porterebbero esclusioni illegittime, pur in presenza di una valutazione positiva e di servizio prestato. Per questi motivi, abbiamo avviato un contenzioso seriale, sempre per difendere i diritti dei lavoratori”. 

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Anief: salvaguardare contratti per supplenti brevi e saltuari

Varie Note Ministeriali e ripetute dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, hanno più volte ribadito come la continuità occupazionale sia da intendersi per tutto il personale della scuola.
Tale misura, però, non viene messa in essere in favore del Personale Educativo e del personale Ata.

Molti DSGA asseriscono che il Decreto non specifica in maniera chiara che la continuità occupazionale è valida per tutto il personale della Scuola, e stanno così applicando la misura soltanto ai docenti, categoria di cui peraltro il Personale Educativo è parte integrante.

Che si tratti di un’artata interpretazione degli addetti ai lavori o di una mera dimenticanza del Dicastero in sede di stesura del testo, l’Anief, sempre in prima fila per la tutela di tutti i lavoratori del comparto scuola, si ritrova ancora una volta a segnalare un’incomprensibile discriminazione.

Chiediamo pertanto di chiarire la questione con una nota specifica per salvaguardare tutto il personale scolastico ed evitare fantasiose e dannose interpretazioni da parte di chi mette in pratica le volontà espresse dai Decreti e dalle Note Ministeriali.

In questi giorni tutto il personale scolastico, lavoratori precari compresi, continua a operare per il bene della Scuola e in particolare dei ragazzi, non solo per ciò che concerne le attività didattiche, ma anche e in particolar modo in qualità di supporto e sostegno per studenti e famiglie. E soprattutto per questo servizio che la Scuola offre, sociale prima ancora che formativo, c’è bisogno
che al suo interno vigano imprescindibilmente condizioni di unità e di parità di trattamento. Anief ribadisce dunque la necessità di salvaguardare e tutelare tutto il personale precario, il personale docente educativo e il personale Ata compresi.

Sperando in un tempestivo intervento risolutivo da parte del Ministro dell’Istruzione, e con l’auspicio che nel più breve tempo possibile sarà garantita la continuità a tutti, Anief resta a disposizione di tutto il personale scolastico per qualsiasi chiarimento e supporto attraverso i canali ufficiali reperibili sul sito internet. 

Per informazioni o consulenza, è possibile contattare la segreteria nazionale Anief e le sedi regionali.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)

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Cura Italia, l’emendamento Anief per chiedere di assumere a tempo indeterminato i precari da settembre

Trasformare da tempo determinato in indeterminato, a partire dal prossimo 1 settembre, i rapporti di lavoro del personale docente, educativo ed Ata della scuola impiegato su posti vacanti, qualora abbia svolto oltre 36 mesi di servizio, “comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione”.

A chiederlo è l’Anief, con una proposta emendativa al DL n. 18 del 17 marzo 2020, presentata alla V commissione del Senato. L’assunzione dei precari, spiega il sindacato, favorirebbe “la funzionalità del sistema per il prossimo anno scolastico”, peraltro senza ravvisare “maggiori oneri per la finanza pubblica”, poiché la sua attuazione farebbe venire meno “le richieste di risarcimento per violazione della direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato”.

L’elenco degli emendamenti al Decreto Cura Italia di Anief sono qui: Tutti gli emendamenti al Decreto ‘Cura Italia’ presentati da Anief alla V commissione di Palazzo Madama

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Contratti su posto vacante: la Corte d’Appello conferma la condanna per abuso di precariato a carico del Ministero

tribunale giustizia martelletto

La reiterazione di contratti a termine su posti vacanti oltre i 36 mesi di servizio è un abuso che viola la normativa comunitaria e va sempre condannato al risarcimento del danno.

La conferma arriva dalla Corte d’Appello di Firenze che condanna il Ministero dell’Istruzione, che aveva proposto appello avverso una sentenza di primo grado già sfavorevole all’Amministrazione, per l’abuso perpetrato a danno dei lavoratori precari della scuola con cui l’Amministrazione stipula illecitamente ogni anno e oltre i 36 mesi di servizio contratti a termine con scadenza al 30 giugno anche se il posto risulta vacante e disponibile.

A difendere il lavoratore c’erano i legali Anief Fabio Ganci, Walter Miceli e Simona Fabbrini, che hanno ottenuto un ulteriore successo per il nostro sindacato e la conferma della condanna a carico del Ministero al risarcimento del danno pari a 8 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto in favore del ricorrente e a corrispondergli anche le progressioni di carriera non riconosciute durante il precariato.

“È una lunga battaglia quella che abbiamo condotto per il rispetto del lavoro dei precari della scuola italiana – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e la Corte d’Appello di Firenze ci ha dato piena ragione chiarendo all’Amministrazione appellante che le immissioni in ruolo successive non possono cancellare l’abuso della reiterazione di contratti a termine perpetrate per anni a discapito dei lavoratori della scuola in violazione di norme imperative europee e questo è stato anche confermato dalla Corte di legittimità del 7 novembre 2016. Non possiamo che essere soddisfatti di tutti i risultati ottenuti difendendo i diritti dei lavoratori a tempo determinato anche dopo l’avvenuta stabilizzazione”.

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Sciopero 6 marzo, il testo integrale delle rivendicazioni dei sindacati

sigle sindacali scuola

Il 6 marzo 2020 ci sarà la prima giornata di sciopero nella scuola incentrata sui temi del precariato e degli amministrativi facenti funzione Dsga. I sindacati uniti, in vista dello sciopero, hanno diffuso una nota stampa comune.

“L’emergenza precari nella scuola ha assunto termini e dimensioni di vera e propria patologia del sistema e va contrastata con decisione; a tale obiettivo vanno aggiunti il rinnovo del Ccnl e l’incremento degli investimenti in Istruzione”.

“Finora, da parte di tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, non abbiamo visto un solo provvedimento che abbia messo nero su bianco un piano di investimenti consistente per far uscire l’istruzione e la formazione dallo stato di abbandono in cui si trovano, contrastando la precarizzazione del lavoro e garantendo retribuzioni adeguate agli insegnanti”. 

“Invece, leggiamo ancora una volta che la Ministra Azzolina indica nel taglio del cuneo fiscale e nei fondi stanziati per il rinnovo del Ccnl le condizioni per riconoscere un aumento di 100 euro mensili netti al personale della scuola“.

“Non è così. Ad oggi, queste condizioni non ci sono affatto. Il taglio del cuneo fiscale è una misura di equità sociale che riguarda tutti i lavoratori: nel caso specifico della scuola, peraltro, non tutti potranno beneficiarne. Il Contratto ha un altro scopo: è finalizzato, da un lato, a recuperare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, dall’altro a riconoscere l’impegno professionale di tutti i dipendenti. Sommare impropriamente i benefici del taglio del cuneo fiscale agli aumenti del Ccnl significa giocare con la realtà dei fatti”.

“Il punto è che finora i fondi stanziati per gli aumenti contrattuali nel triennio 2019/2021 comportano un aumento di 80 euro medi mensili lordi, elemento perequativo compreso. Come si può sostenere che si tratti di aumenti dignitosi per una categoria su cui grava la responsabilità di formare le future generazioni, che tutti riconoscono di importanza fondamentale per il futuro del Paese, ma che continua ad essere schiacciata e pervicacemente tenuta, sul piano stipendiale, sulla dimensione di un lavoro impiegatizio, peraltro ai livelli iniziali?”

“La scuola, dopo il piano che accompagnò alla fine degli anni novanta il varo dell’autonomia scolastica, ha dovuto registrare soprattutto tagli, pseudo riforme, blocchi dei Ccnl, aumento delle pastoie burocratiche. Basti ricordare che in quegli anni i finanziamenti per i piani dell’offerta formativa erano di circa 196 milioni di euro mentre oggi si sono ridotti a 30 milioni”.

“L’attuale Presidente del Consiglio il 24 aprile 2019 in un testo con noi sottoscritto si è impegnato a stanziare risorse per avvicinare gli stipendi del personale scolastico a quella della media europea”.

“E cultura di Governo vuole che chi assume l’incarico di Ministro dell’Istruzione si senta investito della responsabilità di onorare quegli impegni istituzionali che appartengono alla precedente e all’attuale maggioranza e al medesimo Presidente del Consiglio. Da qui parte la nostra piattaforma rivendicativa: 16 miliardi di investimenti in più anni – il punto di Pil che ci separa dall’Europa – per dire basta al lavoro precario, per superare il divario tra organico di diritto e situazioni di fatto, per aumentare il tempo scuola, per rinnovare il contratto con aumenti a tre cifre che vadano ben oltre i 100 euro mensili. Se il Governo continuerà a fare orecchie da mercante non ci fermeremo con lo sciopero del 6, ma proseguiremo con altre iniziative di mobilitazione per rivendicare più scuola, stipendi più alti e più ampi spazi negoziali”.