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Mobilità 2020, i sindacati: “Inquietante ordinanza in questo momento storico”

“La decisione di dar corso all’ordinanza sulla mobilità del personale scolastico, così come al rinnovo delle graduatorie del personale ATA, nella situazione di emergenza che il Paese e la scuola stanno vivendo è inquietante, ed è proprio difficile capire come si faccia a sostenere che si tratta di una decisione presa nell’interesse del personale scolastico”. Lo denunciano i sindacati della scuola FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola Rua, SNALS Confsal e GILDA Unams in una nota.

“Da anni le domande di trasferimento si fanno on line, ma ciò non toglie che il periodo di presentazione delle domande veda coinvolte decine di migliaia di persone che hanno necessità di ricorrere alle segreterie scolastiche, agli uffici dell’Amministrazione, alle sedi sindacali, sempre affollate ogni anno all’inverosimile per soddisfare richieste di informazione e assistenza da parte del personale docente e ATA. Pensare dunque di prevedere lo svolgimento di questi adempimenti come se questa fosse una situazione ordinaria significa essere completamente fuori dalla realtà. Divieto di circolazione delle persone, scuole e uffici chiusi come è noto fino al 3 aprile, in Lombardia fino al 15, con la possibilità purtroppo di dover mettere in conto ulteriori proroghe. Fissare il termine delle domande al 21 aprile è assoluta mancanza di buon senso, incompatibile con le restrizioni alla circolazione delle persone giustamente adottate dal Governo, ma anche e soprattutto totale mancanza di rispetto per tante lavoratrici e lavoratori che oltre a vivere situazioni personali e familiari pesantissime, purtroppo in molti casi anche direttamente colpite dalla malattia, stanno producendo uno sforzo encomiabile per mantenere viva, tra mille difficoltà, l’attività didattica e la relazione educativa con gli alunni.

Tutto ciò fa passare in secondo piano la pur gravissima violazione, ancora una volta, delle regole che assegnano la mobilità all’ambito della disciplina negoziale, così come delle intese per aggiornare alla luce di novità normative i contenuti del contratto. Un confronto negato, che avrebbe fra l’altro consentito di individuare modalità diverse per gestire in tempi e modi ragionevoli la mobilità del prossimo anno scolastico, tenendo conto dell’impatto devastante che questa emergenza sta avendo sulla vita delle persone e dell´intera società.

Mai come in questi frangenti sarebbe necessario accogliere il messaggio all’unità e alla compattezza rivolto al Paese dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella; spiace constatare che una ministra e il suo ministero si muovano in direzione opposta, moltiplicando le occasioni di tensione e conflitto piuttosto che ricercare unità e condivisione.

Emergono con evidenza gravi limiti, sia a livello politico che amministrativo, nella capacità di governo di un sistema complesso come quello dell’istruzione. È necessario che sia il Governo al massimo livello a farsi carico di questioni che esigono un alto livello di competenza e di responsabilità”.

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Sindacati: SERI aderisce ad Anief

anief sciopero roma 12 novembre 2019

Firmata il 18 marzo 2020, l’intesa tra il Presidente Nazionale di ANIEF (Associazione professionale sindacale) Marcello Pacifico e il Segretario Generale di SERI (Sindacato Enti Ricerca Italiani) Americo Maresci. Le deleghe dei 500 iscritti al SERI saranno trasferite dal 1° aprile 2020 ad ANIEF, nuovo sindacato rappresentativo, con il comune obiettivo di incrementare sensibilmente la rappresentatività di ANIEF nel ramo del Comparto “Istruzione e Ricerca” che racchiude i lavoratori di tutti gli Enti pubblici di ricerca dove si contano all’incirca 10 mila deleghe.

Il presidente nazionale Anief ha nominato capo del nuovo Dipartimento ANIEF – EPR (Enti Pubblici di Ricerca) il dott. Americo Maresci, al fine di porre in essere tutte le iniziative sindacali opportune per tutelare, valorizzare, rilanciare la professionalità dei dipendenti degli enti di ricerca italiani. Si ripartirà da organici, ordinamenti e profili professionali, reclutamento. “Lotteremo contro l’abuso dei contratti a termine come stiamo facendo da anni nelle istituzioni scolastiche e contro il mancato riconoscimento del servizio prestato durante i contratti a tempo determinato”, dichiara Marcello Pacifico.

Dell’avvenuta intesa è stata data formale comunicazione al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), all’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), all’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), all’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), all’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica). Seguirà ora la comunicazione ai restanti 16 Enti Pubblici di Ricerca.

GLI OBIETTIVI COMUNI, LA PIATTAFORMA, LE VERTENZE

Tra gli obiettivi prioritari, la valorizzazione del settore della Ricerca, strumento fondamentale per far uscire il Paese dalla crisi sanitaria ed economica, attraverso:

  • maggiori finanziamenti perché le risorse attribuite siano da considerare investimenti e mai costi;
  • la creazione di progetti finalizzati con risultati immediatamente applicativi;
  • investimenti sui giovani ricercatori perché si superi il precariato, si programmi un futuro dignitoso, concreto e competitivo con le attrattività internazionali che eviti la “fuga dei cervelli”.

Un innovativo e rapido rinnovo del CCNL, scaduto ormai da 700 giorni, può sicuramente restituire dignità ai moltissimi ricercatori degli Enti Pubblici di Ricerca, ora fanalino di coda dell’Europa. A tale riguardo abbiamo predisposto una bozza di piattaforma nella quale si previlegiano gli interventi nella parte normativa, considerando le scarse attuali risorse economiche disponibili. Nelle more di riconquistare uno specifico Comparto di contrattazione per gli Enti Pubblici di Ricerca, dovremmo realizzare un contratto con modifiche che incidono soprattutto sull’ordinamento e sulla classificazione del personale al fine di superare gli attuali strumenti, del tutto inadeguati, per una giusta valorizzazione delle professionalità interne introducendo il “giudizio di idoneità”.

Le azioni principali da porre in essere nel rinnovo del contratto sono indirizzate a:

  • trasformare in trattamento economico fondamentale parte consistente del trattamento accessorio in godimento corrisposto in maniera fissa e ricorrente alla generalità del personale;
  • riconoscere l’anzianità maturata con contratto a tempo determinato e conseguente ricostruzione di carriera.

Risulta fondamentale che gli Enti di Ricerca, a partire dal CNR, diano completa applicazione agli strumenti legislativi attualmente in vigore a partire dal completamento del processo di stabilizzazione dei precari e al recupero degli ingiustificati ritardi accumulati, come il conguaglio del salario accessorio, ancora da erogare dal 2010, ai Ricercatori e Tecnologi del CNR, nell’attribuire incarichi dirigenziali, privilegino Ricercatori e Tecnologici del proprio Ente.

Oltre alla contrattazione integrativa di Ente, sarà inevitabile una forte azione sul piano legale che individui anche responsabilità individuali dei dirigenti laddove si riscontrino omissioni di atti d’ufficio.

Attiveremo quindi diversi ricorsi nei vari Tribunali del Lavoro competenti finalizzati a:

1) erogazione TFR al personale con contratto a tempo determinato entrato in ruolo e conseguente diritto alla ricostruzione di carriera;

2) uniformità decorrenza giuridica ed economica delle progressioni di carriera;

3) superamento situazione di incompatibilità dei professori universitari con doppio mandato di direttore di Istituto CNR;

4) eliminazione della trattenuta sui primi 10 giorni di malattia, inversamente proporzionale allo stipendio in godimento.

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Anief: “Su mobilità poca sintonia tra Miur e sindacati”

lucia azzolina foto facebook

Anche sulla mobilità del personale scolastico c’è poca sintonia tra il ministero dell’Istruzione e i sindacati: per i dirigenti ministeriali e la ministra Lucia Azzolina occorre rispettare i tempi previsti, anche in presenza di uffici scolastici in operatività ridotta per l’emergenza del Coronavirus. Invece, per le organizzazioni che rappresentano i lavoratori occorre posticipare la tempistica, già slittata perché inizialmente fissata al 16 marzo. Alcuni giorni dopo la suddetta richiesta sindacale, illustrando le misure sulla scuola previste nel decreto legge “cura Italia” n. 18 del 17 marzo 2020, la ministra Lucia Azzolina ha affermato: “La mobilità andrà assolutamente avanti, il personale ha tutto il diritto di ricongiungersi con i propri cari. Sempre la ministra non ha, tuttavia, dato indicazioni specifiche sulle date effettive di presentazione delle domande o della pubblicazione dell’ordinanza ministeriale che darà avvio alle operazioni.

Per Anief, tuttavia, il nodo della questione non è la tempistica di pubblicazione dell’ordinanza, bensì il contenuto. A partire dalla conferma dei vincoli di permanenza sul proprio posto, come quello quinquennale da quest’anno imposto ai neo-assunti da GMRA della secondaria e quello contrattuale su sostegno che impedisce il passaggio su disciplina se non dopo 5 anni e senza la possibilità di computare gli anni di preruolo. Entrambi, pregiudicano il ricongiungimento dei propri affetti, pure in presenza di posti disponibili: nel caso del blocco per un lustro degli immessi in ruolo nella secondaria, che il prossimo anno sarà esteso a tutti gli immessi in ruolo a prescindere dalla graduatoria da cui saranno convocati, Anief conferma l’intenzione di impugnare l’ordinanza per sollevare questione di illegittimità costituzionale delle norme introdotte dalla legge n. 159/2019 a seguito della palese violazione del principio di uguaglianza sostanziale, parità di trattamento, ragionevolezza. Nel caso del blocco contrattuale su sostegno senza computare il servizio preruolo, il giovane sindacato ribadisce che è stato dichiarato più volte illegittimo nelle sentenze ottenute dal sindacato presso i tribunali di competenza.

Un altro punto critico del regolamento sulla mobilità è l’inibizione a fare domanda di trasferimento nei confronti di tutti gli insegnanti che nella precedente mobilità hanno chiesto e ottenuto una scuola con titolarità. Lo stesso vincolo sarà confermato per i trasferimenti dei prossimi due anni a meno che non si sia individuati come soprannumerari. In questo caso la limitazione è contenuta nel contratto nazionale sulla mobilità, voluto dai sindacati maggiori, nel quale è stato introdotto l’impedimento triennale in tutti i casi in cui si è ottenuta una scuola attraverso il codice puntuale della istituzione scolastica prescelta.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)

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Coronavirus, i sindacati: si intervenga legislativamente, non possiamo navigare a vista

sigle sindacali scuola

“Le misure adottate nella serata dell’11 marzo 2020 dal Governo (DPCM), necessarie per far fronte con efficacia alla diffusione tuttora crescente del contagio da coronavirus, ancor più di quelle che le hanno precedute hanno un chiaro ed esplicito obiettivo: contenere quanto più possibile le uscite di casa e gli spostamenti delle persone, limitando allo stretto indispensabile l’accesso a servizi la cui erogazione è assicurata solo per quanto riguarda beni di prima necessità”. Così si apre la nota dei sindacati del mondo della scuola (FLC Cgil, Cisl FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e Gilda Unams) che chiedono interventi decisi da parte del Ministero, in particolare un intervento legislativo forte e univoco.

“Sono misure drastiche, indotte dalla recrudescenza del virus che sta trasformando l’infezione epidemiologica in pandemia (così ieri l’OMS)”

“In questo quadro si inserisce la situazione degli istituti scolastici, per i quali è in atto come è noto la sospensione delle attività didattiche disposta sull’intero territorio nazionale fino al 3 aprile 2020.
Fino a tale data sono state sospese anche tutte le riunioni di organismi collegiali, dovendosi evitare assembramenti per i quali risulterebbe problematico garantire il rispetto del necessario distanziamento. Per quanto riguarda le attività di insegnamento, esse continuano a essere svolte – laddove ve ne siano le condizioni – con modalità di didattica a distanza, alle quali i docenti possono provvedere con la strumentazione di cui dispongono a domicilio, senza necessità di diretta presenza nei locali scolastici, in linea con le restrizioni imposte dal Governo in materia di spostamento e assembramento delle persone.

Stante la situazione, appare del tutto inopportuno fare decorrere le normali procedure amministrative, propedeutiche all’avvio del nuovo anno scolastico, come se l’attuale fosse un contesto di ordinaria amministrazione.

In un’emergenza di queste proporzioni servono provvedimenti d’urgenza: occorre un intervento legislativo specifico per evitare che l’attuale “navigazione a vista” porti a conseguenze ancora più gravi che avrebbero certamente ripercussioni sul regolare avvio dell’anno scolastico.

È necessaria una moratoria di tutte le attività, rinviandole al momento in cui vi sarà la riapertura delle scuole e degli Uffici, fatte salve unicamente le limitate inderogabili esigenze che possono riscontrarsi in particolari tipologie di istituti scolastici, in relazione ai minimi di servizio (convitti, aziende agrarie, stipendi e altre inderogabili attività che possono essere di volta in volta individuate dall’amministrazione).

Non appaiono infatti strettamente indispensabili né dunque giustificabili, in assenza di attività didattica e quindi di alunni e docenti, le prestazioni del personale ausiliario, mentre il lavoro degli uffici di segreteria e quello degli assistenti tecnici da tempo avviene quasi totalmente operando su sistemi informatici, una modalità che ben si presta, in questa fase di drammatica emergenza, all’attivazione temporanea di forme di lavoro agile e a distanza. Le stesse considerazioni valgono anche per quanto riguarda la figura del dirigente scolastico e per quella del Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi.

In tutte le situazioni in cui non sono garantite condizioni di sicurezza del personale le attività vanno comunque interrotte, cosi come in tutte le situazioni in cui vi è assenza di attività o sono già in atto modalità di lavoro agile.

Tanto premesso, si chiede di interrompere ogni attività amministrativa legata alla mobilità, alle graduatorie dei 24 mesi ed ogni altra attività di gestione del personale che richieda consulenza e informazioni che gli Uffici scolatici non possono dare, anche in considerazione del fatto che le sedi sindacali non possono svolgere alcuna azione di supporto per la chiusura totale cui sono soggette le loro attività.

Sarebbe infine quanto mai opportuno, anche per semplificare le attività propedeutiche, provvedere per il prossimo anno scolastico alla conferma degli organici nella loro attuale consistenza.

È di tutta evidenza come la misura proposta sia pienamente rispondente alle finalità dei diversi DPCM varati dal Governo, da ultimo quello dell’11 marzo 2020, limitando considerevolmente le esigenze di spostamento delle persone, favorendo la loro permanenza a domicilio per tutte le necessità indotte dallo stato di emergenza e senza pregiudicare le esigenze di funzionalità degli uffici”.

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Coronavirus, chiusura scuole: la nota congiunta dei sindacati

sigle sindacali scuola

Il Governo ha emanato, come aveva annunciato nelle scorse ore dopo aver acquisito il parere del Comitato tecnico scientifico, nuove misure volte al contenimento del contagio da coronavirus, decidendo fra l’altro la sospensione generalizzata fino al 15 marzo, su tutto il territorio nazionale, dei servizi educativi e didattici svolti dalle scuole di ogni ordine e grado, dalle Università, Accademie, e Conservatori. Le nuove misure integrano quelle assunte con precedenti provvedimenti, nei quali è stata disposta la chiusura delle scuole nelle aree definite come “zona rossa” (allegato 1 al DPCM 23 febbraio 2020).

Emergenza Coronavirus: notizie e provvedimenti

Il DPCM recepisce, tra l’altro, le raccomandazioni del Comitato scientifico, quali astenersi da abbracci e strette di mano, evitare luoghi affollati, mantenere la distanza di almeno 1 metro dalle altre persone.

“FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA UNAMS – spiegano i sindacati in una nota – seguendo con la massima attenzione gli avvenimenti, esprimono la propria vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori, agli studenti e alle famiglie. Assicurano il proprio impegno ad un’attiva interlocuzione con il Ministero e con tutti i soggetti coinvolti, rendendosi disponibili a collaborare perché su tutto il territorio nazionale non venga compromesso l’esercizio del diritto allo studio, pur nella scrupolosa osservanza di modalità operative e tempi che garantiscano la tutela della salute di tutti, auspicando che si possa giungere nel più breve tempo possibile alla normale ripresa delle attività in tutte le sedi scolastiche e universitarie”.

“È indispensabile – continuano – attivare da subito opportune sedi di confronto fra Amministrazione e sindacati per definire in modo chiaro e puntuale la fase applicativa dei provvedimenti; è urgente inoltre un incontro al massimo livello politico per affrontare questioni che hanno diretta incidenza sul regolare avvio del prossimo anno scolastico, a partire dalle modalità di reclutamento del personale”.

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Sciopero 6 marzo, il testo integrale delle rivendicazioni dei sindacati

sigle sindacali scuola

Il 6 marzo 2020 ci sarà la prima giornata di sciopero nella scuola incentrata sui temi del precariato e degli amministrativi facenti funzione Dsga. I sindacati uniti, in vista dello sciopero, hanno diffuso una nota stampa comune.

“L’emergenza precari nella scuola ha assunto termini e dimensioni di vera e propria patologia del sistema e va contrastata con decisione; a tale obiettivo vanno aggiunti il rinnovo del Ccnl e l’incremento degli investimenti in Istruzione”.

“Finora, da parte di tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, non abbiamo visto un solo provvedimento che abbia messo nero su bianco un piano di investimenti consistente per far uscire l’istruzione e la formazione dallo stato di abbandono in cui si trovano, contrastando la precarizzazione del lavoro e garantendo retribuzioni adeguate agli insegnanti”. 

“Invece, leggiamo ancora una volta che la Ministra Azzolina indica nel taglio del cuneo fiscale e nei fondi stanziati per il rinnovo del Ccnl le condizioni per riconoscere un aumento di 100 euro mensili netti al personale della scuola“.

“Non è così. Ad oggi, queste condizioni non ci sono affatto. Il taglio del cuneo fiscale è una misura di equità sociale che riguarda tutti i lavoratori: nel caso specifico della scuola, peraltro, non tutti potranno beneficiarne. Il Contratto ha un altro scopo: è finalizzato, da un lato, a recuperare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, dall’altro a riconoscere l’impegno professionale di tutti i dipendenti. Sommare impropriamente i benefici del taglio del cuneo fiscale agli aumenti del Ccnl significa giocare con la realtà dei fatti”.

“Il punto è che finora i fondi stanziati per gli aumenti contrattuali nel triennio 2019/2021 comportano un aumento di 80 euro medi mensili lordi, elemento perequativo compreso. Come si può sostenere che si tratti di aumenti dignitosi per una categoria su cui grava la responsabilità di formare le future generazioni, che tutti riconoscono di importanza fondamentale per il futuro del Paese, ma che continua ad essere schiacciata e pervicacemente tenuta, sul piano stipendiale, sulla dimensione di un lavoro impiegatizio, peraltro ai livelli iniziali?”

“La scuola, dopo il piano che accompagnò alla fine degli anni novanta il varo dell’autonomia scolastica, ha dovuto registrare soprattutto tagli, pseudo riforme, blocchi dei Ccnl, aumento delle pastoie burocratiche. Basti ricordare che in quegli anni i finanziamenti per i piani dell’offerta formativa erano di circa 196 milioni di euro mentre oggi si sono ridotti a 30 milioni”.

“L’attuale Presidente del Consiglio il 24 aprile 2019 in un testo con noi sottoscritto si è impegnato a stanziare risorse per avvicinare gli stipendi del personale scolastico a quella della media europea”.

“E cultura di Governo vuole che chi assume l’incarico di Ministro dell’Istruzione si senta investito della responsabilità di onorare quegli impegni istituzionali che appartengono alla precedente e all’attuale maggioranza e al medesimo Presidente del Consiglio. Da qui parte la nostra piattaforma rivendicativa: 16 miliardi di investimenti in più anni – il punto di Pil che ci separa dall’Europa – per dire basta al lavoro precario, per superare il divario tra organico di diritto e situazioni di fatto, per aumentare il tempo scuola, per rinnovare il contratto con aumenti a tre cifre che vadano ben oltre i 100 euro mensili. Se il Governo continuerà a fare orecchie da mercante non ci fermeremo con lo sciopero del 6, ma proseguiremo con altre iniziative di mobilitazione per rivendicare più scuola, stipendi più alti e più ampi spazi negoziali”.

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Milleproroghe, l’appello dei sindacati a Conte e Azzolina

sigle sindacali scuola

Nella giornata di ieri è stata pubblicata dai sindacati della scuola la lettera-appello indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina che ha come oggetto: “Decreto legge milleproproghe, soluzione normativa a tutela dei docenti con tre anni di servizio nelle attività di sostegno e degli Assistenti Amministrativi facenti funzione di Direttore dei Servizi generali e Amministrativi (DSGA)”.

Eccone il testo integrale.

Signor Presidente, Signora Ministra,
chiediamo un intervento risolutore da parte delle SS.LL., con un apposito emendamento nel Decreto Legge cosiddetto “milleproroghe” in discussione in Parlamento, a tutela e riconoscimento del servizio svolto dalle categorie di personale scolastico di cui all’oggetto.

In merito facciamo presente quanto segue.

Docenti supplenti con tre anni di servizio nella attività di sostegno senza titolo specifico.

Crediamo sia un atto giusto e necessario consentire a questo personale di partecipare al concorso straordinario in via di indizione non, come è ovvio, per l’accesso all’insegnamento nell’organico di sostegno – per cui è imprescindibile il possesso del titolo di specializzazione – ma nella classe di concorso dell’insegnamento di provenienza.

Non si consumerebbe così a suo danno una misura di esclusione dal momento che esso possiede il titolo dei tre anni di servizio che è il requisito previsto per la partecipazione al concorso straordinario.

Assistenti Amministrativi facenti funzione di DSGA con almeno tre anni di servizio nella funzione.  

Riteniamo altrettanto giusto e necessario consentire a questo personale di partecipare ad un concorso ad esso riservato. Più e più volte abbiamo rappresentato le sue ragioni e più e più volte abbiamo trovato ascolto e riscontrato condivisione nei nostri interlocutori parlamentari, di Governo e dell’Amministrazione, purtroppo senza che siano prodotti i necessari esiti legislativi.

Ricordiamo a tale proposito, relativamente ad entrambe le categorie di cui si parla, che espressioni di condivisione delle richieste sindacali sono contenute sia nell’Intesa del 24 aprile 2019 sottoscritta dal Presidente del Consiglio sia nel Protocollo di conciliazione del 19 dicembre 2019 e sottoscritto dall’allora Ministro dell’Istruzione.

Riteniamo un atto necessario di coerenza e di credibilità da parte del Governo e dell’Amministrazione accogliere il presente appello, fermo restando che gli impegni assunti dalle Amministrazioni dello Stato non possono essere messi in discussione ad ogni mutare dei contesti politici.

Crediamo inoltre che si debba fare il possibile per evitare il ripetersi di procedure di contenzioso giurisdizionale che per l’ennesima volta assegnerebbero impropriamente il governo del reclutamento alla magistratura.

Siamo convinti che nel provvedimento in questione vi sia lo spazio per corrispondere a quegli impegni, rimuovendo ragioni di conflitto e riconoscendo positivamente il valore di una qualificata esperienza di lavoro rivelatasi indispensabile per un corretto e regolare funzionamento del sistema scolastico.

In attesa di un positivo e risolutivo riscontro, dichiarandoci disponibili a qualsiasi ulteriore chiarimento, cogliamo l’occasione per inviare cordiali saluti

I segretari di
FLC CGIL     
CISL Scuola    
UIL Scuola Rua    
SNALS Confsal    
GILDA Unams
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“No al gioco delle tre carte su taglio del cuneo fiscale e aumenti contrattuali”

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“Il 6 marzo ci sarà la prima giornata di sciopero nella scuola incentrata sui temi del precariato e degli amministrativi facenti funzione Dsga. L’emergenza precari nella scuola ha assunto termini e dimensioni di vera e propria patologia del sistema e va contrastata con decisione; a tale obiettivo vanno aggiunti il rinnovo del Ccnl e l’incremento degli investimenti in Istruzione”.

“Finora, da parte di tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, non abbiamo visto un solo provvedimento che abbia messo nero su bianco un piano di investimenti consistente per far uscire l´istruzione e la formazione dallo stato di abbandono in cui si trovano, contrastando la precarizzazione del lavoro e garantendo retribuzioni adeguate agli insegnanti”.

“Invece, leggiamo ancora una volta che la Ministra Azzolina indica nel taglio del cuneo fiscale e nei fondi stanziati per il rinnovo del Ccnl le condizioni per riconoscere un aumento di 100 euro mensili netti al personale della scuola. Non è così. Ad oggi, queste condizioni non ci sono affatto. Il taglio del cuneo fiscale è una misura di equità sociale che riguarda tutti i lavoratori: nel caso specifico della scuola, peraltro, non tutti potranno beneficiarne. Il Contratto ha un altro scopo: è finalizzato, da un lato, a recuperare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, dall’altro a riconoscere l’impegno professionale di tutti i dipendenti. Sommare impropriamente i benefici del taglio del cuneo fiscale agli aumenti del Ccnl significa giocare con la realtà dei fatti”.

“Il punto è che finora i fondi stanziati per gli aumenti contrattuali nel triennio 2019/2021 comportano un aumento di 80 euro medi mensili lordi, elemento perequativo compreso. Come si può sostenere che si tratti di aumenti dignitosi per una categoria su cui grava la responsabilità di formare le future generazioni, che tutti riconoscono di importanza fondamentale per il futuro del Paese, ma che continua ad essere schiacciata e pervicacemente tenuta, sul piano stipendiale, sulla dimensione di un lavoro impiegatizio, peraltro ai livelli iniziali? La scuola, dopo il piano che accompagnò alla fine degli anni novanta il varo dell’autonomia scolastica, ha dovuto registrare soprattutto tagli, pseudo riforme, blocchi dei Ccnl, aumento delle pastoie burocratiche. Basti ricordare che in quegli anni i finanziamenti per i piani dell’offerta formativa erano di circa 196 milioni di euro mentre oggi si sono ridotti a 30 milioni. L’attuale Presidente del Consiglio il 24 aprile 2019 in un testo con noi sottoscritto si è impegnato a stanziare risorse per avvicinare gli stipendi del personale scolastico a quella della media europea”.

“E cultura di Governo vuole che chi assume l´incarico di Ministro dell’Istruzione si senta investito della responsabilità di onorare quegli impegni istituzionali che appartengono alla precedente e all´attuale maggioranza e al medesimo Presidente del Consiglio. Da qui parte la nostra piattaforma rivendicativa: 16 miliardi di investimenti in più anni – il punto di Pil che ci separa dall’Europa – per dire basta al lavoro precario, per superare il divario tra organico di diritto e situazioni di fatto, per aumentare il tempo scuola, per rinnovare il contratto con aumenti a tre cifre che vadano ben oltre i 100 euro mensili. Se il Governo continuerà a fare orecchie da mercante non ci fermeremo con lo sciopero del 6, ma proseguiremo con altre iniziative di mobilitazione per rivendicare più scuola, stipendi più alti e più ampi spazi negoziali”.

Lo affermano i sindacati in una nota congiunta.

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Precari scuola: il 17 marzo tutti in sciopero

sigle sindacali scuola

Riparte la mobilitazione di tutto il personale della scuola, con un primo step di iniziative a sostegno del personale precario della scuola e dei facenti funzioni di DSGA.

È quanto hanno deciso oggi i sindacati scuola nella riunione delle segreterie unitarie.

Sarà una conferenza stampa nei prossimi giorni a illustrare nel dettaglio le ragioni che hanno portato le cinque sigle sindacali a proclamare lo sciopero dei precari della scuola per il prossimo 17 marzo, primo atto di un’iniziativa che si sviluppa su un arco di tempo più lungo e su problematiche più vaste. Le misure in via di definizione per i concorsi, su cui si è consumata nei giorni scorsi la rottura fra sindacati e Ministero dell’Istruzione, giungono al termine di un confronto durato mesi e rappresentano solo uno dei temi presenti nelle intese siglate più volte con il Governo, che riguardano anche il rinnovo del contratto, la mobilità e la definizione di un sistema strutturale di abilitazione.

Sono venute a cadere le ragioni per cui sono state a suo tempo sospese le iniziative di mobilitazione – spiegano i segretari generali di FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, Snals Confsal e Gilda – Il confronto dei giorni scorsi al Ministero ha evidenziato una sostanziale indisponibilità al negoziato di questa amministrazione, che ha respinto in larga parte le proposte avanzate dai sindacati sui provvedimenti relativi alle procedure concorsuali”.

Il tema della precarietà – aggiungono Sinopoli, Gissi, Turi, Serafini e Di Meglio – va superato con una politica attenta e con misure che siano il risultato di un confronto corretto. Migliaia di persone attendono risposte concrete e rispettose del loro lavoro”.

(fonte: FLC Cgil)

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Scuole Italiane all’Estero: incontro al MAECI con i sindacati rappresentativi

Si è concluso, presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’incontro con le organizzazioni sindacali rappresentative sul funzionamento del servizio scolastico nelle scuole statali italiane all’estero. L’Anief era presente con una sua delegazione e ha presentato un documento in cui evidenzia il periodo di grave difficoltà che vive questo settore.

L’Anief, infatti, ricevuta al MAECI in delegazione con il dott. Fina e la dott.sa Cozzetto, ha tenuto a rilevare l’urgenza di provvedimenti operativi quali l’immediata emanazione dei decreti di destinazione all’estero per l’a.s. 2019/2020 degli aventi diritto che sono già in forte ritardo rispetto all’inizio delle regolari attività didattiche e il ripristino delle graduatorie d’istituto per le supplenze dalle quali attingere per l’attribuzione dei contratti annuali sugli spezzoni orari non costituenti cattedra e per le sostituzioni del personale temporaneamente assente, abolendo i contratti “locali”. “La presunta innovazione apportata dal D.Lgs. n. 64/2017 – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ha creato invece solo criticità sia a discapito del personale precario, che non viene praticamente più interessato dalle nomine per la sostituzione di personale assente e per l’attribuzione degli spezzoni orari, sia a discapito del personale di ruolo o già in servizio presso la sede estera che si è praticamente visto obbligato ad accettare sostituzioni e ore eccedenti il normale orario settimanale previsto dal contratto, generando un’inaccettabile compressione di prerogative e diritti che sono contrattuali e che non possono essere imposte dalla norma”.

Il sindacato Anief, con i suoi delegati Chiara Cozzetto e Salvatore Fina, ha anche evidenziato la necessità di un adeguamento dell’organico di sostegno alle reali esigenze anche per il personale da destinare all’estero, nel rispetto dei principi costituzionali e del diritto all’istruzione di tutti gli alunni. Altri punti nevralgici presentati, per nulla secondari per il settore, sono stati la richiesta di specificare con precisione gli incarichi aggiuntivi per i lettori in servizio presso i lettorati con IEA e la costituzione anche nelle scuole italiane all’estero dei Consigli d’Istituto.

“La nostra delegazione ha ben evidenziato come le maggiori difficoltà per il funzionamento delle scuole italiane all’estero – conclude il presidente Pacifico – sono state create proprio dalle ‘innovazioni’ apportate negli ultimi anni che hanno praticamente generato un ‘corto circuito’ nel sistema. Il nostro sindacato, finalmente raggiunta la rappresentatività, si impegnerà a sanare tutte le illogicità e le vere illegittimità rilevate perché un servizio di tale importanza – cui dovrebbe essere riconosciuto il giusto valore e la fondamentale funzione che svolge per un Paese che affonda le sue radici più profonde proprio nella tradizione storica, nella diffusione e nella cultura della lingua – non può e non deve essere abbandonato a se stesso”.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)