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Bimba soffocata a Palermo, Falco (Corecom): “Subito nuova campagna sui rischi della rete”

“La morte per soffocamento della piccola Antonella a Palermo, causata da una sfida sui social, è una tragedia, non c’è altro da aggiungere. Si poteva evitare? Certo, se ci fosse un’adeguata preparazione degli utenti, di qualsiasi età, all’uso degli smartphone, dei tab e dei pc per contribuire a un’opportunità di crescita e di confronto non di distruzione e dolore”. Lo ha detto Domenico Falco, presidente del Corecom Campania, addolorato per la triste vicenda siciliana.

“I social non possono trasformarsi in uno strumento di morte, occorre raccogliere immediatamente l’appello del Garante per l’infanzia e l’adolescenza che invita ad una maggiore sorveglianza sui minori e nel contempo ad un’implementazione dell’educazione digitale. Non è possibile delegare a internet e, ai suoi ingranaggi infernali, la funzione di educatore e intrattenitore dei giovanissimi, non sì può restare all’oscuro di ciò che accade ai ragazzi mentre navigano in rete”.

Il Comitato Regionale per le Comunicazioni – ha aggiunto Falco – già da anni promuove seminari attraverso il progetto ‘@scuolasenzabulli’ in collaborazione con la Polizia Postale, l’AgCom e gli esperti del settore per segnalare i pericoli conseguenti all’utilizzo incontrollato dei social, coinvolgendo il mondo della scuola. Occorre, dunque, intensificare quest’attività alla luce dei numerosi drammatici episodi legati alla ‘rete’, ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo e alla necessità di offrire ai genitori e al personale docente gli strumenti giusti per prevenire tragedie e aiutare i ragazzi a venir fuori da situazioni spiacevoli. Si rende necessaria una campagna di informazione per genitori e figli sui rischi del web”.

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Primo Maggio: il Miur ospita il “concertone digitale” degli allievi delle scuole

Una Festa particolare in tutto il mondo, quella del Primo Maggio 2020, dedicata ai lavoratori, ma celebrata senza le piazze affollate e le ormai tradizionali kermesse musicali. Il Ministero dell’Istruzione ha deciso di passarla insieme a studentesse e studenti sui social per non rinunciare a riflettere sull’importanza di questa ricorrenza, anche attraverso la musica.

Ragazze e ragazzi saranno invitati a partecipare a un “concertone” su Instagram, che contribuiranno a realizzare postando le loro esibizioni musicali. A dare il là saranno le studentesse Karen, Sara e Fabiana dell’Istituto Superiore Enzo Ferrari di Susa (TO), con un messaggio in lingua dei segni. Sarà il turno, poi, dei ragazzi della Consulta studentesca della Calabria e di Sveva, studentessa del Liceo Visconti di Roma.

Per partecipare basterà registrare un brano, anche preceduto da un breve messaggio sulla giornata, e postarlo su Instagram, taggando il profilo Instagram del Ministero @misocialig.

Studentesse e studenti potranno celebrare così, con il linguaggio universale della musica, la giornata dedicata al diritto al lavoro e ai diritti dei lavoratori. La festa in musica di questo Primo Maggio animato dagli studenti è dedicata in primis a tutti i lavoratori che, nel mondo, sono impegnati nella lotta contro la pandemia.

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Insegnanti e social network, la riflessione non si può più rinviare (grazie a Eliana Frontini)

Eliana Frontini è un’insegnante. Rischia di non esserlo più – almeno per un po’ di tempo – e potrà maledire solo sé stessa.

Uno in meno chiaramente e con lo sguardo poco intelligente. Non ne sentiremo la mancanza”. Così la prof Frontini si lascia andare sui social network in un commento che anche al famoso bar che ogni tanto citiamo come paragone impietoso delle community digitali sarebbe visto con disappunto. Il caso è quello del Carabiniere dell’Arma Mario Cerciello Rega, che ha perso la vita in un caso di cronaca che al momento è ancora tutto da comprendere.

La docente, raggiunta dall’Ansa, dice che non sono sue le frasi comparse sul social network. Che “spiegherà a chi di dovere” cosa è accaduto. Che non è “hacking”. Ma, nell’attesa che ritorni dalle ferie con una spiegazione che comunque non la esenta dalle responsabilità di mancato controllo, ribadiamo che non siamo qui a discutere i fatti, ma il ruolo dell’educatore. Che – al netto di qualsiasi opinione – non può e non deve trascendere nell’odio e nel disprezzo più totale dell’altro.

Il problema, però, è a monte. Dobbiamo accettare – guardando ai gruppi degli insegnanti su Facebook e su Whatsapp – che in molti non hanno ancora compreso che Internet è un contesto pubblico.

Ed è semplice, semplicissimo, comprendere le ripercussioni di ciò. Ognuno, potenzialmente, offre al mondo una opinione pubblica di quanto accade intorno. Benché postata dal letto o dal bagno di casa, stiamo mettendo in vetrina pensieri e opinioni che restano alla mercé di uno screenshot, che sono lesivi di tutta la categoria professionale.

Non è un caso che la replica del ministro Marco Bussetti, il cui leader del partito di provenienza è stato tutt’altro che benevolo nella dialettica – sempre attraverso social network – nei confronti dell’aggressore, non abbia perso un secondo di tempo per far sapere che saranno presi tutti i provvedimenti del caso.

Siamo sicuri che al mondo poco interessava dell’opinione della professoressa Frontini. Così come siamo sicuri che poco interessa a tanti l’opinione di un’insegnante riguardo l’utilizzo di Carta del Docente nei gruppi appositi. Diventa invece preoccupante constatare la totale assenza di rispetto dell’altro, la totale mancanza di esposizione di un pensiero grammaticalmente esente da errori. Quelli sono lesivi – invece – di tutta la categoria.

Ben più grave è che questo segnale arrivi dagli educatori che hanno il compito – appunto – di educare le prossime generazioni e che ad oggi dimostrano a più battute di non aver nemmeno compreso – in tantissimi casi – il peso dello strumento che utilizzano. Mettendosi da soli alla berlina di un sistema che dovrebbero saper padroneggiare per mettere in guardia anche i giovani. Sui pericoli della Rete, sul fatto che in Rete si pensa che i pensieri siano volatili ma possono restare lì fissi per sempre (con tutto il rispetto per ogni tentativo di diritto all’oblio che le grandi organizzazioni provano ad algoritmizzare). E non c’è legge (leggesi cyberbullismo) che questo Stato cattivo possa fare se non si parte prima da un profondo mea culpa di tutta la categoria.

(di Enrico Parolisi)

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Amicizia sui social tra insegnanti e alunni?

smartphone scuola

A dare nuova linfa a un dibattito ormai di lungo corso è il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: secondo il responsabile del Miur, i “contatti sui social tra insegnanti e alunni dovrebbero essere evitati“.

“Rispetto l’autonomia dei professori ma personalmente sono contrario ai contatti sui social tra studenti e professori, perché il rispetto reciproco passa anche attraverso certi atteggiamenti e certe scelte”.

Un parere di peso che rimpolpa un problema vivido: quel muro tra insegnante e alunno va mantenuto? E in tal caso, sono social e app di IM (Instant Messaging) ad abbatterlo?

Whatsapp sul banco degli imputati

Scambio di messaggi su Whatsapp (foto: Wikipedia)
Scambio di messaggi su Whatsapp (foto: Wikipedia)

Il primo imputato di quella che per alcuni è una degenerazione del rapporto insegnante – alunno è Whatsapp. Esistono casi limite, come quello del liceo Tasso di Roma in cui un prof sarebbe andato ben oltre il confronto didattico con le sue allieve e si sia spinto nel campo delle allusioni sessuali. Chiaro che parliamo di un eccesso, ma esiste il problema di scivolare su argomenti che con il rapporto “professionale” tra alunni e docenti non contemplano.

L’ultimo contratto

E proprio sull’onda di determinati casi di cronaca, l’ultimo contratto del comparto insegnanti poneva dei severi paletti sull’utilizzo di social e IM per docenti e alunni. Non li vieta, sia chiaro, anche perché in fase di dibattito i sindacati di categoria hanno manifestato la loro contrarietà a questo provvedimento punitivo (tutti: Anief, Usb, FLC Cgil, Cisl Scuola e Gilda degli Insegnanti).

sede Miur Trastevere Roma
Sede Miur Trastevere Roma

Lo scorso febbraio quindi si imponeva un uso dei canali di comunicazione digitale cosciente e limitato alle comunicazioni didattiche urgenti. In una nota, il Miur spiegava:

Il contratto prevede anche nuove misure a salvaguardia delle studentesse e degli studenti e di un sano rapporto con le loro e i loro docenti. Si prevedono misure disciplinari per chi usa in modo improprio, ovvero con fini non coerenti con l’obiettivo dell’istruzione, della formazione e dell’orientamento, i canali di comunicazione informatici o i social per relazionarsi con gli studenti. I docenti che dovessero violare la fiducia accordatagli, mettendo in atto comportamenti o molestie di carattere sessuale nei confronti dei loro alunni, saranno licenziati”.

Il resto del mondo che fa?

In questo senso, la Germania è probabilmente il Paese europeo più severo in materia. Lì, infatti, insegnanti e alunni non possono essere amici sui social, è severamente proibito. Una misura simile è presa anche in alcuni degli Stati Uniti, come il Missouri.

L’obiettivo? Mantenere l’autorevolezza

Sono diversi i pareri raccolti in questi mesi da parte di esponenti più o meno importanti del panorama scolastico italiano. Chi a favore, chi contro.

Pro social

Chi a favore argomenta solitamente con il “mondo che va avanti”, che è “interconnesso”, la possibilità di comunicare in maniera immediata utilizzando i nuovi strumenti digitali. Non solo, ma citando un’intervista interessante rilasciata al sito Tecnica della Scuola dal docente Paolo Fasce, si ricorda quanto è importante per i “grandi” non essere avulsi al sistema di comunicazione dei giovani, con particolare riferimento al cyberbullismo:

“Se genitori e insegnanti si ritirano da questo genere di interazione è più facile che gli studenti subiscano modalità di relazione non appropriate”

Contro social

Chi contro sostiene che c’è un limite che non deve essere superato, e i social mettono tutti su un livello di parità, inaccettabile quindi per preservare i ruoli. Non solo, ma i social non devono essere una sorta di finestra sulla vita del docente e/o dell’alunno, e il rischio che ciò accada è alto.

Il punto d’accordo

Entrambe le posizioni, però, hanno un punto d’accordo: i social non devono mettere in discussione l’autorevolezza del docente. Che si sia pro o contro la comunicazione social e digitale tra alunni e docenti, è necessario preservare il ruolo rispettabile dell’insegnante.

Non si smette mai di essere insegnanti

insegnanti docenti immissione in graduatoriaPer i docenti, è importante ricordare che i social non sono una sospensione dal proprio ruolo. Un insegnante è sempre un insegnante, un educatore, un maestro, un esempio. Quindi è necessario, per i docenti che sono visibili sui social, ricordare di:

  • saper ben veicolare i contenuti che propone relativi alle sue opinioni, alle sue abitudini. Insomma, fare particolarmente attenzione alla sua privacy e a ciò che trasmette agli allievi;
  • essere consapevole del mezzo che utilizza. I docenti devono sapere ad esempio che è possibile utilizzare le pagine o i gruppi anziché accettare richieste di contatto per restare in comunicazione coi propri allievi se ritiene che la cosa sia utile;
  • non trascendere mai dal rapporto professionale, sebbene l’insegnamento è un’esperienza comunque umana.