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Fastweb4school, opportunità per la realizzazione di progetti tecnologici innovativi

smartphone scuola

Fastweb lancia un’edizione speciale di Fastweb4School, l’iniziativa che offre alle scuole secondarie – della Campania e del resto d’Italia – l’opportunità di ottenere un cofinanziamento per la realizzazione di progetti tecnologici innovativi, con l’obiettivo di contribuire alla crescita delle competenze digitali fra i banchi di scuola. A ogni istituto scolastico campano che raccoglierà, tramite la piattaforma di crowdfunding Produzioni dal Basso, il 50% del budget relativo all’iniziativa presentata, Fastweb erogherà il restante 50% e fino ad un massimo di 2.500 euro per progetto.

Il finanziamento è a fondo perduto e la proprietà della realizzazione dell’idea rimarrà all’istituzione scolastica che l’ha proposta. Con la nuova edizione di Fastweb4School, Fastweb offre alle scuole la possibilità di proporre un progetto tecnologico, digitale ed innovativo per la scuola. L’apprendimento

dell’utilizzo di una stampante 3D, la partecipazione ad un corso di formazione digitale, lo sviluppo di un’App o la realizzazione di un progetto per la salvaguardia del patrimonio culturale sono solo alcuni esempi dei temi che possono essere esplorati dai progetti proposti.

Fastweb4School Special Edition si rivolge a tutti gli istituti scolastici secondari di primo e secondo grado, che da oggi ed entro le ore 24 del 4 marzo, possono proporre idee progettuali attraverso il sito dedicato fastweb4schoolspecialedition.produzionidalbasso.com.

Per proporre un progetto, bisogna indicare il titolo, la descrizione (massimo 2.000 caratteri), la url di un video di presentazione (facoltativo), il budget richiesto e illustrare. La selezione delle idee avverrà nei 30 giorni successivi alla chiusura dell’avviso pubblico e si baserà su criteri quali qualità e originalità, impatto sullo sviluppo delle competenze digitali, fattibilità e replicabilità, nella stessa scuola o in altre. I progetti scelti potranno accedere quindi alla fase di crowdfunding. Fastweb metterà a disposizione delle scuole un servizio di customer care che offrirà supporto su come caricare i lavori sulla piattaforma di crowdfunding, aiuterà le classi nel trasformare l’idea in un progetto realizzabile e nel comunicarlo al meglio sui social network e sulla stampa.

Fastweb4School Special Edition vuole sostenere le idee e farle crescere, vuole alimentare un meccanismo virtuoso nelle scuole e convincere i ragazzi a essere utilizzatori attivi e non utilizzatori passivi del digitale e della tecnologia.

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Amicizia sui social tra insegnanti e alunni?

smartphone scuola

A dare nuova linfa a un dibattito ormai di lungo corso è il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: secondo il responsabile del Miur, i “contatti sui social tra insegnanti e alunni dovrebbero essere evitati“.

“Rispetto l’autonomia dei professori ma personalmente sono contrario ai contatti sui social tra studenti e professori, perché il rispetto reciproco passa anche attraverso certi atteggiamenti e certe scelte”.

Un parere di peso che rimpolpa un problema vivido: quel muro tra insegnante e alunno va mantenuto? E in tal caso, sono social e app di IM (Instant Messaging) ad abbatterlo?

Whatsapp sul banco degli imputati

Scambio di messaggi su Whatsapp (foto: Wikipedia)
Scambio di messaggi su Whatsapp (foto: Wikipedia)

Il primo imputato di quella che per alcuni è una degenerazione del rapporto insegnante – alunno è Whatsapp. Esistono casi limite, come quello del liceo Tasso di Roma in cui un prof sarebbe andato ben oltre il confronto didattico con le sue allieve e si sia spinto nel campo delle allusioni sessuali. Chiaro che parliamo di un eccesso, ma esiste il problema di scivolare su argomenti che con il rapporto “professionale” tra alunni e docenti non contemplano.

L’ultimo contratto

E proprio sull’onda di determinati casi di cronaca, l’ultimo contratto del comparto insegnanti poneva dei severi paletti sull’utilizzo di social e IM per docenti e alunni. Non li vieta, sia chiaro, anche perché in fase di dibattito i sindacati di categoria hanno manifestato la loro contrarietà a questo provvedimento punitivo (tutti: Anief, Usb, FLC Cgil, Cisl Scuola e Gilda degli Insegnanti).

sede Miur Trastevere Roma
Sede Miur Trastevere Roma

Lo scorso febbraio quindi si imponeva un uso dei canali di comunicazione digitale cosciente e limitato alle comunicazioni didattiche urgenti. In una nota, il Miur spiegava:

Il contratto prevede anche nuove misure a salvaguardia delle studentesse e degli studenti e di un sano rapporto con le loro e i loro docenti. Si prevedono misure disciplinari per chi usa in modo improprio, ovvero con fini non coerenti con l’obiettivo dell’istruzione, della formazione e dell’orientamento, i canali di comunicazione informatici o i social per relazionarsi con gli studenti. I docenti che dovessero violare la fiducia accordatagli, mettendo in atto comportamenti o molestie di carattere sessuale nei confronti dei loro alunni, saranno licenziati”.

Il resto del mondo che fa?

In questo senso, la Germania è probabilmente il Paese europeo più severo in materia. Lì, infatti, insegnanti e alunni non possono essere amici sui social, è severamente proibito. Una misura simile è presa anche in alcuni degli Stati Uniti, come il Missouri.

L’obiettivo? Mantenere l’autorevolezza

Sono diversi i pareri raccolti in questi mesi da parte di esponenti più o meno importanti del panorama scolastico italiano. Chi a favore, chi contro.

Pro social

Chi a favore argomenta solitamente con il “mondo che va avanti”, che è “interconnesso”, la possibilità di comunicare in maniera immediata utilizzando i nuovi strumenti digitali. Non solo, ma citando un’intervista interessante rilasciata al sito Tecnica della Scuola dal docente Paolo Fasce, si ricorda quanto è importante per i “grandi” non essere avulsi al sistema di comunicazione dei giovani, con particolare riferimento al cyberbullismo:

“Se genitori e insegnanti si ritirano da questo genere di interazione è più facile che gli studenti subiscano modalità di relazione non appropriate”

Contro social

Chi contro sostiene che c’è un limite che non deve essere superato, e i social mettono tutti su un livello di parità, inaccettabile quindi per preservare i ruoli. Non solo, ma i social non devono essere una sorta di finestra sulla vita del docente e/o dell’alunno, e il rischio che ciò accada è alto.

Il punto d’accordo

Entrambe le posizioni, però, hanno un punto d’accordo: i social non devono mettere in discussione l’autorevolezza del docente. Che si sia pro o contro la comunicazione social e digitale tra alunni e docenti, è necessario preservare il ruolo rispettabile dell’insegnante.

Non si smette mai di essere insegnanti

insegnanti docenti immissione in graduatoriaPer i docenti, è importante ricordare che i social non sono una sospensione dal proprio ruolo. Un insegnante è sempre un insegnante, un educatore, un maestro, un esempio. Quindi è necessario, per i docenti che sono visibili sui social, ricordare di:

  • saper ben veicolare i contenuti che propone relativi alle sue opinioni, alle sue abitudini. Insomma, fare particolarmente attenzione alla sua privacy e a ciò che trasmette agli allievi;
  • essere consapevole del mezzo che utilizza. I docenti devono sapere ad esempio che è possibile utilizzare le pagine o i gruppi anziché accettare richieste di contatto per restare in comunicazione coi propri allievi se ritiene che la cosa sia utile;
  • non trascendere mai dal rapporto professionale, sebbene l’insegnamento è un’esperienza comunque umana.
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Smartphone nelle scuole: sì o no?

smartphone scuola

Il proibizionismo digitale sembra di per sé anacronistico, eppure in Francia la via indicata dal governo Macron è proprio quella: si va verso un totale divieto dell’utilizzo di smartphone e dispositivi digitali nelle scuole. Anche se come ricorda il Corriere della Sera la misura è al momento di difficile attuazione, resta il segnale importante che da giugno è legge l’obbligo di avere gli smartphone spenti per gli allievi transalpini di scuole elementari e medie.

In Italia?

L’Italia, in attesa di nuove indicazioni da parte del nuovo ministro all’istruzione Marco Bussetti in merito, al momento si attiene a quanto deciso quando alla guida del Miur c’era Valeria Fedeli: in soldoni, l’ex ministra con i dati alla mano sull’utilizzo dei dispositivi digitali a scuola ha pensato che la soluzione migliore sia un’educazione allo strumento e al suo uso consapevole nell’ottica di una crescita del minore. A Uno Mattina la Fedeli affermò:

I nostri ragazzi arrivano in classe già digitalizzati. Il tema è insegnare loro come si sta sul digitale con la gestione e responsabilità dei docenti.

In questa ottica si è mosso il Miur che pochi mesi dopo stilò il seguente decalogo del corretto utilizzo degli smartphone a scuola. Tra le indicazioni quella di rimandare al docente le scelte sull’utilizzo o meno dello smartphone, la disattivazione delle notifiche sul cellulare, l’utilizzo a solo scopo didattico, la stesura di un regolamento per gli istituti scolastici chiaro e preciso.

Può voler dire tutto e può voler dire niente. Sicuramente, è un’importante sensibilizzazione nei confronti del mezzo. Di contro, non è così semplice immaginare che tutti gli allievi rispettino le regole.

Per i più piccoli?

Resta un tema: quello dei bambini delle scuole primarie. Quando è giusto avvicinarli al mezzo digitale? In ché modo?

Non tener conto delle insidie che si nascondono in Rete è un errore gravissimo. Per questo esistono prodotti pensati per un approccio con lo strumento digitale che siano sicuri e proteggano i più piccoli da esperienze traumatiche. Un esempio? Questo tablet Clempad di Clementoni (sull’eshop Matacena Giochi) che ha accesso a Google Play, ha un sistema operativo Android e la possibilità di riprodurre video, ha anche la 3G, ma garantisce un’esperienza al bambino entro determinati limiti invalicabili che lo tutelano da un web che va affrontato con estrema consapevolezza.