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Sicilia e tempo pieno a scuola, denuncia Anief: “96 cattedre restituite al Miur”

Anief Sciopero

Chi si illudeva che per introdurre più ore di tempo scuola nel primo ciclo bastasse assegnare più docenti è servito: delle già poche 246 cattedre di tempo pieno nelle scuole primarie della Sicilia, assegnate dal Governo con la Legge di Bilancio 2019 proprio per favorire il tempo pieno, ben 96 (il 39%) “verranno restituite al Miur, perché – spiega La Repubblica – le richieste pervenute alle scuole siciliane durante le iscrizioni che si sono chiuse lo scorso mese di gennaio non consentono di istituire altre classi a tempo pieno”. 

La regione italiana con meno tempo pieno alla primaria è costretta a restituire al mittente quasi metà delle cattedre assegnate dal ministero per potenziare le lezioni pomeridiane. In Sicilia mancano gli spazi e le mense che permettono al tempo pieno di decollare. E pare che neppure le famiglie abbiano troppa voglia di lasciare a scuola i propri figli fino alle quattro del pomeriggio. 

“I posti non assegnati in Sicilia, a questo punto, prenderanno la strada delle regioni centrali e settentrionali che potranno utilizzarli. Dalle nostre parti, mancano i locali da adibire a mensa che consentono di prolungare la permanenza a scuola dei bambini delle elementari. E sembra che anche da parte dei genitori il servizio non sia richiestissimo. Nelle altre realtà italiane si viaggia su tassi completamente diversi: in Lombardia, il tempo pieno copre il 50% delle classi funzionanti, in Piemonte il 48% e nel Lazio si sfiora il 53%”, conclude il quotidiano. 

È chiaro, commenta Anief, che stando così le cose il gap sul tempo pieno tra le regioni del Centro-Nord e quelle del Sud non potrà che acuirsi: “Per avviare la permanenza delle classi in una scuola – spiega il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico – occorrono delle strutture e cucine a norma, dei finanziamenti importanti per adeguare le strutture che non lo sono, delle somme rilevanti da assegnare con stabilità agli enti locali e altro ancora. Purtroppo, tutto questo nelle regioni del Sud non è riscontrabile. Noi lo abbiamo sempre detto e adesso si realizzano le conseguenze di un progetto ispirato da obiettivi nobili ma organizzato, in determinate aree del Paese, su una base fragile”. 

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Il tempo pieno a scuola: ma senza insegnanti come si fa? La denuncia ANIEF

Anief Sciopero

“Come si fa a realizzare più tempo scuola senza assumere gli insegnanti a cui affidarlo?”. Una pietra la frase che apre il comunicato stampa di ANIEF, che commenta così il mancato inserimento nel testo della manovra economica dei provvedimenti “promessi a più riprese dai più alti esponenti del governo” per ridurre il divario tra settentrione e meridione sul fronte dell’istruzione.

“È indicativo, invece, che tra i finanziamenti accordati sinora siano assenti quelli per procedere all’assunzione di 27.400 docenti e appartenenti al personale ATA chiesti dal Miur, di recente ricordati dal Ministro dell’Istruzione nel corso di un question time alla Camera, come primo assaggio verso l’incremento del tempo scuola nelle regioni più deprivate a livello di agenti culturali”.

Insomma, come si fa il tempo pieno senza insegnanti?

Lo spunto che ha portato alla risposta di ANIEF è dato da alcuni titoli della stampa di settore (istruzione) che parlavano proprio del fatto che sul “tempo pieno il governo del cambiamento non cambia”.

Pacifico: progetti validi che rischiano di sparire

Secondo Marcello Pacifico, presidente di Anief-Cisal, il rischio concreto è che “Il progetto si perda strada facendo, per via dei vincoli imposti dal Mef. Come per altri annunci e disegni legge virtuosi, quali l’introduzione dei docenti di educazione motoria alla primaria, di musica di inglese”.

“Come si fa a continuare a parlare di tempo pieno – continua Pacifico – se nel testo della prossima manovra economica 2019, bollinata dalla Ragioneria di Stato, non ci sono norme in questa direzione e, soprattutto, non si prevede l’assunzione di nuovi insegnanti per attuare l’incremento di tempo scuola al Sud?”.