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Scioperi: il 16 dicembre mobilitazioni in tutte le università

sigle sindacali scuola

“In controtendenza rispetto a tutti i paesi dell’OCSE il sistema universitario italiano dagli anni 2008/2009 ha visto una costante diminuzione delle risorse statali investite: nell’ultimo decennio i tagli al finanziamento ordinario ammontano complessivamente a 5,3 miliardi di euro e il valore odierno dell’FFO è inferiore in termini assoluti a quello di dieci anni fa. Considerando l’inflazione intercorsa dal 2009, servirebbe circa un miliardo di euro solo per ritornare al valore del finanziamento di 10 anni fa, quando il nostro Paese era già agli ultimi posti delle graduatorie internazionali per finanziamento dell’alta formazione. Insieme alla diminuzione del finanziamento è diminuito di circa il 20% il numero di docenti e ricercatori di ruolo e parallelamente sono aumentati i lavoratori precari, che ormai rappresentano più della metà del personale che svolge attività di ricerca e di didattica negli atenei. Ancora maggiore il taglio subito dal personale tecnico e amministrativo passato da 70.000 a 50.000 unità che, oltre all’aumento dei carichi di lavoro, ha subito la decurtazione del salario accessorio e l’introduzione di una serie di vincoli normativi che ne impediscono di fatto un utilizzo coerente con le norme contrattuali. Le risorse investite per il diritto allo studio sono assolutamente insufficienti mentre le tasse universitarie dal 2009 sono significativamente aumentate e gli studenti italiani sono tra quelli che pagano di più tra i 28 paesi dell’Unione Europea”.

“Mentre assolutamente urgenti sono gli interventi da mettere in atto sul piano economico e normativo le affermazioni del Presidente Conte, come quella di molti leader politici, sulla necessità di finanziare adeguatamente l’università e la ricerca non trovano purtroppo alcun riscontro nella Disegno di Legge di Bilancio approvato in Consiglio dei Ministri e trasmesso al Parlamento, come non trovano riscontri neanche gli impegni assunti dal Presidente del Consiglio  con l’intesa sottoscritta il 24 aprile sul precariato, sulla valorizzazione del personale e sulla flessibilità dei fondi accessori di università e ricerca”. 

“Ad oggi nella Legge di Bilancio non vengono previsti interventi:

  • per aumentare la quota base del finanziamento ordinario delle università
  • per il rinnovo del CCNL
  • per la valorizzazione professionale del personale
  • per una maggiore flessibilità nella costituzione e utilizzo dei fondi del salario accessorio
  • per la stabilizzazione dei lavoratori precari
  • per incrementare significativamente i fondi per il diritto allo studio

Per queste ragioni le Organizzazioni Sindacali
FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams
indicono una GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE PER L’UNIVERSITÀ 16 DICEMBRE INIZIATIVE UNITARIE IN TUTTI GLI ATENEI“.

Lo comunicano le sigle sindacali unite.

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Il “Patto per la Ricerca”, dieci punti per rilanciare l’università italiana

lorenzo fioramonti ministro istruzione

Rafforzare la collaborazione tra università, istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, Enti pubblici di ricerca ed imprese per rilanciare l’economia italiana. È l’obiettivo del “Patto per la ricerca” lanciato questa mattina alla Camera dei Deputati dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, nel corso di un convegno al quale sono intervenuti delegati del mondo della ricerca e dell’alta formazione, delle imprese partecipate, delle associazioni di categoria e delle confederazioni sindacali. Ad aprire i lavori è stato il presidente della Camera, Roberto Fico. La strategia è articolata in dieci punti per incrementare gli investimenti nella ricerca.

“Abbiamo lanciato in questo documento una serie di idee che serviranno per aprire un dibattito nazionale – ha spiegato il Ministro Fioramonti – sono dieci scommesse, sulle quali chiediamo al mondo delle imprese di ragionare. Inizieremo nelle prossime settimane a sottoscrivere il Patto con le confederazioni di grandi imprese e piccole e medie imprese che sono disposte a impegnarsi. Alla base di tutto c’è un dramma italiano. Ogni volta che un laureato lascia il nostro Paese, noi perdiamo una persona che abbiamo formato con le nostre risorse e che poi ci farà concorrenza sui mercati internazionali, è un assegno da 250mila euro che versiamo sul conto di un altro Paese. Non deve più accadere – ha aggiunto il Ministro –  In Italia, fra settore pubblico e privato, in ricerca e formazione si investe meno dell’1,4% del Pil del 2017. Dobbiamo puntare tanto sulla centralità della ricerca e dei ricercatori per dare un nuovo modello di sviluppo”.

Tra i dieci impegni indicati nel Patto c’è quello dedicato agli investimenti in ricerca e sviluppo con l’appello alle grandi imprese italiane, in primis quelle partecipate dallo Stato, ad aumentare le risorse per arrivare ad almeno il 3% degli utili. Al centro del documento anche la sostenibilità, con la richiesta di dedicare almeno il 50% degli investimenti in ricerca e formazione sostenibile.

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Università: online i risultati dei test di accesso a Veterinaria

test ammissione medicina guida

Sono disponibili da oggi sul sito www.universitaly.it – nell’area riservata ai candidati e nel rispetto delle norme per la protezione dei dati personali – i risultati del test per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato in Medicina Veterinaria. I punteggi sono pubblicati in forma anonima.

I candidati che lo scorso 4 settembre hanno sostenuto la prova sono stati 6.290 (le domande pervenute erano state 7.780). Gli idonei, quelli che hanno totalizzato i 20 punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, quest’anno sono 3.624, il 57,62% del totale.

I candidati hanno dovuto rispondere a 60 quesiti in 100 minuti. Il punteggio medio nazionale registrato fra coloro che sono risultati idonei è di 34,88. Il punteggio medio più alto a livello di ateneo è di 37,08 a Padova. La percentuale di idonei più alta si registra presso l’Università Statale di Milano (67,69%). Presso la Statale di Milano è stato conseguito anche il punteggio più alto (80,5). I primi 100 classificati sono concentrati in 13 atenei. Quelli che hanno avuto più candidati tra i primi 100 sono Milano Statale (25), Padova (22), Torino (10).

I risultati nominali saranno pubblicati il 27 settembre nell’area riservata del portale Universitaly e la graduatoria nazionale di merito nominativa sarà pubblicata il primo ottobre.

Lo rende noto il Miur in una nota stampa.

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Caso Università Catania, il Miur si costituirà parte civile

sede Miur Trastevere Roma

“Appena appresa dagli organi di stampa la notizia delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Catania e delle misure cautelari personali applicate su disposizione dell’Autorità giudiziaria, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha immediatamente avviato una verifica sull’eventuale presenza all’interno delle commissioni di abilitazione scientifica nazionale – o in qualsiasi altro tipo di collaborazione istituzionale con il MIUR – di docenti universitari coinvolti nel procedimento penale”.

“All’esito degli accertamenti saranno adottati i necessari provvedimenti di sospensione di tali collaborazioni con il personale docente coinvolto nell’inchiesta. Il MIUR provvederà inoltre a richiedere all’Autorità giudiziaria catanese copia degli atti al momento ostensibili dell’indagine, al fine di costituirsi parte civile nel futuro giudizio penale”.

Lo rende noto il Miur in una nota stampa.

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Il “modello Suor Orsola” convince: soddisfazione dell’ateneo napoletano dagli ultimi dati Almalaurea

università suor orsola benincasa chiostro giardini

“Una buona formazione universitaria consente di colmare il gap occupazionale tra Nord e Sud, dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo: è ormai dimostrato che i laureati che uniscono una solida e rigorosa formazione di base alle esigenze del mercato trovano lavoro qualificato anche nel Mezzogiorno”. Così Natascia Villani, manager didattico dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, commenta i risultati molto lusinghieri sui laureati del Suor Orsola emersi nel XXI Rapporto sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati realizzato annualmente da AlmaLaurea, lo storico Consorzio Interuniversitario che raggruppa 75 Atenei italiani.

Il plus valore della laurea all’Università Suor Orsola Benincasa secondo il rapporto AlmaLaurea risiede nella sua efficacia, ossia nella combinazione tra la richiesta di una laurea specifica per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università. Per il 78% dei laureati al Suor Orsola il titolo conseguito si è rivelato molto efficace per il lavoro svolto. Un dato superiore del 13% a quello nazionale (65,3%).  

“Il dato sull’efficacia del titolo di studio – evidenzia Natascia Villani – premia da un lato l’impostazione metodologica dei nostri percorsi didattici, che sono progettati insieme con le aziende del territorio per individuare ex ante le esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione (come, ad esempio, è successo negli ultimi anni per settori in espansione come la green economy e la comunicazione multimediale), e dall’altro la spiccata vocazione pratica e professionalizzante dei nostri percorsi formativi nei quali all’interno del corpo docente c’è spazio per i manager e i professionisti del settore e sin dal primo anno gli studenti maturano esperienze on the job all’interno delle aziende”. Un elemento quest’ultimo evidenziato anche da un altro dato del Rapporto Almalaurea: durante il corso di studi il 75,1% dei laureati al Suor Orsola ha svolto tirocini professionali e il 69,2% ha sperimentato un’attività lavorativa. Due dati che sono superiori del 16% e del 4% rispetto alla media nazionale.

L’efficacia del sistema formativo del Suor Orsola emerge in maniera molto netta nella sezione del rapporto AlmaLaurea dedicata alla regolarità del corso di studi. Il 73,5% dei laureati magistrali del Suor Orsola Benincasa termina l’università in corso. Un dato notevolmente migliore della media nazionale (60,1%) e della media campana (47,3%). “Questo è certamente uno dei dati che ci dà maggiore soddisfazione – sottolinea il Rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro – perché l’impostazione strategica del nostro ‘fare università’, vorrei dire la nostra filosofia didattica, si basa su un rapporto diretto e mai ‘a distanza’: i docenti del Suor Orsola vivono infatti insieme con gli studenti e il Campus diviene così luogo di condivisione continua di saperi e di progettualità. I numeri programmati presenti anche dove non sono imposti dal Ministero ci consentono di mantenere un rapporto numerico docente/studenti di 25:1, praticamente come a scuola. Una situazione ideale che consente un tutoraggio individualizzato di ciascuno studente sia durante il percorso di studi sia durante l’accompagnamento post laurea svolto dai nostri uffici di Job Placement”.

I risultati di questo lavoro che prosegue nel tempo sono concreti: a cinque anni dalla laurea il dato occupazionale dei laureati magistrali al Suor Orsola (80,3%) si avvicina molto a quello nazionale (85,5%) colmando così il gap iniziale dovuto alle maggiori difficoltà di trovare lavoro in Campania e al Sud.

E l’efficacia del “modello Suor Orsola” è riconosciuta praticamente dalla totalità dei suoi laureati. Nella sezione del Rapporto AlmaLaurea dedicata alla “Valutazione dell’esperienza universitaria” ben il 94% dei laureati al Suor Orsola si dichiara infatti soddisfatto della propria esperienza formativa. Un dato superiore del 5% rispetto alla media nazionale.

Per altro la soddisfazione degli studenti riguarda in egual misura tutte le voci analizzate: rapporto con i docenti (93,2%), carico di studio (92,6%) e aule (91,7%). E soprattutto per la sua dotazione strutturale il campus universitario di Suor Orsola con le sue aule multimediali, il suo sistema di servizi e la ‘grande bellezza’ del suo patrimonio artistico, storico e museale raccoglie un gradimento superiore del 24% rispetto alle altre Università della Campania e del 18% rispetto alla media nazionale. Tanto che l’81% dei laureati al Suor Orsola si iscriverebbe nuovamente nello stesso Ateneo. Un dato superiore di oltre il 10% sia rispetto a quello campano che a quello nazionale.

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Nasce lo SKA Observatory: al MIUR la firma del Trattato internazionale

Si è tenuta ieri a Roma, presso il Salone dei Ministri del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la firma del Trattato internazionale che istituisce lo SKA Observatory (SKAO), l’organizzazione intergovernativa (IGO) per la supervisione della costruzione del più grande radiotelescopio del mondo. SKAO si appresta così a diventare la seconda organizzazione intergovernativa dedicata all’astronomia nel mondo, dopo l’European Southern Observatory (ESO).

La Convenzione è stata firmata dal Ministro Marco Bussetti, in rappresentanza dell’Italia, insieme a rappresentanti di alto livello degli altri sei Paesi membri del progetto: Australia, Cina, Paesi Bassi, Portogallo, Sudafrica e Regno Unito. All’evento erano presenti anche rappresentanti di India, Svezia e Nuova Zelanda, Paesi che hanno partecipato attivamente a tutte le fasi negoziali, oltre che di Canada, Francia, Corea del Sud, Malta, Spagna, Stati Uniti e Svizzera, nazioni interessate al progetto e impegnate a tracciare il percorso per una futura partecipazione allo SKA Observatory.

La firma giunge al termine di circa quattro anni di negoziati e accordi e dà il via al processo legislativo nei Paesi firmatari per l’entrata in vigore dello SKA Observatory.

“Siamo particolarmente orgogliosi di firmare oggi, proprio qui al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Trattato per la costituzione dello SKA Observatory – ha dichiarato il Ministro Marco Bussetti – Una firma che giunge dopo lunghi negoziati, nei quali il nostro Paese ha avuto un ruolo da protagonista. L’intesa testimonia lo spirito di collaborazione che la ricerca scientifica riesce ad innescare fra Paesi e popoli del mondo, perché la scienza parla tutte le lingue del pianeta, il suo linguaggio connette il mondo intero. Con questo Trattato – ha proseguito – stiamo dando vita a un momento destinato a segnare la nostra storia presente e futura, la storia della Scienza e della conoscenza dell’Universo. SKA è l’icona del ruolo sempre più strategico che la ricerca scientifica ha assunto nella società contemporanea. La ricerca è motore di innovazione e crescita: il sapere si traduce in benessere individuale e collettivo, sia sociale che economico. Partecipare in prima linea a un progetto internazionale così esteso ed importante è una grande opportunità per la ricerca scientifica italiana, sia per il contributo che potranno dare le nostre molte eccellenze sia per la condivisione dei tanti dati che lo SKA raccoglierà e redistribuirà. ” ha concluso il Ministro.

“È un onore per l’INAF rappresentare l’Italia nel progetto SKA – ha sottolineato il Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Nichi D’Amico – Con questa firma il nostro Paese si conferma protagonista nel campo della ricerca astrofisica. Il nostro Ente è, infatti, uno dei pochi al mondo che possiede, al proprio interno, le risorse intellettuali e strumentali per osservare l’Universo a tutte le lunghezze d’onda, da terra e dallo spazio, coprendo l’intero spettro elettromagnetico. La comunità scientifica italiana – ha concluso – avrà, grazie al progetto SKA, uno strumento formidabile per spingersi ancora più lontano nello studio del cosmo”.  

Che cos’è lo Square Kilometre Array

SKA sarà il più grande network di radiotelescopi del mondo, costituito da due reti di antenne e infrastrutture distribuite su tre continenti e in entrambi gli emisferi. Le due reti, composte da centinaia di antenne a parabola a media frequenza e da migliaia di antenne a bassa frequenza, saranno distribuite su una superficie di centinaia di chilometri in Australia e Sudafrica, mentre il quartier generale si trova già nel Regno Unito. Le antenne di SKA saranno fondamentali per la fisica del XXI secolo e si uniranno a progetti come il James Webb Space Telescope della NASA, il Large Hadron Collider del CERN, il rilevatore di onde gravitazionali LIGO e il reattore a fusione ITER.

Il grande radiotelescopio SKA aiuterà gli scienziati a colmare lacune fondamentali nella nostra comprensione dell’Universo, consentendo agli astronomi dei Paesi partecipanti al progetto di studiare le onde gravitazionali e testare la teoria della relatività di Einstein in ambienti estremi, indagare sulla natura dei misteriosi lampi radio veloci, conosciuti anche come Fast Radio Burst (FRB), mappare centinaia di milioni di galassie e cercare segni di vita extraterrestre.

Oltre mille ingegneri e scienziati in venti Paesi sono stati coinvolti nella progettazione di SKA negli ultimi cinque anni, con nuovi programmi di ricerca, iniziative educative e collaborazioni per formare la prossima generazione di ricercatori.

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Università, Bussetti firma Piano straordinario reclutamento per 1.511 ricercatori

sede Miur Trastevere Roma

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha firmato il decreto relativo al Piano straordinario di assunzioni per ricercatori universitari di tipo b previsto, con appositi stanziamenti, dall’ultima Legge di bilancio. 

Si tratta, in tutto, di 1.511 posti che, spiega Bussetti, “consentiranno a molti giovani di inserirsi in un percorso che li vedrà impegnati in attività di ricerca e di insegnamento, con il passaggio, dopo tre anni, al ruolo di professore associato. Si tratta di 206 posti in più rispetto al Piano attuato dal precedente Governo: un segno concreto di quell’azione di rilancio del sistema universitario che vogliamo avviare a partire proprio dai giovani”.  Quella che si sta attuando, prosegue il Ministro, “è una misura che va letta insieme agli altri provvedimenti che abbiamo adottato, sempre in Legge di bilancio, per aumentare il numero di assunzioni nelle Università: dopo molti anni si torna a reclutare oltre il normale turn over. Abbiamo promesso maggiori attenzioni nei confronti dell’Università e stiamo dimostrando con i fatti che vogliamo davvero investire in questo settore”. Il decreto e la ripartizione dei posti per ateneo sono disponibili a questo indirizzo

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Università, pubblicato il calendario dei test per i corsi ad accesso programmato a livello nazionale

test ammissione medicina guida

Sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è disponibile da oggi l’avviso con le date delle prove di accesso ai corsi a numero programmato a livello nazionale.

Questo il calendario:

  • Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria in lingua italiana, 3 settembre 2019;
  • Medicina Veterinaria, 4 settembre 2019;
  • Architettura, 5 settembre 2019;
  • Professioni Sanitarie, 11 settembre 2019;
  • Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria in lingua inglese, 12 settembre 2019;
  • Scienze della Formazione Primaria, 13 settembre 2019;
  • Professioni Sanitarie (laurea magistrale), 25 ottobre 2019.

Qui è possibile trovare l’avviso completo

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Le migliori università del mondo? Spiccano la Sapienza, il Polimi e la Bocconi: la classifica

Migliora la performance delle Università italiane nel QS World University Rankings 2019, la Classifica universitaria mondiale per facoltà-disciplina: l’Italia è al 4° posto in Europa (dopo Regno Unito, Germania, Francia) e al 7° posto nel mondo per numero totale di università incluse nella classifica di quest’anno. L’Università romana La Sapienza è l’unico ateneo italiano classificato primo al mondo in una disciplina: Studi Classici e Storia Antica. L’Italia inoltre – nell’ultima edizione della classifica universitaria globale più consultata al mondo – è al 3° posto in Europa dopo Regno Unito e Germania e al 7° posto nel mondo per numero totale di posizioni occupate. Lo scettro di miglior istituto universitario spetta tuttavia all’Università di Harvard, che si conferma la migliore al mondo. È seguita da vicino dall’Istituto di Tecnologia del Massachusetts ma dal 2015 gli Stati Uniti hanno perso il 10 per cento delle loro performance, che arriva al 20 per cento andando ancora più indietro nel tempo, in particolare nelle discipline riguardanti gli studi umanistici.

La classifica include 41 università italiane

L’area Scienze della vita-Medicina dell’Università italiane è la più rappresentata in questa classifica mondiale. Mentre nelle singole discipline a classificarsi sono state Fisica e Astronomia, Medicina ed Economia & Econometria. Più in particolare: il Politecnico di Milano è l’unica università Italiana che si classifica tra le Top 10 in tre discipline; l’Università Bocconi è ottava al mondo per Business & Management, guadagnando due posizioni rispetto allo scorso anno. Sale di undici posizioni anche in Finanza, conquistando il 18° posto e mantiene il sedicesimo in Economia.

Il Politecnico di Torino entra per la prima volta nella classifica di Ingegneria Mineraria, posizionandosi al 24° posto. Altri debutti eccellenti sono: quello dell’Università di Bologna in Odontoiatria (44° posto) e dell’Università di Pisa in Scienze Bibliotecarie (50° posto). La Sapienza, L’Università di Bologna (Unibo) e Università degli Studi di Padova sono le università più rappresentate in classifica.

Al 7° posto nel mondo per università incluse nella classifica

Le città italiane con più università classificate sono Milano (7), Roma (4) e Pisa (3). Ben 18 università Italiane hanno ottenuto il riconoscimento di essere classificate tra le prime 100 per 36 distinte discipline. In totale, le università Italiane occupano 521 posizioni nella classifica. Rispetto alla scorsa edizione, 192 posizioni sono invariate, 166 sono migliorate, 85 sono peggiorate, e 78 sono new entry. L’Italia, rispetto allo scorso anno, ha incrementato la propria presenza in tutte le classifiche, sia tra le top 50 (erano 29 ora sono 34), sia tra le top 100 (erano 83 atenei ora sono 98) sia infine tra le top 200 (erano 213 ora sono 236).

“Questa edizione – ha commentato Ben Sowter, Responsabile Ricerca e Analisi di QS – mostra una fotografia positiva per l’eccellenza accademica Italiana. Il trend è degno di nota, specialmente se consideriamo la feroce competitività globale.

Per mantenere le stesse posizioni, le università devono continuamente migliorare l’impatto della propria ricerca, coltivare collaborazioni accademiche internazionali e conferire lauree e titoli post-lauream che siano spendibili nel mondo del lavoro e apprezzati dai recruiter internazionali. Questo risultato incoraggiante, deve però tenere conto di una sfida: la fuga di cervelli. L’OCSE segnala come l’Italia sia tornata ai primi posti nel mondo per emigrati; per la precisione all’ ottavo. Si stima che un terzo siano giovani laureati. Sebbene l’Italia spenda quasi un punto percentuale in meno (4% del PIL) rispetto alla media Europea per l’istruzione, il paese investe mediamente 164 mila euro per formare un laureato e 228 mila euro per un dottore di ricerca. Di questo investimento, beneficiano sempre più altri paesi. Il mio augurio é che il vostro Paese – conclude – preservi il ritorno sull’investimento di risorse e talento, offrendo alle attuali e alle prossime generazioni di studenti le opportunità che meritano, affinché emigrare sia una scelta elettiva e non una necessità”.

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Corriere della Sera: crollo delle iscrizioni all’università

sede centrale federico ii

Un dato allarmante viene fuori da un articolato dossier pubblicato dal Corriere della Sera: l’Italia è il Paese col “più basso numero di laureati in Europa”. Tra le cause di quello che sembra un pericoloso tracollo c’è – secondo il famoso quotidiano – c’è il numero chiuso che è tornato prepotentemente al centro del dibattito nei mesi scorsi.

Nel ’99 (a capo del Governo c’era Massimo D’Alema) si impose il numero chiuso “a livello nazionale per medici, dentisti, infermieri, fisioterapisti, veterinari, architetti e maestre”, mentre “a livello locale invece si lasciava ai singoli atenei la facoltà di disporre del numero chiuso per i corsi che prevedevano l’uso di laboratori o l’obbligo di tirocini”.

“Si è iniziato con Biologia e Farmacia, diventate ripiego temporaneo per aspiranti medici eliminati al primo turno in attesa di riprovarci l’anno dopo. Poi un po’ ovunque. Quest’anno su 4.560 corsi di laurea solo 2.827 sono ad accesso libero; 732 sono quelli a numero chiuso programmati dal Miur, a cui si aggiungono 1.001 corsi decisi dagli atenei”.

Corriere della Sera

Secondo il Corriere, sono stati così persi 10mila docenti in 10 anni. In sintesi il meccanismo innescatosi è il seguente: meno iscritti, meno docenti.

Anief: “Notizia che non fa che confermare le nostre perplessità”

Tra le prime reazioni all’articolo c’è quella di ANIEF. Il giovane sindacato, attraverso il suo leader Marcello Pacifico, stigmatizza il comportamento del Ministero: “La situazione attuale deve necessariamente mutare affinché gli eventi possano raddrizzarsi. È di poche settimane fa la notizia, basata sui dati pubblicati dall’Istat, di come solo un dottore di ricerca su 10 diventi professore; infatti, a sei anni dal conseguimento del dottorato, appena il 10% di coloro che conseguono il titolo riesce a svolgere poi la professione dell’insegnante. Noi lo sosteniamo da dieci anni, auspicando soluzioni e proponendo anche emendamenti al testo della legge di Stabilità: è necessario ripartire dalla stabilizzazione dei ricercatori, impossibilitati a passare al ruolo della docenza. Lo abbiamo fatto nuovamente, puntando al rilancio della figura del ricercatore a tempo indeterminato, attraverso la creazione di un albo nazionale”.