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Università: tre italiane tra le migliori 200 al mondo

Cortile università scuola superiore Sant'Anna

Scuola Superiore Sant’AnnaNormale di PisaUniversità di Bologna: sono le tre università italiane che rappresentano il Belpaese nelle prime 200 del ranking stilato anche quest’anno (il quindicesimo) dal Times Higher Education, il World University Ranking. Per l’Italia un bel risultato, tenendo presente che piazza nell’elenco totale degli esaminati tre atenei in più rispetto allo scorso anno. In generale, i risultati delle università nostrane sono tutti in crescita.

La sede centrale dell'Università Federico II di Napoli (foto: Wikicommons)
La sede centrale dell’Università Federico II di Napoli (foto: Wikicommons)

I risultati delle università italiane

Nei primi 200, dicevamo, la Scuola Superiore Sant’Anna (153sima), la Scuola Normale Superiore di Pisa (161sima), l’Università di Bologna (180sima), tutte con notevoli miglioramenti rispetto al ranking dello scorso anno. Nelle prime 250 c’è anche Padova, mentre nelle prime 350 la napoletana Federico II. Chiudono il parterre delle eccellenze italiane nelle prime 500 università al mondo quella di Ferrara e il Sacro Cuore. In generale dall’Italia ottime prestazioni, ma che per essere mantenute devono vedere in futuro un maggior investimento sulla ricerca e la cooperazione internazionale.

Egemonia anglofona

I primi 10 posti della classifica se li dividono Stati Uniti (7 università) e Gran Bretagna (3 università). Sul podio si conferma Oxford seguita a ruota da CambridgeStanford e giù dal podio ma a dare un forte segnale dei tempi che corrono il MIT (Massachusetts Institute of Technology) e il Caltech (California Institute of Technology).

L’escalation cinese

Nonostante resti il predominio statunitense, con 172 istituti citati in graduatoria, va detto che le prestazioni generali tendono a essere peggiori degli scorsi anni. Mentre a guadagnare nomination nel World University Ranking in maniera esponenziale è la Cina. La prima università cinese – al 22simo posto – è l’Università di Tsinghua. Secondo gli analisti è il segno di economie emergenti che stanno mettendo al centro nella loro crescita al ruolo dell’università mentre in Europa e in USA si tende alla “stagnazione”. A pesare sul vecchio Continente e sugli States secondo gli analisti “gli effetti dell’inasprimento dei tagli e dello strisciante isolazionismo”.