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Rientro a scuola, la viceministra: “Incrementare il corpo docente”

foto verna ascani odg

Il Governo sta verificando la possibilità di incrementare l’organico del corpo docente, in vista del rientro a settembre con classi divise ma in presenza fino alla scuola media compresa: l’idea, prospettata alcuni giorni fa dall’Anief, è stata annunciata oggi dalla viceministra Anna Ascani, durante un’intervista a Skytg24. La rappresentante del Governo Conte, però, ha anche detto che si vorrebbero affidare parti di queste attività educative a enti del Terzo Settore e associazioni. E che alle superiori si continuerà la didattica a distanza.

aula scuola generica

L’INTERVENTO DELLA VICEMINISTRA

“Ci stiamo confrontando anche con il ministero dell’Economia per capire in che misura noi potremo contare su un ampliamento di organico”, ha oggi detto la viceministra Anna Ascani per poi anche specificare che “per noi conta avere un organico potenziato, perché naturalmente è quello che ci permette di organizzare più attività”.

Dalla rappresentante del Governo, però, è stata rilasciata pure una dichiarazione che merita degli approfondimenti: “Avremo sicuramente bisogno – ha detto Ascani – di professionalità specializzate per le nuove attività. Naturalmente i Comuni hanno anche delle relazioni importanti con enti del Terzo Settore e associazioni che possono farsi carico di un pezzetto di queste attività educative, però per noi conta avere un organico potenziato, perché naturalmente è quello che ci permette di organizzare più attività”.

Come desta qualche perplessità il destino che si sta programmando per gli studenti delle scuole superiori: “probabilmente in questo caso – ha annunciato Ascani – la didattica a distanza continuerà a essere una parte del loro curriculum. L’attività in presenza sarà di meno rispetto al passato e sarà integrata con la didattica a distanza, che soprattutto nelle scuole secondarie di secondo grado ha funzionato meglio”.

LA POSIZIONE DEL SINDACATO

Secondo Anief, qualsiasi tipo di rientro in classe non può prescindere dalla conferma dei contratti in essere e dall’ampliamento dell’organico del personale docente e Ata: il giovane sindacato ha calcolato che a settembre, poiché fino alla terza media compresa si dovranno prevedere gruppi-classe di non oltre 15 alunni o comunque sdoppiare le classi, come ha ammesso oggi la viceministra Anna Ascani, serviranno almeno 15 mila docenti aggiuntivi per ogni annualità. A questi si dovranno aggiungere 5 mila Ata, che si dovranno occupare soprattutto di una sorveglianza ed assistenza maggiorata per assolvere alle norme sanitarie e sui distanziamenti. Essendo 11 le annualità scolastiche da coprire, dall’infanzia alle medie, per quasi 6 milioni di alunni complessivi, il conteggio dell’organico potenziato arriva a quota 200 mila: 160 mila docenti e 40 mila Ata.

“A settembre bisognerà affidare gli alunni ai docenti – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -: certo, a quelle lezioni possono essere presenti esperti esterni, sempre con il lasciapassare degli organi collegiali della scuola, ma non pensiamo di affidare gruppi di alunni, peraltro in tenerissima età perché vanno dai 3 gli 11 anni, a persone che non siano insegnanti. Si tratterebbe di una grave lesione del diritto allo studio: proprio nei mesi del recupero delle conoscenze non acquisite, per via del coronavirus, si produrrebbe per tre giorni a settimana un servizio che non è scuola. E non diciamo subito di no”.

Proprio per garantire un rientro a settembre degli alunni senza perdere continuità didattica e ulteriore formazione, Anief si è fatta da tramite per presentare alla VII Commissione del Senato una serie di emendamenti al decreto legge n. 22 sulla Scuola che nei prossimi giorni saranno esaminati dai senatori in vista della conversione finale in legge.

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Supplenze: “Il MEF deve garantire il pagamento degli stipendi di chi ha lavorato”

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È caos sulle supplenze prorogate anche in caso di rientro del titolare. Il decreto 18/2020 “Cura Italia” (art. 121) le aveva autorizzate assegnando comunque alle istituzioni scolastiche le risorse finanziarie per i contratti di supplenza breve e saltuaria. Da lì in poi, però, nulla è più andato nel verso giusto. Prima il Ministero dell’istruzione ha dato indicazioni di considerare possibili tali proroghe solo per i docenti ed esclusivamente dalla data di entrata in vigore del decreto (17 marzo), nonostante l’emergenza e la conseguente sospensione delle attività didattiche fossero in atto già da prima.

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Poi, lo scorso 5 aprile, la prima doccia fredda: con la nota n. 8615 il Ministero dell’istruzione ha comunicato che sulla base del confronto dei dati di marzo con la spesa storica del periodo per i contratti di supplenza breve, non risultava necessario autorizzare, come invece consentito dal decreto Cura Italia, contratti in caso di rientro del titolare. Decisione confermata anche per il mese di aprile dalla nota 10133 del 21/04/2020.

Infine, il MEF decide adesso di bloccare i contratti di supplenza stipulati in contrasto con  quanto indicato nelle note del Ministero dell’istruzione. Peccato, però, che molte scuole quei contratti li abbiano stipulati e che i docenti abbiano già prestato il loro servizio, garantendo lo svolgimento della didattica a distanza. 

È bene ricordare quale sia la ratio della deroga, prevista dal decreto “Cura Italia”, che ha consentito la proroga dei contratti anche in caso di rientro del titolare. Il Regolamento delle supplenze (DM 131/2007) all’art. 7 comma 4 prevede che “Per ragioni di continuità didattica, ove al primo periodo di assenza del titolare ne consegua un altro, o più altri, senza soluzione di continuità o interrotto solo da giorno festivo o da giorno libero dall’insegnamento, ovvero da entrambi, la supplenza temporanea viene prorogata nei riguardi del medesimo supplente già in servizio, a decorrere dal giorno successivo a quello di scadenza del precedente contratto”. Ovviamente la circostanza del mancato rientro del titolare poteva essere verificata solo alla ripresa delle attività didattiche ordinarie, sospese però a causa dell’emergenza sanitaria. Il rischio, quindi, era di avere docenti formalmente rientrati in servizio durante la sospensione che però, alla data di eventuale ripresa delle attività in presenza avrebbero potuto assentarsi nuovamente, causando così il rientro del supplente e la chiusura del periodo di supplenza attraverso la proroga a decorrere dal giorno immediatamente successivo a quello di termine del precedente contratto. È proprio per ovviare a questo impasse, che peraltro rischiava di avere un impatto sulla già difficilmente gestibile didattica a distanza, che è stata introdotta la deroga di cui al decreto “Cura Italia”. Ragioni, come si vede, che rimangono ancora oggi attuali e che addirittura si fondono quelle dell’art. 37 del CCNL Scuola 2007/09 (ancora vigente sul punto) che prevede, a determinate condizioni, la permanenza in servizio del supplente in caso di rientro del titolare dopo il 30 aprile. 

“È incredibile – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF –  che il MEF voglia far pagare ai docenti il prezzo della confusione venutasi a creare a causa dello stillicidio di interpretazioni di una norma, il DL 18/2020, che dava piena attuazione alla possibilità di stipulare contratti in deroga, per garantire il diritto allo studio dei nostri alunni. È certo che chi ha lavorato deve adesso essere pagato, senza se e senza ma. Non solo: deve essere proprio il MEF a trovare il rimedio a questo pasticcio – conclude Pacifico – giacché la responsabilità non può nemmeno essere imputata alle scuole o ai dirigenti scolastici, che hanno solo applicato quello che prevedeva la norma primaria, non quello che suggerivano le note ministeriali, che non hanno forza di legge”.

ANIEF, pertanto, rivolge un appello al Presidente del Consiglio e ai ministri Azzolina e Gualtieri perché si trovi immediato rimedio a una situazione in cui si rischia di lasciare il cerino in mano ai supplenti, cui viene oggi negato il diritto alla retribuzione dopo aver lavorato.

Tutti i docenti colpiti dal blocco dei pagamenti possono rivolgersi alla sede ANIEF della propria provincia per avviare le azioni di tutela necessarie: diffida alla ragioneria del tesoro e, ove sia necessario, deposito di un’ingiunzione di pagamento per ottenere le spettanze negate.

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Ripristinata 18app, in arrivo i fondi del Ministero

18app continuerà a essere erogata anche per i neomaggiorenni del prossimo anno. Si evince da quanto deciso nella seduta del 1 luglio 2019 del Consiglio dei Ministri. I 100 milioni di euro necessari per coprire l’erogazione del bonus Cultura per i 18enni sono di nuovo “al loro posto”.

Bonisoli: una “non notizia”

“I 100 milioni della 18App per i nati nel 2001 furono spostati momentaneamente dopo un accordo tra me e la viceministro del Mef Castelli per una questione contabile. Lo dissi allora e ora ho semplicemente mantenuto quel che avevo dichiarato”. Questo il commento netto del ministro competente in materia Alberto Bonisoli.

Gli editori: “Soddisfatti dalla riconferma delle risorse”

“Siamo soddisfatti che, facendo seguito alle rassicurazioni autorevolmente date dal ministro dei beni e delle attività culturali Alberto Bonisolie dal viceministro dell’Economia Laura Castelli, queste risorse siano state confermate”. Così commenta Ricardo Franco Levi, presidente AIE (Associazione Italiana Editori).

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