Pubblicato il Lascia un commento

Caos Invalsi in Puglia: giusta la presenza a scuole chiuse?

A causa dei contagi Covid19 in pericolosa risalita, in Puglia le lezioni sono sospese dal governatore Michele Emiliano nelle scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia gli studenti svolgono le prove Invalsi in presenza come se nulla fosse. È accaduto nei giorni scorsi ed è di queste ore la polemica che ne è scaturita.

Cresce la polemica per lo svolgimento delle prove Invalsi. “Nei giorni scorsi – scrive oggi Orizzonte Scuola – centinaia di studenti delle scuole superiori sono tornati a scuola per affrontare le prove Invalsi nei laboratori d’informatica. A piccoli gruppi (una decina delle quinte per turno) e in aule sanificate. Dinamiche simili si sono riscontrate in altre regioni e ad ogni modo, servirebbe un chiarimento dal Ministero per capire come realmente muoversi”.

aula generica esami maturità 2019

IL COMMENTO DEL SINDACATO

Il giovane sindacato Anief conferma, alla luce delle crescenti difficoltà e rischi epidemiologici derivanti dal Covid19, diventa sempre più necessario cancellare del tutto le prove Invalsi, almeno per quest’anno, e rimandarle al prossimo, quando si spera che la pandemia sia ormai dietro le spalle. “Mantenere le prove Invalsi – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – significa appesantire ulteriormente le già difficili condizioni di lavoro nelle scuole. Il fatto stesso che le date di svolgimento dei test vengano cambiate in continuazione, la dice lunga sull’incompatibilità dello svolgimento delle prove con l’organizzazione didattica già complessa e mutevole degli istituti in presenza di contagi da Covid-19 in pericolosa crescita.

EPPURE NON SONO OBBLIGATORIE

Le prove Invalsi ricordiamo, non sono obbligatorie ai fini dell’esame di Stato. E lo stesso prefetto Antonella Bellomo ha posto l’accento sulla scelta delle scuole: “le prove Invalsi non sono obbligatorie per quanto riguarda la frequenza in presenza degli studenti”, si legge sulla pagina pugliese de La Repubblica. Tuttavia, alcuni istituti nelle circolari inviate alle famiglie, alcune delle quali annunciano esposti, non solo non avrebbero precisato che la frequenza non è obbligatoria ma che anzi costituirebbe un obbligo. E quindi decine di famiglie sono state costrette a mandare i figli in presenza a scuola nonostante il divieto imposto dall’ordinanza regionale in vigore”.

Sembra che “i dirigenti scolastici hanno fatto rientrare la partecipazione degli studenti alle prove Invalsi in presenza fra le attività consentite dal Nuovo Dpcm. Nello specifico, i presidi tengono a precisare che la disposizione di erogare la prova in presenza sia arrivata dal ministero. E che si tratterebbe di un’attività di laboratorio, quindi consentita dalla stessa ordinanza regionale”.

COSA DICE IL MI

La nota del Ministero prevede infatti che “resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell’istruzione n. 89 del 7 agosto 2020, e dall’ordinanza del Ministro dell’istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020, garantendo comunque il collegamento online con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata”.

LA REGIONE NON È D’ACCORDO

La Regione tuttavia non la pensa cosi: “le deroghe riguardanti l’ordinanza della Regione Puglia sull’obbligo della didattica a distanza riguardano la disabilità, particolari condizioni di impossibilità a seguire le lezioni a distanza e, per quanto riguarda i laboratori, si devono intendere quelli degli istituti professionali che rappresentano parte fondamentale della didattica”. Per la Giunta pugliese “sarebbe cioè un diritto delle famiglie e non un obbligo”.

Pubblicato il Lascia un commento

“Al Sud scuole sfavorite: classi pollaio, niente tempo pieno e tanti precari”, l’urlo di Sebastiano Leo

sebastiano leo regione puglia

Al Sud scuole sfavorite: classi pollaio, niente tempo pieno e tanti precari. A sostenerlo è l’assessore regionale all’istruzione della Regione Puglia, Sebastiano Leo, che in occasione della richiesta di fiducia del nuovo Governo ha messo in evidenza le difficoltà che il personale della scuola “deve affrontare quotidianamente per la costante penalizzazione del Mezzogiorno”, annunciando che “con l’insediamento del nuovo Governo” riproporrà “in Commissione istruzione l’impellenza di dare risposte a problemi ormai troppo datati”, ha detto in un messaggio di auguri per l’avvio del nuovo anno scolastico.

“La didattica delle scuole del Sud ha la stessa valenza della proposta formativa attuata nelle regioni del Centro-Nord: la differenza è nel diverso apporto che gli agenti culturali e territoriali riescono a dare nelle diverse zone. Ad incidere negativamente nelle competenze degli alunni, certificata dagli ultimi dati Invalsi, pubblicati ad inizio estate, possono essere anche altri fattori. Come il numero di alunni per classe, che quando superiore ad una certa soglia non permette al docente di incidere nella formazione con la stessa efficacia, la mancanza quasi totale di tempo pieno nel primo ciclo, oltre che l’alto numero di docenti precari, soprattutto sul sostegno agli alunni disabili”. 

L’INTERVENTO DELL’ASSESSORE DELLA REGIONE PUGLIA

“Siamo consapevoli – ha detto l’assessore pugliese all’Istruzione Sebastiano Leo, nell’augurare un buon ritorno in classe ai 572 mila alunni pugliesi – delle difficoltà che devono affrontare quotidianamente per la costante penalizzazione del Mezzogiorno. Il rapporto docente-numero di alunni per classe – scrive Orizzonte Scuola – più alto rispetto alle regioni del Nord; il tempo pieno rappresenta ancora una percentuale minima dell’offerta scolastica; tra i docenti e il personale Ata i precari sono in numero rilevante”. 

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF

Anief ritiene condivisibili le parole dell’assessore all’Istruzione della Puglia, perché rappresentano l’esatta fotografia di quello che sono oggi le scuole del meridione. “Pensare di introdurre la regionalizzazione della scuola in questa situazione – commenta Marcello Pacifico, leader del sindacato autonomo Anief – rappresenta un oltraggio al diritto allo studio di milioni di alunni. Perché l’idea secessionista, rilanciata in questi giorni dal governatore della Lombardia Attilio Fontana, si rivelerebbe come un affossamento delle scuole già indietro. Sostenere i cittadini in difficoltà, invece, è un compito supremo dello Stato: lo dice la Costituzione”. 

“Il nuovo Governo – conclude Pacifico – farebbe allora bene a dare seguito al programma esposto solo ieri dal premier Giuseppe Conte, il quale ha fatto riferimento alla necessità di ridurre il numero di alunni per classe, ampliare il tempo pieno laddove scarseggia, abbattere la precarietà. Riteniamo doveroso agire in questo modo, a patto però che si dia seguito alle richieste dell’Anief, che proprio in vista della formazione del nuovo esecutivo ha predisposto un decreto salva scuola ad hoc, per arrivare a formare finalmente quella scuola giusta di cui da troppi anni si sono perse le tracce”.