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10 febbraio, le scuole premiate nel giorno della memoria delle vittime delle foibe

senato casellati giorno della memoria

Sono otto le scuole selezionate per i migliori lavori realizzati nell’ambito del concorso nazionale “10 febbraio” promosso dal Ministero dell’Istruzione in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Gli istituti sono stati premiati nell’Aula di Palazzo Madama dalla Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in occasione delle celebrazioni per il “Giorno del Ricordo” istituito con la legge 92 del 30 marzo 2004. A consegnare i riconoscimenti, anche la Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, e il Presidente della Camera, Roberto Fico. Alla cerimonia hanno partecipato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il Presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, Antonio Ballarin, e Davide Rossi, docente dell’Università degli Studi di Trieste.

“Oggi al Senato abbiamo premiato le scuole vincitrici del concorso organizzato dal Ministero dell’Istruzione che da anni invita gli studenti a sviluppare un’attenta riflessione su questo tema – ha spiegato la Ministra Azzolina -. Insieme abbiamo vissuto un momento importante di memoria attiva. La comprensione di questa pagina tragica della nostra storia – ha aggiunto la Ministra – deve servire ai ragazzi per costruire un futuro migliore. Solo la conoscenza genera il cambiamento. Solo la conoscenza impedisce il ritorno della violenza, dell’odio, della discriminazione”.

Il concorso è alla sua nona edizione e quest’anno è stato dedicato al tema “Arte, Scienze, Cultura, Sport: personaggi illustri del mondo giuliano-dalmata”. L’iniziativa è rivolta alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado per promuovere l’educazione europea e la cittadinanza attiva, l’approfondimento della storia italiana attraverso una migliore conoscenza dei rapporti storici, geografici e culturali nell’area dell’Adriatico orientale.

Il Ministero dell’Istruzione nei giorni scorsi ha anche inviato una circolare a tutte le scuole per invitarle a celebrare il Giorno del Ricordo con momenti di approfondimento e riflessione in classe.

Le scuole premiate:
Sezione Primo Ciclo

PRIMO PREMIO ex-aequo
Istituto Comprensivo ‘Foscolo – De Muro Lomanto’
Canosa di Puglia (BT). Titolo dell’opera: Per il Giorno del Ricordo

PRIMO PREMIO ex-aequo
Scuola Secondaria I grado ‘Graziadio Isaia Ascoli’
Gorizia. Titolo dell’opera: Missoni² (Missoni al quadrato, ndr)

SECONDO PREMIO
Istituto Comprensivo ‘Andrea Zanzotto’
Scuola Secondaria I grado “Giovanni Pascoli”
Caneva – Polcenigo (PN). Titolo dell’opera: La valigia di Italo

Sezione Secondo Ciclo

PRIMO PREMIO
Istituto di Istruzione Superiore ‘Piero Martinetti’
Caluso (TO). Titolo dell’opera: Omaggio a Diego de Castro

SECONDO PREMIO
Liceo Scientifico ‘Giovanni Battista Grassi’
Latina. Titolo dell’opera: Norma Cossetto – Armando Straulino

ELENCO MENZIONI SPECIALI:

Sezione Primo Ciclo:

Istituto Comprensivo ‘Anna Maria Corradi’
Chieti. Titolo dell’opera: Omaggio a Sergio Endrigo

Sezione Secondo Ciclo:

Istituto di Istruzione Superiore ‘Antonio Bernocchi’
Legnano (MI). Titolo dell’opera: Il grande dalmata: Ottavio Missoni

Menzione D’onore Fedeltà Adriatica
(istituita dal Comitato Tecnico-Scientifico da questa edizione del concorso)
Liceo Scientifico ‘Antonio Roiti’

Ferrara. Titolo dell’opera: Il Vento nel Cuore

(fonte: Ufficio Stampa Miur)

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“Salva-precari”e Manovra 2020, Anief elabora 40 proposte di modifica per la V Commissione del Senato

Anief Sciopero

Nel giorno dello sciopero del 12 novembre, del riuscito sit-in di piazza Montecitorio e dell’audizione tenuta dall’Anief presso la Commissione Cultura della Camera per far comprendere ai parlamentari l’importanza di modificare il decreto “salva precari bis”, il sindacato autonomo invita i senatori competenti a rivedere il Disegno di legge di Bilancio 2020 AS 1586, in diverse parti riguardanti l’istruzione pubblica a tutti i livelli: Anief chiede in particolare di modificarlo, in merito al trattamento economico del personale, alla riforma sul sostegno, alla formazione e al reclutamento del personale docente, allo stato giuridico e alla mobilità di Ata e insegnanti, agli organici e all’obbligo scolastico, nonché al personale dell’Afam, dell’Università, ai ricercatori, al trattamento pensionistico e al bornout. Le proposte seguono quelle formulate per la modifica, in 30 punti, del Decreto legge n. 126/2019. Le riporta sinteticamente lo stesso sindacato in una Nota Stampa e qui sotto sintetizzata.

Basta con i sotterfugi: l’istruzione pubblica, dalla scuola dell’Infanzia all’Università, compreso il mondo della ricerca, ha un bisogno estremo di nuove leggi e di finanziamenti adeguati. A tracciare la strada da percorrere, per risollevare un settore sempre più bistrattato e considerato solo in caso di bisogno per far quadrare i conti dello Stato, è il sindacato autonomo Anief, che chiede di mettere mano alla bozza della manovra di fine 2019, predisposta dal Governo e ora all’esame delle Commissioni senatoriali di competenza, nelle parti riguardanti la Scuola, l’Università e la Ricerca.

“Nel bilancio di previsione dello Stato per il 2020, comprendente indicazioni per quello del triennio 2020-2022, il sindacato ritiene indispensabile introdurre una serie di elementi, non più procrastinabili”, spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: a livello stipendiale, occorre approvare il salario minimo garantito nei rinnovi contrattuali, un adeguato avanzamento stipendiale dei dipendenti pubblici, notevolmente più alto dell’ultimo misero +3,48% del 2018 dopo un decennio di blocco, oltre che il trattamento accessorio per il personale universitario.

Per quanto riguarda la piaga del precariato, che ha raggiunto livelli record, occorre procedere con urgenza allo scorrimento delle graduatorie degli idonei per il concorso docenti, oltre che allo scorrimento graduatorie idonei concorsi per dirigenti scolastici e Dsga. Per quel che riguarda il sostegno, risulta indispensabile una regolamentazione dei posti da attivare il Tfa, l’assegnazione delle ore settimanali di sostegno come previsto delle commissioni mediche e dalla diagnosi funzionale, la stabilizzazione degli assistenti alla comunicazione e all’autonomia, la trasformazione posti in deroga di sostegno in organico di diritto e assunzioni.

A proposito del nuovo reclutamento, servono, sempre secondo il sindacato, interventi relativi alla formazione e al reclutamento del personale docente, attraverso, in primis, la riapertura delle GaE, l’estensione del doppio canale di reclutamento alle graduatorie d’istituto, trasformate in graduatorie provinciali. C’è bisogno anche di avvalorare il diploma magistrale per la partecipazione ai concorsi, la conferma dei ruoli, la proroga contratti in essere, rivedere la formazione iniziale e prevedere prove suppletive per il concorso docenti.

Sulla sponda dello stato giuridico e della mobilità del personale scolastico, si deve procedere con il recupero di tutte le fasce stipendiali del personale scuola neo-assunto post 2011, con la valutazione intera del servizio pre-ruolo in ricostruzione carriera e servizio paritarie, con l’equiparazione giuridico-economica tra personale scolastico precario e di ruolo, nonché con l’applicazione delle “voci” RPD e CIA per supplenze brevi; infine, con il passaggio a uno o più livelli superiori del personale Ata e la sostituzione della temporizzazione con la ricostruzione di carriera per Dsga. Va poi applicata l’estensione della “carta docente” a precari, Ata e personale educativo, la riduzione da cinque a tre anni del vincolo di permanenza dei neo- assunti, la mobilità straordinaria per tutto il personale di ruolo, il superamento del divieto di Comando, Distacco e Utilizzo presso altra amministrazione del personale scolastico.

A livello di organico, è bene procedere con il recupero di tutti i posti “Quota 100”, con l’adeguamento dell’organico di fatto ad organico di diritto, anche sui posti in deroga di sostegno e per le sezioni Primavera; va migliorato poi il rapporto alunni-docenti e formazione delle classi; ripristinato l’insegnamento per moduli nella scuola primaria, attivati i rapporti PIRLS, avviata una volta per tutte l’educazione motoria nella scuola primaria. Sulla revisione dei cicli scolastici, Anief propone di estendere l’obbligo a diciotto anni e anticiparne l’avvio dagli attuali sei a cinque anni di età degli alunni; va anche previsto l’insegnamento curricolare dell’educazione civica, come l’attivazione dei posti in organico profilo AS e C del personale ATA, il corso di formazione, la mobilità professionale per le graduatorie 2010 e l’indizione di nuove procedure. Sempre per gli Ata, è fondamentale procedere con il ripristino degli organici e una nuova gestione delle supplenze.

Per tutto il personale della scuola, inoltre, il Governo deve prendere atto dell’alta incidenza di burnout tra il personale della scuola, in particolare tra gli insegnanti: l’accertato carattere gravoso della professione è motivo più che sufficiente per collocare il personale docente nelle figure professionali che beneficiano degli anticipi pensionistici, alla pari del personale delle forze dell’ordine.

A proposito del personale Afam, dell’Università e dei dirigenti scolastici, il giovane sindacato prevede una nuova collocazione professionale, per valorizzarne i ruoli professionali centrali: si chiede, nello specifico, una componente variabile pe il fondo del trattamento accessorio del personale dell’Università, l’assunzione dei ricercatori a tempo indeterminato, come previsto dalla Carta europea. Per quel che riguarda, infine, i dirigenti scolastici, un nuovo corso-concorso riservato per i ricorrenti avverso bandi 2011, 2015 e 2017, assieme allo scorrimento delle graduatorie degli idonei dell’ultimo concorso terminato per diventare dirigenti scolastici.

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Ritorna l’educazione civica a scuola… ma non si sa in che modo, denuncia Anief

aula scuola generica

È stata approvata in via definitiva dal Senato la proposta di legge che reintroduce l’insegnamento dell’educazione civica, con 33 ore della disciplina a settimana in tutte le classi a partire dalla primaria e voto in pagella. Il fatto che la legge non stanzi nuove risorse per la formazione dei docenti è un dato che pesa molto nel giudizio della norma approvata. Inoltre, rimane il problema dell’inglobamento della disciplina all’interno di altre, quindi non si svolgeranno di fatto delle ore in più. Anief, ricevuta in audizione a marzo alla Camera, aveva segnalato quali erano i punti deboli e quelli da valorizzare, ma non è stata ascoltata.

LA LEGGE 

Tutti gli alunni da sei anni in poi dovranno studiare la Costituzione: andando avanti nel tempo, si ritroveranno a trattare le istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; la storia della bandiera e dell’inno nazionale; l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; l’educazione alla cittadinanza digitale; gli elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; l’educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; l’educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; la protezione civile. 

A dire il vero, quella approvata è una reintroduzione. Perché l’educazione civica era stata introdotta nelle scuole nel 1958 per volere di Aldo Moro, e venne soppressa a partire dall’anno scolastico 1990/1991. Rispetto a quella materia, però, poiché sono passati decenni, l’insegnamento conterrà nuovi argomenti, legati anche all’attualità, come il bullismo, il cyber bullismo, l’educazione alla legalità e stradale. L’ultima nome aveva presso quello di cittadinanza e costituzione. 

A parte i clamori per l’avvenuta approvazione, va ricordato che la legge impone anche la formazione dei docenti incaricati dell’insegnamento della disciplina: tuttavia, scrive Il Sole 24 Ore, “per la loro formazione non vengono stanziati nuovi fondi ma saranno utilizzati 4 milioni di euro del fondo previsto dal Piano nazionale di formazione e per la realizzazione delle attività formative introdotto nel 2015 con la legge n. 107”. 

I LIMITI DELLA LEGGE E LE PROPOSTE DI ANIEF

Per Anief il provvedimento introdotto rappresenta solo un minimo segno di apertura del Governo verso il problema. Ma deve essere fatto molto di più: tutti i limiti del disegno di legge n. 1264, da poche ore approvato in via definitiva, sono stati già esplicitati da Anief nel corso di un’audizione presso la Commissione Cultura della Camera lo scorso 12 marzo. In quell’occasione, il sindacato chiese l’istituzione della disciplina come materia autonoma, quindi aggiuntiva alle attuali, con un minimo annuale di non meno di 33 ore per la scuola primaria e 66 ore per la secondaria.

Per la scuola primaria e secondaria di primo grado, la disciplina si sarebbe dovuta impartire dai docenti dell’area storico-geografica, che per la scuola secondaria di secondo grado avrebbero dovuto possedere una preparazione specifica dei docenti di insegnamento giuridico-economico; Anief avrebbe voluto estendere l’oggetto degli studi alle istituzioni europee: a livello europeo, ha ricordato il sindacato, esiste una Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE), relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente, delinea 8 competenze chiave, tra cui le Competenze sociali e civiche.

Sempre il 12 marzo, il presidente nazionale Anief aveva ricordato che “non si possono formare cittadini consapevoli e responsabili se non in una prospettiva più ampia che vada oltre i confini nazionali e conduca verso una coscienza eurounitaria”. 

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, afferma che “ancora una volta si vuole fare una riforma a costo zero, con la sottrazione di altre ore d’insegnamento per fare spazio all’educazione civica senza darle la dignità di materia con un coordinatore non definito che la dice lunga su quanto si tenga alla qualità dell’insegnamento. Per non parlare dell’improvvisazione con la quale i colleghi dei docenti si ritroveranno ad inizio settembre a dovere decidere a chi affidare le 33 ore di lezione annue, magari a personale presente nell’organico dell’autonomia che non ha alcuna cognizione di quello che dovrà insegnare. Ma chi deciderà chi insegna è il vero dilemma”. 

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Disabilità, Gilda: “Le risorse sono insufficienti”

alunni con disabilità insegnanti di sostegno generica

Sull’inclusione scolastica degli studenti con disabilità “si può e si deve fare di più, a partire da maggiori investimenti finalizzati alla formazione del personale, dallo stanziamento di ulteriori risorse in termini di organico da assegnare alle attività di sostegno e dall’aumento dei posti per il TFA sostegno”. Ad affermarlo è la Gilda degli Insegnanti che nelel scorse ore in audizione alla 7° Commissione del Senato ha illustrato le sue proposte in merito allo schema di decreto legislativo con le disposizioni integrative e correttive del d.lgs. 66/2017. 

Secondo la Gilda “le risorse per un piano di formazione degli insegnanti e del personale non docente e per tutte le altre misure di accompagnamento, quantificate in 5,03 milioni di euro, cioè meno di 600 euro per ogni scuola, sono assolutamente insufficienti. Un discorso serio sulla formazione pretende non soltanto formatori all’altezza del compito, che vanno pagati, ma anche la necessità di retribuire dignitosamente le ore di formazione del personale scolastico”.

“Riteniamo molto grave la mancanza di risorse sia economiche sia di organico per l’attuazione delle modifiche proposte al d.lgs 66/2017: nei diversi articoli – evidenzia il sindacato – viene ripetuto più volte che i nuovi adempimenti devono essere svolti con le risorse disponibili a legislazione vigente, le famigerate ‘nozze coi fichi secchi’. Altrettanto grave è l’assegnazione di ulteriori compiti e incarichi agli insegnanti senza la previsione e lo stanziamento di fondi per retribuire queste nuove attività professionali”.

Tra gli aspetti critici posti in risalto nel corso dell’audizione anche la mancata semplificazione delle diverse procedure burocratiche previste a carico della scuola, degli insegnanti e delle famiglie. Per la Gilda è necessario, inoltre, definire con precisione il ruolo e le forme della partecipazione delle ‘Associazioni delle persone con disabilità maggiormente rappresentative’, “affinché nel rispetto dei ruoli non vi sia sovrapposizione e non si creino le condizioni per situazioni conflittuali nelle scuole sulle problematiche delle alunne e degli alunni con disabilità”.

Tra gli elementi giudicati positivamente, invece, il ripristino della prerogativa della scuola di proporre il monte ore e le altre misure necessarie a garantire il sostegno agli alunni con disabilità e l’introduzione di un rappresentante della scuola nel gruppo di lavoro che definisce il Progetto individuale.

(fonte: Gilda degli Insegnanti)

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Impronte digitali a scuola, si infiamma la battaglia

Marco Bussetti Miur Ministro

Cresce il malcontento e l’opposizione contro la norma inserita nel disegno di legge n. 1122, in questi giorni all’esame delle Commissioni di Palazzo Madama, che obbliga il personale dirigente del pubblico impiego, compresi i capi d’istituto, e gli tutti gli impiegati, quindi anche il personale Ata della scuola, a dimostrare la loro presenza sul luogo di lavoro attraverso la rilevazione dei dati biometrici, come le impronte digitali e la scansione dell’iride. 

LE CONTESTAZIONI

I dirigenti scolastici – scrive Orizzonte Scuola – protestano via Twitter contro il decreto Concretezza che prevede che vengano prese le loro impronte per rilevare la loro presenza nelle scuole. I sindacati della scuola stanno organizzando la protesta ed hanno anche raccolto 200 mila – tra email e lettere – di critica al provvedimento, si punta a ottenerne 500 mila. Previsto anche un presidio e un flash mob davanti al Senato quando ci sarà l’approvazione del decreto. 

MINISTRI D’ACCORDO

Anche il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Marco Bussetti, interviene sulla questione delle impronte digitali, dicendosi in linea con il ministro della PA Giulia Bongiorno, assicurando che si tratta “solo di una questione di trasparenza per verificare la presenza e non per misurare l’orario di lavoro, che non è previsto per i dirigenti”. 

IL NO DI ANIEF E UDIR

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e Udir, “è ridicolo chiedere una rilevazione biometrica, con costi non indifferenti per lo Stato, con milioni di euro di spesa, a chi deve gestire anche venti plessi scolastici: il solo pensiero è offensivo e lesivo dell’immagine di chi intende ancora preservare la scuola come istituzione autonoma, seria ed efficiente del Paese”. 

“Per non parlare del personale Ata – prosegue il sindacalista autonomo – già fortemente sottodimensionato come organico: speriamo soltanto che non debbano lasciare le proprie impronte in ogni piano e in ogni plesso, perché andrebbero in tilt gli apparecchi di rilevazione visto che il personale si sposta continuamente da una sede all’altra, anche per garantire la sicurezza degli alunni. Un altro ministro – conclude Pacifico – si sarebbe dimesso da dirigente scolastico, ma di certo non avrebbe avallato tale scempio”. 

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Concorso docenti e domicilio professionale: è scontro Pittoni – Pacifico

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

Botta e risposta tra il presidente della VII Commissione del Senato e quello dell’Anief sulle nuove regole per il concorso a cattedra a rischio di incostituzionalità. Una sola certezza, saranno ancora una volta i tribunale a decidere per colpa di una politica irresponsabile, mentre sale la protesta contro la Regionalizzazione della scuola 

Per il senatore leghista, presidente della VII Commissione Istruzione, coloro che vorranno partecipare al reclutamento non dovranno cambiare la residenza, circostanza su cui si potrebbe invocare l’incostituzionalità ma solo “sostituire la residenza con il domicilio professionale, di ispirazione europea, che è indipendente dalla residenza. Si può infatti eleggere nella regione preferita in libertà, e rappresenta una scelta di vita e un primo fattore di equilibrio”. Replica del leader dell’Anief: Costringere un insegnante a rimanere fermo per cinque anni, pur in presenza di posti liberi, cozza con la Costituzione, nelle parti che tutelano il diritto alla famiglia e al lavoro, punti centrali per ‘il pieno sviluppo della persona umana’. Non è casuale che il Quirinale e il Senato abbiano già detto no alle modifiche che si volevano introdurre al decreto semplificazioni. 

Mentre la Lega spinge il Governo per approvare la regionalizzazione, nella scuola si sta cercando di realizzare più di una fuga in avanti attraverso iniziative legislative. Come la volontà di associare il “domicilio professionale” alla regione dove un aspirante docente ha intenzione di concorrere per essere selezionato e immesso in ruolo. Il bizzarro progetto leghista – con cui si vorrebbe dire basta ai trasferimenti forzosi – prevede che il candidato scelga la regione in cui svolgere il concorso e si impegni anche a rimanervi per un periodo predefinito di tempo. È una decisione preliminare che l’insegnante potrebbe fare rispetto ad una serie di variabili: il proprio grado di preparazione, la media degli iscritti, i posti probabilmente disponibili. 

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Perché ai docenti nessun buono pasto?

buono pasto generico (fonte wikicommons)

Le settimane corte comprimono le lezioni, la scuola diventa sempre più un luogo aperto tutto il giorno, le riunioni così come gli incontri con i genitori e le attività pomeridiane si susseguono. Eppure, nonostante tutto ciò, i dipendenti pubblici del comparto scuola non godono del buono pasto a differenza di altri statali, quasi fossero di serie B.

Una questione che è portata nelle dovute sedi da Cisal. La questione è stata sollevata dalla delegazione del sindacato all’undicesima Commissione del Senato, corredata da una precisa proposta emendativa al disegno di legge S. n. 920 sugli interventi che in Parlamento si intendono adottare “per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’Assenteismo”.

“Sottrarre il buono pasto solo ad una parte di dipendenti pubblici è ingiusto e discriminante”: lo sostiene la confederazione sindacale Cisal che ha chiesto una modifica all’articolo 5 del disegno di legge Concretezza, collegato alla legge di Stabilità, per assicurare finalmente l’istituto dei buoni pasti anche ai lavoratori insegnanti e Ata della scuola pubblica, in tutti quei casi in cui nell’istituto in servizio non sia attiva la mensa scolastica e laddove ai dipendenti sia richiesto un rientro pomeridiano.

Figli di un Dio minore

“Docenti, amministrativi, tecnici, collaboratori scolastici e DSGA non sono figli di un Dio minore: già devono fare i conti con uno stipendio fortemente ridotto e con aumenti così ridicoli che nel 2019 non arriveranno a coprire nemmeno l’inflazione, devono affrontare carichi di lavoro crescenti e con scarsissime possibilità di carriera, addirittura, come avviene per gli Ata dimenticando di istituire i profili professionali superiori previsti per legge e continuano poi ad essere penalizzati da un ‘temporizzazione’ economica che non ha senso e una ricostruzione di carriera che non tiene conto completamente del periodo del precariato”. Lo afferma Marcello Pacifico, presidente ANIEF.

“È chiaro che si fa questo per risparmiare. Ma lo sanno i parlamentari della Repubblica che si sta sottraendo un diritto proprio a quei dipendenti statali che già percepiscono gli stipendi più bassi di tutta la Pubblica Amministrazione, ovvero gli Ata? Lo sanno i nostri senatori che si sottrae il buono pasto a dei docenti che per motivi di lavoro non di rado si soffermano in un istituto scolastico anche per 12 ore? È chiaro che permanendo questa situazione, non si farà altro che mantenere l’ennesima discriminazione verso la categoria di lavoratori a cui ogni giorno – conclude Pacifico – affidiamo i nostri figli”.