Sono in tutto, compreso il personale Ata, 8.525 le richieste di accesso al pensionamento anticipato, formulato da chi può vantare non meno di 38 anni di contributi. I 50 mila che si attendevano rimangono lontanissimi, quasi irraggiungibili entro la scadenza di fine mese. In ogni caso, i posti che si verranno a liberare, sommati a quelli già vacanti o in procinto di diventarli per via dei 25 mila pensionamenti con la Legge Fornero, porteranno le cattedre libere ben oltre quota 80 mila.
Marcello Pacifico (Anief): “In questa situazione, serve un piano straordinario di assunzioni, che tuttavia potrebbe non servire a molto se l’amministrazione non deciderà di riaprire le GaE e di estendere il doppio canale di reclutamento alle graduatorie d’istituto. E non dimentichiamo che stiamo parlando di una professione tra le più esposte al burnout e quindi alle malattie psichiatriche e oncologiche che ne derivano: ecco perché chiediamo l’inclusione dell’insegnamento, non solo nella scuola dell’infanzia, tra quelli gravosi elencati per e l’Ape Social”.
A meno di una settimana dalla chiusura delle domande per il pensionamento anticipato tramite quota 100, si conferma lo scetticismo del mondo della scuola nei confronti del provvedimento: a pochi giorni dall’opportunità fornita dal governo con l’approvazione del decreto n. 4 del 28 dicembre scorso, le domande presentate risultano appena 8.525. Di queste, 7.047 sono degli insegnanti, 1.290 da parte del personale Ata, appena 188 da parte dei dirigenti scolastici. Considerando le circa 25 mila uscite sicure, nello stesso comparto, riguardanti coloro che dal 1° settembre 2019 lasceranno per raggiunti limiti di età, 67 anni, o per aver superato i 41 anni e 10 mesi di contributi (12 mesi in più per gli uomini), la rivista Orizzonte Scuola ha calcolato che si arriverà a raggiungere “tra i 40 e i 45 mila posti liberi”. Per comprendere il perché, basti pensare che soltanto 8 anni fa con quota 96 si andava in pensione con il massimo contributivo, oggi con quota 100 si perdono quasi 300 euro al mese, un quinto dell’assegno, senza pensare ai meccanismi complicati di finanziamento e detassazione dell’anticipo del 30% della liquidazione che prima si riceveva subito, per intero e senza tassi.
I NUMERI VERI SUI POSTI CHE SI RENDERANNO LIBERI
Il numero delle cattedre vacanti, comunque, è destinato a crescere. Prima di tutto perché per insegnanti, Ata e presidi c’è tempo fino alle ore 23,59 di giovedì prossimo per decidere di aderire per presentare domanda quota 100: anche se a malincuore, perché perderanno ingiustamente una parte dell’assegno di quiescenza con una riduzione anche oltre il 30% se l’anticipo è di oltre 4 anni, chi è in possesso di almeno 62 anni d’età e 38 anni di contribuzione potrebbe decidere di lasciare il servizio.
Ma il numero di posti disponibili è molto elevato anche perché già oggi sono molte ma molte di più le cattedre prive di titolare: basti pensare alle 32.217 immissioni in ruolo andate deserte la scorsa estate per via della mancata riapertura delle GaE, agli oltre 50 mila posti in deroga del sostegno, in pratica una su tre di quelle complessive affidata sistematicamente ad un precario. Ci sono 15.232 posti su disciplina coperti con l’organico di fatto, che poi però si rivelano in numero molto più alto. E anche di queste, sappiamo bene, che molte cattedre risultano a loro volta non legate a docenti titolari, momentaneamente collocati su altri ruoli o profili professionali. Ci sono, infine, ulteriori 2.400 posti di strumento musicale e per il potenziamento del tempo pieno nella primaria e almeno 4 mila posti liberi per l’insegnamento di religione, nonché 15 mila posti per il personale Ata.
MARCELLO PACIFICO (ANIEF): SI PRENDA COSCIENZA DELLA REALTÀ
“Anche se quota 100 non produrrà gli attesi 50 mila pensionamenti – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – il numero di cattedre vacanti, comunque, supererà ampiamente le 80 mila unità. È chiaro che occorre attuare, in questa situazione, un piano straordinario di immissioni in ruolo, che tuttavia potrebbe non servire a molto se l’amministrazione non deciderà di riaprire le GaE e di estendere il doppio canale di reclutamento alle graduatorie d’istituto: altrimenti il turnover rimarrà bloccato sul nascere, per via della presenza di docenti abilitati e candidati al ruolo, ma posizionati nelle graduatorie sbagliate e la Commissione Ue dovrà aprire una procedura d’infrazione contro Stato italiano per l’abuso dei contratti a termine”.
“La mancata adesione per molti a quota 100 – continua Pacifico – evidenza poi quello che Anief sostiene da tempo: non si può privare un lavoratore di 300 anche 400 euro al mese dopo avere versato almeno 38 anni di contributi, portando l’assegno di pensione poco sopra i mille e duecento euro. Quello che occorre fare è, piuttosto, prendere coscienza che abbiamo nella nostra Penisola il numero di insegnanti più anziani d’Europa e quindi occorrono provvedimenti similari a quelli oggi in vigore in altri Pasi, come la Germania, dove si continua a lasciare la cattedra anche con soli 27 anni di anzianità senza decurtazioni sostanziali. Abbiamo presentato emendamenti in Parlamento ma non siamo stato ascoltati; peccato, a volte il semplice buon senso può risolvere problemi realmente vissuti come gravi”.