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Anief sui docenti precari non abilitati: “servono nuove strade da percorrere”

“Per le tante decine di migliaia di docenti precari di terza fascia si sta facendo molto meno di quello che era stato promesso: a questi insegnanti non servono punti in più, ma corsi abilitanti e l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento con l’avvio contestuale del doppio canale di reclutamento. È un passaggio chiave ed imprescindibile se si vuole davvero vincere una volta per tutte la supplentite cronica nella scuola: pensare di cavarsela, come ha fatto il governo giallo-verde, con un emendamento che dà una supervalutazione del servizio in occasione del prossimo concorso, non serve a molto”. A dirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, commentando l’avvenuta approvazione della modifica all’interno del Ddl 1018 relativo alla conversione in legge del decreto 28 gennaio 2019, n. 4 che apre a quota 100 e al reddito di cittadinanza.

LA TESI DELLA SENATRICE BIANCA LAURA GRANATO (M5S)

Le ragioni dell’esecutivo sono state oggi espresse dalla senatrice Bianca Laura Granato (M5S), secondo la quale si starebbe rispettando “il contratto di governo nel modo in cui abbiamo potuto, visto che nelle more della legge di bilancio sono stati vinti alcuni ricorsi che hanno reso impraticabile la via del concorso riservato. Mi riferisco al transitorio della secondaria, laddove risultano bloccate le rispettive graduatorie. Vogliamo far funzionare la scuola pubblica e valorizzare il precariato – ha continuato la senatrice -. Ecco perché oltre a destinare il 10% dei posti ai precari, nel concorso verrà valutato il servizio grazie ad un emendamento che abbiamo approvato in commissione finito nel decreto quota 100”.

La senatrice pentastellata sostiene anche di non avere “alcun dubbio che docenti con servizio siano in grado di superare il concorso meglio di altri appena usciti dagli studi”, perché “l’esperienza è un valore aggiunto insostituibile. Ma a questi timori vanno date delle risposte e vanno individuati correttivi, se possibile, alle procedure concorsuali. Parlerò con il Ministro per trovare soluzioni”, ha concluso Granato.

LE RICHIESTE ANIEF

Anief invita la senatrice a percorrere una delle strade indicate da tempo dal giovane sindacato: aumentare la quota di accesso prevista dalla legge di stabilità per tutti i docenti precari di terza fascia d’istituto. Oppure avviare un corso abilitante e permettere la loro successiva collocazione nelle GaE. A meno che non si voglia pensare ad un loro reclutamento dalla seconda fascia delle graduatorie d’istituto. “Occorre percorrere una di queste strade – dice ancora il presidente Anief – ed anche in fretta, perché se non si sana una volta per tutte la loro posizione si rischia concretamente di andare incontro ad un blocco delle attività didattiche”.

Il sindacato autonomo ricorda che la Legge Europea, illustrata da Anief ai parlamentari del Senato, prevede che gli stati membri debbano provvedere alla “conversione automatica del contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato se il rapporto di lavoro perdura oltre una data precisa”, ovvero 36 mesi anche non continuativi qualora stiano operando su posto vacante e disponibile. Una soluzione che, tra l’altro, andrebbe anche a risolvere il problema delle 150 mila supplenze annuali o al termine delle attività didattiche.

Per questi motivi, Anief ha chiesto anche di introdurre una apposita modifica al decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, il cosiddetto decreto Semplificazioni, attraverso un’audizione tenuta presso la I Commissione Affari Costituzionali del Senato, andando a rivedere il comma 2 dell’articolo 10 del decreto Semplificazioni, sostituendo all’articolo 1, comma 792 della legge di bilancio 2019, lettera o), punto 2, le parole “10 per cento” con “50 per cento”: nella richiesta si è chiesto, di fatto, la stabilizzazione del personale docente non abilitato con 36 mesi di servizio attraverso l’estensione della quota di posti riservata.

L’EUROPA CHIAMATA IN CAUSA

La decima Sezione Corte di Giustizia Europea solo pochi mesi fa ha emesso la sentenza C-331/17 Sciotto che, richiamando “la clausola 5 dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, che figura in allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato”, ha ribadito che gli stati membri non possano osteggiare tale indicazione e nemmeno discriminare determinate categoria di lavoratori. Invece, in Italia si continua proprio a fare questo.