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La settimana corta fa perdere 5 ore di apprendimento: la petizione del prof. Violante

studenti scuola primaria generica

Il 19 luglio è comparsa sulla piattaforma di petizioni online e raccolta firme Change.org una petizione del professor Pasquale Violante. Il docente (di scuola media superiore) si rivolge direttamente al Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti spiegando perché la settimana corta è un danno per tutti e non vale il risparmio in termini economici per gli istituti scolastici.

Il contenuto della petizione

In una lunga e articolata lettera aperta, Violante evidenzia le criticità di una ripartizione del monte ore in 5 giorni anziché sei. Dalle 8 alle 14 ogni giorno – spiega – è veramente pesante per gli allievi. L’ultima ora è praticamente persa tra stanchezza e fame. Per non parlare della “mazzata” di dover poi tornare a casa a fare più compiti.

Non serve essere un esperto di scienze dell’educazione per comprendere che non si possono reggere con profitto sei ore di lezione, dalle ore 8 alle 14. È disumano costringere dei ragazzi appena usciti dalla scuola primaria a stare a scuola per sei ore. La sesta è un’ora persa, in quanto gli alunni sono ormai stanchi ed affamati. Ne consegue che su un monte ore settimanale di trenta ore, sono da considerarne sprecate cinque. Inoltre bisogna considerare che il carico di compiti da fare a casa è eccessivo (le materie da studiare sono sei invece di cinque e si ha un’ora in meno a disposizione). 

Poi, calcolatrice alla mano, Violante sottolinea che perdere cinque giorni di lezione per un’influenza equivale a “perdere 30 ore di lezione invece di 25”.

Le pregresse sentenze

Violante ricorda nella missiva digitale quante volte i TAR abbiano accolto i ricorsi avversi alla settimana corta.

[…] Perché comunque la si pensi sui vantaggi e sugli svantaggi, una cosa è incontestabile: la “settimana corta” è illegale, in quanto consente di svolgere solo 169 giorni di lezione e non i 200 stabiliti dalla legge, che così recita: “la determinazione delle date di inizio e di conclusione delle lezioni ed il calendario delle festività devono essere tali da consentire, lo svolgimento di almeno 200 giorni di effettive lezioni” (art. 74 d.lgs. 16 aprile 1994 n. 297). E non si può invocare a favore della “settimana corta” il principio dell’autonomia, introdotto dal D.P.R. n. 275/1999, in quanto “L’autonomia organizzativa […] si esplica […] fermi restando i giorni di attività didattica annuale previsti a livello nazionale”, (art. 21, comma 8 della L. 15 marzo 1997 n. 59).

Nell’argomentare la sua posizione, Violante tra l’altro evidenzia come in Campania si sia creata una situazione paradossale già quest’anno con la scelta del calendario didattico  che porterebbe le scuole che scelgono la settimana corta a non poter svolgere i 204 giorni di lezione dettati da vigente normativa.