“I PCTO, ovvero i ‘Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento’, partono con il piede sbagliato. L’impostazione e l’impianto delle linee guida sono da rivedere nel profondo e riteniamo che spetti al Collegio docenti programmare sia la quantità che la qualità di tali percorsi, senza essere obbligati ad un numero minimo di ore”.
È quanto afferma la FGU – Gilda degli Insegnanti nelle osservazioni formulate in merito al documento proposto dal Miur ai sindacati nell’incontro di martedì scorso e che oggi è approdato al CSPI a cui spetta esprimere un parere.
“Tutta la prima parte del testo è eccessivamente lunga, non è lineare nella struttura e nel linguaggio e, dunque, – rileva la Gilda – andrebbe riscritta in maniera più semplice e chiara per evitare di creare confusione in chi dovrà portare avanti le attività di PCTO”.
Il sindacato guidato da Rino Di Meglio sottolinea, inoltre, il carattere contraddittorio di tutta la parte riguardante l’orientamento: “Se l’obiettivo è incrementare le iscrizioni degli studenti agli istituti tecnici e professionali, occorre mettere in campo politiche nazionali ad hoc che, a loro volta, richiedono una riforma complessiva dell´orientamento, possibilmente con l´introduzione di una regia nazionale e territoriale dell’orientamento. La definizione, poi, del docente come ‘facilitatore dell’orientamento’ è decisamente riduttiva e finanche offensiva per le attività che i Collegi docenti, i Consigli di classe e gli insegnanti svolgono. Questa definizione andrebbe cancellata e sostituita con ‘professionista dell’orientamento’”.
Altro aspetto contestato dalla Gilda è la mancata previsione di risorse per retribuire l’aumento del carico di lavoro che graverà su tutto il personale scolastico: “Le Linee guida – spiega il sindacato – prefigurano ulteriori oneri per le scuole senza alcuna contropartita economica. Si deve chiarire che la figura del tutor interno è volontaria e, in quanto tale, non è assegnata da dirigente. Proprio per questo, è necessario che il docente accetti l’incarico. Il rischio – conclude la Gilda – è che quella del tutor figura diventi l’ennesima figura alla quale viene affibbiata una notevole mole di lavoro in più senza alcuna regolamentazione contrattuale e con uno stanziamento risibile di fondi”.