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G20 Istruzione, la Gilda: “Ok importanza lotta alla povertà educativa, ma assimilare percorsi abilitativi UE”

Rino di Meglio

“Le dichiarazioni dei ministri dell’Istruzione del G20 sull’importanza della lotta alla povertà educativa, che soprattutto nel nostro Mezzogiorno raggiunge livelli inaccettabili, ci trova pienamente d’accordo. Ci auguriamo che in futuro il dialogo, in particolare tra i ministri dell’Istruzione dell’Unione europea, riesca a entrare nel merito di alcune questioni secondo noi cruciali come quella delle abilitazioni”.

Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che ricorda come la normativa europea preveda il riconoscimento e la spendibilità reciproca in ogni Paese Ue di tutte le abilitazioni professionali, compresa quella all’insegnamento.

“Sarebbe opportuno – dichiara Di Meglio – che si riuscisse ad assimilare quanto più possibile i percorsi abilitativi che oggi sono estremamente differenti, provocando in qualche caso la migrazione verso i Paesi dove sono più brevi e semplici. Se vogliamo davvero essere sempre più europei – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – è necessario che i governi affrontino anche questa problematiche”.

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La Gilda torna sulle classi pollaio dopo le dichiarazioni di Bianchi: “Cortina di fumo attorno al problema”

Rino di Meglio

“Pensare di risolvere l’annosa questione delle classi pollaio ripensando l’attuale modello della classe, che andrebbe superato per fare largo a una diversa organizzazione, significa creare soltanto una cortina fumogena intorno al problema”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene in merito alle dichiarazioni rese dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, durante un videoforum di Repubblica.it.

“Vale la pena ricordare al ministro – afferma Di Meglio – che l’organizzazione delle lezioni per gruppi o gruppi di livello è una metodologia nota agli insegnanti da 40 anni e, in ogni caso, si tratta di una scelta didattica che rientra nella libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione. Forse è anche opportuno rammentare uno dei capisaldi dell’aritmetica, la proprietà invariantiva secondo cui in una sottrazione, se aggiungiamo o togliamo la stessa quantità al minuendo e al sottraendo, il risultato finale (cioè, la differenza) non cambia. Non è, dunque, distribuendo gli alunni in classi o gruppi che si può ridurne il numero affidato ai docenti, ma – conclude il coordinatore nazionale – soltanto aumentando gli organici e gli spazi dove svolgere le lezioni, come la Gilda ha sempre sostenuto e chiesto con forza al ministero”.

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“Il tempo delle chiacchiere è finito”, la Gilda annuncia un autunno caldo

Rino di Meglio

“Il tempo delle chiacchiere è scaduto, a settembre si parte con lo stato di agitazione e le iniziative di mobilitazione di tutta la categoria”. Ad annunciarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, nel corso dell’assemblea online che si è svolta ieri per denunciare i gravi ritardi accumulati finora su tutti i fronti, dall’avvio del prossimo anno scolastico con tutti i docenti necessari in cattedra all’apertura del tavolo per il rinnovo contrattuale.

L’iniziativa è stata l’occasione per ribadire la contrarietà della Gilda al Patto per la Scuola: “La nostra decisione di non sottoscriverlo – rivendica Di Meglio – è stata dettata dall’assoluta vacuità di quel documento che fin dal primo momento abbiamo definito come un elenco di buone intenzioni non sostenuto da alcun impegno concreto. Accettarlo, considerate anche le premesse non favorevoli contenute nella legge di Bilancio, sarebbe equivalso a firmare una sorta di cambiale in bianco. E i fatti ci hanno dato ragione, come dimostrano gli articoli del Decreto Sostegni Bis riguardanti la scuola che sono in palese contraddizione con quanto stabilito nel Patto”.

“Purtroppo i provvedimenti volti a ridurre il precariato sono insufficienti per aprire nel migliore dei modi il prossimo anno scolastico. Nessuna buona notizia – rincara il coordinatore nazionale – anche sul fronte contrattuale dove non è stato fatto neanche il minimo passo avanti con l’atto di indirizzo. Al momento, abbiamo soltanto quello generale dell’ex ministra Azzolina in cui si fa riferimento al cosiddetto middle management, ovvero le solite chiacchiere sulla carriera dei docenti che stonano sonoramente con la mancanza delle risorse necessarie per recuperare almeno l’inflazione. E a fronte di stipendi al palo ormai da anni, ha quasi il sapore di una provocazione la richiesta di un aumento di impegni a titolo gratuito da parte degli insegnanti mentre si impiegano fondi per le attività di un Piano Estate che sa già di flop annunciato. Intanto – conclude Di Meglio – nessun intervento concreto è stato attuato per la valorizzazione della professione docente e per la riduzione del numero di alunni per classe”.

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La Gilda: “Ecco perché non abbiamo sottoscritto il patto per la Scuola”

Rino di Meglio

La CGS, confederazione cui appartiene la FGU-Gilda, è stata l’unica Confederazione rappresentativa del settore scuola a non sottoscrivere il “patto per la Scuola”.

Il rifiuto è avvenuto innanzi tutto per una questione di metodo, dichiara Di Meglio, avevamo chiesto che si chiarissero prima i contenuti nei tavoli tecnici e solo successivamente si sottoscrivesse un patto che non fosse meramente un elenco di buone intenzioni.

L’approvazione del Decreto legge Sostegni bis, senza alcun confronto con i sindacati, ha clamorosamente dimostrato che la Gilda aveva visto giusto.

Con questo decreto il Governo compie nuove eclatanti incursioni sulle materie contrattuali.

Viene mitigato il vincolo quinquennale, con lo scotto di nuove limitazioni per tutti gli insegnanti che partecipino alla mobilità, viene toccato l’orario di servizio, non vi sono le maggiori risorse per concludere un contratto decoroso ed infine i posti destinati alle stabilizzazioni sono largamente insufficienti rispetto alla situazione.

La FGU non ha sottoscritto neppure i protocolli per la sicurezza in quanto nonostante la situazione sia variata, essi sono la semplice riproposizione di quelli dello scorso anno.

(fonte: Ufficio Stampa Gilda degli Insegnanti)

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La Gilda attacca sugli stipendi: un dirigente scolastico prende il 160% in più di un docente

Rino di Meglio

“Secondo un recente rapporto dell’Ocse su ruoli e stipendi dei capi di istituto di 27 Paesi, i dirigenti scolastici italiani sarebbero tra i più pagati, classificandosi soltanto dopo Australia e Regno Unito. La differenza invece con le retribuzioni dei docenti è in assoluto la maggiore al mondo. Un preside australiano, infatti, guadagna l’85% in più di un proprio insegnante, nel Regno Unito si sale al 136%: quasi due volte e mezzo. Ma In Italia il divario è ancora più marcato: siamo al 160% in più, pari a oltre due volte e mezzo lo stipendio medio di un docente in cattedra. Ovviamente parliamo di retribuzione lorda e sappiamo che la tassazione in Italia colpisce molto gli stipendi medi. Ma si tratta comunque di numeri che confermano ancora una volta come il trattamento economico degli insegnanti italiani gridi vendetta”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che ricorda come anche un’indagine condotta due anni fa dal Centro Studi Nazionale della Gilda sottolineasse lo stato di progressivo impoverimento dei docenti italiani.

Secondo i dati elaborati dal sindacato analizzando la variazione annua degli stipendi in relazione all’andamento dell’inflazione dal 1997 al 2018, dal 2007 al 2019 le buste paga mensili si sono alleggerite di circa 170 euro lordi. “Un calo vertiginoso delle retribuzioni – rimarca Di Meglio – che dal 2019 ad oggi, con ogni probabilità, si è ulteriormente acuito. Questo scivolamento costante verso il basso non è più tollerabile e perciò in sede di apertura del rinnovo contrattuale la Gilda si batterà affinché vengano stanziati fondi specifici per l’aumento stipendiale dei docenti, così da riequilibrare finalmente la forbice sempre più ampia con le retribuzioni delle altre categorie di dipendenti pubblici”.

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Di Meglio (Gilda): “Trasparenza P.A. vittima di apparati burocratici”

Rino di Meglio

“In barba al principio di trasparenza, in Italia la pubblica amministrazione diventa sempre più opaca”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la nota ministeriale firmata ieri dal capo di dipartimento, Stefano Versari, che, in seguito al parere fornito dal Garante per la protezione dei dati personali, stabilisce che le scuole non devono fornire ai sindacati i nominativi e i compensi dei docenti impegnati nelle attività realizzate con il fondo di istituto. Secondo le disposizioni di viale Trastevere, dunque, i dirigenti scolastici sono tenuti a fornire soltanto dati numerici o aggregati relativi al personale che ha percepito compensi attinti dal Fis.

“Nel 1990, grazie alla legge 241 del 7 agosto, – afferma Di Meglio – l’Italia fece un grande passo avanti sul fronte della trasparenza e dell’accesso agli atti amministrativi, stabilendo il principio per cui tutti i fondi erogati dalla pubblica amministrazione devono essere resi noti. Nel corso degli anni, la grande resistenza degli apparati burocratici ha teso sempre a vanificare gli effetti di questa legge. L’ultimo tra gli interventi in tal senso porta la firma del Garante della privacy, un’autorità amministrativa che decide di far prevalere il diritto alla privacy su quello alla trasparenza. E così, paradossalmente, da una parte c’è una legge che obbliga a pubblicare nei siti istituzionali gli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione, e dall’altra si consente agli stessi dirigenti di non dichiarare i nominativi delle persone che ricevono fondi pubblici”.

“È bene ricordare che diversi magistrati si sono pronunciati contro questa involuzione della legge sulla trasparenza. E sulla scia di queste sentenze – promette Di Meglio – la Gilda si impegna a battersi affinché ovunque, compresa la scuola, sia garantita la piena trasparenza nell’utilizzo del denaro pubblico”.

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Organici e sovraffollamento classi, Di Meglio (Gilda): “Orchestra cambiata ma musica rimane la stessa”

Rino di Meglio

“L’orchestra è cambiata ma la musica è rimasta la stessa: le classi pollaio continueranno ad affliggere la scuola italiana, inficiando la sicurezza di alunni e insegnanti e la qualità della didattica. La pandemia poteva essere un’occasione per iniziare a sanare le gravi falle del nostro sistema scolastico e per riconoscere finalmente alla scuola, anche con i fatti, la sua importanza strategica per tutto il Paese. E invece contiamo soltanto parole e omissioni ma nessuna opera”.

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta attraverso una nota stampa i provvedimenti sugli organici dei docenti per il prossimo anno scolastico che lasciano invariati tutti i limiti agli sdoppiamenti delle classi senza prevedere alcuna deroga al numero degli alunni per classe.

“Con ogni probabilità, se avverrà in presenza, a settembre assisteremo a un rientro a scuola ancora con classi di 27 alunni nella primaria e 31 nella secondaria, stipati in aule che già in condizioni normali non garantirebbero sempre la sicurezza, figurarsi nel contesto pandemico attuale. Evidentemente, il futuro che il governo immagina per la scuola italiana non pone realmente al centro l’imprescindibilità del contatto diretto tra docenti e discenti, pur sottolineata da più parti, perché se davvero fosse così, si sarebbe intervenuti seriamente su tutte le misure necessarie per garantire un ritorno sui banchi in sicurezza, compreso un doveroso ampliamento degli organici”.

Al mancato investimento sugli organici fa eco il fenomeno drammatico del precariato che rischia seriamente di minare il regolare inizio del prossimo anno scolastico. Ai 213mila docenti precari vanno aggiunti anche i pensionamenti che, secondo le cifre ancora parziali a disposizione, finora ammontano a circa 28mila. Numeri che potrebbero far schizzare a quota 250mila l’esercito di precari.

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Mobilità 2021, la Gilda sconcertata “per i modi e tempi” del Ministero

Rino di Meglio

“Dopo giorni di silenzio, senza alcuna convocazione di un incontro neppure informale da parte del ministero, ieri sera è stata diramata improvvisamente l’ordinanza sulla mobilità. Una modalità che desta sconcerto, sia per la mancata informazione preventiva alle organizzazioni sindacali, sia per l’estrema ristrettezza dei tempi fissati per la presentazione delle domande che scadranno il 13 aprile. Considerate anche le festività pasquali e le difficoltà provocate dalle misure di contenimento anti-Covid, inevitabilmente le nostre strutture sindacali, impegnate nell’assistenza al personale scolastico, dovranno lavorare con ritmi molto stressanti e ciò non gioverà di certo al regolare e sereno svolgimento delle operazioni”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in riferimento all’Ordinanza ministeriale Mobilità 2021.

Entrando nel merito dell’ordinanza, poi, Di Meglio rimarca con grande amarezza la mancata soluzione della questione riguardante il vincolo quinquennale, sulla quale pure c’è stato un intenso confronto con i sindacati affinché venisse affrontata a livello politico. “Il vincolo quinquennale viene confermato dall’ordinanza, continuando a perpetrare una grave ingiustizia che la Gilda ha più volte denunciato”.

“Dopo questo colpo di scena da parte di viale Trastevere, chiediamo che si intervenga almeno sul fronte della mobilità annuale per sanare la situazione, augurandoci che quanto prima sia dato seguito alle intenzioni espresse dal ministro Bianchi in merito alla ripresa di buone relazioni sindacali. A tal proposito – conclude Di Meglio – è opportuno notare che ad oggi non è stato ancora convocato nessuno dei tavoli di lavoro annunciati durante il nostro primo incontro”.

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Docenti all’estero, Gilda (con altri sindacati) chiede il rientro per poter somministrare loro il vaccino

Il 9 marzo, alle ore 12.00, in videoconferenza, si sono incontrate la delegazione di parte pubblica e le OO.SS. del personale scolastico e dei dirigenti scolastici delle scuole italiane all’estero per discutere il seguente odg: informativa Linee guida per la sicurezza sanitaria e per il piano vaccinale Covid-19 del personale scolastico all’estero; contingente scolastico all’estero per il 2021/2022 e apertura del confronto sulle proposte del Maeci; Mantenimento scuola statale di Asmara; lo stato delle nomine per l’A.S. 2020/2021 nelle scuole/corsi/lettorati all’estero e nelle Scuole Europee; i contenuti dei bandi di selezione per la destinazione all’estero del personale dirigente scolastico, docente e ATA.

vaccinazione bambini scuola

La delegazione della Fgu-Gilda degli Insegnanti ha chiesto – assieme alle altre OO.SS. – di mettere urgentemente a disposizione del personale scolastico all’estero ogni modalità che possa favorire la vaccinazione contro il Covid-19, nel più breve tempo possibile. Ha chiesto di consentire, attraverso la normativa contrattuale vigente, il rientro in Italia del personale per effettuare il vaccino.

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La Gilda chiede di riaprire il contratto sul vincolo quinquennale: “Docenti ingabbiati”

“Il vincolo quinquennale, così come quello che coinvolge le categorie dei docenti immobilizzati e ingabbiati, è stato stabilito da una legge dello Stato e per modificarlo è quindi necessario un intervento legislativo della politica. Noi faremo la nostra parte e ci batteremo affinché si riapra immediatamente il contratto per concordare con un’intesa politica, come fu per la chiamata diretta, l’abolizione di tutti questi vincoli da cancellare poi definitivamente con una norma parlamentare”. A dichiararlo è Maria Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda degli Insegnanti, alla vigilia dell’incontro sulla mobilità che si terrà oggi pomeriggio con il ministero dell’Istruzione.

Maria Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda degli Insegnanti
Maria Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda degli Insegnanti

“Si tratta di docenti da anni costretti, a fronte di stipendi troppo bassi, a prestare servizio a centinaia di chilometri dalle loro famiglie, patendone tutte le conseguenze emotive che poi rischiano di ripercuotersi sul piano professionale. Se non riscontreremo la volontà politica di accogliere le nostre proposte – conclude Di Patre – non sarà possibile procedere con il tavolo tecnico”.