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La Gilda attacca sugli stipendi: un dirigente scolastico prende il 160% in più di un docente

Rino di Meglio

“Secondo un recente rapporto dell’Ocse su ruoli e stipendi dei capi di istituto di 27 Paesi, i dirigenti scolastici italiani sarebbero tra i più pagati, classificandosi soltanto dopo Australia e Regno Unito. La differenza invece con le retribuzioni dei docenti è in assoluto la maggiore al mondo. Un preside australiano, infatti, guadagna l’85% in più di un proprio insegnante, nel Regno Unito si sale al 136%: quasi due volte e mezzo. Ma In Italia il divario è ancora più marcato: siamo al 160% in più, pari a oltre due volte e mezzo lo stipendio medio di un docente in cattedra. Ovviamente parliamo di retribuzione lorda e sappiamo che la tassazione in Italia colpisce molto gli stipendi medi. Ma si tratta comunque di numeri che confermano ancora una volta come il trattamento economico degli insegnanti italiani gridi vendetta”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che ricorda come anche un’indagine condotta due anni fa dal Centro Studi Nazionale della Gilda sottolineasse lo stato di progressivo impoverimento dei docenti italiani.

Secondo i dati elaborati dal sindacato analizzando la variazione annua degli stipendi in relazione all’andamento dell’inflazione dal 1997 al 2018, dal 2007 al 2019 le buste paga mensili si sono alleggerite di circa 170 euro lordi. “Un calo vertiginoso delle retribuzioni – rimarca Di Meglio – che dal 2019 ad oggi, con ogni probabilità, si è ulteriormente acuito. Questo scivolamento costante verso il basso non è più tollerabile e perciò in sede di apertura del rinnovo contrattuale la Gilda si batterà affinché vengano stanziati fondi specifici per l’aumento stipendiale dei docenti, così da riequilibrare finalmente la forbice sempre più ampia con le retribuzioni delle altre categorie di dipendenti pubblici”.

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Di Meglio (Gilda): “Trasparenza P.A. vittima di apparati burocratici”

Rino di Meglio

“In barba al principio di trasparenza, in Italia la pubblica amministrazione diventa sempre più opaca”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la nota ministeriale firmata ieri dal capo di dipartimento, Stefano Versari, che, in seguito al parere fornito dal Garante per la protezione dei dati personali, stabilisce che le scuole non devono fornire ai sindacati i nominativi e i compensi dei docenti impegnati nelle attività realizzate con il fondo di istituto. Secondo le disposizioni di viale Trastevere, dunque, i dirigenti scolastici sono tenuti a fornire soltanto dati numerici o aggregati relativi al personale che ha percepito compensi attinti dal Fis.

“Nel 1990, grazie alla legge 241 del 7 agosto, – afferma Di Meglio – l’Italia fece un grande passo avanti sul fronte della trasparenza e dell’accesso agli atti amministrativi, stabilendo il principio per cui tutti i fondi erogati dalla pubblica amministrazione devono essere resi noti. Nel corso degli anni, la grande resistenza degli apparati burocratici ha teso sempre a vanificare gli effetti di questa legge. L’ultimo tra gli interventi in tal senso porta la firma del Garante della privacy, un’autorità amministrativa che decide di far prevalere il diritto alla privacy su quello alla trasparenza. E così, paradossalmente, da una parte c’è una legge che obbliga a pubblicare nei siti istituzionali gli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione, e dall’altra si consente agli stessi dirigenti di non dichiarare i nominativi delle persone che ricevono fondi pubblici”.

“È bene ricordare che diversi magistrati si sono pronunciati contro questa involuzione della legge sulla trasparenza. E sulla scia di queste sentenze – promette Di Meglio – la Gilda si impegna a battersi affinché ovunque, compresa la scuola, sia garantita la piena trasparenza nell’utilizzo del denaro pubblico”.

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Organici e sovraffollamento classi, Di Meglio (Gilda): “Orchestra cambiata ma musica rimane la stessa”

Rino di Meglio

“L’orchestra è cambiata ma la musica è rimasta la stessa: le classi pollaio continueranno ad affliggere la scuola italiana, inficiando la sicurezza di alunni e insegnanti e la qualità della didattica. La pandemia poteva essere un’occasione per iniziare a sanare le gravi falle del nostro sistema scolastico e per riconoscere finalmente alla scuola, anche con i fatti, la sua importanza strategica per tutto il Paese. E invece contiamo soltanto parole e omissioni ma nessuna opera”.

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta attraverso una nota stampa i provvedimenti sugli organici dei docenti per il prossimo anno scolastico che lasciano invariati tutti i limiti agli sdoppiamenti delle classi senza prevedere alcuna deroga al numero degli alunni per classe.

“Con ogni probabilità, se avverrà in presenza, a settembre assisteremo a un rientro a scuola ancora con classi di 27 alunni nella primaria e 31 nella secondaria, stipati in aule che già in condizioni normali non garantirebbero sempre la sicurezza, figurarsi nel contesto pandemico attuale. Evidentemente, il futuro che il governo immagina per la scuola italiana non pone realmente al centro l’imprescindibilità del contatto diretto tra docenti e discenti, pur sottolineata da più parti, perché se davvero fosse così, si sarebbe intervenuti seriamente su tutte le misure necessarie per garantire un ritorno sui banchi in sicurezza, compreso un doveroso ampliamento degli organici”.

Al mancato investimento sugli organici fa eco il fenomeno drammatico del precariato che rischia seriamente di minare il regolare inizio del prossimo anno scolastico. Ai 213mila docenti precari vanno aggiunti anche i pensionamenti che, secondo le cifre ancora parziali a disposizione, finora ammontano a circa 28mila. Numeri che potrebbero far schizzare a quota 250mila l’esercito di precari.

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Sovraffollamento classi, ora basta: la Gilda si rivolge al Governo

“Avere 30 alunni per classe non era tollerabile prima della pandemia e non lo è ancora di più adesso con le misure sul distanziamento sociale imposte dall’emergenza sanitaria e l’avanzata impetuosa della variante inglese del virus che contagia soprattutto la fascia scolastica della popolazione. Al Governo e al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che sul tema si è già espresso con toni critici, chiediamo di intervenire con urgenza per arginare l’annoso fenomeno del sovraffollamento delle aule”.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

Il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, torna a battere su uno dei tasti più dolenti della scuola italiana, inviando a viale Trastevere una richiesta formale in cui sottolinea l’esigenza non più procrastinabile di reperire le risorse economiche necessarie per adeguare i locali attualmente a disposizione per le attività didattiche e per aumentare il numero dei docenti in servizio. “Spazi e organici – conclude Di Meglio – sono le due leve sulle quali bisogna agire se si vuole davvero porre fine all’odioso fenomeno delle classi pollaio”.

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Sovraffollamento classi, la Gilda attacca il ministro uscente: “Nemmeno la pandemia è servita”

“Considerato che ci troviamo ad affrontare il secondo anno scolastico in pandemia, il minimo che ci saremmo attesi da parte del ministero dell’Istruzione era l’eliminazione delle classi pollaio. Un impegno assunto dalla ministra Azzolina in un incontro con i sindacati, avvenuto nello scorso luglio, durante il quale aveva comunicato la possibilità di derogare ai criteri sul numero di alunni per aula fissati dalla legge 133/08 che, imponendo l’innalzamento dei parametri, ha provocato il fenomeno del sovraffollamento delle aule. E invece tra pochi giorni gli organici saranno definiti esattamente con gli stessi criteri, cioè con classi che, soprattutto nelle grandi città, supereranno i 30 studenti”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“Ovviamente poco o nulla è stato fatto anche sul fronte dell’edilizia, che registra una drammatica carenza di locali idonei a consentire il necessario distanziamento. I mesi trascorsi finora dall’inizio dell’anno scolastico, insomma, non sono serviti a delineare interventi organici sulle principali criticità, ovvero spazi e organici che sono rimasti sostanzialmente immutati. A questo punto – conclude Di Meglio – vorremmo capire dove siano finiti gli investimenti sulla scuola sbandierati in continuazione dall’Amministrazione di viale Trastevere”.

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Concorso straordinario, Di Meglio (Gilda): “Dopo sentenza CdS, Ministero appronti prove suppletive”

“Ci auguriamo che dopo la sentenza del Consiglio di Stato la ministra Azzolina torni finalmente sui suoi passi, con tutta evidenza falsi, e la smetta di voler cocciutamente negare ai candidati in quarantena la possibilità di partecipare al concorso straordinario”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in seguito alla decisione di Palazzo Spada che, confermando la sentenza emessa dal Tar del Lazio in merito al ricorso avanzato da una docente precaria impossibilitata a partecipare al concorso per motivi di salute legati al Covid-19, ha ribadito il diritto alle prove suppletive.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“Ricordiamo che il concorso straordinario, attualmente bloccato a causa della pandemia, è riservato ai precari che hanno maturato almeno 36 mesi di servizio. Nella maggior parte dei casi, si tratta di candidati che hanno trascorso in cattedra da supplenti ben oltre tre anni e che attendevano da molto tempo un’occasione di stabilizzazione. Escluderli da questa opportunità significa ledere gravemente un loro diritto. Auspichiamo, dunque, – conclude Di Meglio – che il ministero dell’Istruzione dia seguito alla sentenza del Consiglio di Stato e, quando le prove concorsuali riprenderanno, ammetta anche chi finora non ha potuto prendervi parte per ragioni cliniche legate all’emergenza sanitaria in corso”.

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Riapertura scuole, Di Meglio: “Siamo al punto di partenza”

“Avremmo preferito sbagliarci, ma purtroppo la realtà dei fatti dimostra che avevamo ragione quando criticavamo il protocollo di sicurezza per il rientro in classe, che infatti non abbiamo siglato perché ritenevamo che le misure previste non fossero sufficienti né idonee. Ci sarebbe piaciuto un Paese capace di organizzare il sistema dei trasporti in maniera efficace prima della riapertura delle scuole a settembre, così come ci sarebbe piaciuto un sistema sanitario in grado di garantire tamponi rapidi agli studenti e al personale scolastico e un tracciamento puntuale dei contagi. Ma, a quanto pare, si tratta di fantascienza. Nessuno ha la bacchetta magica per far fronte a un’emergenza di questa portata, ma è una perdita ulteriore di tempo prezioso pensare che la soluzione possano essere i tavoli istituzionali, la cui inutilità è stata ampiamente dimostrata dalla storia recente”.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene in merito alla questione della ripresa delle attività didattiche in presenza.

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Scuole aperte fino al 30 giugno? La Gilda: “Nessuno ha avuto la cortesia di consultarci”

“Nessuno ha avuto la cortesia di consultarci in merito all´ipotesi di prolungare le attività didattiche fino al 30 giugno per recuperare le ore di lezione perse finora. Nell’attesa che ciò avvenga, crediamo sia opportuno intanto ricordare che il lavoro dei docenti è regolato da un contratto collettivo nazionale, tra l’altro scaduto da due anni. In ogni caso, riteniamo che sia una proposta offensiva nei confronti della professionalità di tutti gli insegnanti impegnati ormai da mesi nella Didattica a distanza, metodologia faticosa, che richiede molta preparazione e un tempo di lavoro di gran lunga superiore rispetto a quello ordinario”.

A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“La Gilda ha sempre sostenuto che la Dad sia un surrogato della scuola e che, come tale, dia risultati ben distanti da quelli della didattica in presenza. Ma se è stato necessario ricorrervi anche quest´anno a causa dell’incapacità del Governo di realizzare quelle condizioni imprescindibili per un ritorno a scuola in sicurezza, non si capisce per quale motivo a pagarne il conto debbano essere i docenti”, conclude Di Meglio.

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Didattica in presenza: il ritorno “non sia questione ideologica”, spiega la Gilda

“Lo abbiamo già detto più volte e lo ribadiamo con fermezza: il tema della ripresa in presenza delle attività didattiche non può e non deve assumere un carattere ideologico e la decisione sulla riapertura degli istituti ad alunni e docenti deve basarsi su evidenze scientifiche certe. Un dato è sicuro: se le aule scolastiche sono diventate off-limits è perché i protocolli di sicurezza adottati non si sono dimostrati adeguati all’emergenza in corso e, dunque, vanno rivisti”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta le dichiarazioni della ministra Azzolina che ha indicato il 9 dicembre come data di un possibile ritorno a scuola.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

Inutile e dannoso, secondo Di Meglio, lo scaricabarile istituzionale: “Per tenere aperte le scuole in sicurezza, è indispensabile garantire tutti gli elementi necessari a che ciò avvenga, dalle misure organizzative per scaglionare i flussi degli studenti in ingresso e in uscita dagli edifici scolastici, agli interventi sanitari quali i test rapidi e un sistema celere di tracciamento dei contagi, passando per il potenziamento della rete di trasporto pubblico locale”.

“Fin dall’inizio della pandemia, la Gilda ha definito la Didattica a Distanza un surrogato della scuola e che, dunque, non potrà mai sostituirla. Perciò noi siamo per la scuola in presenza, ma con protocolli di sicurezza che non facciano acqua da tutte le parti. Il diritto all’istruzione, che può essere esercitato pienamente soltanto attraverso la relazione diretta tra docente e discente, e il diritto alla salute sono sanciti dalla nostra Costituzione e, pertanto, devono essere garantiti entrambi senza che l’uno escluda o calpesti l’altro”, conclude Di Meglio.

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Ddi, la Gilda promuove un sondaggio e scopre che l’80 percento dei docenti boccia il contratto nazionale

“Una sonora bocciatura del contratto sulla didattica digitale integrata che legittima ulteriormente la decisione di non sottoscriverlo”. È quanto afferma la Gilda degli Insegnanti leggendo i dati del sondaggio promosso e condotto nella settimana tra il 13 e il 20 novembre e al quale hanno partecipato 5.269 docenti rispondendo online alle 13 domande poste dal sindacato.

L’81% dei partecipanti condivide la decisione della Gilda di non sottoscrivere il CCNI sulla Didattica Digitale Integrata: il 66,2% si dichiara molto favorevole alla posizione assunta dal sindacato e il 14,8 leggermente favorevole. Il 15,3% si definisce perplesso, il restante 3,7% è contrario.

Alla domanda “Siete d’accordo con l’affermazione la didattica a distanza non è scuola”?, il 63,4% risponde sì (42,6% molto, 20,8% leggermente), il 19,6% esprime perplessità e il 17% non è d’accordo.

Entrando nel merito di quanto disposto dal contratto, l’83,2% degli insegnanti difende il diritto alla disconnessione sancito dal CCNL, opponendosi alla reperibilità oltre la fascia oraria stabilita dalla contrattazione di istituto richiesta fin troppo spesso dai dirigenti scolastici.

Sempre restando in tema di orario, l’80,3% si dichiara contrario all’obbligo di recuperare gratuitamente i minuti di lezione non effettuati durante l’emergenza e con la Didattica a distanza, il 15,1% perplesso, il 4,6% favorevole (2,5% leggermente e 2,1% molto).

Per quanto concerne la formazione mirata alla Didattica a distanza, il 67,1% è contrario a che si svolga fuori dall’orario di servizio senza essere retribuita, il 18,6% perplesso, il 14,3% favorevole (7,3 leggermente, 7 molto favorevole).

Capitolo strumentazione informatica: il 46,5% è contrario all’uso dei propri dispositivi e della propria connessione internet per svolgere l’attività di Didattica a distanza; il 29,3% è perplesso; il 24,2% favorevole (16,2 leggermente, 8 molto).

Molto alta la percentuale degli intervistati che si schiera contro l’esclusione dei docenti precari dalla possibilità di usufruire della card da 500 euro, riservata ai titolari di cattedra, per l’acquisto degli strumenti informatici necessari a svolgere la DaD: il 75,4%, mentre il 10,5% si dice favorevole (7 molto e 3,5 leggermente). A definirsi perplesso, il 14,1%.

Secondo l’83,2%, anche in regime di DaD e durante l’emergenza pandemica, il dirigente scolastico deve rispettare le prerogative del Collegio docenti nella didattica (68,5% molto favorevole, 14,7% leggermente). Il 12,9% risulta perplesso, il 3,9% contrario.

Forbice decisamente meno ampia tra le posizioni espresse in merito alla questione della sorveglianza sulla classe in presenza da parte del docente mentre il collega in quarantena fiduciaria insegna a distanza: il 44,3% è contrario, il 37,6% perplesso e il 18,1% favorevole, con una distribuzione bilanciata tra chi lo è molto (8,6) e chi leggermente (9,5).

La mancanza di adeguate risorse economiche da investire nel contratto oggetto dell’indagine è considerata negativamente dal 68% degli intervistati mentre il 24,1% si dichiara perplesso. Non esprime un giudizio contrario, invece, il 7,9%.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“Il parere espresso dalla larga maggioranza dei partecipanti al sondaggio – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – conferma che questo contratto, siglato frettolosamente soltanto da alcune sigle sindacali, non riesce a incontrare il consenso della categoria”.