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Retribuzione Professionale Docenti: a Napoli l’Anief vince e tutela i supplenti temporanei 

Continuano le vittorie in tribunale targate Anief per far riconoscere il diritto dei supplenti temporanei a percepire la Retribuzione Professionale Docenti (RPD) – o il Compenso Individuale Accessorio (CIA) per il personale ATA – anche in caso di contratti stipulati per supplenze “brevi e saltuarie”.

Stavolta la vittoria arriva da Napoli, Tribunali del Lavoro di Napoli e Napoli Nord, che danno pieno accoglimento alle tesi patrocinate dal nostro sindacato. Anief ricorda ai propri iscritti che sono aperte le adesioni agli specifici ricorsi per docenti e ATA. Arrivano dal capoluogo partenopeo le ultime due soddisfacenti sentenze che confermano il successo targato Anief per far riconoscere al personale precario che svolge supplenze brevi e temporanee il diritto a percepire la Retribuzione Professionale Docenti (RPD). I Tribunali del Lavoro di Napoli e Napoli Nord, infatti, in pieno accoglimento dei ricorsi patrocinati dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Giovanni Rinaldi e Michele Speranza, non hanno dubbi sulle ragioni sostenute dai nostri legali e confermano come “tale emolumento rientra nelle “condizioni di impiego” che, ai sensi della clausola 4 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE, il datore di lavoro, pubblico o privato, è tenuto ad assicurare agli assunti a tempo determinato i quali non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive”. Tutto il personale docente e ATA, infatti, a prescindere dalla durata o dal tipo di contratto a termine stipulato, ha pieno diritto all’assegno mensile – da 164 euro a 257,50 Euro – per tutta la durata della supplenza, rivalutato dal 1° marzo 2018 con gli incrementi previsti dal CCNL 2016-2018.

Per questa ragione, lo specifico ricorso promosso dal sindacato Anief è stato esteso anche al recupero del Compenso Individuale Accessorio (CIA) per le fasce A, AS, B, C del personale ATA, da 58,50 euro a 64,50 Euro, anch’essi da rivalutare, rivolto a quanti hanno stipulato contratti per supplenze brevi e saltuarie nella scuola pubblica in modo da sanare questa ulteriore illegittimità posta in essere dal Ministero dell’Istruzione e recuperare le somme stipendiali mai percepite. Necessario proporre ricorso per evitare la prescrizione delle somme dovute: il principio vale anche per il personale di ruolo, relativamente agli anni di precariato svolti con supplenze brevi e temporanee.

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Stipendi, studio Eurydice: in Italia aumenti modesti. Anief: “Rammaricati, ma fiduciosi”

L’Italia è uno dei paesi europei dove più che altrove gli insegnanti necessitano di un’anzianità di servizio significativa per ottenere degli aumenti salariali. E pure ridicoli. Lo dice la ricerca “Stipendi di insegnanti e capi di istituto in Europa” contenente la traduzione parziale del rapporto della Rete Eurydice ‘Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2018/19‘ sugli stipendi degli insegnanti e dei capi di istituto nelle scuole pubbliche dal livello preprimario al livello secondario dei 27 paesi UE. Mettendo a confronto gli stipendi tabellari iniziali e le prospettive di aumento durante la carriera sia dei docenti, è emerso che il massimo “salto” stipendiale di un docente rimane limitato circa al 50% di incremento rispetto a quello iniziale: da una scheda descrittiva nazionale prodotta dall’organismo UE risulta che in Italia un maestro della primaria parte con uno compenso lordo annuo iniziale di 23.993 euro dopo 35 anni arriva a 38.596 euro; per un docente della scuola superiore si va da 25.829 a 40.338 euro lordi. 

Marcello Pacifico, presidente Anief, commenta con estrema amarezza i dati Eurydice, ma guarda anche con fiducia al futuro prossimo: “I docenti italiani pagano oltremodo la politica dei blocchi stipendiali introdotta da diversi anni. E anche i paletti che ne impediscono gli incrementi automatici agganciati almeno al costo della vita, tanto che l’aumento di tre anni fa del 3,48%, giunto dopo quasi un decennio di stasi, ha solo scalfito l’inflazione nel frattempo cresciuta anche di due cifre. A questo punto, però, bisogna voltare pagine. Per questo motivo, nel nuovo contratto, già finanziato per dare 100 euro a tutto il personale, abbiamo chiesto al Governo di reperire le risorse aggiuntive per riconoscere anche l’indennità di rischio biologico e di burnout, oltre che l’indennità per i trasferimenti di sede, nonché quella di incarico del personale precario che oggi è riconosciuta solo se si fa ricorso in Tribunale. Va quindi reintrodotto lo scaglione 0-3 anni, svenduto da altri sindacati, come pure fissate contrattualmente delle forme di carriera, alcune delle quali già previste ma mai adottate”.

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La Gilda attacca sugli stipendi: un dirigente scolastico prende il 160% in più di un docente

Rino di Meglio

“Secondo un recente rapporto dell’Ocse su ruoli e stipendi dei capi di istituto di 27 Paesi, i dirigenti scolastici italiani sarebbero tra i più pagati, classificandosi soltanto dopo Australia e Regno Unito. La differenza invece con le retribuzioni dei docenti è in assoluto la maggiore al mondo. Un preside australiano, infatti, guadagna l’85% in più di un proprio insegnante, nel Regno Unito si sale al 136%: quasi due volte e mezzo. Ma In Italia il divario è ancora più marcato: siamo al 160% in più, pari a oltre due volte e mezzo lo stipendio medio di un docente in cattedra. Ovviamente parliamo di retribuzione lorda e sappiamo che la tassazione in Italia colpisce molto gli stipendi medi. Ma si tratta comunque di numeri che confermano ancora una volta come il trattamento economico degli insegnanti italiani gridi vendetta”. Ad affermarlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che ricorda come anche un’indagine condotta due anni fa dal Centro Studi Nazionale della Gilda sottolineasse lo stato di progressivo impoverimento dei docenti italiani.

Secondo i dati elaborati dal sindacato analizzando la variazione annua degli stipendi in relazione all’andamento dell’inflazione dal 1997 al 2018, dal 2007 al 2019 le buste paga mensili si sono alleggerite di circa 170 euro lordi. “Un calo vertiginoso delle retribuzioni – rimarca Di Meglio – che dal 2019 ad oggi, con ogni probabilità, si è ulteriormente acuito. Questo scivolamento costante verso il basso non è più tollerabile e perciò in sede di apertura del rinnovo contrattuale la Gilda si batterà affinché vengano stanziati fondi specifici per l’aumento stipendiale dei docenti, così da riequilibrare finalmente la forbice sempre più ampia con le retribuzioni delle altre categorie di dipendenti pubblici”.

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Stipendi ATA e docenti cd. Covid: il saldo entro il 18 gennaio

Nella mattinata di ieri è stata inviata una circolare operativa a tutte le scuole d’Italia con la quale, oltre alle indicazioni tecniche, si fissa un tempo massimo, le ore 15.00 del 14 gennaio, perché le segreterie scolastiche autorizzino i ratei contrattuali per il saldo delle retribuzioni del personale cd. “Covid”.

Lo conferma l’Anief che ha voluto verificare, sentendo alcune scuole, che la funzione di autorizzazione ratei è attiva e le scuole hanno già provveduto ad avviare le procedure.

Per tutti, la data di pagamento con emissione speciale è prevista per il 18 gennaio.

ccnl comparto scuola soldi

“Non possiamo dirci soddisfatti, non abbiamo nessuna ragione per esultare per una soluzione che arriva tardi. Questi intollerabili ritardi non devono accadere, i lavoratori vanno retribuiti regolarmente – dichiara Giuseppe Faraci, segretario generale Anief – Ci auguriamo quindi che questi intollerabili ritardi non si verifichino più”.

Permane comunque, per tutto il personale precario assunto nell’organico Covid e per i supplenti temporanei, il mancato riconoscimento della retribuzione professionale docenti e del compenso individuale accessorio che costano ai supplenti docenti Covid 174,50 euro in meno al mese e 64,50 euro nel profilo Ata. Su queste azioni, già avviate per i supplenti brevi, sono tantissime le sentenze ottenute dal sindacato Anief per i propri iscritti.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “assegnare lo stipendio in ritardo e con le voci accessorie tagliate è un comportamento inaccettabile. In questo modo si va a infierire sulle già modeste condizioni economiche dei docenti e Ata, spesso in servizio lontani dalle loro residenze. Su questi aspetti, martedì 19 gennaio il sindacato ha organizzato un webinar, proprio per illustrare le azioni legali da portare avanti. Per partecipare è sufficiente registrarsi cliccando sul questo link”.

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Vittoria Anief in Corte d’Appello: il gradone “3-8” deve essere riconosciuto anche se il servizio precedente al 2011 è stato svolto a tempo determinato

La Corte d’Appello di Caltanissetta dà piena ragione agli avvocati Anief Fabio Ganci, Walter Miceli, Tiziana Sponga e Chiara Rita Tumminelli e condanna il Ministero dell’Istruzione a riconoscere a un docente immesso in ruolo successivamente al 2011, ma con anni di precariato alle spalle, la clausola di salvaguardia prevista dal C.C.N.L del 19 luglio 2011 e riconosciuta solo in favore dei docenti assunti con contratto a tempo indeterminato che fossero in servizio nel 2010. L’Anief ricorda a tutti i lavoratori che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto al “gradone 3-8 anni” anche se immessi in ruolo successivamente al 2011, ma con almeno un anno di precariato svolto precedentemente.

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“La sentenza – spiega Anieg – nel dare conferma alle tesi da sempre sostenute dal nostro sindacato ha tenuto a evidenziare come ‘in tema di riconoscimento dei servizi pre ruolo del personale scolastico, l’art. 2 del c.c.n.l. del 4 agosto 2011, nella parte in cui limita il mantenimento del maggior valore stipendiale in godimento “ad personam“, fino al conseguimento della nuova successiva fascia retributiva, ai soli assunti a tempo indeterminato, viola effettivamente la clausola 4 dell’Accordo Quadro allegato alla direttiva 1999/70/CE, con conseguente disapplicazione della norma contrattuale da parte del giudice e riconoscimento della medesima misura transitoria di salvaguardia anche al lavoratore a termine, poi immesso nei ruoli dell’amministrazione’ e, pertanto, ‘condanna l’amministrazione scolastica resistente al pagamento in favore dell’appellante delle differenze retributive dovute in virtù dell’accertamento del diritto dello stesso a percepire il valore retributivo della fascia stipendiale “3 – 8 anni” fino al conseguimento della fascia retributiva “9 – 14 anni”'”.

L’Anief, sindacato che da sempre si batte per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori della scuola, ricorda che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto al “gradone 3-8 anni” anche se immessi in ruolo successivamente al 2011, ma con almeno un anno di precariato svolto precedentemente.

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Gli stipendi dei supplenti organico Covid sono in ritardo per errori nei calcoli, spiega la Gilda

“I fatti stanno dimostrando che, anche sul pagamento delle supplenze Covid, purtroppo i nostri segnali di allarme erano fondati. Dalla verifica effettuata dopo l’emanazione del decreto firmato dai ministri Azzolina e Gualtieri per lo stanziamento delle risorse con cui retribuire gli incarichi relativi all’organico Covid, emerge che è stato sottostimato il costo degli stipendi sia degli insegnanti, sia del personale non-docente. Un errore, dovuto al disallineamento delle informazioni tra i due dicasteri, che ritarda gravemente il pagamento degli stipendi dei supplenti Covid nei casi in cui le scuole abbiano già impiegato l’intera somma assegnata dall’Ufficio scolastico regionale e, dunque, adesso non abbiano i fondi sufficienti. Si renderanno, dunque, necessarie forme di compensazione tra le risorse assegnate alle scuole”. Ad affermarlo è la Gilda degli Insegnanti che questa mattina ha partecipato a una riunione in videoconferenza con il ministero sulla gestione finanziaria dell’organico Covid.

“Sulla base del monitoraggio effettuato – spiega il sindacato – ad oggi risulta che circa 1.800 scuole hanno speso tutte le somme assegnate e, quindi, sforato per circa 14,1 milioni di euro il budget destinato alle supplenze del personale Covid”.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

“Già in estate – sottolinea la Gilda – avevamo chiesto informazioni al ministero in merito alle risorse economiche perché nutrivamo dubbi sulle cifre indicate nel decreto interministeriale. Il ritardo nelle verifiche ha fatto sì che alcuni USR abbiano perfino sospeso le nomine del personale in attesa delle decisioni del ministero, provocando confusione e incertezza nelle scuole”.

“Come da impegni dell’Amministrazione – conclude il sindacato – attendiamo di essere convocati a breve per risolvere il grave problema della mancata retribuzione dei supplenti Covid, in molti casi in servizio da settembre senza stipendio”.

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Stipendi docenti, servono nuove risorse nel DEF primaverile

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Le dichiarazioni pubbliche sulla volontà politica di produrre per i lavoratori della scuola incrementi di almeno cento euro, con tanto di accordo sottoscritto con il premier Giuseppe Conte, risalgono a oltre un anno di fa. Da allora, i tre ministri che si sono succeduti hanno preso l’impegno, parlando di avvicinamento degli stipendi dei docenti italiani a quelli dei colleghi europei: prima Marco Bussetti, poi Lorenzo Fioramonti e ora Lucia Azzolina hanno confermato l’intenzione.

Per passare, però, dagli 80 euro lordi oggi finanziati per il rinnovo del contratto come per tutto il pubblico impiego e per salvaguardare l’elemento perequativo servono ulteriori risorse. Per Marcello Pacifico, leader del sindacato rappresentativo Anief, “il taglio del cuneo fiscale e l’estensione del cosiddetto bonus Renzi ad altre fasce di lavoratori contribuenti non basta certamente a valorizzare una professione che appare svenduta. Bisogna trovare nuove risorse da includere nel Def di primavera, prologo della prossima legge di bilancio: operazione che abbiamo ribadito come necessaria e urgente, durante l’incontro tenuto a Palazzo Vidoni con la ministra della PA Fabiana Dadone

L’idea degli aumenti a tre cifre per circa un milione di docenti della scuola pubblica è in circolo nella politica dai tempi del ministro leghista Marco Bussetti, ma anche “Il suo successore ha puntato in alto, chiedendo stanziamenti consistenti per il mondo della scuola. Richieste che gli sono costate le dimissioni, come promesso ad inizio legislatura”, scrive oggi Orizzonte Scuola. Per colmare almeno parte del gap, pari a mille euro medi in meno a fine carriera rispetto ai redditi dei docenti che operano in alcuni Paesi europei, è notizia di questi giorni, fornita dall’attuale Ministro, la disponibilità per gli insegnanti di fondi per aumenti medi di 100 euro lordi, pari al 3,7% in più rispetto ad oggi.

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Stipendi, se passa il taglio del cuneo fiscale aumento di 80 euro per un milione di docenti e Ata

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Si intravede uno squarcio di luce per gli stipendi dei dipendenti, in particolare per quelli della scuola che percepiscono tra i redditi più bassi sia rispetto ai colleghi d’oltreconfine sia all’interno del comparto pubblico: i tecnici del Mef starebbero lavorando al decreto attuativo per il taglio del cuneo fiscale, con possibili estensioni dei beneficiari dagli attuali 26.600 euro fino a coloro che percepiscono redditi superiori a 35 mila euro e forse anche di più. Per fine settimana potrebbe già esserci l’incontro con i sindacati.

L’operazione del taglio del cuneo fiscale potrebbe stavolta riguardare molti più lavoratori rispetto alla platea ristretta prevista durante il Governo Renzi.

VIA I PALETTI

Secondo le anticipazioni del Sole 24 Ore, è possibile che venga estesa anche ai lavoratori con redditi superiori a 35 mila euro, quindi si estenderebbe di molto l’attuale platea di beneficiari del bonus oggi ridotta a coloro che percepiscono 26.600 euro l’anno. “Questo per far sì che non vengano messi paletti troppo rigidi a chi guadagna un po’ più della soglia al momento prevista”, commenta la rivista Orizzonte Scuola, particolarmente interessata all’eventuale provvedimento governativo poiché ne beneficerebbero quasi tutti i lavoratori della scuola, escludendo probabilmente solo parte dei dirigenti scolastici.

ALTRE NOVITÀ IN ARRIVO

Un’altra novità dal cuneo fiscale potrebbe esserci per coloro che già percepiscono il bonus Renzi, cioè circa 9 milioni di lavoratori che guadagnano tra gli 8.200 euro e i 26.600 euro: con le risorse stanziate in Legge di Bilancio potrebbero esserci ulteriori 20 euro al mese, oltre agli 80 di bonus. I tempi di attuazione del progetto sarebbero stretti: per fine settimana è previsto l’incontro tra sindacati e Governo. Entro fine mese dovrebbe essere pubblicato il provvedimento.

LA POSIZIONE DEL SINDACATO

Il sindacato Anief reputa sostanzialmente in modo positivo il taglio del cuneo fiscale, con il cosiddetto bonus Renzi da 80 euro netti da estendere anche a lavoratori che guadagnano oltre i 35 mila euro. Accogliamo con soddisfazione l’ipotesi al vaglio dell’esecutivo. Tuttavia, è ovvio che, almeno per i pubblici dipendenti, ad iniziare da quelli della scuola che guadagnano meno di tutti rispetto all’area Ocde, si tratterebbe solo di una parte degli incrementi stipendiali.

IL PARERE DEL PRESIDENTE

“Nel Def dei prossimi mesi – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – bisognerebbe prevedere altri 4 miliardi, che corrispondono ad aumenti medi netti mensili di 240 euro. Solo a quel punto – superata con slancio la proposta attuale di fermarsi ai 70 euro di incrementi mensili già finanziati – potremmo dire che le buste paga di un milione e 300 mila insegnanti, amministrativi dell’istruzione, università e ricerca saranno finalmente riallineate al costo della vita, in particolare all’inflazione registrata dal 2008, e orientare nella scuola gli stipendi alla media UE, rispetto alla quale si continua a registrare un gap notevole, perché a fine carriera c’è un disavanzo di mille euro medi in meno al mese”.

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Ricostruzione di carriera: l’Anief vince in tribunale e ripristina il gradone “3-8 anni”

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L’Anief vince ancora presso il Tribunale del Lavoro di Parma e ottiene conferma che anche ai docenti immessi in ruolo dopo il 1° settembre 2011, ma con almeno un anno di precariato svolto entro il 2010/2011, va applicata la “clausola di salvaguardia” prevista dal CCNL 2011 che prevede il diritto al mantenimento del gradone stipendiale “3-8 anni”. Marcello Pacifico (Anief): “La contrattazione collettiva continua a discriminare i precari anche dopo l’immissione in ruolo. Porteremo noi la voce dei lavoratori ai tavoli delle trattative”.

La sentenza accoglie in toto il ricorso patrocinato dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Tiziana Sponga e Irene Lo Bue e riconosce il diritto di una docente, immessa in ruolo dopo il 2011, all’integrale e immediato riconoscimento di tutto il servizio svolto durante il precariato e all’applicazione, equiparando tutto il suo servizio a termine a quello svolto a tempo indeterminato, della contrattazione collettiva nazionale economica precedente, che riconosceva il diritto al gradone stipendiale 3-8, molto più favorevole rispetto a quello attuale e a corrispondere alla docente, a titolo di differenze retributive, la somma di oltre 6.000 Euro.

“Abbiamo nuovamente avuto ragione in tribunale contro un CCNL economico di comparto, siglato nel 2011 da buona parte degli altri sindacati che, ancora una volta, discrimina i precari e il periodo svolto durante il precariato – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – Ci impegneremo ai tavoli delle trattative perché anche questa stortura sia sanata e ribadiremo per l’ennesima volta al Miur che il lavoro svolto durante il precariato non può mai essere considerato come servizio di serie B”. Il Giudice del Lavoro di Parma, infatti, in pieno accoglimento delle tesi patrocinate dai nostri legali, ricorda al Ministero dell’Istruzione che “la disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato deve considerarsi legittima solamente qualora sia determinata, ai sensi della direttiva 1999/70/CE, da “ragioni oggettive” idonee a giustificare il diverso trattamento dei due tipi di rapporto” ed evidenzia come “nel caso di specie tali ragioni oggettive non sussistono, stante l’identità delle mansioni individuali e collegiali svolte, come ben evidenziato da parte ricorrente nell’atto introduttivo”. Miur nuovamente soccombente, dunque, e condannato a riconoscere alla docente “la clausola di salvaguardia prevista dal CCNL del 19 luglio 2011 in favore dei soli docenti assunti con contratto a tempo determinato in servizio al primo settembre 2010, con conseguente diritto della ricorrente a percepire il valore retributivo della fascia stipendiale “3-8 anni” fino al conseguimento della fascia retributiva 9-14 anni”.

L’Anief ricorda a tutti i lavoratori che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto all’integrale ricostruzione di carriera commisurata agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere immediatamente il corretto inquadramento stipendiale.

Per ulteriori informazioni e aderire al ricorso, clicca qui.

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Legge di Bilancio 2020, il sindacato chiede l’adeguamento del salario minimo al tasso di inflazione reale

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Migliorare il trattamento economico del personale pubblico allineando il salario minimo dei dipendenti al tasso annuo di inflazione reale, certificato dall’Istat e accertato dal Ministero dell’Economia: la richiesta è contenuta nel piano di modifica dell’Anief al Disegno di legge di Bilancio 2020 AS 1586, presentato alla V Commissione del Senato della Repubblica. 

Il sindacato autonomo, guidato da Marcello Pacifico, ritiene tale adeguamento fondamentale per recuperare la perdita d’acquisto che hanno subito i compensi annui dei lavoratori dello Stato, a partire da docenti e Ata della scuola, i cui stipendi rimangono sotto di 9 mila euro rispetto alla media dell’Unione Europea e con oltre mille euro di potere d’acquisto perso solo negli ultimi sette anni.

In particolare, spiega il sindacato autonomo nella motivazione dell’emendamento alla manovra di fine anno, il salario minimo diventa necessario anche per recuperare il “blocco contrattuale avvenuto tra il 2008 e il 2016 e la progressiva perdita d’acquisto dei salari dei dipendenti pubblici in contrasto con gli articoli 36 e 39 della Costituzione”: per tali motivi, l’associazione sindacale rappresentativa del comparto Scuola chiede “il riallineamento degli stipendi attraverso l’integrale recupero, in percentuale, del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat, superiore al 14%”, specificando che “la norma non comporta maggiori oneri per la finanza pubblica”.