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Decreto Semplificazioni: salta l’obbligo dei cinque anni sulla stessa cattedra

sede Miur Trastevere Roma

Quattro sono le questioni sul decreto Semplificazioni che il Presidente della Repubblica ha fermato, innanzitutto, l’allargamento dell’obbligo di restare cinque anni sulla stessa cattedra per tutti i neoassunti di ogni ordine e grado. Resta, invece, sempre di cinque anni, per i professori delle scuole superiori sancito nell’ultima legge di bilancio.

Come ha spiegato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, per quanto riguarda il reclutamento, si intende portare avanti la politica del Miur che ricorda quella di Renzi-Giannini: “Vogliamo chiudere le Gae”, ha detto Bussetti. Il ministro ha in mente di convogliare sempre più aspiranti docenti sui concorsi pubblici: “il prossimo bando ordinario sarà avviato quando arriveranno i risultati della mobilità, i trasferimenti cattedra su cattedra: in questo modo la prova potrà essere chiesta solo sulle discipline necessarie”.

Lo stop al “Semplificazioni” è una cattiva notizia anche per i precari della Terza fascia, i “laureati senza abilitazione”. Nel decreto era stata prevista una quota di riserva per il prossimo concorso ordinario: il dieci per cento. Niente, salta anche questo. Così come non diventa legge lo spostamento del corso di formazione per dirigenti scolastici previsto all’interno del lungo concorso presidi in fase di svolgimento. Meglio, per questa prova lo spostamento alla fase successiva all’assunzione (due mesi di corso più quattro di tirocinio in classe) è previsto, ma con il blocco del decretone non è diventato una legge valida per il futuro.